Vuelta a España 2013: Zdenek, catenaccio e contropiede... - Stybar brucia Gilbert. Polemiche per la sicurezza
- VUELTA A ESPAÑA 2013
- Garmin - Sharp 2013
- Omega Pharma - Quick Step 2013
- Orica - GreenEDGE 2013
- RadioShack - Leopard 2013
- Alejandro Valverde Belmonte
- Christian Knees
- Christopher Horner
- Daniel Martin
- Daniel Moreno Fernández
- Fabian Cancellara
- Gianni Meersman
- Javier Aramendia Llorente
- Joaquim Rodríguez Oliver
- Marco Pinotti
- Maximiliano Ariel Richeze
- Michael Matthews
- Nicolas Roche
- Philippe Gilbert
- Vincenzo Nibali
- Zdenek Stybar
- Uomini
Neanche oggi la Vuelta è riuscita a proporre una giornata tranquilla, e neanche oggi i velocisti presenti in Spagna hanno potuto sprintare in santa pace, perché il finale intorno a Siviglia ha regalato a noi un nuovo epilogo appassionante (dopo quello ricco di pathos di ieri), e a loro una nuova amara delusione. A vincere, Zdenek Stybar su Philippe Gilbert, e no, l'arrivo non era quello del Fiandre, ma quello della settima tappa della corsa iberica. Una frazione che doveva dire poco, in attesa che si torni a salire da domani, ma che ci ha invece suggerito la crescita di condizione del Campione del Mondo (in vista di un'eventuale riconferma tra un mese a Firenze), lo status di valorosissimo corridore anche su strada, e non solo nel ciclocross per Stybar, e un certo nervosismo in alcuni uomini di classifica, a partire da Joaquim Rodríguez, che non ha mancato di polemizzare dopo il traguardo, a causa di un percorso a suo dire molto pericoloso nei chilometri finali.
Doveva essere una tappa tranquilla, dicevamo, e per 19/20esimi (alla faccia dell'azzardo frazionistico!) lo è stata. Nei primi chilometri (al 14, per la precisione) si è messa in moto una fuga, con Christian Knees, Javier Aramendia e Marco Pinotti (che già ieri aveva tentato senza fortuna di accodarsi a Tony Martin), poi questa fuga ha accumulato vantaggio fino a 7'12" di margine sul gruppo (al km 55, a 150 dalla fine), quindi dietro le squadre dei velocisti si sono svegliate, e Lampre (per Richeze), Garmin (per Farrar), Orica (per Matthews o Howard), Argos (per Sinkeldam) e poi pure Omega Pharma (per Meersman) hanno ridotto quel distacco fino ad annullare l'azione dei tre fra i -16 (quando sono stati ripresi Knees e Aramendia) e i -14 (quando anche il combattivo Pinotti ha dovuto alzare bandiera bianca dopo aver insistito per un po' da solo).
A quel punto, chi pensava che sarebbe ormai stata questione tra treni prima che tutto si decidesse allo sprint, era in errore. Già la RadioShack, guidata da Cancellara e pòstasi alla guida del plotone con tutti i suoi effettivi, dimostrava di aver capito che quel finale non sarebbe stato troppo banale: tante curve e rotonde e soprattutto tratti di strada strettissimi hanno infatti reso molto insidioso il circuito che concludeva la prima tappa andalusa della Vuelta.
Philippe Gilbert, fin qui presenza marginale della corsa, ha deciso allora di farlo pure lui un piccolo test, un punto della situazione in chiave mondiale, e per farlo ha scelto l'unica salitella di tale circuito, a 10 km dall'arrivo. L'ha affrontata nelle prime posizioni, e subito dopo lo scollinamento si è tolto lo sfizio di scattare in faccia a Cancellara, che in quel momento tirava il gruppo (o forse sperava di trovare pure lui l'occasione per partire; non avendola trovata, si è poi fatto sfilare). Un attaccante così pregiato non poteva essere lasciato solo in quello sforzo, e così uno dei corridori più interessanti visti in questo 2013, Zdenek Stybar, si è messo alla sua ruota.
Forse pensando intimamente di essere ancora più pregiato di Gilbert (in effetti ha vinto due Mondiali, nel ciclocross, mentre il belga "solo" uno su strada), il ceco - recente vincitore dell'Eneco Tour sulle strade su cui già in aprile si era segnalato come grande protagonista (potenziale ancor più che attuale) delle classiche - ha deciso di non dare praticamente un cambio al collega, lasciando che il grosso del lavoro per tener vivo tale attacco restasse sulle spalle del capitano della BMC; in pratica un approccio tutto catenaccio&contropiede che non avrebbe reso contento un omonimo e connazionale di Stybar...
Il gruppo, con tutti i suoi effettivi e con i velocisti vagamente assatanati nell'attesa di sprintare, non avrebbe dovuto aver problemi ad annullare un'azione che gravitava poco avanti, con un vantaggio intorno ai 10". Ma il percorso nel finale, come detto, aiutava di molto gli attaccanti, tanto è vero che, con l'avvicinarsi al traguardo, il margine per i due aumentava anziché diminuire. E solo nell'ultimo chilometro il plotone, ormai in preda all'anarchia (i treni erano scoppiati) è riuscito a riavvicinare i battistrada, più che altro perché Gilbert - anche in vista della volata a due - aveva un attimo alzato il piede dall'acceleratore.
Ai 500 metri la situazione era ingarbugliatissima, il gruppo dava l'impressione di poter rientrare davvero sul rettilineo finale, ma ecco che Stybar, sentendo scalpitare gli inseguitori alle sue spalle, e vedendo pure che Sinkeldam tentava a sua volta di anticipare lo sprint e di accodarglisi, ha deciso di anticipare tutti, lanciandosi in una lunga volata di oltre 200 metri e resistendo in maniera spettacolare al tentativo di rimonta di un comunque ammirevole Gilbert. Solo al fotofinish il corridore della Omega Pharma ha avuto la meglio su Philippe, mentre il gruppo, cronometrato a 1" dai due, è stato regolato dal tedesco Wagner su Petit, Flecha, Fenn, Boasson Hagen, Wyss, Lodewyck e Janse Van Rensburg. Sinkeldam, risucchiato, ha chiuso in 13esima posizione, e va notato come il primo degli italiani sia stato Nibali (22esimo), a conferma di un finale in cui gli uomini di classifica hanno dovuto tenere tanto d'occhi aperti.
Non benissimo, tra costoro, è andata a Daniel Martin, che è caduto a 11 km dal traguardo e - malgrado sia stato aiutato da gran parte della Garmin, fermatasi ad attenderlo - non è riuscito più a rientrare (chiudendo con 1'33" di ritardo dai primi); la beffa oltre al danno, la giuria ha pure sanzionato Martin con 20" di penalità per scia prolungata dietro alla sua ammiraglia. Nel dopotappa l'irlandese si è poi recato in ospedale per accertamenti, nella speranza che le sue condizioni fisiche non gli rendano la vita difficile domani, nell'ottava tappa, la Jerez de la Frontera-Alto de Peñas Blancas (166 km): si tocca il punto più a sud del percorso, farà probabilmente molto caldo, e la salita che porta all'arrivo è lunga 14 km che non saranno impossibili, ma sicuramente impegnativi.
Ci si arriva con Nibali in maglia rossa con gli ormai noti 3" di vantaggio su Chris Horner e gli 8" su Nicolas Roche. Zubeldia è quarto a 16", quindi troviamo Valverde a 21", Kiserlovski a 26", Urán a 28", Moreno a 31", Majka a 38", Kreuziger a 42", Huzarski a 45", Santaromita a 46", Mollema a 48" come Konig, Capecchi a 52" e Rodríguez a 53". Ulissi è 19esimo a 1'10", Scarponi 21esimo a 1'15", Basso 27esimo a 1'32", Pozzovivo 30esimo a 1'45".
Ci si arriva, oltre che con questa situazione di classifica, anche con una punta di nervosismo in qualcuno dei protagonisti: come accennavamo in apertura, Joaquim Rodríguez ha espresso pareri abbastanza duri nei confronti dell'organizzazione, rea di aver previsto oggi "un arrivo vergognoso" dal punto di vista della sicurezza. Purito ha minacciato tra le righe una sorta di sciopero bianco del gruppo, se dovessero ripresentarsi situazioni del genere, affermando che tra i corridori oggi si è molto parlato di questo fatto; tra gli altri, anche Samuel Sánchez ha espresso forti perplessità in merito al finale («Un conto è disegnare un finale complicato, un altro conto è quello che abbiamo visto oggi»), definito da Pinot "da pazzi".
A chi dare ragione, ai corridori o agli organizzatori? Nel caso, potremmo ricordare ai ciclisti che non è detto che si debba affrontare un determinato tratto di strada ai 60 km/h, se le condizioni non sono ideali; e al contempo potremmo dire che proprio un circuito così critico ha permesso il successo di un'azione che ha riempito di contenuti tecnici la tappa, come forse una normale volata non avrebbe fatto. D'altro canto, però, è vero che un paio di tratti proprio stretti (con transenne a restringere la carreggiata, ma altrove anche senza transenne, col pubblico a contatto diretto col gruppo) erano presenti, e sarebbe stato meglio non fossero così pericolosi.
Di sicuro c'è da sperare che il gran fermento che c'è in gruppo possa tramutarsi domani in tanta voglia di dare battaglia sull'Alto de Peñas Blancas.