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Tour de San Luis 2014: A mago! E Nairo fa il gioco di prestigio - Quintana domina in salita. Adesso è a 4" dal leader Gaimon

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Nairo Quintana domina sull'Alto del Amago, quarta tappa del Tour de San Luis © Bettiniphoto

Alla vigilia del Tour de San Luis, Nairo Quintana aveva dichiarato in un'intervista di temere un fallimento e di deludere la gente ma che tutto ciò non sarebbe accaduto: poche parole che evidenziavano chiaramente non solo tutta la pressione che gli è piovuta addosso dopo il suo splendido 2013, ma anche la maturità e la consapevolezza dei propri mezzi di questo ragazzo di 23 anni che in poco tempo è riuscito a far sognare tutta la Colombia. Il calore dei tifosi sudamericani è un qualcosa di unico, può essere una spinta formidabile ma può essere anche pericoloso se ci si lascia trasportare verso obiettivi sempre più alti senza un'adeguata preparazione.

Il secondo posto al Tour de France, la maglia a pois, la maglia bianca e la vittoria di tappa Semnoz hanno reso Quintana un vero e proprio idolo in Colombia ed al suo rientro in patria venne acclamato anche più di come siamo abituati qui in Europa con il calciatori. Una vita cambiata e che tra qualche settimana cambierà ancora di più visto che Nairo diventerà padre di una bambina: l'unico modo per reggere tutte le pressioni e non deludere la sua gente probabilmente era vincere, vincere subito per guardare al futuro con più serenità. Quintana lo sapeva, l'aveva detto e l'ha fatto.

Il terzo posto nella seconda tappa ci aveva fatto capire che il talento della Movistar era arrivato in Argentina già in buona condizione e nonostante i tanti altri big in gara era lui il corridore più atteso sulla prima salita vera della stagione: l'Alto del Amago è infatti un'ascesa che misura 10.5 km e la pendenza media del 7.4% è un po' ingannevole visto che si divide in tre tronconi al 10% e più intervallati da tratti in cui si può rifiatare.

I primi 150 chilometri della tappa di oggi erano quindi una sorta di riscaldamento in vista dello spettacolo finale: Juan Arango (Colombia), Jonathan Clarke (Unitedhealthcare), Juan Curuchet (Argentina), Julian Gaday (Buenos Aires) e Alan Matias Presa (Uruguay) hanno comunque provato a guadagnarsi un po' di visibilità con un'azione da lontano che ha toccato i 6'40" come vantaggio massimo: sì può dire che il destino di questa fuga fosse tutto nel nome dell'uruguaiano tanto che il gruppo a metà gara aveva già ridotto il distacco a tre minuti circa.

Il plotone alla fine è ritornato compatto (Arango è stato l'ultimo ad arrendersi) subito dopo il secondo traguardo volante e sulla salitella di terza categoria di El Embalse erano rimasti in testa alla corsa una sessantina di uomini con tante maglie di Movistar e San Luis a tirare. Il vantaggio del leader Gaimon in classifica e la sua ottima difesa sul Mirador del Potrero obbligavano le squadre che volevano provare a vincere la corsa a rendere durissima questa salita: il ritmo però non poteva bastare da solo, c'era bisogno di un attacco che facesse esplodere il gruppo fin dalle prime rampe.

Appena superati i primi 1000 della salita dell'Alto del Amago i corridori si sono trovati di fronte le prime pendenze arcigne e lì è iniziato lo show di Nairo Quintana che è partito quando mancavano praticamente 10 km al traguardo. L'argentino Sergio Godoy (San Luis) è stato l'unico a riuscire a seguire il ritmo indiavolato del colombiano in salita: questo argentino di 25 anni non aveva mai brillato al San Luis in passato ma in carriera vanta un podio alla Vuelta a Chile, una corsa per nulla semplice. Dopo essere riuscito a dare anche qualche cambio nei tratti più facili, però, anche Godoy ha dovuto alzare bandiera bianca a circa 4 km dal gran premio della montagna, 5500 metri dal traguardo: un lungo tratto all'11% e un'altra accelerazione di Quintana lo hanno fatto staccare definitivamente.

Da lì in poi Quintana ha continuato ad andare su con un altro passo rispetto a tutti gli altri ed al traguardo i distacchi sono stati impressionanti: Sergio Godoy è riuscito a salvare la seconda posizione ma ha perso 50", Darwin Atapuma ha chiuso terzo a 1'32", poi troviamo Moyano, Euser e Rubiano con ritardi da 1'39" a 2'09". I due protagonisti della tappa del Mirador de Potrero, Arredondo e Stetina, hanno pagato addirittura 2'46": la sensazione è che forse i problemi di stomaco del primo giorno potrebbero avere un po' limitato Quintana nella seconda tappa e che oggi invece s'era pienamente ristabilito. Di sicuro differenze simili in salita non capita di vederle tutti i giorni.

Tra gli italiani oggi il migliore al traguardo è stato Gianluca Brambilla, 9° a 3'04" da Quintana, mentre Domenico Pozzovivo non è riuscito a replicare la bella prestazione dell'altro giorno ed è arrivato 14° a 3'43". Più di scende nell'ordine e più i distacchi salgono: Cunego ha perso 4'10", Scarponi 5'54", Van den Broeck 7'56", Nibali 16'23" e Purito addirittura 19'57". La prima corsa dell'anno fa poco testo perché da corridore a corridore variano molto sia l'impegno che lo stato di forma e quindi nessuno deve preoccuparsi, ma la dimostrazione di forza di Quintana resta: già l'anno scorso dimostrò un buon passo dall'inizio alla fine della stagione, in questo 2014 ha iniziato ancora meglio e se anche nelle prossime uscite resterà su questi livelli il nostro timore è che Nairo si allontani sempre di più dalla partecipazione al Giro d'Italia per avvicinarsi invece al Tour de France.

Nonostante questo sconquasso, l'altra notizia del giorno è che l'americano Phil Gaimon s'è difeso ancora una volta con impressionante tenacia (18° a 4'15) ed è riuscito a salvare la maglia di leader, sia pure per appena 4". Nessuno conosce quali siano i limiti di questo 28enne neoacquisto della Garmin, forse neanche lui stesso, ma adesso è chiamato ad una nuova sorpresa: l'arrivo in salita a Mirador del Sol (6a tappa) favorisce molto Quintana, ma domani è in programma una cronometro di 19.2 km e se Gaimon, che sul passo se la cava benino, dovesse riuscire a guadagnare sul colombiano potrebbe ancora credere nella vittoria finale. Ed in fondo a guadagnarne saremmo noi tifosi visto ciò che ha combinato oggi un Quintana obbligato a recuperare terreno.

Sebastiano Cipriani

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