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Giro d'Italia 2013: Vincenzo Nibali, campione gentile - Lo Squalo in rosa è diventato grande

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Vincenzo Nibali bacia il Trofeo Senza Fine. Il Giro d'Italia è suo © Bettiniphoto

È fatta, è finita, la maglia rosa prende la via della Sicilia, di Messina, di casa Nibali. Mai nella storia un corridore più meridionale di Vincenzo si era aggiudicato il Trofeo Senza Fine. Danilo Di Luca nel 2007 era il vincitore di un Giro d'Italia più "terrone", fino a qualche ora fa. Adesso il nome di Vincenzo Nibali è scritto in cima al Trofeo Senza Fine, le sue imprese tinte di rosa ufficializzate, la sua grandezza, da anni e anni nota agli addetti ai lavori, consacrata. Un Nibali che cogliendo non già una vittoria in un Giro mutilato dal maltempo ma sfruttando ogni occasione che gli si sia presentata per portarsi davanti agli avversari lancia al mondo un messaggio: se ad oggi non è il corridore più forte per le gare a tappe, poco ci manca e pochi, pochissimi, gli mettono le ruote davanti.

Un corridore completo, maturo, astuto, che conosce e si conosce, che nei grandi giri è sempre salito sul podio almeno una volta; vinta la Vuelta a España nel 2010, vinto questo Giro d'Italia, gli manca soltanto il Tour, concluso al 3° posto nel 2012. Non gli è affatto precluso un successo alla Grande Boucle in un futuro non troppo lontano, anzi. Un successo alla corsa rosa, quello di Vincenzo Nibali, che viene da lontano, dalla Sicilia, come s'è detto, da Messina. Il papà Salvatore, istrionico ed appassionatissimo di ciclismo, lo incoraggia ed avvia alle due ruote e Vincenzo cresce, ammira le imprese di Francesco Moser, che diventa il suo idolo. BMX e MTB per iniziare, poi arriva la bici da corsa, all'età di nove anni.

Il talento non manca a Vincenzo e si vede sin dalle primissime gare tra gli Esordienti, poi corre tra gli Allievi e gli Juniores, con altre belle prestazioni e la convocazione della Nazionale per i Mondiali di Zolder 2002. Lì Nibali coglie un bronzo nella cronometro e la necessità di un primo salto di qualità si fa sentire al passaggio tra gli Under 23. La Sicilia non è propriamente una terra per ciclisti, lo è la Toscana e Nibali è costretto ad emigrare. Si stabilisce a Mastromarco, difenderà i colori del Gs Mastromarco.

Da dilettante i risultati arrivano, nella Nazionale ormai è di casa ed ai Mondiali di Verona 2004 Nibali fa capire che la stoffa del talento c'è ed è abbondante: nella cronometro vinta da Janez Brajkovic su Thomas Dekker Nibali coglie ancora un bronzo ma in generale, durante tutta l'esperienza dilettantistica, inizia ad emergere la condotta di corsa garibaldina, sempre all'attacco: nasce in questo modo il soprannome Squalo dello Stretto. Passa professionista nel 2005 con la Fassa Bortolo di Giancarlo Ferretti, entrando nel mondo dei grandi quasi in punta di piedi, con quella timidezza che lo caratterizza ancora oggi e che fa tanto bravo ragazzo. Nessuna vittoria da matricola ma alcuni piazzamenti (un 2° posto di tappa ad Arosa, Tour de Suisse, ed un 6° posto alla Milano-Torino su tutte) mettono il ragazzino siciliano in luce.

È caccia a Nibali tra i grandi team, se lo aggiudica la Liquigas, con cui passa nel 2006, a 22 anni. La prima vittoria non tarda ad arrivare; già il 22 marzo, nella seconda tappa della Settimana Internazionale Coppi e Bartali, lo Squalo sfrutta il diluvio ed in quel di Faenza arriva da solo. Ancor più importante la vittoria del 27 agosto al GP Ouest France - Plouay, mettendosi alle spalle Juan Antonio Flecha e Manuele Mori. Siamo tuttavia ancora di fronte ad un Vincenzo Nibali ragazzino, sulla via della conoscenza di se stesso e dei propri limiti. Non sappiamo che tipo di corridore diventerà il messinese.

L'incertezza dura finché nel 2008 Nibali si aggiudica il Giro del Trentino, a corollario di tanti bei piazzamenti ed altrettante ottime prestazioni. Il Trentino vinto, con tanto di successo di tappa a Folgaria, fa capire che Nibali nelle corse a tappe potrebbe essere il futuro dell'Italia, o comunque un buon punto di partenza. Il Giro ed il Tour dello stesso anno mettono in luce belle sfumature del ragazzo. Qualche piazzamento, la convocazione per l'Olimpiade di Beijing ed il viale della maturità imboccato con il piglio deciso di chi sa ciò che vuole.

Nel 2009 questo ragazzo che la Liquigas si coccola, facendolo sfogare ma spesso mettendolo al servizio di compagni più esperti, ottiene vittorie in corse storiche come il Giro dell'Appennino ed il GP di Camaiore, uniti a piazzamenti al Delfinato (7°), cui segue un'altra settima piazza al Tour de France, quello iniziato con la cronometro di Montecarlo che sarà ricordata per le curve "a radicchio" che il messinese dichiarò di aver fatto in discesa. Se la cava ottimamente anche in salita, è completo, è maturo, in poche parole.

Nel 2010 esplode il fenomeno Nibali ma lo fa nel suo stile, sottovoce, in punta di piedi, parlando poco, dando voce alla strada, ai risultati. Parte dal Tour de San Luis, che diventerà un punto cardine come inizio della stagione: nel 2009 l'aveva chiuso 14°, il 2010 lo vede trionfare nella classifica finale e nella cronometro di San Luis. La Tirreno-Adriatico lo vede 8°, il Giro non dovrebbe vederlo affatto: d'altra parte i Liquigas sono ben coperti con un Basso che pare tornato quello del 2006 ed un Pellizotti nel ruolo di seconda punta. Proprio il Delfino di Bibione viene però fermato prima della partenza per presunte irregolarità nei valori del passaporto biologico. Dal Delfino gli uomini di Amadio passano allo Squalo, che dove poteva essere se non in spiaggia a godersi i meritati giorni di stacco?

Nibali diventa così il gregario di lusso di Ivan Basso. Prenderà anche la maglia rosa dopo la cronosquadre di Cuneo ma nella tappa di Montalcino verrà tradito dalle strade bianche e, una volta caduto, dovrà cedere a Vinokourov il simbolo del primato. Vincenzo si toglierà lo sfizio della prima vittoria al Giro, scappando sul Monte Grappa e pennellandone le curve in discesa verso Asolo, dove arriva da solo. Splendido angelo custode di Basso, spesso potrebbe fare meglio del varesino ma gli accordi sono chiari e Nibali li rispetta, aiutandolo nella tappa dell'Aprica ed in quella del Tonale (con la discesa del Gavia che avrebbe potuto spaventare Basso da qualche attacco) a conquistare la corsa rosa per la seconda volta in carriera. Lo Squalo, da par suo, si prende il terzo gradino del podio (primo podio in un GT) e va a vincere il Giro di Slovenia, tanto per ricordare all'osservatorio che tipo di corridore sia.

Rinuncia al Tour, vince il Trofeo Melinda il 21 agosto e si proietta come uomo classifica alla Vuelta a España. A Peña Cabarga s'impossessa della roja, dopo che Igor Antón, leader, è costretto al ritiro da una caduta. All'Alto de Cotobello il simbolo del primato passa sulle spalle di Joaquim Rodríguez ma Vincenzo ci mette ventiquattr'ore a riprendersi la testa della classifica: la cronometro individuale di Peñafiel lo rivede vestito di rosso. Gli avversari provano ad attaccare Nibali, che però resiste grazie alla sua regolarità ed alla costanza.

Ancora alla penultima tappa Ezequiel Mosquera tenta il colpo ma alla Bola del Mundo giunge solo la vittoria di tappa, Nibali controlla magnificamente e porta a casa la prima vittoria in un GT, la prima Vuelta dopo quella di Marco Giovannetti, vincitore nel '90. Il 5° posto al Giro dell'Emilia lo mette tra i favoritissimi del Giro di Lombardia ma nella discesa bagnata della Colma di Sormano cade - come succede agli umani - e la corsa va a Philippe Gilbert.

Nel 2011, forte della vittoria alla Vuelta, Nibali viene al Giro per mettere le ruote davanti a tutti. Si scontra con Contador e Scarponi. Alterna ottime prove a giornate in cui attacca troppo presto, con tempistiche che sul momento paiono vincenti ma si rivelano non troppo felici alla lunga; in particolare le azioni verso Gardeccia e Sestrière penalizzano Nibali, che alla fine sarà 3° dietro a Scarponi e Contador (che verrà squalificato). Torna alla Vuelta a España per difendere il titolo ma la corsa è chiusa dalla super Sky di Froome e Wiggins; andrà a Juan José Cobo e Vincenzo si dovrà accontentare di un 7° posto a 4'31" dal vincitore. Emoziona al Lombardia, quando prova ad attaccare dal Ghisallo, ma la pianura è troppa ed il gruppo ha tempo e modo di chiudere sullo Squalo.

Nibali cresce costantemente e nel 2012 sale di un altro, ulteriore gradone. Già in prima linea al Tour de San Luis (4°) ed al Tour of Oman (2°), vince la Tirreno-Adriatico imponendosi sull'arrivo in salita di Prati di Tivo e difendendo la posizione nella crono finale di San Benedetto del Tronto. Alla Sanremo prova, come già fatto un anno prima, l'azione vincente sul Poggio, ma arriva insieme a Gerrans, vincitore, e Cancellara. Comunque un podio che fa comodo e che in vista delle Ardenne fa ben sperare: Freccia Vallone chiusa in 8° posto, poi la Liegi ed un sogno infranto dal futuro compagno di squadra Maxim Iglinskiy: Vincenzo se ne va sulla Roche-aux-Faucons, si avvia a vincere la prima Doyenne ma nel finale le energie sono al lumicino ed Iglinskiy lo supera, andando a vincere ad Ans. Un secondo posto che lascia l'amaro in bocca.

Salta il Giro, corre in California, poi Delfinato e Tour. Nella Grande Boucle, a fronte di una Sky monstre, Nibali non perde le ruote dei migliori: 4° a La Planche des Belles Filles, appena vede una salita degna di questo nome attacca. Lo fa verso La Toussuire, mandando Froome e Wiggins nel panico. I due si aiuteranno, a Vincenzo resterà il piacere di ricevere i complimenti da Sir Wiggins. Verso Peyragudes non va altrettanto bene (è solo 7°) ma alla fine, a Parigi, sarà 3° sul podio, dietro a Wiggins e Froome, favoriti dai quasi 100 km a cronometro. Praticamente il primo degli umani, quasi un successo, ma allo Squalo, che in settembre vincerà il Giro di Padania (con tanto di successo in solitaria al Passo della Bocchetta) non basta.

Dopo sette stagioni lascia la Liquigas e con i fidi Vanotti ed Agnoli fa rotta verso il Kazakistan, chiamato dall'Astana di Alexandre Vinokourov. È un'offerta, quella dei kazaki, che non si può rifiutare. In inverno Vincenzo mette un circoletto rosso (o rosa?) attorno al Giro d'Italia, lavora nella galleria del vento per migliorare a crono (all'epoca la lunga prova di Saltara spaventava i non specialisti), si danna per trovare sin da gennaio una buona condizione. Al San Luis è 10°, in Oman si scontra con Froome, Contador e Joaquim Rodríguez, chiudendo 7°.

A Camaiore potrebbe vincere con un'azione in discesa delle sue, ma solo il talento smisurato di Sagan riesce a riprendere Vincenzo (Sagan che vincerà quella corsa). Attacca ancora alla Roma Maxima, anche se il percorso non è favorevole a lui, poi arriva la Tirreno-Adriatico. Nibali difende il titolo del 2012 nel migliore dei modi, eppure dopo Prati di Tivo e Chieti la corsa sembra dover finire a Chris Froome. Serve una giornataccia di pioggia, dei muri spaventosi e l'inventiva del trio Joaquim Rodríguez-Sagan-Nibali per mandare gambe all'aria il britannico della Sky in quel di Porto Sant'Elpidio.

Si presenta al via della Sanremo come uno dei favoriti, il freddo lo blocca e lo costringe al ritiro. Vince più in là il suo secondo Giro del Trentino, confrontandosi con Wiggins, testandone le energie a Vetriolo Terme, distruggendolo a Sega di Ala, dove si porta a casa tappa e classifica finale. La Liegi purtroppo non è altrettanto fortunata, con le energie che mancano nel momento cruciale ed un 23° posto che serve a poco. La concentrazione di Nibali è però rivolta tutta a Napoli, sede della Grande Partenza del Giro d'Italia, primo obiettivo del messinese.

La sfida della vigilia è contro la Sky di Bradley Wiggins; Nibali deve guadagnare più secondi possibile sul britannico nelle prime tappe, che sembrano semplici ma presentano insidie sparse qua e là. Così arrivano 17" su Wiggo a Serra San Bruno, poi la pioggia di Pescara, la discesa, la voglia di Nibali di attaccare. Rischia in discesa, rischia tanto, e cade malamente. Forse pensa anche che se non ha perso il Giro lì, con una brutta caduta, non può più perderlo (intanto gli avversari crollano uno dopo l'altro). E così la crono di Saltara, da giornata che doveva essere di difesa, diventa una cavalcata.

A fine tappa arriva la maglia rosa che non verrà più lasciata dallo Squalo. All'Altopiano del Montasio Rigoberto Urán fa capire che è lui insieme ad Evans il vero antagonista di Nibali, allo Jafferau è la maglia rosa che allunga insieme a Santambrogio (a cui lascia la tappa), facendo intendere a tutti che se volesse, li staccherebbe in un amen. Controlla e concede, a Polsa domina dando 58" a Samuel Sánchez, tutti gli altri ad un minuto e oltre.

L'apoteosi alle Tre Cime di Lavaredo, dopo una tappa annullata, un Di Luca trovato positivo, un ennesimo "ciclisti tutti drogati" che si sta per levare. Vincenzo fa vedere che il ciclismo che piace è quello di chi vince sotto la neve, su una salita tremenda, dedicando il trionfo a tutta la squadra, ai team manager, ma soprattutto a Rachele, la moglie che di ciclismo non capisce nulla (lo ammette lei stessa) «e per questo Vincenzo mi prende sempre in Giro».

E ci sono le lacrime di Brescia, lacrime di gioia, la consapevolezza di aver fatto qualcosa di davvero esagerato, di aver reso suo un Giro che non è solo suo, ma di tutti coloro che da Napoli hanno pedalato fino a Brescia tra mille avversità. C'è la famiglia Nibali al gran completo, moglie, genitori, manca Antonio, il fratellino, impegnato con successo al Giro delle Pesche Nettarine. Una famiglia normale di un ragazzo normale eppure straordinario, un talento venuto su pian piano, passo dopo passo, crescendo sempre più stagione dopo stagione ed oggi, a 28 anni, giunto alla maturità agonistica.

Occhi lucidi, incredulità, un gruppo compatto stretto attorno a Vincenzo che in Aru, Tiralongo, Vanotti, Agnoli (ma pure Kessiakoff, il superbo Kangert, Gruzdev, Zeits) ha trovato amici prima ancora che compagni di squadra, gregari tutti per l'obiettivo comune. È fatta, Vincenzo, la corsa che sognavi da sempre è vinta e per qualche notte nemmeno tu crederai che ciò sia vero. Conquistata la Spagna nel 2010, conquistato dal Giro e dal suo calore (non climatico, ma vabbè) nelle ultime tre settimane, a Nibali resta solo da andare in Francia e vincere il Tour. Non sarà quest'anno con molta probabilità, magari nel 2014, chi lo sa.

Sicuramente questo Nibali ammirato da gennaio ad oggi può competere in gare in linea e corse a tappe tenendo testa agli specialisti delle une e delle altre. Basterà solo salire un altro, ennesimo gradone, a Vincenzo. Nel complesso, uno dei corridori più forti in circolazione. Ma lui, con quello sguardo schivo, la cadenza siculo-toscana, la favella pronta, i sacrifici e la semplicità come valori, difficilmente l'ammetterà mai.

Francesco Sulas

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