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Vuelta a España 2013: Highlander Horner, Nibali cede la roja - Abbuoni per Valverde e JRO, bene Scarponi e Basso | Cicloweb

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Vuelta a España 2013: Highlander Horner, Nibali cede la roja - Abbuoni per Valverde e JRO, bene Scarponi e Basso

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Chris Horner, vincitore al Mirador de Lobeira e nuova maglia rossa della Vuelta © BettiniphotoÈ durata appena un giorno la maglia rossa di Vincenzo Nibali alla Vuelta 2013, eppure, pur avendola lui persa oggi al Mirador de Lobeira, ci sentiamo in diritto di sintetizzare la situazione del siciliano nella corsa spagnola con ottimistici vocaboli marinareschi. Qualcosa del tipo "barra a dritta e rotta sicura" rende abbastanza bene l'idea del percorso dello Squalo dello Stretto, il quale di certo questa corsa vuol provare a vincerla, ma senza l'obbligo burocratico di esserne il leader sin dai primi giorni.

Lanciato dalla vittoria Astana nella cronosquadre e dall'arrivo in salita di ieri all'Alto do Monte da Groba, che ha spazzato via dall'alta classifica tanti comprimari, Vincenzo ci si era quasi trovato per caso, in rosso. Urgeva trovare qualcuno a cui scaricare quel fardello che non significa solo dover controllare la corsa, con ovvio dispendio energetico dei gregari; significa anche tante attenzioni e pressioni in più su di sé, e ancora impegni ulteriori rispetto al semplice correre: le interviste dopogara, ad esempio, portano via almeno un'oretta al giorno al tempo che dovrebbe essere destinato al riposo.

Le necessità di Nibali si sono magicamente saldate alle ambizioni di una giovane marmotta del pedale, Chris Horner, venuto alla Vuelta con l'intenzione di combinare qualcosa di buono almeno nella prima settimana (e la conquista della maglia rossa era un obiettivo dichiarato); anche in questo caso abbiamo una squadra che - trascinata da un superbo Cancellara - si è comportata ottimamente nella cronosquadre, tenendo nei quartieri alti i suoi più forti alfieri; e a uno di questi alfieri, Horner appunto, non è rimasto che mettere a frutto tale assist, piazzando un attacco molto bello oggi e andando a vincere la tappa, il più vecchio nella storia dei GT a riuscirci (a 41 anni, 10 mesi e 3 giorni. Il precedente primato l'aveva stabilito Pino Cerami vincendo una tappa del Tour nel 1963 a 41 anni, 2 mesi e 3 giorni).

Nibali, arrivato poco dietro con gli altri big della classifica, si è limitato a controllare la situazione e a prendere atto che Valverde e Rodríguez gli hanno rosicchiato pochi secondi di abbuono disputandosi la volata per il secondo posto. Insomma, per un Vincenzo che non è ancora al 100% della condizione, l'insidiosa partenza galiziana della Vuelta si sta risolvendo in maniera lusinghiera: è in alta classifica e non ha pagato che un'inezia agli spagnoli sullo strappetto odierno, sul quale i suoi avversari partivano avvantaggiati.

Dalla fuga ai ventagli, da Santaromita a Horner
Il primo a tentare la fuga, 6 km dopo la partenza da Vigo, è stato Pablo Urtasún, su cui si sono subito riportati il connazionale Vicente Reynés, l'uruguagio Fabricio Ferrari e il francese Cyril Bessy; un paio di chilometri dopo è rientrato anche Luca Dodi, e così il quintetto si è formato ed ha proceduto in buon accordo. Il vantaggio massimo di 6' è stato toccato presto, appena al km 30 (a 155 dalla fine), quindi la Omega Pharma - molto più che l'Astana di Nibali - ha esibito una certa ansia di annullare tale tentativo, portando il distacco del gruppo ad appena 1'15" quando mancavano oltre 60 km alla conclusione: riprendere la fuga così presto avrebbe significato esporsi ad altri attacchi, per cui la formazione belga (che evidentemente contava molto su Meersman) ha rallentato, lasciando che i 5 battistrada si riportassero a +2'15" (margine toccato ai -50).

Solo allora la Omega Pharma ha ripreso a tirare forte, riavvicinando i fuggitivi; ma in gruppo accadevano anche altre cose di un certo rilievo: ai 42 km, ad esempio, su una curva a sinistra con strettoia, in diversi sono andati dritti sul muro a bordo strada, rimanendo attardati. Tra loro, uno dei possibili favoriti per la vittoria di giornata, Simon Gerrans. In seguito a tale capitombolo (che ha coinvolto diversi uomini - tra gli altri anche Azanza e Lodewyck) il gruppo si è frazionato, e, degli uomini di classifica, Mollema è rimasto intruppato dietro.

La Movistar ha preso allora le redini della corsa, non tanto per distanziare l'olandese (che riceveva il pieno supporto dei suoi compagni della Belkin), quanto per tenere davanti Valverde, che si sa quanto ami perder tempo in imprevisti del genere se qualcuno non lo tiene fuori dai guai. Ai 38 km Dodi e compagni sono stati ripresi dal gruppo maglia rossa, e ai 35, sul ponte che collega la terraferma all'isola di Arousa, il forte vento ha frazionato ulteriormente - in quattro o cinque tronconi - il gruppo, che ancora non si era ricompattato.

In questa occasione è stato Pozzovivo, un altro eroico attardato storico, a trovarsi nelle retrovie, così come Nieve (ultimo esponente della Euskaltel a poter sperare di fare una buona classifica), ma fortunatamente per i distratti e gli iellati di giornata, prima dei -20 ogni ricongiungimento è stato consumato, e tutti insieme ci si è potuti dirigere allegramente verso il Mirador de Lobeira, la salitella di 4 km su cui culminava la frazione.

Dopo un buon lavoro di Cannondale e Orica in testa al plotone (e dopo aver visto un buffo incidente meccanico occorso a Paolini, rimasto senza sella), si è arrivati ai piedi del Mirador con Flecha che, ai 3 km, ha tentato il primo allungo. In automatico, Ivan Santaromita, valente campione italiano su strada, è partito in contropiede, raggiungendo in breve lo spagnolo e saltandolo ai -2.2. Per un chilometro buono Santaromita ha sognato in grande, visto che il suo sforzo gli permetteva di tenere un margine prossimo ai 10" sul gruppo.

Ma sperare che dietro se ne stessero tutti in marcatura su tutti, e che la lepre della situazione se ne andasse indisturbata fino al traguardo, era un po' utopistico. Ai 1200 metri Herrada (pro Movistar) e Stortoni (pro Lampre) hanno dato una buona sferzata che ha riavvicinato i big a Santaromita; e nell'occasione Horner ha rotto gli indugi e, danzando sui pedali per l'intero ultimo chilometro, ha preso e superato il tricolore (ai 900 metri) e poi ha mantenuto un vantaggio buono per prendersi questa meritata e - oggi possiamo dirlo, visto che indubbiamente c'è un record rilevante - storica vittoria.

Valverde, anche oggi - come ieri - non esattamente tempista, si è dovuto accontentare di sprintare per il secondo posto, centrando tale piazzamento e incamerando comunque 6" di abbuono. Rodríguez, battuto da Alejandro, di secondi ne ha conquistati 4, precedendo Urán, Dan Martin, Mollema e Scarponi, tutti cronometrati a 3" da Horner. Buona, in questo gruppetto, la risposta del marchigiano alla piccola defaillance di ieri (a ballare son comunque sempre pochi secondi, in attivo o in passivo).

In un primo momento i cronometristi avevano dato un buco di 3" tra Scarponi e Zubeldia, ottavo al traguardo e primo di un gruppetto comprendente anche Nibali; ma in un secondo tempo l'ordine d'arrivo è stato revisionato, il buco non più considerato, e quindi anche Zubeldia, Roche, Basso, Nibali, Majka e Dani Moreno sono stati accreditati del tempo di Valverde e soci. A occhio nudo il citato buco non era in effetti sembrato tanto marcato da prevedere che venisse contato il distacco tra chi era avanti e chi dietro, possiamo quindi dire che la giuria ha ben deciso in questo caso.

In un drappello cronometrato a 13" hanno chiuso tutti gli altri uomini di classifica (e tra questi Pozzovivo, Ulissi e pure Santaromita, Nocentini e Capecchi), ad eccezione di Antón (che ha perso 29") e di Arroyo (che ci ha rimesso ben 1'11").

In classifica Horner ha quindi 3" su Nibali e 11" su Roche. La RadioShack del leader piazza al momento anche Zubeldia al quarto posto (a 13") e Kiserlovski al quinto (a 23"), e la vedremo certamente impegnata, come spesso le capita, a provare a vincere la classifica a squadre. Valverde è sesto a 24", Urán settimo a 25", Majka ottavo a 35", Moreno nono a 44" e Kreuziger decimo a 45" (stesso ritardo di Konig 11esimo). Non lontani in classifica anche Santaromita e Capecchi (a 49"), mentre Mollema accusa 52" da Horner, Rodríguez 56", Ulissi 1'07", Scarponi 1'12", Basso 1'29", Pinot 1'38", Pozzovivo 1'42", Daniel Martin 1'44".

Due parole le spendiamo per Basso, che si sta rivelando come uno dei più brillanti su questi arrivi in salit(in)a, e dopo aver perso parecchio tempo nella cronosquadre si propone come uno dei possibili protagonisti in vista delle tappe più impegnative. Non sarà probabilmente il caso di quella di domani, visto che a Fisterra si arriva ancora su uno strappo (2 km abbondanti con alcuni punti parecchio pendenti). Considerando che il gruppo potrebbe già selezionarsi sul durissimo Mirador de Ézaro a circa 40 km dalla conclusione, è ipotizzabile un epilogo che veda impegnati per il successo di tappa gli stessi uomini che abbiamo visto in evidenza oggi.

Marco Grassi

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