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Tour of Utah 2013: Scatto da finisseur, è un marchio BMC - Van Avermaet vince partendo all'ultimo chilometro

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Greg Van Avermaet vittorioso a Cedar City ©Casey B. Gibson

Dall'inizio del mese di luglio ad oggi la BMC è riuscita a vincere la bellezza di 10 corse e sembra paradossale che si stia parlando proprio della squadra che nello stesso periodo ha fallito clamorosamente l'appuntamento con il Tour de France, una delusione che è costata il posto al primo direttore sportivo del team, John Lelangue. Mentre in Francia i rossoneri non riuscivano ad imbroccarne una, arrivavano tre vittorie in Austria ed altre tre in Vallonia, poi ancora un tris in Polonia ed ora è arrivata anche la bella cartolina dal Tour of Utah. 

Negli occhi abbiamo ancora le immagini della straordinaria vittoria di Taylor Phinney al Giro di Polonia grazie ad un'azione da finisseur lunga otto chilometri e probabilmente l'ha vista e rivista più volte anche Greg Van Avermaet che deve aver tratto ispirazione dal compagno per il suo successo nella tappa d'apertura del Tour of Utah. Due vittorie simili ma anche molto diverse: entrambi hanno giocato d'anticipo riuscendo a sorprendere il gruppo nel finale, ma Phinney ha giocato più di potenza attaccando a 8 chilometri dall'arrivo, Van Avermaet invece ha scelto la tecnica e l'esplosività per salutare tutti proprio appena superato lo striscione dell'ultimo chilometri.

Il bravo corridore belga, quasi sempre oscurato da Boonen e Gilbert ma competitivo in quasi tutte le corse in cui prende il via, ha sfruttato un po' di disorganizzazione il gruppo ma è partito secco in un tratto di strada con una leggera pendenza in salita e poi ha letteralmente pennallato un paio di curve: il vantaggio è sempre stato molto risicato ma la sua mossa ha sfilacciato ulteriormente il plotone visto e chi ha provato a seguirlo s'è trovato inevitabilmente a fare un buco agli altri; nelle ultime centinaia in metri, tutte in rettilineo, Van Avermaet ha avuto ancora la forza di rilanciare e tenere un vantaggio di una decina di metri sui primi velocisti che hanno sprintato praticamente con la certezza di lottare per il secondo posto.

La vittoria di Van Avermaet è riuscita a risollevare una tappa che in precedenza aveva offerto assai poche emozioni anche perché più che le pendenze, a creare qualche timore ai corridori era soprattutto l'altitudine visto che in partenza di superavano i 3000 metri e non si scendeva mai sotto i 1600. Dopo appena quattro chilometri dal via la fuga di giornata era già consolidata: in avanscoperta si sono trovati lo statunitense Christopher Jones ed il neozelandese Michael Torckler. Jones, portocolori della Unitedhealthcare, era spinto dalla voglia di farsi un bel regalo per il suo 34° compleanno; Torckler invece corre per la Bissell ed un anno fa per fermo ai box con 22 fratture sparse per tutto il corpo dopo essere stato investito in allenamento. La coppia al comando ha pedalato sempre con ottimo accordo ed il gruppo ha lasciato fino a 10' di vantaggio: a quel punto un po' tutte le squadre hanno dato una mano nell'inseguimento, le più attive però sono state la Orica e proprio la BMC.

I due fuggitivi sono state raggiunti a 9 chilometri dal traguardo dopo un'azione durata poco più di 165 chilometri. A questo punto, però, il classico copione di una tappa per velocisti non stava più bene a tutti e nel circuito finale a Cedar City abbiamo assistito a qualche tentativo di scatto: il più incisivo è avvenuto subito dopo il ricongiungimento con la fuga e l'autore è stato Jens Voigt, ben marcato da Michael Schär. Come detto, in questo frangente le squadre degli sprinter si sono disunite e quanto all'ultimo chilometro è partito Van Avermaet nessun team è stato in grado di organizzare un treno vero e proprio.

Il giovane australiano Michael Matthews s'è dovuto accontentare di vincere la volata del gruppo anche se ciò gli ha fruttato solo il secondo posto mentre terzo s'è piazzato Tyler Magner che ha conquistato anche il primato nella classifica dei giovani. La seconda tappa si presenta molto più impegnativa dal punto di vista altimetrico grazie alla presenza della scalata verso Boulder Mountain a 38 km dall'arrivo: Van Avermaet non è uno scalatore ma questo è in queste condizioni non è assolutamente facile da staccare.

Sebastiano Cipriani

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