Giro dell'Appennino 2013: Un anno ultimo, un anno primo - Prima vittoria tra i grandi per Davide Mucelli
A Davide Mucelli è bastato appena un anno per capovolgere la sua posizione nell'ordine d'arrivo in una delle classiche più impegnative del calendario italiano, il Giro dell'Appennino: 80° ed ultimo nel 2012 nella stagione d'esordio da professionista, primo ieri nella 74a edizione della corsa. Per il 26enne livornese, che l'anno scorso colse un buon 4° posto alla Coppa Agostoni, è la prima vittoria nella massima categoria: un successo inaspettato anche perché Mucelli era solo alla seconda gara stagionale (4° al Medio Brenta) per colpa di alcuni problemi ad un ginocchio che l'hanno tenuto a riposo praticamente per due mesi.
Diciamolo subito, il Giro dell'Appennino ha vissuto un'edizione in tono minore, ma per quest'anno è davvero stato un miracolo che la corsa si sia disputata: i problemi economici non sono un mistero, in più ci si è messa la concomitanza con il derby calcistico di Genova che ha obbligato ad una cambio di data, di traguardo (dal centro del capoluogo ligure s'è tornati a Pontedecimo) e a dover riprogrammare tutto; e va detto anche che ieri tutta l'attenzione degli appassionati di ciclismo era più rivolta verso il Mont Ventoux che verso il Passo della Bocchetta. In ogni caso è stato un bene che la corsa si sia fatta nonostante le difficoltà e poco male per l'assenza delle squadra World Tour, italiane comprese: negli anni abbiamo più esempi di organizzatori che si sono presi un anno di pausa con l'intenzione di tornare poi alla carica in quello successivo senza che poi riuscissero a riproporre in calendario la proprio corsa.
Alla partenza si sono presentati quindi 78 corridori di 11 squadre e questo fattore ha contribuito a rendere ancor più dura la corsa: con un gruppo così ridotto l'andatura è stata molto sostenuta fin dall'inizio. Tanti gli scatti nei primi chilometri ma la prima fuga vera è nata attorno al chilometro 25 ed ha visto come protagonisti Emanuele Sella (Androni), Marco Canola (Bardiani) e Alessandro Mazzi (Utensilnord): questo terzetto ha avuto un vantaggio massimo di circa tre minuti e mezzo ma dopo il primo passaggio sul Passo della Castagnola la situazione di corse è cambiata radicalmente.
Il gruppo si è riavvicinato sotto la spinta della Meridiana e quindi sono iniziati di nuovo gli scatti con il gruppo di testa che tre uomini è diventato prima di 12, poi di 15, infine addirittura una ventina. La fuga buona, però, è riuscita a sganciarsi sulla Crocetta d'Orero, la seconda salita di giornata: qui sono rimasti davanti Frapporti, Canola, Valencia, De Negri, Mazzanti, Nose, Rocchetti, Bosisio, Mucelli e Rovny. Questi dieci uomini hanno preso in testa le prime rampe del Passo della Bocchetta con un vantaggio di una trentina di secondi su un quartetto composto da Diego Rosa, Fabio Felline, Jarlinson Pantano e Alessandro Proni: gli uomini migliori dell'Androni si sono fatti sorprendere, lo stesso per quanto riguarda quelli della Bardiani che poi poco più avanti perderà anche Stefano Locatelli, caduto in discesa (per lui frattura del femore e almeno un mese di riposo assoluto).
Sulla salita simbolo della corsa il drappello degli attaccanti ha perso diverse unità ed allo scollinamento sono rimasti davanti solo Rovny, Mucelli, De Negri, Mazzanti e Rocchetti (reduce dalla vittoria al Medio Brenta), seguiti a 20" da uno scatenato Alessandro Proni e quindi da Marco Frapporti. In discesa il russo Rovny ha allungato mentre alle sue spalle s'è formato un sestetto con i rientri di Proni e Frapporti: la Vini Fantini, forse di tre uomini, ha fatto un gran lavoro soprattutto con il ligure De Negri e Rovny è stato ripreso; sulla penultima salita di giornata, però, Frapporti e De Negri hanno definitivamente perso contatto e così la testa della corsa era composta da due Vini Fantini (Mazzanti e Proni), due Ceramica Flaminia (Rovny e Mucelli) e un corridore dell'Utensilnord (Rocchetti).
Sulla breve salita del Passo dei Giovi anche Rocchetti è stato costretto ad alzare bandiera bianca ed al termine della discesa c'è stato l'allungo di Luca Mazzanti e Davide Mucelli che hanno guadagnato quasi per caso sui due compagni di squadra e visto Rovny non collaborava, Proni non ha il buco ed i due davanti hanno insistito nella loro azione; la coppia al comando ha pedalato in buon accordo fino all'ultimo chilometro quando finalmente i due hanno iniziato a studiarsi. Mazzanti ha provato a giocare d'esperienza lasciando davanti il rivale e così Mucelli ha deciso di partire lungo poco prima del cartello dei 200 metri finali: Mazzanti lo ha affiancato subito con un rapporto più agile ma a questo punto Mucelli non ha mollato, ha continuato a spingere il lungo rapporto e con il colpo di reni finale ha messo davanti la propria ruota di pochi centimetri.
Il trionfo della Ceramica Flaminia è stato completato poi dal terzo posto di Ivan Rovny che ha tagliato il traguardo con un ritardo di 30" precedendo Proni e Rocchetti nell'ordine. Fino ad oggi la Flaminia aveva vinto solo una tappa al Giro di Slovacchia con Andrea Fedi e qui al Giro dell'Appennino ha trovato una grande occasione di riscatto dopo la delusione per non aver potuto partecipare al Campionato Italiano per questioni regolamentari: ad aiutare i ragazzi bianconeri magari sarà stata anche l'esperienza del loro direttore sportivo Simone Borgheresi che nel 1999 riuscì a vincere proprio questa bella classica italiana. Un po' di delusione per Mazzanti che non è riuscito a concretizzare al meglio una bella prova di tutta la Vini Fantini: il 39enne bolognese s'è confermato una volta di più un gran professionista ma il Giro dell'Appennino sembra per lui una corsa stregata visto che in carriera ha ottenuto tre secondi posti (2005, 2006 e 2013), due quinti (2003 e 2007), un sesto (1997) ed un nono posto nel 2002.