Giro di Svizzera 2013: Rui Costa alza la posta - Ma un gagliardo Frank difende la maglia gialla. E l'arco gonfiabile quasi l'aiuta
- Tour de Suisse 2013
- BMC Racing Team 2013
- Lampre - Merida 2013
- Movistar Team 2013
- Sky ProCycling 2013
- Team Saxo - Tinkoff 2013
- Adrian Saez de Arregi Egurrola
- Alexsandr Dyachenko
- Andreas Klöden
- Andrey Amador Bikkazakova
- Andy Schleck
- Bauke Mollema
- Cameron Meyer
- Damiano Caruso
- Daniel Martin
- Daryl Impey
- Diego Ulissi
- Domenico Pozzovivo
- Eduard Vorganov
- Georg Preidler
- Igor Antón Hernández
- Jean-Christophe Péraud
- Jean-Marc Marino
- Johann Tschopp
- Johannes Fröhlinger
- Joseph Lloyd Dombrowski
- Joshua Thomas Edmondson
- José Joaquín Rojas Gil
- Luis León Sánchez Gil
- Manuele Mori
- Mathias Frank
- Michael Christiansen Morkov
- Michele Scarponi
- Nicolas Roche
- Niki Terpstra
- Roman Kreuziger
- Rui Alberto Faria da Costa
- Simon Spilak
- Sébastien Reichenbach
- Tanel Kangert
- Tejay Van Garderen
- Thibaut Pinot
- Tomasz Marczynski
- Uomini
Che gli piaccia il clima della Svizzera, o più semplicemente il periodo dell'anno, o che ci sia qualche congiunzione astrale particolare che lo lega in qualche modo a questi cantoni, quel che è certo è che Rui Costa ama alla follia il Tour de Suisse e lo onora delle sue migliori prestazioni. Nel 2012, quando era noto principalmente per aver conquistato una tappa al Tour de France l'anno prima, si aggiudicò la seconda frazione, a Verbier, andando pure in maglia e difendendo poi il primato fino alla fine.
Quest'anno il corridore della Movistar è lì lì per riprendere lo stesso discorso, e oggi ha messo un bel mattoncino vincendo la terz'ultima tappa, a La Punt, e avvicinando forse in maniera decisiva il capoclassifica Frank. Un ruolino di tutto rilievo per un atleta che non ha ancora 27 anni e che potrebbe quindi ancora migliorare parecchio; ma che al momento, nell'attesa di far bella figura alla Grande Boucle, conferma lo stato di grazia di una squadra, la Movistar appunto, che sta facendo da tempo mirabilie.
Dopo la fase centrale del Giro di Svizzera, composta da tre frazioni più che interlocutorie, era tempo che qualcosa si muovesse in classifica. E la Meilen-La Punt, ultima frazione di montagna a 2 giorni dalla conclusione della corsa elvetica, era l'appuntamento predeterminato. La prima ora è volata via a 52 km orari, con vari tentativi d'attacco ma nessuno riuscito. Solo al km 60 la fuga ha preso il largo, composta da 14 uomini tra cui diversi bei nomi: Rojas, Vorganov, Klöden, Terpstra, Morkov, Saez, Impey, Marczynski, Fröhlinger, Preidler, Marino, LL Sánchez e due italiani, Damiano Caruso e Manuele Mori (quest'ultimo a rappresentare una squadra, la Lampre, che ha perso in quegli stessi chilometri Ulissi, ritiratosi per i postumi di una caduta di ieri: era 14esimo in classifica a 2'25" dalla vetta).
Il nutrito drappello ha raggiunto un vantaggio massimo di 5'30" dopo 120 km di tappa, a 86 dalla fine; di più non si potè, sia perché il gruppo non voleva lasciare lo stesso spago concesso ieri a Rast e soci, sia perché proprio a quel punto della tappa la strada iniziava a salire verso il Gpm di 1a categoria di Klosters. Con le salite vere, il plotone ha iniziato a recuperare, e ai piedi dell'Albulapass, la più impegnativa della giornata, anche il gruppetto al comando si è selezionato.
A 27 dalla fine (e quindi a 6 dall'inizio della scalata vera e propria all'Albula) la strada era già all'insù, e lì Luis León Sánchez, pungolato dal connazionale Saez, ha tentato la sortita; lo spagnolo è stato raggiunto poco dopo da Preidler, mentre gli altri fuggitivi si disperdevano; quel che più conta, dal gruppo abbiamo finalmente visto la prima azione tra i professionisti di un ragazzino che è molto atteso, e che fin qui si era sempre celato tra le pieghe della corsa, nelle poche gare disputate in maglia Sky da gennaio.
Joe Dombrowski, 22enne della Virginia, in Italia lo conosciamo perché è il vincitore del GiroBio dello scorso anno (il secondo fu Fabio Aru). In America sanno di lui quanto hanno visto in varie corse statunitensi disputate in maglia Bontrager sempre nel 2012 (terzo al Gila, quarto allo Utah, 12esimo al California); il resto del mondo l'ha visto in azione oggi, in coda a una primavera in cui ha fatto esperienza tra Oman e Critérium International, Tirreno e País Vasco, Trentino e Bayern, tutte gare a tappe (concluse solo le ultime due e il Tour of Oman).
Qui in Svizzera non era andato male sull'arrivo in quota di Crans Montana (18esimo al traguardo), e oggi ha finalmente trovato il coraggio per l'azione personale: lanciato da una bella trenata dell'ancor più giovane Edmondson (altro prospetto interessante del Team Sky), "Dombro" è partito a 25 km dalla fine, quando il gruppo della maglia gialla era già selezionato (per il lavoro di Saxo e BMC) e quando i battistrada (Preidler e Sánchez) avevano appena un minutino di margine.
Ai 20 km Dombrowski ha raggiunto la coppia al comando, e un chilometro più su se n'è andato tutto solo, con 54" guadagnati sul plotone da cui di lì a poco hanno provato ad evadere prima Tschopp (presto ripreso) e poi, a 17 dal traguardo (e 8 dalla vetta), Scarponi. Dopo il buon lavoro della BMC (con la maglia gialla Frank che non mostrava segni di cedimento, e Van Garderen sempre al suo fianco), Kreuziger ha provato a intensificare il ritmo, ma nonostante ciò nel drappello dei big rimanevano 20 corridori, uomo più uomo meno.
Ci è voluto finalmente uno scatto, messo in atto da Mollema a 13 km dall'arrivo (4 dal Gpm), per rivoluzionare la tappa. L'olandese è stato seguito subito da Pinot, e dopo qualche metro sono rientrati pure Rui Costa e Van Garderen. Sullo slancio, il quartetto ha raggiunto e poi rapidamente staccato Scarponi, mentre alle spalle dei nuovi attaccanti assistevamo a una scena a cui non eravamo più abituati: Andy Schleck era già incredibile che fosse ancora lì nel vivo della tappa (parliamo dell'Andy Schleck dell'ultimo anno, cioè in pratica la sua controfigura), ma vederlo addirittura passare in testa al gruppetto della maglia gialla, beh, più di qualcuno sarà cascato dalla sedia al cospetto di tale notiziona.
Quindi, riepilogone della situazione a 3 km dalla cima dell'Albula: a Dombrowski rimanevano 20" di vantaggio su un quartetto comprendente il terzo della classifica (Rui Costa a 35" da Frank), il quarto (Pinot a 57), il quinto (Mollema a 1'08") e il nono (Van Garderen a 1'39"); Daniel Martin, sesto della generale a 1'23" dalla maglia gialla, si accingeva a rientrare tutto solo su questo quartetto; solo a 10-15" ammontava, in questo momento, il ritardo di Mathias Frank, in compagnia di Cameron Meyer dopo aver perso per strada Andy; una quindicina di secondi più indietro trovavamo il secondo della generale, Kreuziger, con Kangert e Spilak; tutti gli altri, più indietro.
Una resistenza ottima da parte del leader della classifica, che peraltro si ritrovava senza compagni di squadra, visto che Van Garderen, orientato a rispettare le tabelle di marcia per il Tour de France senza guardare all'oggi, faceva la propria corsa (pur non collaborando con Rui e gli altri); il più attivo in salita era così Pinot, che voleva guadagnare il più possibile sentendosi battuto nella crono che chiuderà il Suisse, domenica; proprio sulla spinta del francese si è consumato il ricongiungimento con Dombrowski, a 2 km dal Gpm; il rientro di Daniel Martin su questo drappello, pochi metri dopo, è stato comunque effimero. E mentre Spilak e Kreuziger chiudevano il gap su Frank e Meyer, un'accelerazione di Rui Costa ai 10 km ha fatto staccare Dombrowski e Martin, raggiunti poi in discesa dagli inseguitori.
In vetta, quindi, Pinot è passato per primo insieme a Rui Costa, Van Garderen e Mollema, e il gruppetto della maglia gialla è transitato 30" dopo: difesa perciò al limite per Frank, che poteva amministrare appena 35" su Rui Costa. Ecco che allora lo svizzero della BMC ha fatto il diavolo a quattro in discesa, ponendosi al comando del gruppetto e limando secondi preziosissimi sui battistrada. Tra i quali, intanto, Pinot confermava di non essere un drago nelle picchiate, e perdeva qualche metro a 5 km dalla conclusione.
Lo stesso, poco dopo, faceva Mollema, lasciando così al comando i soli Rui e Tejay; involati verso il duello finale, il portoghese e l'americano? Macché, c'era da superare ancora un notevole ostacolo: con tempismo da campione, un arco gonfiabile ingaggiato per segnalare i -2 km al traguardo, ma evidentemente malato di protagonismo, si è sgonfiato proprio qualche secondo prima che arrivassero i corridori. Un arco di quelli giganti, sì, proprio di quelli che, afflosciandosi, andrebbero a occupare trasversalmente l'intera carreggiata...
La portata di tale invasione di campo sarebbe stata ben peggiore se alcuni volontari (qualcuno del pubblico e qualche addetto dell'organizzazione) non si fossero affrettati ad andare a sollevare il disgraziato arco, aprendo quindi un varco per il passaggio (a testa rigorosamente abbassata) dei ciclisti. In tal modo, queste forche caudine son costate a Van Garderen e Rui Costa solo i 2-3" necessari a frenare e a ripartire di slancio una volta che era stato creato il varco. Gli inseguitori hanno invece trovato l'arco già tenuto su dai medesimi samaritani, e quindi non hanno rallentato più di tanto, e Mollema grazie a questo intoppo ha rimesso nel mirino i due battistrada, per chiudere su di loro ai 400 metri.
La volata l'ha presa in testa Rui Costa, che tirava a dire il vero da chilometri, e che ha avuto - più che la forza - la lucidità di tenere a bada gli avversari, stringendo ora Van Garderen (che però cercava un varco impossibile) verso le transenne all'uscita dall'ultima curva della tappa, ora allargando Mollema in rimonta obbligandolo a fare qualche metro in più, ora stringendo nuovamente Tejay. Il tutto in maniera regolare, senza scorrettezze ma con tanto mestiere, e senza perdere al contempo la pedalata che gli ha regalato la vittoria di giornata, davanti a Bauke e a TJVG.
Pinot è arrivato a 9", Frank (nono alle spalle di Meyer, Martin, Kreuziger e Spilak e davanti a Dombrowski, tutti nello stesso gruppetto) ci ha rimesso 22", difendendosi alla grande rispetto a quelli che potevano essere i presupposti; Kangert è transitato a 39" di ritardo da Rui Costa, a 49" sono arrivati Dyachenko e Antón, a 1'15" Roche ha preceduto di 3" Schleck, mentre Pozzovivo (17esimo) è giunto in gruppetto con Reichenbach (altro nome da seguire in futuro), Tschopp e Amador, a 1'27"; quasi un minuto di più ci ha messo Scarponi (21esimo, 2'26" il suo ritardo).
La nuova classifica: Frank ha ora 13" su Rui Costa (che forse maledice l'assenza di abbuoni), sempre 23 su Kreuziger, quindi 44 su Pinot e 46 su Mollema. Sesto, ma forse troppo lontano per la vittoria, Van Garderen a 1'17" (se fa una grande crono al Flumserberg però il podio lo può centrare). La top ten è completata da Daniel Martin a 1'23", Meyer a 1'42", Kangert a 1'43" e Spilak a 1'50"; primo italiano, Domenico Pozzovivo, 16esimo a 4'30" e in netto calo dopo il picco di forma avuto al Giro. Tra i saltati di giornata, Péraud, che era ottavo e perde 10 posizioni, avendo pagato 3'41" oggi.
La crono del Flumserberg (per metà in piano e per metà in salita) sarà quindi decisiva, domenica: riuscirà Frank a respingere l'assalto di Rui Costa? Kreuziger, Pinot e Mollema sapranno tenersi dietro Van Garderen (che pare in netta crescita)? Prima di avere le risposte a queste domande, un'altra frazione di passaggio, domani: da Zernez a Bad Ragaz son 180 km sostanzialmente facili, ma con una salitella a 6 km dalla fine su cui potrebbe partire qualche bel contropiede che anticipi lo sprint. In un caso o nell'altro, Sagan è preallertato per la foto in prima pagina.