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Mondiale 2013: Grinta Scarponi, disastro Valverde - Le pagelle: fuga da applausi di Huzarski

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Michele Scarponi all'attacco all'ultimo giro sulla salita di Fiesole © Bettiniphoto

Rui Alberto Faria da Costa - 9.5
Primo portoghese a vestire la maglia iridata e la sensazione è che per il 26enne di Aguçadoura un grande successo in una delle corse di un giorno più importanti del calendario fosse ormai nell'aria. Oggi Rui Costa (un nome molto legato a Firenze in ambito calcistico) ha vinto meritatamente anche se probabilmente non era il più forte corridore in gara: dopo l'ultimo passaggio sulla salita di Fiesole tra gli uomini di testa il più affaticato (almeno in apparenza) era lui e nell'inseguimento a Purito è rimasto praticamente sempre in terza posizione alle spalle di Nibali e Valverde. Ad un certo punto l'impressione era che comprensibilmente non puntasse tanto alla vittoria quanto ad accontentarsi di una delle due medaglie meno pregiate: la generosità di Nibali, però, ha impedito che Rodríguez prendesse il largo e Rui Costa ha piazzato la sua sparata agli ultimi 1500 metri andando a riprendere lo stanchissimo spagnolo e fulminandolo poi nello sprint a due. Il prossimo anno quindi vedremo la maglia iridata correre in una squadra italiani: il portoghese infatti ha già firmato per la Lampre-Merida.

Joaquim Rodríguez - 8.5
Il più deluso di tutti è sicuramente il catalano che, come ha detto nel dopo corsa, adesso rischia di vedere associato il suo nome più a clamorose sconfitte sul filo di lana (il Giro, la Vuelta, questo Mondiale...) che alle vittorie che ha ottenuto. Lacrime più che giustificate anche perché lui la sua corsa l'ha fatta alla perfezione attaccando in salita, avvantaggiandosi in discesa e poi allungando ancora una volta dopo essere stato ripreso. A 34 anni un'occasione del genere potrebbe non ricapitargli più ma speriamo che già a partire delle prossime corse non risenta di questa durissima mazzata psicologica perché nelle gambe ha ancora il poteziale per togliersi grandi soddisfazioni e far divertire i suoi tifosi.

Alejandro Valverde - 3
Prima di oggi nessun corridore era mai riuscito a salire sul podio del Mondiale per cinque volte, Alejandro Valverde ha stabilito questo record ma la maglia iridata lui non l'ha mai vestita. Questa volta, però, dopo 271 km di corsa inattaccabili Valverde l'ha fatta davvero grossa e per colpa sua la Spagna ha perso una corsa praticamente già vinta: nel finale Alejandro aveva coperto bene l'azione di Purito ma ai 1500 metri, in uno delle sue ormai proverbiali distrazioni, s'è fatto scappare Rui Costa senza un minimo accenno di reazione. Inutile dire che se Valverde avesse seguito il portoghese quel contrattacco sarebbe morto sul nascere oppure, se anche avesse portato ad un ricongiungimento con Rodríguez, Valverde sarebbe stato di gran lunga il più veloce nello sprint ristretto. Qualsiasi sia la giustificazione (non vogliamo pensare ad un gioco di squadra visto che Rui Costa è sì alla Movistar ma cambierà squadra nel 2014) stavolta l'errore è imperdonabile.

Vincenzo Nibali - 8.5
Prestazione enorme di Vincenzo, sia di cuore che di gambe. Dopo la caduta tutti davano già per finito il suo Mondiale e invece dopo pochissimi chilometri non solo era già rientrato in gruppo ma aveva anche già riguadagnato le prime posizioni. Sull'ultima ascesa verso Fiesole i suoi attacchi hanno sgretolato il gruppo e la situazione era ottimale con lui in fuga assieme a Rodríguez. Poi c'è stata quella piccola maledetta sbavatura in discesa che gli è costata carissima: Purito ha allungato e la fantastica sparata di Vincenzo a Via Salviati avrebba fatto tutto un altro effetto se davanti non ci fosse stato nessuno da andare a riprendere. Purtroppo per noi Nibali s'è anche trovato ad dover fare tutto da solo nel finale e quando Rui Costa è partito non c'erano più le gambe per andare dietro anche a lui.

Rigoberto Urán - sv
La Colombia faceva paura alla vigilia ed infatti alla fine Rigoberto s'è fatto trovare nelle posizioni buone nel momento in cui la corsa s'è accesa. Senza la sua rovinosa caduta nella discesa Fiesole la corsa avrebbe quasi certamente vissuto un epilogo molto differente e forse anche più favorevole ai colori azzurri visto che Urán avrebbe potuto collaborare con Nibali negli inseguimenti. Tra il dolore per la caduta e la rabbia per l'occasione persa ha comunque chiuso la corsa al 41° posto.

Michele Scarponi - 8
Era annunciato come uno tra gli uomini più in forma della nostra nazionale ed infatti così è stato. Più volte s'è visto nelle prime posizioni, attento e pronto a seguire chiunque di pericoloso provasse a scattare. All'ultimo giro è stato il suo scatto sulle prime vere rampe della salita di Fiesole a dare il via alle danze e la gara è finita quando Nibali ha forzato ancora il ritmo. Una prova molto convincete quella del marchigiano che ha concluso la corsa nel gruppetto di Sagan, Cancellara e Gilbert che si è giocato il 6° posto: Michele non ha fatto la volata ed ha tagliato il traguardo in coda al 16° posto.

Filippo Pozzato - 6
È sempre uno dei corridori più criticati ma oggi non ha corso male considerando anche che una foratura all'inizio nel 2° giro l'ha costretto ad inseguire per un po'. Per il resto per tutta la gara è rimasto vigile nelle prime posizioni del gruppo e si è spento solo nel finale quando gli scalatori hanno fatto un ritmo fortissimo a Fiesole: sia sulla prima che sulla seconda salita ha mancato di poco il ricongiungimento con il gruppetto che gli avrebbe potuto consentire di entrare nei primi 10.

Fabian Cancellara - 5
Era per molti il grande favorito per la vittoria ma alla molte valutazioni sul circuito si sono rivelate errate e su una salita come quella di Fiesole non poteva seguire gli scatti degli scalatori. Lo svizzero ha corso in difesa per tutto il giorno scegliendo di andare a giocarsi lo scontro diretto con i big all'ultimo giro: con il senno di poi forse avrebbe potuto provare ad anticipare un po' i più forti, ma onestamente non era facile. Il 10° posto non cambia la sua carriera.

Philippe Gilbert - 5
Anche lui un po' sorpreso dalla durezza del percorso ma a differenza di Cancellara lui ha messo i compagni a lavorare prima per chiudere sull'attacco di Visconti, poi per preparare il terreno per un eventuale attacco. Anche lui come Cancellara s'è visto poco o nulla e ci aspettava sicuramente di più anche da un uomo che spesso corre all'attacco come Greg Van Avermaet. Lui aveva la tranquillità di chi comunque un Mondiale l'ha già vinto: ha tagliato il traguardo immediatamente davanti a Cancellara, 9°.

Peter Sagan - 5
Per il 23enne slovacco il discorso è molto simile a quello di Cancellara e Gilbert anche se la sua gara è stata abbastanza diversa da quella degli altri due grandi favoriti per la vittoria: sotto la pioggia battente dei primi giri Peter è rimasto attardato a causa di una caduta ed è stato costretto ad inseguire per diversi chilometri e senza una squadra forte e numerosa accanto questo l'ha pagato a caro prezzo. Continua a sfuggirgli il successo in una grandissima corsa di un giorno: aggiungiamo solo che è stato proprio Sagan a vincere la volata per il 6° a 34" da Rui Costa.

Giovanni Visconti - 7
Dopo che l'Italia ha lavorato tanto la sua fuga è stata importante per tenere coperti i nostri uomini in gruppo e far uscire allo scoperto le altre nazionali: è scattato nel corso del 7° giro ma nella tornata successiva s'è tolto di ruota gli altri attaccati sulla salita di Fiesole per riportarsi tutto solo su Huzarski; forse in quel momento ha voluto strafare un po' troppo ma alla fine se non ci fossero state le cadute di Nibali e Paolini sarebbe potuto essere un punto d'appoggio utilissimo. Nutrivamo qualche dubbio su di lui dopo nell'ultimo periodo non aveva dato grossi segnali in gara: Bettini però ci aveva visto giusto e ha avuto ragione a fidarsi di lui.

Alessandro Vanotti - 8
Chi aveva storto il naso per la sua convocazione s'è dovuto ricredere: Vanotti è stato uno degli uomini migliori della nazionale azzurra ed è stato uno di quelli che più ha contribuito a rendere dura la corsa nei primi giri del circuito. Vanotti ha lavorato tanto non solo in pianura ed in discesa ma anche nei tratti di salita: ha alzato bandiera bianca solamente sul finire della sesta tornata, dopo circa 200 km di gara.

Paolini, Nocentini, Ulissi, Santaromita - 6.5
Tutti i membri nella nostra nazionale hanno fatto la loro parte e tutti sono promossi. Di certo la fortuna non è stata dalla nostra parte: Santaromita è stato il primo a cadere e ha cercato subito di mettersi a disposizione dei compagni, a terra poi è finito anche Ulissi ed a quel punto anche lui dopo essere rientrato ha lavorato bene, Paolini invece è caduto a terra nel momento peggiore visto che di lì a poco sarebbe dovuto entrare lui stesso in azione; nella prima parte di gara invece Nocentini è rimasto vicino a Nibali e arrivati sul circuito anche lui si è messo pancia a terra per far fare fatica ai nostri avversari.

Bartosz Huzarski - 9
Prestazione monumentale del polacco della NetApp-Endura. Al chilometro 5 è uscito da gruppo assieme a Chtioui e con quest'azione i due hanno dato vita alla fuga giorno: arrivati sul circuito di Firenze davanti uno ad uno hanno iniziato a perdere contatto e ad accusare la fatica, Bartosz invece ha continuato a spingere forte sui pedali e, dopo essere, stato raggiunto da Visconti è riuscito addirittura a dargli alcuni cambi. Il gruppo lo ha ripreso lungo la nona e penultima scalata di Fiesole: in totale s'è fatto circa 235 km in avanscoperta e nonostante ciò è riuscito ancora ad arrivare al traguardo in 52a posizione a 9'36" da Rui Costa.

Barta, Chtioui, Godoy, Brändle - 7
Oltre a Huzarski gli altri protagonisti della fuga sono stati Jan Barta (Repubblica Ceca), Rafâa Chtioui (Tunisia), Matthias Brändle (Austria) e Yonder Godoy (Venezuela). Il tunisino Chtioui è stato il primo ad arrendersi ma era anche stato il primo a scattare con Huzarski, notevole anche la prova di Godoy che con i suoi 20 anni e 163 giorni era il più giovane corridore in gara eppure non s'è fatto spaventare dalla distanza e dal meteo. Brändle ha dato delle belle trenate finché ha potuto mentre Barta è stato l'ultimo a perdere le ruote dello scatenato Huzarski.

Mark Cavendish - 7
Ha voluto essere presente a questo Mondiale non adatto a lui per ricambiare ancora una volta il grande lavoro dai suoi compagni a Copenhagen. Nel tratto in linea iniziale è stato sempre lui in testa al gruppo a tirare sotto la pioggia: per 100 km non ha avuto praticamente nessun cambio e poi s'è fatto sfilare al primo passaggio sulla salita di Fiesole. Bravo e generoso lui, molto meno i suoi compagni, tutti ritirati senza mai farsi vedere.

Sebastiano Cipriani

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