Giro di Svizzera 2013: Ultra Démare, capo della curva - Arnaud spericolato mette in fila Goss e Farrar
- Tour de Suisse 2013
- BMC Racing Team 2013
- Cannondale Pro Cycling Team 2013
- FDJ.fr 2013
- IAM Cycling 2013
- Omega Pharma - Quick Step 2013
- Orica - GreenEDGE 2013
- Team Argos - Shimano 2013
- Aidis Kruopis
- Alexander Kristoff
- Arnaud Démare
- Bauke Mollema
- Daniel Martin
- Daryl Impey
- Davide Cimolai
- Giovanni Visconti
- Heinrich Haussler
- Jacopo Guarnieri
- Jean-Christophe Péraud
- Jens Debusschere
- Jens Voigt
- John Degenkolb
- Mathias Frank
- Matthew Harley Goss
- Olivier Kaisen
- Peter Sagan
- Robert Vrecer
- Roman Kreuziger
- Rui Alberto Faria da Costa
- Tanel Kangert
- Tejay Van Garderen
- Thibaut Pinot
- Tom Boonen
- Tyler Farrar
- William Bonnet
- Uomini
La cosa che più ci preme è tranquillizzare gli aficionados del Giro di Svizzera: oggi non pioveva. Ciò, unito al fatto che il percorso della quarta tappa, da Innertkirchen a Buochs, fosse il più facile delle nove frazioni che compongono la corsa elvetica, ha fatto sì che il gruppo potesse vivere una giornata non diciamo di relax, ma quasi di riposo attivo.
Che non ci fosse tanta voglia di tirarsi il collo è confermato anche dal fatto che appena tre attaccanti hanno accennato un allungo, dopo 2 km di gara, gli si è lasciata subito la più ampia libertà, sicché quei tre hanno potuto dar corpo alla fuga del giorno. Olivier Kaisen (fuggitivo di lungo corso), Robert Vrecer (rappresentante non d.o.c. della Euskaltel) e Jens Voigt (occorre presentare questo ormai mitologico soggetto?) hanno messo insieme un vantaggio massimo di 4'17" (toccati al km 50) e poi hanno provato a reggere fino al traguardo. Impresa improba, visto che i team dei velocisti presenti in gruppo non avevano la minima intenzione di farsi sfuggire l'occasione dello sprint finale.
E allora, uno per squadra, i rappresentanti di Argos, Cannondale, FDJ, IAM, Omega Pharma, Orica, hanno tirato per tener lì la fuga, per avvicinarla quando era il caso, e per annullarla al momento giusto. Tutto calcolato col bilancino, si direbbe, visto che The Jensie (l'ultimo superstite, sbarazzatosi di Vrecer ai -5 e rimasto solo al comando - Kaisen aveva mollato qualche decina di chilometri prima) è stato ripreso a 2 km dalla conclusione. Perfetta simmetria di azioni, e lì ai -2 tutto era già pronto per lo sprint.
Non abbiamo assistito a una lotta tra treni, visto che le posizioni erano tutte abbastanza rimescolate. La sola Orica è stata in grado di imbastire una volata preparata a puntino, con diversi vagoni a lanciare Goss, mentre altri velocisti han fatto da sé, e Démare ha contato sul solo Bonnet. Perché citiamo in particolare il francese della FDJ? Per il semplice motivo che a vincere è stato lui, con astuzia pari alla perizia e alla potenza. Ora, a 200 metri (scarsi) dallo striscione d'arrivo, gli organizzatori han pensato bene di piazzare una curva secca a sinistra. (O meglio, han piazzato l'arrivo 150 metri dopo la curva).
Questo ha significato una cosa molto precisa: ovvero che chi voleva vincere la tappa doveva prendere in testa quella curva. Troppo poco lo spazio per rilanciare all'uscita da quella svolta, troppo tardi partire dopo di essa per provare una qualsivoglia rimonta. Tutto questo Démare l'ha capito benissimo, meglio di tutti, quando, ai 250 metri, si è trovato in quinta ruota, alle spalle del treno Orica che (con Kruopis e Impey) scarrozzava Goss, e di Farrar che si era ben accucciato alle spalle dell'australiano. Fossimo in Formula Uno, parleremmo di staccata al limite, fatto sta che il francese (lo ribattezziamo Arnoux Démare?) ha notato un pertugio tra chi lo precedeva e si accingeva a entrare in curva, e le transenne sulla sinistra, quindi all'interno.
Ci si è infilato, facendo perdere 10 anni di vita ai suoi cari (lo spazio per passare era risicatissimo), ha proprio sprintato per non perdere metri, e solo quando, sullo slancio, ha passato quelli che lo precedevano, ha corretto, e si è immesso sul rettilineo finale trovandosi con qualche bicicletta di vantaggio su Goss che troppo tardi aveva sentito la puzza di bruciato e provava a lanciarsi subito dopo aver ripreso a pedalare dopo la staccata.
Troppo tardi davvero, caro Matthew, perché nel tempo che il capitano Orica ha impiegato a rimettersi in scia a Démare, quello ha ripreso l'impeto di prima e ha continuato a spingere forte fino alla linea d'arrivo. Una vittoria non solo netta, ma più che mai meritata per lo spirito garibaldino di chi l'ha cercata con astuzia, perizia, sprezzo del pericolo e ovviamente - dote principale di ogni velocista - grande potenza.
Con Goss piazzato nella foto d'arrivo ma ben dietro al vincitore, Farrar ha avuto buon gioco a difendere la terza posizione (a conferma del fatto che era quasi impossibile rimontare in quei 150 metri finali), davanti a Degenkolb, Kristoff, Haussler, Sagan (sazio per la vittoria di ieri, altrimenti questo traguardo sarebbe stato adattissimo a lui), Debusschere e i due italiani Cimolai e Guarnieri. Nessuna traccia di Boonen, i cui compagni pure avevano lavorato parecchio (solo 22esimo il belga).
La classifica resta immutata, con Mathias Frank che conserva 23" su Kreuziger, 35 su Rui Costa, 53 su Visconti, 57 su Pinot, 1'08" su Mollema, 1'23" su Martin, 1'26" su Kangert, 1'28" su Péraud e 1'39" su Van Garderen. Cresce la curiosità per vedere come sarà in grado di difendersi l'elvetico al comando, nel prossimo fine settimana (prima d'allora un paio di tappe facili): 26 anni compiuti a dicembre, il corridore della BMC passò al professionismo nel 2008 in maglia Gerolsteiner e si fece intravedere al Tour de l'Ain (chiuso al nono posto).
L'anno dopo fu individuato come uno degli svizzeri più promettenti e quindi inglobato nel progetto BMC che ancora oggi lo vede tra i propri alfieri. Due volte vicecampione nazionale in quel 2009 (sia su strada - dove lo battè in uno sprint a due un certo Fabian! - che a cronometro), ma vincitore con orgoglio del GP Tell (a sottolineare la sua elveticità) e già bravo in una corsa importante come il Romandia (chiuso al 12esimo posto).
Il 2010 fu una stagione di assestamento, un po' sfortunata a dire il vero: il suo esordio al Tour de France fu bagnato (è il caso di dirlo) da una grande pioggia che lo fece cadere (di faccia) nel prologo di Rotterdam: qualcuno lo ricorderà tagliare il traguardo tutto insanguinato, fatto sta che si ritirò dopo quei 9 km d'apertura. Nel 2011 esordio al Giro (e disputò pure la Vuelta, che aveva già corso in maglia Gerolsteiner) e soprattutto un sesto posto al Tour de Suisse, a riprendere quella vecchia, accennata liaison con le gare a tappe.
Quindi, ed è storia recente, l'anno scorso l'abbiamo visto ottenere discreti (non ottimi) risultati in brevi giri (decimo al Trentino e in Utah, 12esimo al "suo" Suisse) e l'abbiamo visto in fuga nella tappa di Falzes al Giro (quella vinta da Izagirre); e in questa tarda primavera l'atteso salto di qualità è passato dal quarto posto finale al California e da questo splendido Giro di Svizzera che lo vede al momento al comando, con qualche possibilità di tenere fino alla fine una posizione di assoluto rilievo (se non proprio la vittoria, il podio pare alla sua portata). Un buono scalatore, si difende a cronometro (ma deve migliorare ancora tanto), ed è dotato di discreto recupero. Ha dalla sua la giovane età che gli permette di prefigurarsi un futuro in ulteriore crescita.
Domani Frank dovrebbe passare indenne la quinta tappa del TDS 2013, 176 km tra Buochs e Leuggern non privi di qualche strappetto, ma tutto sommato semplici e buoni per un'altra disfida di sprinter, anche se qualcuno potrebbe perdere la bussola sulle due salitelle del circuito finale intorno a Leuggern.