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Giro Rosa 2013: Dove c'è salita c'è Mara Abbott - Rivince a San Domenico, gara chiusa. Luperini squalificata

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Mara Abbott chiude il Giro Rosa vincendo anche a San Domenico © Ianuale

Ci sono tre tipi di leggerezza, almeno oggi, almeno al Giro Rosa, atto sesto. C'è la leggerezza anoressica di Mara Abbott, scalatrice che ieri ha domato il Beigua, strigliato le avversarie ed oggi si ripete, mostrando le vene, ché chiederle di mostrare i muscoli (che pur ha, eccome) sarebbe come domandare a Pat McQuaid di tenere in considerazione il ciclismo femminile: impossibile.

C'è poi la leggerezza eccessiva di Fabiana Luperini, o meglio della sua bici. La 39enne di Pontedera tiene testa, oggi come ieri, alle prime, ed al traguardo è 4a. Meglio ancora nella generale, dove dal gradino più basso del podio si era portata alla piazza d'onore a 2'25" dalla Abbott; era la miglior italiana in gara.

Esclusa dalla giuria, a casa da quello che al novanta per cento sarà il suo ultimo Giro d'Italia. Il motivo è semplice: la bicicletta della Luperini pesa meno di 6.8 km, il minimo consentito dall'UCI. Distrazione? Furbata mal riuscita? Pugnalata alla schiena? Chi lo sa. La certezza è che domani la Luperini non prenderà il via e per la corsa che stava disputando è un peccato, un rigore calciato in curva a porta vuota da chissà chi.

C'è infine la leggerezza di chi non è in gara, suo malgrado, ma alla fine è a bordo strada: Elisa Longo Borghini. Avevano disegnato questa tappa nel suo VCO, uno dei tre traguardi volanti posto proprio davanti a casa sua, ad Ornavasso. L'infortunio patito ai Campionati Italiani l'ha messa fuori causa. Elisa, che ambiva almeno al podio (ma non lo dirà nemmeno se sottoposta alle celeberrime torture cinesi), potrebbe e dovrebbe essere incazzata per un destino che stavolta, un'altra volta, l'ha costretta ai box.

Invece è a bordo strada con il suo sorriso, saluta le compagne e le avversarie, come una bimba che vede passare una corsa. Ecco, lo prende con filosofia, questo stoppaccio, con leggerezza. Quella che la contraddistingue sempre, e che non è affatto sinonimo di poca serietà (anzi).

La tappa che doveva essere di Elisa (ed in fondo lo è) prende il via da Terme di Premia, inizia con una discesa e termina con più di 11 km di salita verso San Domenico. Trama scontata, con Marianne Vos, grande sconfitta di ieri, che tenta subito l'attacco. Se ne va con la compagna Lucinda Brand, con l'amica Valentina Scandolara e con Shelley Olds, molto in ombra durante questo Giro. Il gruppo non concede loro più di 30" e dopo 40 km sono di nuovo tutte insieme.

Dopo una cinquantina di chilometri partono in nove: Alessandra d'Ettorre (Vaiano-Fondriest), Christel Ferrier-Bruneau (Faren-Kuota), Sari Saarelainen e Malgorzata Jasinska (MCipollini-Giordana), Inga Cilvinaite (Pasta Zara-Cogeas-Manhattan), Adrie Visser (Boels-Dolmans), Lauren Kitchen (Wiggle-Honda), Carmen Small (Specialized-Lululemon) e Loes Gunnewijk (Orica-AIS).

Vantagggio che sale sino a superare i due minuti e tre traguardi volanti che vanno alle giallofluo della fuga. Ad Ornavasso è la finlandese Sari Saarelainenad anticipare D'Ettorre e Kitchen, a Domodossola è la polacca Jasinska, sempre agli ordini di Luisiana Pegoraro, che regola proprio Saarelainen ed ancora Kitchen. A Varzo, quando si sta già salicchiando verso San Domenico, la Saarelainen guadagna altri 3" davanti a D'Ettorre e Visser. Quando inizia la salita le fuggitive sono già nel mirino del gruppo e vengono riprese rapidamente.

Altrettanto rapidamente davanti restano in una ventina scarsa. Comanda Mara Abbott, che con la sua maglia rosa e la pedalata da scalatrice purissima stacca tutte. Sul traguardo la statunitense mette in cassaforte il Giro Rosa (a meno di clamorosi colpi di scena). La prima delle battute è una Claudia Häusler che, se non si può dire essere di nuovo competitiva come nel 2009, è tornata battagliera, staccata alla fine di soli 24". A 34" una sorprendente Francesca Cauz, già ieri seconda sul Beigua, mentre 4a a 41", c'è Fabiana Luperini, che però, come detto, verrà estromessa dalla corsa.

Il suo posto è dunque di Tatiana Guderzo, che paga 1'03" alla Abbott. Seguono Evelyn Stevens, ancora deludente (o semplicemente sui suoi livelli), a 1'32", Marianne Vos che limita i danni a 1'39", Shara Gillow a 1'46", Ashleigh Moolman a 1'52", Evgenya Vysotska a 1'53" ed Alena Amialiusik a 2'02", decima. Classifica generale chiusa a favore di Mara Abbott, che distanzia la maglia azzurra di miglior italiana, Tatiana Guderzo, di 2'40", mentre il gradino più basso del podio è occupato da Claudia Häusler, a 2'55" dalla maglia rosa.

Francesca Cauz potrà tentare soprattutto nella crono di scalzare la bavarese dal podio (una crossista come la Top Girls dovrebbe essere avvantaggiata rispetto alla Häusler, ma siamo anche a fine Giro), visto che è a soli 3'10" dalla Abbott, 15" dal podio. Quinto posto per Shara Gillow a 4'50", quindi Marianne Vos a 5'09", Evelyn Stevens a 5'17", Ashleigh Moolman a 5'39", Evgenya Vysotska a 5'42" ed Alena Amialiusik a 7'51". Difficile centrare la top ten per Rossella Ratto, 11a a 8'21", e che comunque in questo modo migliorerebbe di tre posizioni la sua prestazione al Giro rispetto al 2012.

Classifica delineata a sole due frazioni dal termine; se la crono di Cremona domenica potrebbe mutare qualcosa in termini di secondi, la tappa di domani, 120 km a Corbetta, un piattone di circuito (lunghezza: 15 km) da ripetere otto volte, dovrebbe lasciare spazio alle ruote veloci rimaste.

Una considerazione sulla maglia rosa: un Giro l'ha già vinto nel 2010, dominando vette come lo Stelvio ed imponendosi a Livigno, mica robetta. In un'altra corsa rosa ha fatto 2a (era il 2009), nel 2011 ha chiuso 10a senza troppe luci, sulle risultanze siamo d'accordo. Nelle due corse rosa vinte s'è nascosta nella prima parte, attaccando seriamente sulle montagne, tattica infallibile per lei che è un peso piuma. E però è innegabile che tra le prime dieci sia l'unica che nelle gare pesanti, non per forza europee (ma preferibilmente, visto che lì s'è scritta la pur breve storia del femminile), non ha messo piede.

Gare solo made in USA: The Philadelphia Cycling Classic, Campionati Nazionali, financo la crono all'Amgen Tour of California e ancora Tour of Gila, San Dimas Stage Race, Redlands Bicycle Classic, Merco Classic. Pare addirittura che lei, al Giro Rosa, non volesse proprio venire. Non che i suoi programmi cambino molto rispetto alle stagioni dal 2010 in poi (prima, con l'HTC-Columbia, aveva corso stagioni regolari in Europa), anno in cui pure si giocò l'ultimo Tour de l'Aude con Emma Pooley, arrivando 2a con onore.

Sicuramente alla Abbott demotivata ed uscita temporaneamente dal ciclismo del 2012 preferiamo questo corridore, che pure non è che ci entusiasmi più di tanto. Per carità, un corridore è libero di gareggiare dove ritiene opportuno, in accordo con gli sponsor (ricordiamoci che la Exergy Twenty 16 è una squadra statunitense), ma in un ciclismo femminile che ha mantenuto, rispetto ai colleghi maschi, il gusto della sfida per quasi tutto l'anno, l'extraterreste che si rinchiude a fare preparazione e joga (e non è una battuta) nel suo eremo stars and stripes in vista di un obiettivo, venire in Italia, vincere il Giro e tornarsene a casa sembra davvero fuori luogo.

Ottima come atleta, degna vincitrice (ha dimostrato di essere di gran lunga la migliore in salita, e non avevamo troppi dubbi), ma molto anomala rispetto a quasi tutte le altre che si sfidano tutto l'anno. Quasi da dire: Mara Abbott who?

Francesco Sulas

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