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Giro d'Italia 2014: Percorso umano ma non semplice - Tra Belfast e Trieste nove gli arrivi in quota ed una cronoscalata

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La tappa dello Zoncolan sarà decisiva per decretare il vincitore del Giro 2014 © Gazzetta.it

Umano. Questa la parola che più si è udita al Palazzo del Ghiaccio di Milano durante la presentazione del 97° Giro d'Italia, che dal 9 maggio al 1° giugno occuperà dolcemente le strade della Penisola e non solo. Già, perché come noto, la corsa rosa vedrà la sua Grande partenza dall'Irlanda del Nord, precisamente da Belfast. Una cronosquadre di 21.7 km, il via dal Titanic, il più grande memoriale dedicato al transatlantico affondato un secolo fa (giusto per mettere quel pepe alla corsa...), l'arrivo in Donegall Square.

Il via venerdì, per usufruire di un giorno di riposo in più durante le tre settimane. Umano non è sinonimo di semplice e già nelle tre tappe nord irlandesi bisognerà fare attenzione: sia la Belfast-Belfast di sabato che la frazione domenicale che da Armagh porterà il gruppo a Dublino correranno lungo la costa, con gli atleti soggetti al vento e - chissà - ai ventagli. Occhi aperti fin da subito in un Giro che dal Nord dell'Europa si porterà verso il Sud dell'Italia, dopo il primo lunedì dedicato al trasferimento, più che al riposo.

La quarta tappa prenderà il via infatti da Giovinazzo, già quest'anno sede di partenza del Giro Rosa, e dopo 121 km sostanzialmente piatti giungerà a Bari. Velocisti chiamati a contendersi il quarto traguardo della corsa, ammesso che in terra d'Irlanda non siano stati tagliati fuori dai possibili ventagli. Umano sì, questo Giro, ma non si aspetterà molto per trovare il primo dei nove arrivi in salita, in una tendenza che ricorda molto la piega presa ultimamente dalla Vuelta a España (quest'anno erano 11 gli arrivi in salita, più i diversi strappetti messi qui e là).

La Taranto-Viggiano darà già buone indicazioni, anche se la salita finale verso il paesino della Basilicata, lunga 7 km, non sarà letale (ma prima si saranno affrontate la salita delle Murgitelle ed il Valico Serra San Chirico). Il giorno dopo sembra dedicato al riposo ed alla meditazione ma da Sassano a Montecassino la tappa offrirà ben poco di benedettino, specie nel finale. Lo strappo finale che da Cassino porta a Montecassino è fatto apposta per chi su salite medie, pendenze non impossibili e sullo scatto secco va a meraviglia.

Si continua nella risalita della Penisola con i 214 km tra Frosinone Foligno, non privi di salite e salitelle ma che dovrebbero rivedere gli sprinter in azione, decisamente. Non si può dire lo stesso dell'ottava tappa, la prima dedicata a Marco Pantani nel decennale della sua morte (e nel ventennale della sua esplosione tra i pro', in quel magico Giro '94). I 174 km tra Foligno e Montecopiolo vedranno i girini scollinare ai 1358 metri s.l.m. del Cippo di Carpegna, notoriamente salita di allenamenti del Pirata. Un sacrario più che una salita, o una salita memoriale e memorabile, anche perché offrirà ottimi spunti per dare i primi colpetti di questo Giro. La salita ai 1002 metri di Villaggio del Lago seguirà il Carpegna e la tappa terminerà ai 1235 metri di Montecopiolo. Si inizierà a capire chi non potrà vincere la corsa (parrà retorica ma è così).

Dopo un sabato all'insegna del ricordo di Pantani, la seconda domenica del Giro vedrà ancora un arrivo in salita, a Sestola, in una tappa che prenderà il via da Lugo e che concentrerà ogni difficoltà altimetrica nel finale. Chi non avrà recuperato dalle fatiche del giorno prima potrebbe già essere spacciato. Dopo tanti arrivi all'insù (quattro, non tutti impossibili) ecco il secondo giorno di riposo, mentre martedì 20 la Modena-Salsomaggiore Terme parrebbe fatta apposta per i velocisti (ma occhio a quel finale mosso, potrebbe prestarsi al colpo di mano dei più coraggiosi).

Il giorno dopo si giungerà in Liguria, partendo da Collecchio e giungendo a Savona: unica difficoltà reale la salita di Naso di Gatto, a 29 km dal traguardo. non tutti gli sprinter potrebbero tenere. Il giovedì darà uno scossone vero alla classifica, con la cronometro di 46.4 km tra Barbaresco e Barolo. Non un piattone, quelle zone non hanno così tanta pianura, infatti nel finale si dovrà affrontare la salitella di Vergne. Gli scalatori che avranno avuto problemi nella prova contro il tempo potranno rifarsi il sabato (venerdì c'è l'innocua Fossano-Rivarolo Canavese, anche questa per velocisti), con la 14a tappa.

Si tratta di 162 km tostissimi, partenza da Agliè, arrivo in un altro luogo pantaniano, il Santuario di Oropa. Prima della salita finale si dovranno affrontare però le ascese a La Serra (molto modesta), l'impegnativa Alpe Noveis e Bielmonte. Chi volesse tentare un attacco da lontano avrebbe terreno favorevole. Anche domenica non si potrà sbagliare, nella Valdengo-Plan di Montecampione. Solo una salita, quella in cui nel Giro '98 Marco Pantani staccò per sfinimento Pavel Tonkov. Il terzo ed ultimo lunedì di riposo giungerà più che mai provvidenziale, se è vero come è vero che martedì si correrà la Ponte di Legno-Val Martello.

Fotocopia della frazione che non fu disputata quest'anno causa neve, il tappone prevede la scalata in sequenza di Gavia e Stelvio, con i 20.9 km finali che portano a Val Martello a dare l'ultimo, fatale colpo alle gambe di chi inizierà comprensibilmente a cedere. Il giorno dopo la Sarnonico-Vittorio Veneto è fatta apposta per le fughe, anche perché giovedì ci sarà la Belluno-Rifugio Panarotta. Qui non si scherza più. Passo San Pellegrino, Passo del Redebus ed ascesa finale al Rifugio Panarotta (arrivo inedito per la corsa rosa, solo nel 1988 ci fu una cronoscalata che da Levico Terme arrivava a Vetriolo Terme, lunga 18 km, vinse Hampsten) .

Non c'è tempo di recuperare, venerdì 30 maggio la cronoscalata da Bassano del Grappa alla Cima Grappa metterà fuori causa (o riporterà in classifica, molto più difficile) eventuali pretendenti alla maglia rosa. I danni che non saranno stati fatti finora dagli otto arrivi in salita, dalla cronometro, dalla cronoscalata e da altre frazioni apparentemente insignificanti, li farà lo Zoncolan. Il Mostro nonn sarà l'unica salita di giornata: il Passo del Pura dopo 103 km metterà (o leverà di dosso) la paura, la Sella Razzo potrebbe fare un'ulteriore scrematura, lo Zoncolan metterà la parola fine sulla 97a corsa rosa.

Domenica, infatti, sarà tempo di passerella, 169 km da Gemona del Friuli a Trieste, con un circuito cittadino da ripetere otto volte. Che Giro è, dunque? Umano sì, per i trasferimenti ridotti rispetto al recente passato, ma i nove arrivi in salita, la cronoscalata ed altre amenità si faranno di certo sentire. Un percorso che offrirà tante possibilità agli scalatori puri, otto teoricamente per i velocisti e che premierà un corridore completo. La cronometro di Barolo sarà sicuramente uno spartiacque importante per capire chi sarà dentro e chi fuori dalla lotta per la successione a Vincenzo Nibali.

A proposito, chi potrebbe (o potrà) prendere il via da Belfast il prossimo 9 maggio? Quasi sicuramente Joaquim Rodríguez, che dopo la vittoria del secondo Lombardia ha confermato la sua presenza al Giro 2014. Ivan Basso cerca di chiudere in bellezza una già splendida carriera, vincendo il terzo Giro, e quello Zoncolan che lo premiò nel 2010 è là a fargli l'occhiolino. Senza sfortuna e con una buona preparazione potrebbe far molto bene.

Anche Michele Scarponi vorrà provare a vincere sul campo un Giro d'Italia, mentre il fortissimo colombiano della Movistar Nairo Quintana, 2° all'ultimo Tour, dovrà vedere i percorsi di Tour e Vuelta, per poi decidere con il Team Manager Eusebio Unzué. Vincenzo Nibali, salvo ripensamenti, non difenderà la maglia rosa vinta quest'anno ma virerà sulla sfida più grande, il Tour de France. E così l'Astana potrebbe puntare tutto, o almeno tanto, su uno che alla tipologia di corridore denominata "Marco Pantani" somiglia un sacco: Fabio Aru.

Scalatore puro, si troverebbe per la prima volta da quando è professionista a correre un GT da capitano. La cronometro di Barolo lo metterebbe in difficoltà ma sai quanto tempo potrebbe recuperare sulle salite dell'ultima settimana. Bradley Wiggins, la cui spedizione in Italia quest'anno è stata a dir poco fallimentare, potrebbe sì ritentare la sfida rosa, ma con nove arrivi in salita (ed una conclusione così ardua, tra Val Martello, Rifugio Panarotta, Grappa e Zoncolan) non sembra per lui.

Sarebbe sì adatta al compagno di team Chris Froome che però correrà ancora il Tour, e di lì chi lo schioda. Finisce che la Sky avrà in Richie Porte il capitano al Giro; potrebbe essere interessante, così come un Rigoberto Urán (anche qui, sarà l'Omega Pharma a decidere dove far correre il forte colombiano).

Giro bello, equilibrato: si parte piano, con qualche salita e nulla più, si va nella seconda settimana innestando la marcia superiore per poi sgasare fino allo Zoncolan. Un Giro in crescita. Spiace che si bypassi così la Toscana, tanto incensata come terra di ciclismo e ciclisti durante la rassegna iridata, troppo dimenticata nel disegno 2014 (è il primo Giro disegnato dopo la morte di Fiorenzo Magni, a cui durante la presentazione non s'è fatto alcun cenno).

Mancano anche le Dolomiti, che oltre a fornire salite mozzafiato sono uno spot incredibile. Il finale a Trieste va bene però quanto migliore sarebbe stata una conclusione in notturna, come fatto dal Tour de France quest'anno. Ma del resto la Grande Boucle è Hors Catégorie, di un altro pianeta. Il Giro è bello, tosto, comunque umano.

Francesco Sulas

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