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Vuelta a España 2013: Vince il Roche. E Nibali è il rojo - Pozzovivo, Ulissi e Basso nei 10 di tappa

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La gioia di Nicolas Roche sull'Alto do Monte da Groba, seconda tappa della Vuelta a España 2013 © www.as.comTempus fugit, dicevano i latini, e guai a perderne, ribadiscono la Vuelta a España e Vincenzo Nibali. La prima, laddove altri grandi giri dopo un paio di tappe sono ancora in piena fase interlocutoria, ci offre da subito lotta piena tra i big, e una classifica che dopo le prime due frazioni ha già una sua chiara fisionomia (pur restando ovviamente molto fluida e con distacchi non esorbitanti), con diversi personaggi molto attesi che accusano già pesanti ritardi; il secondo, senza aver fatto nulla di eclatante, si ritrova in maglia rossa grazie alla cronosquadre vinta coi suoi compagni ieri, e al fatto di aver chiuso nel gruppo dei big la tappa di oggi, concedendo a Valverde, Ulissi e Rodríguez giusto 2" nella volata all'insù che doveva stabilire chi si sarebbe aggiudicato il quinto posto dietro a Nicolas Roche, Dani Moreno, Domenico Pozzovivo e Leopold Konig.

La tappa l'ha appunto vinta il poco vincente Nicolas, prima pedina Saxo ad essere mossa sullo scacchiere da Bjarne Riis, in attesa di vedere all'opera i più accreditati Kreuziger e Majka; e i tifosi italiani possono anche essere contenti dell'ottima attitudine mostrata da Pozzovivo, nel giorno in cui sono definitive la débâcle del suo compagno Betancur (9'53" il ritardo del colombiano) e la conseguente investitura nel ruolo di capitano AG2R per il lucano.

Senza indugiare in altri preamboli, possiamo passare ad assegnare il premio di primo fuggitivo della Vuelta 2013 a Greg Henderson, veloce neozelandese della Lotto che è scattato al km 1, aprendo di fatto le ostilità. Su di lui si sono subito riportati Javier Aramendia (vitale rappresentante di una Caja Rural che ha gran bisogno di tale visibilità) e Alex Rasmussen, passistone targato Garmin (squadra che oggi non ha potuto schierare al via Koldo Fernández, fratturatosi una costola cadendo ieri). I tre attaccanti hanno beneficiato di una lunga tregua imposta al gruppo dall'Astana del leader Brajkovic: al comando del plotone, i celesti di Martinelli hanno tenuto un'andatura da passeggio, lasciando così che i battistrada portassero il loro vantaggio fino a 13'09", margine massimo toccato al km 106 (ovvero a 71 dalla fine).

A quel punto è stata la Lampre di Scarponi e Ulissi a portarsi in testa e a iniziare un lavoro di ricucitura che ha dato evidenti frutti: a 30 km dalla fine il distacco era stato ridotto a 7', ai -23 era a 5', e ai -15, quando anche Sky, Katusha, Belkin e Movistar iniziavano a fare capolino nelle prime file del gruppo, non rimanevano che 3' al terzetto di fuggitivi.

L'imbocco della salita di Alto do Monte da Groba, a 11 km dal traguardo, ha visto subito Henderson staccarsi da Aramendia e Rasmussen, e soprattutto ha visto un gran forcing imposto dalla Movistar (specialmente con José Herrada). Il lavoro del team spagnolo ha portato alla chiusura sui superstiti della fuga (ripresi ai 9 km) e soprattutto ha messo in difficoltà diversi corridori: Betancur si è staccato quasi subito, Samuel Sánchez ai -6 km, Henao (in maniera del tutto inaspettata) ai -5. A parte un breve tentativo di Txurruka ai -9, non ci sono stati attacchi in questo frangente, più che altro perché la salita, molto facile, non dava grossa ispirazione.

Brajkovic, maglia rossa pro tempore, ha palesato tutte le proprie difficoltà in salita (e dire che qualche anno fa era una grande promessa per le gare a tappe), rimanendo sempre in coda a boccheggiare; ma è stato comunque a suo modo bravo a resistere - pur con tutte queste difficoltà - fino ai 1500 metri, quando lo scatto di Konig ha fatto esplodere la corsa e ha causato quell'accelerazione del gruppo che ha provocato un po' di selezione.

Il ceco della NetApp si è prodotto in un'azione spettacolare e nemmeno troppo attesa su pendenze che in quel momento si aggiravano intorno al 6%. Ai 1200 metri la Katusha ha sganciato Dani Moreno, forse intenzionato ad aprire la strada al successivo sprint di Rodríguez; fatto sta che a Moreno si è accodato subito Roche (terzo uomo Saxo, come anticipavamo sopra), e lo stesso ha fatto qualche metro dopo anche un Pozzovivo pimpante come avremmo sempre voluto vederlo in una corsa solitamente adattissima a lui come la Vuelta.

Ai 900 metri i contrattaccanti hanno chiuso su Konig, e subito, agli 800, Pozzovivo ha deciso di giocarsi il tutto per tutto, piazzando a sua volta un buono scatto. Sembrava che l'italiano della AG2R potesse fare il vuoto, ma la reazione di Roche è stata decisamente degna di nota: senza troppi indugi l'irlandese ha chiuso su Domenico, e l'ha subito saltato, contando su una maggiore reattività nel breve rispetto al lucano, il quale è stato poi anche raggiunto e superato da Moreno, poco dopo.

Roche è risultato comunque irraggiungibile, ormai, ed è andato a vincere la settima corsa di una carriera che a tratti è stata molto promettente (in fondo alla Vuelta 2010 chiuse al settimo posto - diventato poi sesto in seguito all'esclusione di Mosquera dalla classifica finale), ma che non è mai diventata effettivamente degna di menzione. Ora, a 29 anni, "il figlio di" ha forse l'occasione di trovare una sua definitiva dimensione in una squadra importante come la Saxo, se non altro per non sfigurare rispetto ai crescenti risultati del cugino Dan Martin.

A 2" dall'irlandese è passato Dani Moreno, Pozzovivo ha chiuso al terzo posto a 6", quindi Konig, con le ultime forze, è riuscito a salvare il quarto posto (a 11") dal ritorno dei big impegnati nella volata conclusiva. Sullo slancio dello sprint Valverde, Ulissi e Rodríguez (passati nell'ordine dal quinto al settimo posto) hanno chiuso a 12" dal vincitore, rosicchiando 2" a tutti gli altri (transitati a 14"), che qui passiamo a elencare, in ordine di piazzamento dall'ottavo al 23esimo: Basso (molto più brillante rispetto alle attese di diversa gente), Mollema (che ha ancora da spendere dopo il Tour), Urán (che, viste le difficoltà di Henao, come al Giro sarà il capitano della Sky), Dan Martin (che però sostiene di non puntare alla classifica), Majka (dopo l'ottimo Giro non ha bisogno di confermarsi oltre, gli basta star lì coi migliori), Horner (un highlander, in pratica: 42 anni), Pinot (che dice di aver - forse - superato le fobie che l'hanno tartassato al Tour), Zubeldia (usato sicuro), Nibali (eccolo qui, in 14esima posizione, senza dar troppo nell'occhio, ma al termine di una scalata vissuta sempre nelle prime posizioni), Huzarski (di fatto il secondo uomo NetApp), Kreuziger (continuiamo a seguirlo con attenzione in questa sua splendida stagione), Nieve (ultimo paladino della Euskaltel a poter fare classifica), Santaromita (grande orgoglio da parte del campione nazionale italiano), Kiserlovski (che ancora deve far capire quanto pesi realmente come corridore d'alto livello), Arroyo (che sia solido l'ha già dimostrato alla Vuelta a Burgos) e Barguil (un giovane che lo scorso anno di questi tempi lottava per vincere il Tour de l'Avenir, e che oggi non dimostra timori reverenziali nei confronti dei tanti big che lo circondano in gruppo).

Chi ha perso terreno, invece: Ten Dam e Capecchi (a 21" da Roche) e Scarponi (a 27") hanno tutto sommato limitato i danni, senza lasciare sul campo grosse quantità di secondi; peggio è andata a Brajkovic (51", ci ha rimesso), ma in assoluto l'Astana oggi ha deluso dopo il trionfo di ieri, e Nibali è addirittura rimasto senza compagni nel finale (per dire, Fuglsang ha pagato 2'55"!); discreta batosta per Henao, Antón e Sánchez (2'41") e per Poels (3'01"), e mazzata definitiva per uomini come Cataldo (7'26", ma non aveva ambizioni di classifica), Preidler (7'47", il capitano Argos sarà quindi Barguil e non lui) e Betancur (9'53", è reduce da un infortunio, ora esce di classifica e magari più avanti, quando si sarà rimesso, lo vedremo lottare per le tappe).

La classifica al momento dice Nibali, ma non pensiamo ci sia nulla di definitivo, anche perché tenere la maglia da qui a Madrid è logorante anche solo a pensarci: non a caso ieri Vincenzo l'aveva lasciata a Brajkovic, ma né lo sloveno né Fuglsang (su cui pure si contava) o Tiralongo sono riusciti a chiudere davanti, sicché giocoforza la roja è finita sulle spalle del messinese. Il quale, se non vorrà patire un aggravio di stress (ad esempio, le interviste dopocorsa cui il leader deve per forza prestarsi rubano tempo prezioso a massaggi e funzioni post-tappa, e in definitiva a riposo e recupero), dovrà individuare bene qualcuno a cui cederla per qualche giorno, nella speranza di riprenderla più avanti.

Sia come sia, al momento Nibali ha 8" su Roche, 10" sul terzetto RadioShack Zubeldia-Horner-Kiserlovski, 22" su Urán, 27" su Hermans e Valverde (che oggi si è parecchio incavolato per la tappa sfuggitagli col relativo ambìto abbuono), 32" su Majka, Kreuziger e Konig, 33" su Tiralongo, 35" su Huzarski, 36" su Santaromita e Capecchi, 37" su Brajkovic, 39" su Chris Sørensen, 41" su Dani Moreno, 43" su Eijssen, 49" su Mollema.

Altri nomi interessanti: Ulissi è 22esimo a 54", Ten Dam 23esimo a 56", Rodríguez 24esimo a 57", Scarponi 29esimo a 1'09", Nieve 30esimo a 1'14", Pinot 33esimo a 1'25", Basso 34esimo a 1'26", Pozzovivo 37esimo a 1'29", Arroyo 39esimo a 1'38", Martin 40esimo a 1'41", Barguil 43esimo a 1'53", Fuglsang 47esimo a 2'41", Henao 49esimo a 2'49", Sánchez 55esimo a 3'31", Poels 61esimo a 4'05", Antón 68esimo a 5'10".

La tappa di domani, la terza è un lungo piattone prima del Mirador de Lobeira: siamo sempre in Galizia, ma i 4 km della rampa d'arrivo non sono un vero e proprio muro, anzi le pendenze sono abbastanza contenute. Abbastanza per vedere qualche aggiustamento della classifica, o per assistere a un bel colpo da finisseur, ma forse non sufficienti per ritrovare una vera e propria lotta tra i big.

Marco Grassi

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