Vuelta a España 2013: Horner più forte di tutta l'Astana - Nibali, analisi dell'attacco kazako
L'aspettavamo, lo bramavamo, non eravamo sicuri che l'avremmo visto. Considerata la tendenza degli ultimi giorni, l'attacco di Vincenzo Nibali a Chris Horner era altamente probabile ci fosse ma sulla buona riuscita non v'era certezza. Ed infatti, dopo cinque scatti (dicansi cinque!) sulle rampe dell'Alto de El Angliru, Nibali s'è arreso ad Horner, tagliando il traguardo a testa alta, consapevole di aver fatto ciò che doveva per mettere in difficoltà l'avversario.
Non è uomo da scatenarsi all'ultimo chilometro, Nibali, e perciò non ha aspettato le ultime rampe dell'Angliru per provare a mettere in difficoltà Horner. Se n'è andato quando al traguardo mancavano 6.2 km ripidissimi, che non perdonano.
La gamba, s'è visto subito, c'era eccome, e Nibali non s'è fatto pregare per affondare. Eppure, scatto dopo scatto, Chris Horner, con quell'andatura sempre sui pedali, il rapportone ed un sorriso beffardo, rientrava sullo Squalo. Rientra e rientra finché nel finale lo statunitense lo stacca, ed allora Nibali è sì vuoto, svuotato, ormai sconfitto.
Tre secondi da recuperare, praticamente un abbuono, un niente che diventano un abisso contro questo Horner. C'ha provato, Vincenzo, è andata male. E dopo questo secondo posto che fa il paio con la vittoria al Giro d'Italia (ed al Trentino, alla Tirreno-Adriatico...), un quesito balza alla mente di tutti, tanti: ma non avrà attaccato troppo presto?
Troppo presto o troppo tardi, un momento imprecisato in cui Nibali avrebbe, nell'immaginario collettivo, scalzato Horner dal suo trono, vincendo per la seconda volta in carriera la Vuelta. Ha attaccato presto, prestissimo, conscio di avere una gran gamba.
Ha affondato cinque volte, strada facendo s'è trovato Paolo Tiralongo e Jakob Fuglsang, gregari che su una salita come l'Angliru hanno potuto dare un supporto morale al loro capitano, nulla più. Ma mostrare i muscoli agli avversari, far vedere che si è in maggioranza, non è servito ad abbattere Horner. La tattica Astana era stata studiata bene, con Tiralongo e Fuglsang in avanscoperta a far da appoggio per Nibali.
Perfetta? Lo sarebbe stata in caso di vittoria, comunque l'impalcatura c'era ed era ben consolidata. Attaccare praticamente alla base dell'Angliru ha sicuramente costretto Horner, oltre che ad un inseguimento, a salire con una piccola dose di apprensione, visto che Nibali non sembrava scoppiato (anzi!).
Una lunga, pazzesca, infinita salita su cui zompettare inseguendo il vincitore del Giro, ecco cos'è stato l'Angliru per Horner. Poteva fiaccare le forze dello statunitense, le ha moltiplicate, ma questo Nibali non poteva saperlo. L'attacco da lontano aveva i suoi rischi - quello di saltare su tutti - e però pure la sgasata à la Purito, giusto a ridosso del traguardo, non offriva una marea di garanzie.
Se con l'attacco da lontano Horner ha avuto meno difficoltà di quanto Nibali sperasse, con un paio di chilometri a tutta lo statunitense con gran probabilità non avrebbe avuto difficoltà a riportarsi alla ruota dello Squalo.
D'altra parte, Nibali avrebbe potuto sprigionare in un colpo solo la sua forza (ma intendiamoci, la parte precedente dell'Angliru non l'avrebbe fatta attaccato ad una moto, avrebbe dovuto spendere più di qualcosa). Probabilmente i 3" che distanziavano Horner da Nibali sarebbero rimasti lì anche con un attacco agli ultimi chilometri.
Bene perciò ha fatto Vincenzo a provare a mettere in difficoltà Chris Horner lungo tutta l'ascesa dell'Angliru. Cinque scatti a cui lo stagionato statunitense ha risposto con cinque recuperi, quindi ha staccato il capitano dell'Astana. Il quale non ha sbagliato nulla, semplicemente ha trovato un avversario più forte di lui.