Giro d'Italia 2013: Nibali rosa raggiante - Vincenzo davanti a tutti dopo la crono-spauracchio: ora è lui il favorito
- GIRO D'ITALIA 2013
- Astana Pro Team 2013
- Lampre - Merida 2013
- Sky ProCycling 2013
- Alex Dowsett
- Beñat Intxausti Elorriaga
- Bradley Wiggins
- Cadel Evans
- Carlos Alberto Betancur Gómez
- Damiano Caruso
- Danilo Di Luca
- Domenico Pozzovivo
- Fabio Aru
- Giampaolo Caruso
- Luke Durbridge
- Mauro Santambrogio
- Michele Scarponi
- Pieter Weening
- Przemyslaw Niemiec
- Rafal Majka
- Rigoberto Urán Urán
- Robert Gesink
- Robert Kiserlovski
- Ryder Hesjedal
- Samuel Sánchez González
- Sergio Luis Henao Montoya
- Stef Clement
- Tanel Kangert
- Vincenzo Nibali
- Uomini
Non ce le avevamo ancora pronte per oggi, queste parole, ma i casi della vita (o, più prosaicamente, quelli del Giro) ci portano ad anticipare di qualche giorno quel che pensavamo di poter scrivere alla fine di qualche tappone di montagna. Del resto, se Vincenzo Nibali decide di fare forse la cronometro migliore della sua carriera, e grazie a tale prestazione conquista la maglia rosa nel giorno in cui il mondo si attendeva che Bradley Wiggins desse una mazzata a tutti gli avversari, non è che si possa lesinare in complimenti.
Da tempo il messinese è l'uomo di punta del nostro ciclismo, e benché abbia dimostrato negli anni un'ottima attitudine per i grandi giri (Vuelta vinta, un podio al Tour e due al Giro) e un coraggioso approccio alle classiche (spesso all'attacco, valga per tutti il piazzamento colto alla Liegi 2012: secondo), è ancora oggi troppo sottovalutato rispetto ai suoi meriti. Il motivo è che forse il suo carattere, di ferro in gara ma molto accomodante fuori, lo porta a non cercare pervicacemente la luce dei riflettori, preferendo un approccio molto sereno alla vita e alla carriera del ciclista.
Che ciò l'abbia poi portato a tardare nell'imporsi come capitano unico di un team, non lo potremo probabilmente mai stabilire, ma di sicuro i tempi perché Nibali venisse messo al centro di un progetto di squadra erano indiscutibilmente maturi da almeno un paio di stagioni. Ora Vincenzo dice che nella nuova formazione (l'Astana) tutto è dorato, e può essere che un clima di maggiore fiducia intorno alle sue possibilità gli abbia fatto fare quel gradino che ancora lo separava dalla dimensione di grande vincente del ciclismo contemporaneo. Certo oggi a Saltara è iniziata una nuova fase della carriera dello Squalo dello Stretto. Una fase in cui - se quanto di buono mostrato in questo primo terzo di Giro verrà confermato nel prosieguo - potrà guardare senza più alcun timore reverenziale gli altri protagonisti di questi anni, e mettere in cantiere il progetto di una carriera: vincere il Tour de France.
"Ma se ancora non ha vinto il Giro", dirà qualcuno con raziocinio. Vero, non precorriamo i tempi, anche se è difficile non far volare i pensieri dopo aver visto con quanta autorevolezza il siciliano è andato a prendersi oggi la maglia rosa, quella maglia che aveva già indossato per qualche giorno nel 2010. Ma all'epoca era ancora il luogotenente di fiducia di Ivan Basso (e aiutò il varesino a vincerlo, quel Giro), oggi il Nibali che abbiamo davanti agli occhi è tutto un altro corridore. Un atleta che, passetto dopo passetto, è arrivato ai massimi livelli, e ora siamo tutti qui ad aspettare che raccolga quanto prima in ragione di quanto ha mietuto.
Fuori i cronoman, dentro gli eclettici
Il percorso della cronometro da Gabicce Mare a Saltara, ottava tappa della corsa rosa, era tutto fuorché manna per gli specialisti. Composto da tre parti ben distinte, ha finito col livellare i valori in campo (son volati minutini, non minutoni: al Tour una crono di 55 km avrebbe scavato ben altri solchi), premiando i funamboli nel primo tratto (quello più tortuoso), i cronoman puri nel secondo (quello sì da specialisti) e gli scattisti - o più in generale i fondisti - sulla dura rampa di 700 metri che portava al traguardo.
Non è stato casuale (né ci ha stupito) vedere corridori partiti molto forte spegnersi già a tre quarti di gara, così come non è stata una sorpresa notare come alcuni che erano partiti malaccio hanno poi recuperato bene nella seconda parte della crono. Il tempo buono, quello valido per il kot, è venuto anche abbastanza presto, nel corso della giornata: l'ha fissato Alex Dowsett, 24enne inglese con un fresco passato nella Sky (proprio accanto a Sir Bradley) e un presente abbastanza promettente in maglia Movistar.
Dowsett, in testa sin dal primo rilevamento cronometrico posto ai 26 km, ha segnato alla fine un tempo di 1h16'27" (alla media dei 43 orari), quindi si è accomodato sull'ormai classica poltrona del leader provvisorio della crono, e ha visto sfilare da quella postazione ben 162 colleghi (lui era partito per 39esimo, alle 12.48), nessuno dei quali in grado di soffiargli quel posto tanto ambìto e comodoso. I primi ad avvicinarsi sono stati l'australiano Durbridge (1h17'02", sesto alla fine, il nostro Manuele Boaro (assolutamente non disprezzabile per lui il tempo di 1h17'12" che alla fine gli è valso l'ottavo posto) e poi l'olandese Clement (in 1h16'59", quinto alla fine).
"Quando scenderanno in strada i grossi calibri, Dowsett perderà il primato", si pensava, che poi era un modo alternativo per dire "Wiggins ha le carte in regola per battere il giovane connazionale". Tanel Kangert, gregario di lusso di Nibali, è stato il primo, tra gli uomini vicini all'alta classifica, a dare un segnale, ottenendo al traguardo il secondo posto provvisorio a 14" da Alex. Nel frattempo, però, erano partiti anche i favoriti per la generale, e la lotta si stava già connotando al primo intertempo.
Henao, con 36'47" (contro il 36'20" di Dowsett) è passato come secondo assoluto ai 26 km. Poco dopo, Wiggins - che pure era partito forte, superando rapidamente Di Luca che si era mosso un minuto prima di lui - è transitato facendo gelare il sangue nelle vene ai suoi tifosi: appena 37'12", a 52" da Dowsett. Troppo brutto per essere vero, ma spiegabile con la prima parte di gara di Bradley, che all'ormai consueto problema meccanico (oggi una foratura alla ruota anteriore che l'ha obbligato al cambio di bici al km 17, con conseguente perdita di non meno di mezzo minuto) ha sommato una patente imperizia nell'affrontare curve, controcurve e discese, che abbondavano nei primi chilometri a picco sull'Adriatico: il ricordo del finale di ieri - con annessa caduta, seppur innocua - era ancora troppo fresco nella mente un po' stressata di Wiggo, e la strada a tratti umidiccia non dava una mano.
Irrompe Nibali, la classifica prende forma
Sicché Wiggins, al primo intertempo, è stato superato da molti dei rivali di classifica: meglio di lui han fatto i compagni Henao (25") e Urán (10"), e poi Gesink (11") ed Hesjedal (9"); addirittura sopra ogni aspettativa la prestazione di Scarponi (22" meglio di Wiggo), e ottimo pure Evans (30" di vantaggio). Ma è stato quando Nibali è arrivato al rilevamento pesarese che tutto ha preso una nuova conformazione: il capitano dell'Astana ha infatti fissato i cronometri sul tempo di 36'12", addirittura meglio di Dowsett, e un minuto tondo più rapido di sir Brad. La maglia rosa Intxausti invece ha deluso parecchio, accusando già prima di metà gara un distacco pesante dai migliori (1'05" da Nibali all'intertempo) e facendo così capire che la difesa della maglia rosa sarebbe stata molto difficile; come Beñat, anche l'altro spagnolo Sánchez non si era comportato bene (per Samuel addirittura 2'07" il distacco da Vincenzo ai 26 km), per non dire di Betancur, Kiserlovski, Santambrogio, Pozzovivo, tutti molto lontani.
Nel secondo tratto di gara, ad ogni buon conto, Wiggins ha tirato fuori l'orgoglio e, giovandosi anche di un terreno molto più amico (lunghi rettilinei su cui sviluppare la propria attitudine), ha recuperato sensibilmente, arrivando ai piedi della scalata finale, all'intertempo di Calcinelli (km 51.5) in quinta posizione a 59" da Dowsett (che era transitato in 1h08'38"), e soprattutto con 8" di vantaggio su Nibali sesto (il siciliano ha perso da lui 1'08" in 25 km). Gli altri, più indietro: Henao (non un mago dell'autogestione) a 28" dal suo capitano, Evans a 34", Scarponi a 39", Gesink a 59", per non parlare di Hesjedal a 1'45", Santambrogio a 2'29", Intxausti addirittura a 3'26".
A quel punto non rimaneva che la rampa conclusiva, e qui Dowsett ha fatto sensibilmente peggio rispetto a tutti gli uomini di classifica (e volevamo ben vedere...), salvando comunque il risultato da un Wiggins in forte rimonta e in grado di chiudere ad appena 10" dall'ex compagno di squadra: 1h16'27" Alex, 1h16'37" Bradley.
Kangert è rimasto al terzo posto a 14", al quarto s'è inserito Nibali (a 21" dal vincitore) davanti a Clement (a 32"), Durbridge (a 35"), Evans (a 39", veramente molto brillante sul muro), Boaro a 45", Henao e Scarponi a 53"; appena fuori dalla top ten Gesink (11esimo a 1'22" da Dowsett), Urán (12esimo a 1'48", così come Gretsch 13esimo), e Wilco Kelderman, che dopo aver fatto corsa praticamente parallela con Henao (preso dal colombiano, gli è sempre rimasto vicino, fino a chiudere a 1'57" dal primo) ha festeggiato sul palco la conquista della maglia bianca. Hesjedal (18esimo) ha pagato 2'23" a Dowsett (10" in meno a Wiggo, quindi), Pozzovivo ha fermato il ritardo su un non disprezzabile 2'34", e pure Santambrogio, rimasto sotto i 3' di ritardo (2'56") si è detto moderatamente soddisfatto.
Peggio è andata a Sánchez (29esimo a 3'17"), Majka (31esimo a 3'27"), Intxausti (41esimo a 4'02", débâcle veramente sorprendente per un ragazzo che contro il tempo non andava male, di solito, e che avrebbe dovuto sentire lo stimolo forte a difendere la maglia rosa), Betancur (67esimo a 5'19") o Kiserlovski (69esimo a 5'21"): dovranno armarsi di fantasia e attaccare a tutto spiano (o quantomeno resistere coi migliori) nelle tante tappe di montagna che animeranno la seconda metà di Giro.
La classifica generale ora vede come detto Nibali al comando, con 29" sull'eterno Evans, 1'15" su un Gesink insospettabilmente reattivo in questa prima settimana, e 1'16" su Wiggins che dovrà cambiare tipo di approccio, dovendo correre all'attacco e non in difesa del bottino messo insieme contro il tempo. Avrà a supporto Henao e Urán, entrambi ancora in top ten (sesto a 2'11" Sergio, decimo a 2'49" Rigo), che potranno fungere da esca per Nibali ma che sicuramente stanno rosicando per essere stati fermati nella tappa di Pescara: dovevano attendere Wiggins e l'hanno fatto, perdendo decine di preziosi secondi, ma oggi non sono stati ricambiati dalla prova-monstre che ci si attendeva dal Baronetto.
Anche Scarponi, quinto in classifica (esibendo una gran condizione) a 1'24" da Nibali, potrà contare sull'appoggio di un compagno nei quartieri alti, ovvero il regolarissimo Niemiec (nono a 2'44" dal leader). Completano l'elenco dei migliori dieci Hesjedal (sesto a 2'05") e Santambrogio (ottavo a 2'43"). A ridosso della top ten, con ritardi fra i 3' scarsi e i 4 abbondanti, troviamo Weening, Kangert, Kelderman, Intxausti, Sánchez, Pozzovivo e Majka. Tra gli uomini che potranno rientrare sulle salite, non dimentichiamo poi Kiserlovski (scivolato in 25esima posizione a 5'29") e Betancur (ora 28esimo a 6'08"), mentre i due Caruso, Giampaolo e Damiano, sono ora gomito a gomito in 30esima e 31esima posizione, a 6'36" e 6'51".
Intendiamoci, molti della top 30 salteranno, da qui a Brescia, quindi vedremo diverse rimonte, ma non è poi detto che i valori in campo debbano essere rivoluzionati tra i migliori in gara: Nibali è solido, va forte sia in salita che in discesa, ha una squadra fornitissima di belle gambe (Kangert è 12esimo, Aru 18esimo e tuttora in corsa per la maglia bianca, e non mancano altri gregari fortissimi come Agnoli o Tiralongo), e in più - come scrivevamo in apertura - ha acquisito una sicurezza di sé che lo rende difficilmente scalfibile. D'altro canto dovrà fare corsa difensiva, lui che per indole e abitudine è più portato per l'attacco (quando non proprio l'arrembaggio). Sarà interessante vedere come Vincenzo gestirà questa leadership giunta prima di quanto potesse preventivare, e se la cosa risulterà logorante o non più di tanto.
Quel che è più bello, però, è che la classifica è ancora tutto sommato corta, e soprattutto i vari capitani hanno molti uomini vicini per poter ideare qualche bella tattica che provi a far saltare i piani dell'Astana. A meno che Nibali non dimostri di avere una condizione tale da potersi permettere di ammazzare il Giro ancor prima dei tapponi della terza settimana, con qualche stoccata ben assestata tra Montasio, Jafferau e Galibier. Wiggins, Gesink, Evans, Hesjedal, i colombiani tutti, e ovviamente gli italiani, da Scarponi a Santambrogio a Pozzovivo sono avvisati: per battere l'uomo in rosa a questo punto dovranno inventare un colpo da manuale (del ciclismo).