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Giro d'Italia 2013: Fuga: sono maestri gli atleti dell'Est - Quest'oggi è toccato al russo Belkov | Cicloweb

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Giro d'Italia 2013: Fuga: sono maestri gli atleti dell'Est - Quest'oggi è toccato al russo Belkov

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Fuga riuscita oggi al russo della Katusha Maxim Belkov © Bettiniphoto

Dalla Russia all'Italia inseguendo i propri sogni. Da Ishevsk, città che ha dato i natali ad uno dei più forti corridori russi di sempre, quel Pavel Tonkov che il Giro d'Italia seppe vincerlo nel 1996 e che per altre due volte concluse sul podio, al secondo posto, a Prato, con l'ambizione di diventare un campione. O semplicemente per sentirsi eroe, almeno per un giorno.

Cominciò tanti anni fa il cammino di Maxim Belkov, nato il 9 gennaio 1985 e giunto a questo 12 maggio 2013, a 28 anni già compiuti, in una giornata ben poco primaverile al punto di conquistare la prima vittoria da professionista. Sembrerebbe quasi strano essere arrivati soltanto oggi a commentarla ma si sa che molto spesso per i giovani talenti dell'Est il mondo professionistico non è propriamente tutto rose e fiori e si fa presto a passare dagli elogi, le dimostrazioni di forza e di classe dell'oggi allo smarrimento e le incertezze del domani. Maxim, corridore solido e tenace, sempre pronto a dar sfoggio delle sue doti da splendido passista anche al servizio della squadra, aveva saputo dare bella mostra di sé già nei suoi esordi italiani, quando il suo mentore era Luca Scinto e i suoi compagni di squadra si chiamavano Giovanni Visconti (per una sola stagione), Francesco Ginanni ed anche due altri promettentissimi corridori dell'Est Europa, vale a dire Andriy Grivko e Dmitro Grabovskyy.

Proprio ripensando a questi ultimi (il primo divenuto un buon uomo-squadra che spesso cerca l'avventura con le fughe, il secondo purtroppo perso completamente) torna in mente quella sorta di malinconia che ci prende quando questi potenziali talenti, figli dell'ex Unione Sovietica, trovano la propria giornata di gloria, un riscatto parziale per ciò che poteva essere e alla fine non è stato. Abbiamo visto i Popovych esordire con premesse luminosissime e poi passare, salvo qualche giornata in cui esibire ancora sprazzi di classe, all'umile mestiere del gregario che sa essere sempre degno ma in certi casi anche foriero di rammarico. O anche Petrov, che di Maxim condivide la nazionalità e che nella prima parte di questa frazione toscana ne ha condiviso il destino, sperando di ripetere le gesta di L'Aquila 2010, quando seppe conquistare una tappa entrata poi a pieno titolo nella storia della corsa rosa. Anche per lui però quante volte abbiamo pensato a dove sarebbe potuto arrivare e dove invece si è fermato.

Maxim Belkov però ha sempre avuto qualcosa di diverso dai suoi coscritti o talentuosi colleghi dell'Est. È apparso sempre un potenziale campione ma non un predestinato, forse perché in lui era già insita quell'umiltà che gli ha spesso permesso di mettere le proprie qualità al servizio della squadra e, in punta di piedi, ha saputo sapientemente ritagliarsi i suoi spazi. Quest'oggi ha fatto trascorrere 21 chilometri di una tappa che ne misurava 170 prima di provare a trasformare una giornata da sogno in una splendida realtà. Lui assieme ad altri undici compagni d'avventura, con Chalapud e Pirazzi a suonarsele sul Passo della Consuma ed anche verso Vallombrosa mentre lui, con la tranquillità e la consapevolezza di chi sa gestire sapientemente le proprie forze, lascia che gli altri si sfoghino prima di piazzare la sua stoccata e rendersi imprendibile.

Giù dalla discesa di Vallombrosa, a guadagnare uno, uno e mezzo, due, due minuti e mezzo sugli inseguitori, sempre più lontani, sempre più incapaci di organizzare un inseguimento adeguato. Spingendo sui pedali ritornano alla mente gli anni passati alla Finauto, dove Maxim dimostra di essere un corridore solido, battagliero ed in grado di supportare al meglio i capitani ma di diventare, all'occasione, ottimo finalizzatore, adatto sul passo e capace di dire la sua anche in alcune gare a tappe. I risultati parlano per lui: due volte secondo al Giro delle Regioni (nel 2004 e nel 2006), una corsa che tanto manca al nostro movimento e che era in grado di mettere in vetrina fior di talenti del ciclismo mondiale, terzo al Giro delle Pesche Nettarine nel 2005, vincitore di corse internazionali come a Caneva nel 2004 e San Vendemiano nel 2006 e di far classifica anche in una corsa impegnativa come il Giro della Valle d'Aosta del 2008, dove conclude ottavo.

Sono però le qualità di cronoman quelle che colpiscono maggiormente gli addetti ai lavori e prova se ne ha già nel 2005, quando ancora dilettante conquista il titolo nazionale russo contro il tempo, in cui batte un avversario forte come Vladimir Gusev, già professionista alla CSC, e termina sesto ai campionati europei di specialità. L'anno dopo conclude terzo assoluto il campionato nazionale a cronometro ma vince il titolo in linea tra gli Under 23. È un periodo in cui la Russia mette in mostra molti atleti interessanti e validi soprattutto nelle prove contro il tempo e Maxim è sicuramente tra coloro che più si mettono in evidenza, tanto che la consacrazione di ottimo cronoman arriva per lui nel 2007, quando a Sofia diventa campione europeo a cronometro, precedendo altri due ragazzi che faranno parlare di loro come Rein Taaramae ed il nostro Adriano Malori.

Arriva quindi il tanto agognato salto nel professionismo nel 2009, con le prime due stagioni trascorse nella ISD-Neri di Scinto, per poi approdare nella Vacansoleil nel 2011 e quindi nella Katusha a partire dal 2012. Belkov diviene sempre più uomo-squadra, tenta più volte la sortita da lontano ma i risultati non confortano i suoi tentativi e così si fa sempre più strada l'ipotesi di assistere alla bella promessa che resta tale, confinata nel gregariato per il prosieguo della carriera e con le gioie principali dovute ai successi collettivi nelle cronometro a squadre. In quest'inizio di stagione però qualcosa sembra essere cambiato e a dar nuova linfa al morale vi è anche la situazione della Katusha che alla fine riesce ad essere ammessa nel World Tour e a disputare così tutte le principali gare del calendario. Maxim ha un inizio incoraggiante, con un ottavo posto nel prologo della Vuelta a Andalucía e disputa una grande gara alle Strade Bianche, ancora nella sua Toscana, dove dopo essere stato a lungo in fuga termina al decimo posto, facendo intravedere nuovamente quelle doti che tutti gli conoscevano.

Qualche flash sarà inevitabilmente venuto anche quest'oggi, con quel Tre Croci che sembrava volerlo mandare in croce ma in cui, stantuffando a più non posto ed in barba allo stile, è riuscito a tenersi a poco meno di due minuti il colombiano Pantano, che intanto si era gettato al suo inseguimento. Restava solo Fiesole, da percorrere in senso opposto rispetto a quanto vedremo nel Mondiale del prossimo settembre e su quell'ultima discesa bagnata, in cui disegnare alla perfezione le traiettorie senza rischiare più del dovuto, si è capito che la giornata dell'urlo liberatorio è finalmente arrivata. Ha superato agevolmente gli ultimi cavalcavia per gustarsi le ultime migliaia di metri, tra la gente festante a bordo strada ed il cielo che in qualche tratto sembrava aprirsi ma neanche più di tanto, a voler ribadire che questa era giornata per gente tosta.

È arrivato così, solitario sul traguardo, senza scene di smodata liberazione. Gli è bastato un inchino verso il popolo toscano che l'ha idealmente adottato e che l'ha applaudito lungo strade che proprio oggi è andato a scoprire, visto che non sono le sue abituali zone d'allenamento. Confermarsi umile riscoprendosi vincente, è questo ciò che Maxim Belkov ci ha mostrato quest'oggi. Betancur se ne farà una ragione ma quest'oggi il 28enne russo venuto da Izhevsk se l'è davvero meritata tutta. Una giornata da sogno per lui e per la Katusha. Che il suo Giro, da sogno grazie a Paolini e alla sua maglia rosa conservata per cinque giornate, lo stava già vivendo da un po'.

Vivian Ghianni

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