Tour Down Under 2014: Gerrans è il migliore nel gioco dell'ocra - Vince su Evans e Ulissi. Ultima tappa a Greipel
- Santos Tour Down Under 2014
- BMC Racing Team 2014
- Cannondale Pro Cycling Team 2014
- Development Team Giant - Shimano 2014
- Garmin - Sharp 2014
- Lotto Belisol Team 2014
- Omega Pharma - Quick Step 2014
- Orica - GreenEDGE 2014
- Trek Factory Team 2014
- Adam Hansen
- Andrew Fenn
- André Greipel
- Angélo Tulik
- Cadel Evans
- Caleb Ewan
- Daryl Impey
- Diego Ulissi
- Egor Silin
- Elia Viviani
- Geraint Thomas
- Jacopo Guarnieri
- Jens Debusschere
- Jonathan Cantwell
- Julien Bérard
- Jürgen Roelandts
- Koen De Kort
- Marcel Kittel
- Marcel Sieberg
- Mark Renshaw
- Mathew Hayman
- Matthew Harley Goss
- Maxim Belkov
- Michael Kolar
- Nathan Haas
- Richie Porte
- Robert Gesink
- Simon Gerrans
- Steele Von Hoff
- William Clarke
- Uomini
C'erano una volta un australiano, un russo e un francese in fuga, poi il francese cadde, rewind: c'erano una volta un australiano, un russo e un altro francese in fuga, e la filastrocca è solo un modo giocoso per approcciare il racconto della sesta e ultima (ma non decisiva, alla prova dei fatti) tappa del Tour Down Under.
Il circuito di Adelaide, classicissimo finale della corsa australiana, misurava 4.75 km e doveva essere ripetuto 18 volte, per un totale di 85 km. Un criterium vero e proprio, solo che in questa occasione la kermesse valeva abbastanza, e prevedeva qualche possibilità che gli uomini di classifica ci si giocassero il tutto per tutto, tra uno sprint con abbuoni e l'altro: infatti i primi due della generale, Simon Gerrans e Cadel Evans, erano divisi da appena 1". Non era certo facile ipotizzare che l'esperto ex iridato si mettesse di colpo a fare il velocista, ma magari con l'aiuto della squadra in occasione di un traguardo volante, il capitano della BMC poteva sperare di ribaltare nuovamente la situazione in proprio favore, dopo essere stato detronizzato ieri dal più giovane connazionale.
Tutto ciò, lo diciamo subito, non è avvenuto, e verrebbe quasi da dire che Cadel l'abbia presa con filosofia: nel momento in cui è subito partita una fuga, la sua BMC non s'è impegnata più di tanto per annullare l'azione e preservare quindi la possibilità di sprintare per gli abbuoni dei due traguardi volanti (il primo alla fine del sesto giro, il secondo alla fine del dodicesimo). Quasi come fosse conscio di non poter competere con l'organizzazione della Orica di Gerrans, Evans ha lasciato correre, accontentandosi del secondo posto finale e guardando ai prossimi obiettivi stagionali (tra i quali spicca il Giro d'Italia), consapevole di aver comunque disputato un eccellente TDU.
Lo stesso discorso, in sedicesimo, lo possiamo fare per Diego Ulissi, che era (e rimane) terzo della classifica, anche lui vicino, ma a 5", distacco molto più difficilmente colmabile da parte sua. Anche per lui e per la Lampre la giornata si è sviluppata in maniera abbastanza tranquilla, giusto la dovuta attenzione per evitare intoppi, prima di andare a festeggiare un podio meritato e bagnato pure da un successo parziale, ottenuto a Stirling nella seconda tappa.
Tolte di mezzo le implicazioni di classifica, il senso della frazione si riduceva a un copione già scritto: fuga con poche (o nulle) speranze di riuscita, e volata conclusiva. E allora ci possiamo riallacciare alla filastrocca iniziale, e raccontare di come William Clarke (terza fuga in sei giorni, il corridore della Drapac ci teneva a riaffermare la propria statura di più combattivo della corsa), Maxim Belkov e Angelo Tulik si siano mossi appena la tappa è partita, prendendo subito qualche decina di secondi di margine. La composizione di questo terzetto era però destinata a mutare ancor prima della fine del primo giro, allorquando in una curva a destra Tulik, che era in seconda ruota, è scivolato, finendo pure investito da Belkov che era dietro.
Il corridore della Europcar si è dovuto ritirare, intanto Clarke si era avvantaggiato da solo, e Belkov, frenato dalla caduta del collega, si è visto superato da Julien Bérard, che era partito in ritardo dal gruppo, ma che aveva tutte le intenzioni di inserirsi nella fuga. Il tempo di percorrere il secondo giro e prima i due inseguitori si sono ricongiunti, quindi, al km 10, si sono riportati su Clarke, andando a ricomporre un terzetto formato appunto da un australiano, un russo e un francese.
Il gruppo, preso atto del sostanziale disinteresse della BMC a mettersi pancia a terra per ricucire sugli attaccanti, ha lasciato ai 3 battistrada un vantaggio massimo di 2', toccato dopo una trentina di chilometri di gara, e dopo che Clarke era incappato in una foratura (ma gli altri due l'hanno atteso). Il margine degli attaccanti ha iniziato a ridursi quando la Lotto di Greipel, la Giant di Kittel, la Trek di Felline e Van Poppel e la Garmin di Haas e Von Hoff hanno collaborato con la Orica nel guidare il plotone.
I fuggitivi sono stati ripresi tra i -13 (quando è stato raggiunto Bérard, staccatosi poco prima dagli altri due) e i -9, quando anche Clarke e Belkov sono stati risucchiati dal gruppo lanciato a sempre maggiore velocità. A quel punto non rimaneva che fare il conto delle forze in campo, e i tifosi italiani si saranno rinfrancati dal vedere, ai -5, che la Cannondale si portava in massa nelle prime posizioni, per avvantaggiare il capitano di giornata Elia Viviani. Ma i verdi di Amadio si sono presto fatti da parte, lasciando a Lotto, Trek e Giant le prime posizioni, prima che - ai 3 km - fosse la Omega Pharma (che puntava su Renshaw e/o Fenn) a prendere il comando delle operazioni, con tre uomini messi in testa a trenare. In quarta ruota scorgevamo intanto la maglia ocra di Gerrans, in pieno controllo della situazione.
Ai 2 km le speranze di vedere Viviani protagonista erano legate alla sua possibilità di rimontare rispetto alla 15esima posizione occupata al momento (gomito a gomito con Jacopo Guarnieri), ma al triangolo rosso dell'ultimo chilometro sono definitivamente saliti in cattedra i Lotto, con Sieberg, Debusschere e Roelandts ad aprire la strada per Greipel. La volata, inutile girarci attorno, non ha proprio avuto storia. All'ultima curva, con Debusschere in testa, il terzetto del team belga (Sieberg aveva già finito il proprio lavoro) ha quasi fatto il buco rispetto a chi era dietro: troppa superiorità, finalizzata al meglio da Greipel, scattato ai 150 metri e arrivato senza problemi a braccia alzate al traguardo, per una vittoria più che netta.
Alle spalle del tedesco si sono piazzati proprio i due Omega Pharma, Renshaw e Fenn nell'ordine, precedendo De Kort (compagno di Kittel, disperso nelle retrovie), Cantwell, Goss, Haas, Roelandts, Kolar e Hayman; Gerrans si è piazzato subito fuori dalla top ten, e davanti ai due italiani della compagnia, ovvero Guarnieri e Viviani; a seguire, Von Hoff ha preceduto il giovanissimo Caleb Ewan, grande speranza per il futuro del ciclismo australiano. Non che il presente non sia tutto rose e fiori, visto che in classifica troviamo quattro australiani ai primi cinque posti, intercalati da un italiano. Gerrans vince il suo terzo TDU (dopo le edizioni 2006 e 2012: è il recordman di successi) con 1" su Evans, 5" su Ulissi, 10" su Porte, 27" su Haas. A seguire, Gesink è sesto a 30", Impey settimo a 34", Thomas ottavo a 37", stesso distacco di Hansen nono, e Silin è decimo a 47".
Gerrans è anche il primo leader del World Tour 2014, e rimarrà tale almeno fino a marzo, visto che la prossima prova WT sarà la Parigi-Nizza, tra un mese e mezzo. Il ciclismo professionistico, dopo questo assaggio di gennaio (in contemporanea al Down Under s'è corso questa settimana il Tour de San Luis in Argentina), tornerà in scena domenica prossima con il duplice esordio in terra europea, tra Costa degli Etruschi e Marseillaise, per poi andare ad abbracciare anche l'Asia Minore col trittico Dubai-Qatar-Oman.