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Mondiale 2013: Da Froome a Sagan, da Fabian a Gilbert - Tra cadute e controprestazioni, tutti i grandi delusi

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Fabian Cancellara, primo favorito alla vigilia, stremato e sconfitto dopo il traguardo © Bettiniphoto

Quando ci troviamo di fronte ad un Mondiale con così tanti e variegati (per caratteristiche, età, storia sportiva) protagonisti è inevitabile che al traguardo i delusi siano non certo pochi. Se poi questo Mondiale fatto di stelle diventa una gara sotto la doccia, bagnato da fiumi d'acqua, pioggia a catinelle, le defezioni raddoppiano, come minimo (ed i ritirati sono infatti 147 su 208 partenti). Ci sta infine che alcuni attesi, altri attesissimi, diciamo i favoriti della vigilia, toppino (ossia, non vincano), per un motivo o per l'altro. Firenze si riempie così di musi lunghi, di pseudo favoriti ritirati ancor prima che la gara entrasse nel vivo, di favoritissimo liquefattisi sul più bello.

Partiamo da quest'ultimi, è indubbio che Fabian Cancellara e Peter Sagan fossero due dei maggiori spauracchi per tutti. L'elvetico aveva preparato la seconda parte di stagione solo ed esclusivamente per portare a casa la sua prima maglia iridata in un Mondiale in linea. L'azione dell'Italia, volta a rendere la corsa più dura possibile, ha fatto sì che il diretto di Berna arrivasse all'ultimo giro senza le forze necessarie per seguire Vincenzo Nibali, Joaquim Rodríguez, Rui Costa e Alejandro Valverde. Ha dato tutto, di più non ne aveva ed il 10° posto finale non aggiunge nulla al suo palmarès. Peccato, ma finché le gambe hanno tenuto (ossia fino all'ultima salita verso Fiesole) è restato con i migliori.

Stessa storia per Peter Sagan. Il talento slovacco era dato (da Cancellara) come non così favorito per aver saltato a piè pari la Vuelta a España (l'ultimo Campione del Mondo che non corsa la gara a tappe iberica fu Romāns Vainšteins, era il 2000). Anche il vincitore odierno, Rui Costa, la Vuelta l'ha saltata, segno che il ciclismo non è una formula matematica.

Sagan, si diceva. Dopo aver ben figurato in Canada, sembrava l'uomo giusto per il circuito fiorentino, eppure anche lui dopo gli attacchi di Scarponi prima, Nibali poi (siamo sempre all'ultima salita verso Fiesole), ha dovuto salire del suo ottimo passo. Ottimo ma che non gli ha permesso né di salire sul podio, né di avvicinarcisi. Si dovrà accontentare di un 6° posto molto anonimo.

Non solo di Sagan e Cancellara si parla nella culla del Rinascimento, dove Philippe Gilbert, ovvero il Campione del Mondo uscente, puntava alla conferma. Anche lui, come Sagan e Cancellara, deve cedere alla tattica arrembante di Italia e Spagna, chiudendo in 9a posizione. E sì che quel Belgio a lungo davanti nelle fasi finali di gara aveva fatto pensare a tutt'altri risvolti per il vallone.

Un altro che poteva far bene era il norvegese Edvald Boasson Hagen, solo 20° a oltre un minuto dal vincitore. Anche qui, si torna al punto di partenza: EBH avrebbe potuto dire la sua nel caso la gara non fosse stata così dura, e invece. Discorso analogo per John Degenkolb, giunto in Toscana zitto zitto ma arrivato con i migliori all'ultima tornata: sarà 42 a quasi 5' da Rui Costa, appena dietro al colombiano Rigoberto Urán, che però nella discesa decisiva di Fiesole è caduto malamente.

Poco più avanti troviamo un Carlos Betancur (35°) che alla Vuelta non aveva dato segni di chissà quale forma - anzi - ma era restato sempre con i migliori (ed al Giro, nella tappa fiorentina, era giunto 2° alle spalle di Belkov, scattando verso Fiesole, lato opposto ad oggi). Non ha retto i cambi di ritmo micidiali di Nibali e soci. Questi sono solo alcuni dei 61 che hanno terminato, in un modo o nell'altro, la gara.

C'è ad esempio la Gran Bretagna di Wiggins, Cavendish e Froome, con il vincitore del Tour capitano unico, già venuto in Toscana a provare il tracciato. Ebbene, nessuno degli otto britannici taglieranno il traguardo. Non che il secondo classificato della Grande Boucle, quel mirabolante Nairo Quintana che sulle rampe di Via Salviati poteva fare il vuoto, abbia lasciato chissà quali ricordi, essendosi ritirato nei primi giri, non appena la temperatura agonistica s'è alzata (per merito degli azzurri).

Tra le altre defezioni più o meno eccellenti troviamo Thor Hushovd, spesso a suo agio con la pioggia, non oggi. Alberto Contador ha tenuto duro ma il ritmo dei migliori non era il suo e nel finale ha alzato bandiera bianca (stagione da dimenticare per il madrileno). Kolobnev ha lasciato la nazionale russa relativamente presto, così come Richie Porte, altro fenomeno (specialmente fino a luglio), che ha deluso anche nella crono di mercoledì.

Samuel Sánchez ha lasciato quasi subito la contesa, dopo il primo giro, e sicuramente uno che in discesa e sul bagnato se la cava dignitosissimamente sarebbe risultato utile alla Spagna più di Valverde. Cadel Evans è caduto ed è stato trasportato in ospedale in seguito ad una bruttissima caduta. Scongiurata ogni frattura per l'australiano, forse ciò che più duole è dover prendere atto del fatto di non poter più competere con i migliori al mondo.

Altri ritiri importanti e molto prematuri: Phinney e Van Garderen per gli Usa, il giovane talento polacco Michal Kwiatkowski, il Campione del Mondo tra gli Under 23 a Valkenburg Lutsenko (Kazakistan), l'irlandese Nicolas Roche. Potremmo andare avanti quasi all'infinito, succede così quando il meteo è avverso e la gara, che lo si voglia o meno, diventa dura, durissima.

Francesco Sulas

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