Tour de France 2013: Si vede Froome, prime schermaglie - Chris all'attacco. In luce anche Rolland, Fuglsang e Kreuziger
La seconda tappa in Corsica si è rivelata meno semplice di quanto potesse apparire dall'altimetria, a dire il vero molto severa. Nei 156 km da Bastia ad Ajaccio le montagne corse non hanno risparmiato nessuno ma soprattutto hanno dato l'occasione a molti big, veri o presunti che siano, di esaltarsi, di dire «io ci sono», di sfidare i diretti avversari.
Non giriamoci troppo intorno, quando sulla Côte du Salario abbiamo visto Porte e Froome a scandire il solito ritmo Sky, s'è pensato che il canovaccio dei britannici, solitamente attuato sulle grandi salite alpine o pirenaiche, fosse già entrato in funzione. Così era, tant'è che Froome ha allungato verso il Gpm, una salita a dire il vero meno impegnativa della discesa stretta e tecnica, discesa dove Gautier, battistrada, vedeva proprio l'estremamente smilzo britannico ed i suoi gomiti sporgenti inseguirlo.
Inseguimento vanificato, anche perché prima Gautier poi Froome avrebbero sbagliato una curva in modo clamoroso, e Froome lì avrebbe deposto le armi. Anche perché al traguardo di Ajaccio mancavano quasi 10 km non esattamente in piano, anche perché sprecare troppe forze ad inizio Tour, per chi ambisce alla maglia gialla finale, non è proprio un esercizio consigliato dal medico. E però non possiamo non notare come Froome, davanti a cotanti Contador, Evans e compagnia, abbia allungato senza alcun apparente problema che non fosse di natura stilistica.
È vero, con ogni probabilità l'ha fatto per proteggersi, per affrontare la discesa più avanti possibile, ma sicuramente unire quest'esercizio alla piccola dimostrazione di forza avrà gasato il britannico nato a Nairobi. Esaurito questo piccolo attacco che forse non è proprio insignificante, sono stati anche altri a mettersi in luce.
Prima di tanti Pierre Rolland, non questo campione stratosferico ma onestissimo pedalatore che coltiva ambizioni di top ten (ma lo avrà il pollice giallo?) si era avvantaggiato sul Col de Vizzavona, restando per un bel po' in testa e guadagnando a fine tappa la maglia a pois. Ok, non vincerà il Tour, ma sicuramente qualche bella tappa di montagna la potrà portare a casa, il transalpino dell'Europcar: la gamba c'è ed oggi s'è visto, la frazione di domani potrebbe portare in dote a Rolland altri punti per la maglia a pois, anche se concentrarsi su quella classifica significherebbe uscire automaticamente dalla lotta per la maglia gialla.
Nel finale non solo Froome all'attacco: anche Jakob Fuglsang e Roman Kreuziger, insieme a Sylvain Chavanel, che oggi ha spento 34 candeline, si portavano in avanscoperta. E se il festeggiato di casa Omega Pharma voleva farsi un regalo, Kreuziger era lì perché evidentemente in lui i Saxo-Tinkoff credono, ben consapevoli che si corre tutti per Contador, e questo non si discute. Molto più interessante, allora, l'azione di Fuglsang, capitano unico dell'Astana (Brajkovic sarà leader di una squadra in un'altra vita), purtroppo per lui e per il ciclismo tutto).
Il danese, che un anno fa di questi tempi era stato mandato dalla RadioShack Nissan al Giro d'Austria, perché non facesse troppi punti da portare in dote nella sua futura nuova squadra nel 2013, quest'oggi ci è parso molto deciso. Non chissà che cosa, anche perché stiamo sempre parlando di schermaglie, ma vederlo davanti anziché a fondo gruppo certamente è stato per i kazaki un segno più che buono.
Chi sin da subito è invece rotolato nell'ultima parte del plotone è stato Thomas De Gendt. Non che dal belga ci si aspettassero imprese epiche, che non compie dalla fuga nella tappa dello Stelvio - è storia del Giro d'Italia 2012 - ma vederlo indietro già sul Col de la Serra, un terza categoria (corso, ok, ma sempre di terza categoria si tratta), fa capire come quest'anno forma e fortuna non siano proprio dalla parte del Vacansoleil.
Domani l'ultima tappa isolana porterà il gruppo a Calvi dopo quattro Gpm ed attraverso un territorio balordo, pieno di saliscendi, di insidie, dii punti dove portare un attacco inaspettato. Chi volesse rendere la corsa più pepata - pensiamo ai Contador, agli Evans, che oggi se ne sono stati tranquillissimi - sa di certo come muoversi.
Questo è il Tour che ci inizia a piacere, con i big che si punzecchiano sin dalla seconda tappa ed i valori in campo che magari non rispecchieranno pienamente quello che sarà poi il podio finale di Parigi, però ci aiutano a capire chi vive un momento di forma esagerato e chi ancora deve superare il rodaggio. Tempo ce n'è, non siamo che all'inizio; tempo da guadagnare, possibilmente, non certo da perdere.