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Tour de France 2013: Froome a tutta birra (d'abbazia) - Crono a Tony Martin. Chris secondo, lontanissimi i suoi rivali | Cicloweb

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Tour de France 2013: Froome a tutta birra (d'abbazia) - Crono a Tony Martin. Chris secondo, lontanissimi i suoi rivali

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Chris Froome all'ombra dell'abbazia di Mont-Saint-Michel, appena prima di completare la sua cronometro © Bettiniphoto

La categoria degli ottimisti, al Tour de France, ha ricevuto oggi un colpo quasi letale, visto che il numero di chi pensava positivo si è drasticamente ridotto dopo la cronometro di Mont-Saint-Michel. Al contempo è aumentato a dismisura il numero di componenti della celebrata categoria dei morsicatori del proprio gomito. Ovvero di quelli che, dopo aver buttato al vento una chance irripetibile, colti da raptus di rimorso (appunto), tentano di sfogarsi addentando il gomito; ma chiunque ci abbia provato anche solo una volta, sa che ciò è impossibile. Il rimorso è insomma destinato a restare.

È destinato a restare nella mente di chi pensava che la tappa di domenica, la seconda sui Pirenei, fosse niente più che una giornata interlocutoria, di passaggio, transeunte; e non si è invece accorto che la Saint-Girons - Bagnères-de-Bigorre era la pietra angolare del Tour. Superato indenne quello scoglio (ovvero una giornata in cui, rimasto senza squadra, è stato attaccato solo parzialmente da chi avrebbe invece dovuto fare fuoco e fiamme per tutta la tappa), Chris Froome si è potuto predisporre al momento in cui avrebbe messo sul piatto un ampliamento dei suoi margini nella generale. Quel momento è stato oggi. Agli altri, i rosicatori (anzi, i morsicatori di gomito), ora che hanno beccato non meno di un paio di minuti sui 33 km della crono di Mont-Saint-Michel, non rimane che rinviare i sogni di gloria ad altre gare o altre annate, e mettersi d'impegno, da qui a Parigi, per contendersi tutte le posizioni di classifica diverse dalla prima.

L'altro dominatore della giornata, ovvero il vincitore della frazione, è Tony Martin. Caduto a Bastia nella prima tappa, grattugiatosi su tutto il retro del corpo in maniera raccapricciante, il Campione del Mondo di specialità non ha voluto mollare dopo quel rovinoso ruzzolone, è rimasto in gara, ha resistito, ha superato stringendo i denti i tanti momenti di sofferenza, e tutto questo l'ha fatto - oltre che per un'irreprensibile etica del lavoro - anche perché non vedeva l'ora di misurarsi con questa 11esima frazione. Perché di cronometro se ne possono vincere tante, ma alzare le braccia davanti al meraviglioso sfondo dell'abbazia di Mont-Saint-Michel è una soddisfazione che, anche a livello estetico, ha pochi eguali.

La distanza tra il tedesco e il resto dei cronoman è al momento siderale. Quando Martin è sceso dalla rampa di lancio della partenza, al comando della classifica di giornata c'era Svein Tuft (partito prestissimo, come secondo) che aveva fatto segnare un buon 38'04" (tempo valido per il sesto posto finale). Tony ha spazzato via il canadese e tutti quelli che avevano gareggiato fino al momento del proprio passaggio (dominando sia agli intertempi che al traguardo), ponendo anche chiare regole per chi doveva ancora disputare la prova: "Non vi avvicinerete nemmeno lontanamente a questa prestazione".

Del resto chi osava sperare di segnare una media di 54.7, pari a quella di Martin? Nessuno, infatti. Altri buoni interpreti delle prove contro il tempo hanno pagato non meno di un minuto da Martin: riprendiamo direttamente dall'ordine d'arrivo, che parla più chiaro di quanto potrebbe fare qualsiasi commentatore: De Gendt è terzo a 1'01", Porte quarto a 1'21", Kwiatkowski quinto a 1'31", di Tuft (sesto a 1'35") abbiamo già detto; e ancora, Chavanel paga 1'37", Roy 1'43", Tom Dumoulin (degno di menzione, il giovanotto) 1'45", Castroviejo, decimo, 1'52".

Per trovare qualche uomo di classifica (considerando che Porte ne è già uscito, e riservando a Kwiatkowski un discorso a parte), bisogna uscire dalla top ten della giornata, per incocciare in Mollema (11esimo a 2'05"), Valverde (13esimo a 2'12"), Contador (15esimo a 2'15"), Kreuziger (16esimo a 2'18"), Evans (21esimo a 2'30"), Ten Dam (22esimo a 2'32"), e così via senza dimenticare le peggiori controprestazioni, quelle di Quintana (54esimo a 3'28"), Rodríguez (56esimo a 3'29") e Dan Martin (62esimo a 3'36").

A ben vedere, se considerassimo lo spazio tra i migliori 6 dei corridori appena citati, diciamo da Mollema al suo compagno Ten Dam, noteremmo che tra tutti non ballano che 27". E che pure quelli che sono andati male male, ci hanno rimesso più o meno un minuto e mezzo. Insomma, grande equilibrio in questo Tour!

Ma noi ben sappiamo che tutto ciò è illusorio, e che al limite si può parlare di grande equilibrio tra gli sconfitti. Perché il personaggio con cui abbiamo aperto questo articolo, Chris Froome, esiste davvero, e oggi ha dato un saggio della propria forza. È stato l'unico, l'anglokenyano della Sky, a mettere in discussione il successo di Martin: in vantaggio di un soffio al primo intertempo, dopo 9.5 km (10'20" per Chris, 10'21" per Tony), ancora in vantaggio e stavolta per due soffi al secondo intertempo (km 22: Froome 24'40", Martin 24'42"). Solo negli ultimi chilometri la maglia gialla ha ceduto a un minimo di rilassamento, perdendo 14" dal tedesco nell'ultimo tratto, e chiudendo la tappa al secondo posto, a 12" dal vincitore.

Ma per Froome non è certo una delusione, la sconfitta patita ad opera di Martin, visti i distacchi assestati in classifica: li abbiamo già riportati sopra, basta togliere 12" ai ritardi di Mollema, Valverde e soci, e avremo la misura di quanto hanno pagato oggi al britannico.

Ciò si riverbera in una classifica praticamente blindata (per essere a metà Tour, è proprio blindatissima, sì): Froomy ha 3'25" su Valverde, 3'37" su Mollema, 3'54" su Contador, 3'57" su Kreuziger, 4'10" su Ten Dam, 4'44" su Kwiatkowski, 5'18" su Quintana, 5'37" su Rui Costa, 5'39" su Péraud. Scivola fuori dalla top ten Joaquim Rodríguez, ora 11esimo a 5'48", stesso ritardo di Fuglsang 12esimo, mentre Dan Martin è a 5'52", Evans a 6'54", Nieve a 8'04", Rogers a 8'28", Schleck a 8'32". Dati questi distacchi, come pensano di attaccare Froome e far saltare il banco i geni della tattica che domenica si sono fatti prendere dalla paura di affondare il colpo?

Più facile che si concentrino sulla lotta per il secondo posto, quella sì più che mai aperta. E in realtà - a sentire certe dichiarazioni di Valverde e soci - sono già tutti abbastanza mentalizzati sulla piazza d'onore. Chi proprio non potrà rientrare neanche in questa lotta secondaria è il pedale italico, che oggi ha preso un'altra batosta. Il migliore dei nostri è stato Manuel Quinziato, solo 57esimo a 3'29" da Martin; per carità di patria non riportiamo il ritardo degli altri. In classifica abbiamo sempre Davide Malacarne davanti a tutti, 28esimo a 17'57" da Froome, mentre Cunego è 38esimo a 26'09".

Noterelle: Sagan ha disputato una crono egregia, classificandosi al 17esimo posto a 2'18" dal vincitore. C'è chi pensa che lo slovacco stia già facendo piccole prove per testarsi in vista di un'eventuale riconversione come corridore (anche) da corse a tappe. Difficile pensare che qualche traguardo possa essere precluso a Peter, ma ugualmente è il caso di andarci coi piedi di piombo (e ricordare sempre che Sagan deve ancora vincere Sanremo e Fiandre).

Seconda noterella: era dal 1937 che non trovavamo tre tedeschi tra i vincitori di tappa al Tour. In quell'edizione furono Bautz, Weckerling e Wengler a riuscire nell'impresa ma ebbero a disposizione ben 31 frazioni per centrare l'obiettivo (molte delle 20 tappe erano divise a loro volta in 2 o addirittura 3 semitappe! In compenso c'erano qua e là 6 giorni di riposo), stavolta tocca a Kittel, Greipel e Martin. Per la Germania il record di quattro vincitori diversi è ad appena una fuga di Voigt di distanza.

La terza noterella riguarda Kwiatkowski, che con la sua ottima prestazione odierna ha rimesso la ruota davanti a quella di Quintana, nell'accesa battaglia per la maglia bianca. Ora il polacco è nuovamente il miglior giovane, con 34" sul colombiano della Movistar (il terzo, Bardet, è a 6'53"; il quarto è Talansky a 8'27", poi un abisso prima di Pinot quinto a 31'43" e Van Garderen - che l'anno scorso vinse tale classifica - sesto a 33'24"). Le altre classifiche (a punti con Sagan in testa, Gpm con Rolland, a squadre con la Movistar) restano immutate, e lo saranno probabilmente anche domani, visto che la 12esima tappa, da Fougères a Tours, si presenta come un'ennesima occasione per le ruote veloci: nemmeno un Gpm nel piattone di 218 km in programma, ma attenzione particolare (lo diciamo principalmente agli sprinter) per due curve a 90° subito prima del rettilineo finale.

Marco Grassi

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