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Giro d'Italia 2013: Quando il fair-play è solo un malinteso - Giusto aspettare Wiggins e la Sky nel finale di oggi? | Cicloweb

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Giro d'Italia 2013: Quando il fair-play è solo un malinteso - Giusto aspettare Wiggins e la Sky nel finale di oggi?

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Il Team Sky all'inseguimento del gruppo maglia rosa. Quest'ultimo aspetterà facendo rientrare Wiggins © teamsky.it

Quello che si è visto transitare oggi nei dintorni di Margherita di Savoia è chiaramente un plotone di larghe intese, che risale la penisola pacificamente, in una tappa che doveva sì essere di riposo ma che per molti poteva (doveva!) diventare territorio di conquista. Il sapore dell'occasione persa non è stato ancora ben gustato, ma dopo la crono di sabato - ed in attesa di nuovi sviluppi - molti ripenseranno a quanto accaduto a Margherita di Savoia ai -32.

I fatti: all'entrata nel circuito il gruppo, dopo un primo passaggio sul traguardo, si spezza. Una caduta fa fermare molti dei protagonisti, quelli che restano dietro. Tra loro c'è Bradley Wiggins con la Sky al completo (tranne Henao e Knees): il britannico aveva cambiato bici poco prima del blocco e stava rientrando accompagnato dai suoi.

Davanti non ci sono certo nomi di poco conto: la maglia rosa di Luca Paolini, naturale, ma soprattutto Vincenzo Nibali, Ryder Hesjedal e Robert Gesink con la Blanco in blocco. Logica imporrebbe a questi cosiddetti pretendenti alla maglia rosa di dare un paio di trenate, specie i Blanco, ben compatti attorno al capitano, e far perdere a Wiggins e soci quel minuto che andrebbe a sommarsi ai già 40" con cui il gruppo dei battistrada viaggia. Un "avanti Savoia" che non verrà mai pronunciato.

Nel mentre, dietro la Sky tira a tutta per rientrare e gli Astana rimasti intruppati (parecchi, anche Aru) osservano il lavoro altrui. Davanti tira un po' la FDJ, poi la Katusha della maglia rosa abbassa il ritmo. Ci riprovano, i FDJ, a menare per la volata di Nacer Bouhanni, ma ancora i russi vanno a far capire loro che è meglio non esagerare. In tutto ciò Nibali ed Hesjedal non si scompongono e nemmeno ai Blanco di Gesink passa per l'anticamera del cervello di staccare Wiggins.

La situazione fa restare di sale le stesse saline della zona ma tant'è, bisogna aspettare Wiggins (e tutti gli altri). Perché? Per il fair-play. Nasce qui il solito discorso che puntualmente ogni anno torna di moda: aspettare da bravi cavalieri o giocarsela fino in fondo?

La questione sarebbe terribilmente semplice in alcune situazioni: pioggia intensa, ghiaccio (quest'anno se n'è visto parecchio), chiodi in strada, come allo scorso Tour de France. Ecco, allora si aspetta un momento, si neutralizza la corsa e si riparte, una volta calmatesi le acque.

Qui però siamo di fronte ad una caduta generale (quindi un episodio ordinario, nell'arco delle tre settimane), a chi è davanti per merito suo ed a coloro che, per sfortuna o poca accortezza, si trovano bloccati. Eppure il giovane ma già ben ammaestrato Fabio Aru rivelerà a fine gara che «nessuno vuole guadagnare per le sfortune altrui». Contenti voi...

Per estremizzare: se seguiamo questo strano e distorto fair-play possiamo dire che ieri il buon Canola abbia cercato la vittoria in modo disonorevole, sfruttando una caduta (d'accordo, all'ultimo chilometro) ed involandosi. E del fair-play di Degenkolb, sempre in quel di Matera, ne vogliamo parlare? Il tedesco della Argos non solo evita il compagno di squadra caduto (Luka Mezgec) ma - sfacciato! - colma il gap su Canola e va a vincere mentre tutti gli altri sono rallentati dalle cadute o doloranti. Siamo all'estremo ma applicando lo stesso metro usato oggi Canola, Degenkolb e compagnia, una volta sentito ruzzolare a terra Mezgec, avrebbero dovuto rialzarsi ed aspettare. Come no.

Uscendo dall'estremo, oggi c'erano almeno tre protagonisti in grado di infliggere a Wiggins qualcosa di molto vicino al minuto: Gesink, Hesjedal e Nibali. Visto che tutti e tre avranno terreno per attaccarlo (ma diamo per scontato che Wiggo ceda qualcosa sulle salite? E la cronometro di Saltara è stata abolita a nostra insaputa?), s'è deciso di correre in pace, aspettare chi è rimasto indietro, non farsi nemici. Tradotto, s'è persa un'occasione grande come una casa.

Wiggins conosce l'Italia, il Giro, la sua storia, sa che i ribaltoni sono all'ordine del giorno. Quanto visto via VHS da adolescente ed in séguito provato sulle strade italiane (il Sir prima d'oggi ha preso parte a cinque Giri, portandone a termine quattro), Wiggins lo sta provando tappa dopo tappa, ma è qualcosa di diverso da quanto si sarebbe immaginato: pare infatti che il controllo che lui e la sua Sky esercitavano al Tour non sia applicabile al Giro, con questi contendenti, su queste strade nervose. Avremo sicuramente modo di riprendere l'argomento.

Tornando ad oggi, ha senso aspettare più di mezzo gruppo attardato in nome del fair-play, quando davanti ci sono corridori che potrebbero mettere da parte un buon minuto nei confronti di Wiggins ed affrontare la crono di Saltara più serenamente? No che non lo ha. L'esercizio del fair-play (o lo si chiami come si preferisce) in questo modo è soltanto un equivoco, un paio di parole anglofone buttate lì per dire: «Fermi tutti, il boss è attardato!».

Che poi, una volta rientrate, Sky ed Omega non ci hanno pensato due volte ad iniziare a menare in doppia fila, in nome di una legge non scritta che vuole che si aspettino i corridori di vertice rimasti indietro ma una volta che questi sono rientrati l'autosospensione della corsa da parte dei corridori sfuma. È andata così, se vi foste trovati con i big, buon per voi, ma se siete ancora più indietro vi toccherà arrangiarvi, cari gregarioni.

Quando ci troviamo dinanzi a casi come questo si tende a credere che si sia agito bene, perché un domani non si sa mai... Facile dare un minuto a Wiggins oggi e perderne dieci alla prima occasione utile (o facile criticare la tattica della Sky a Marina di Ascea per poi vedere i britannici tirare a tutta per riprendere Di Luca verso Serra San Bruno, vero Scinto?). Il tutto a svantaggio dello spettacolo, annullato dai Paolini e da chi in testa, con possibilità di giocarsela, ha preferito tirare indietro la gamba. Le ritorsioni tra squadre ci sono sempre state e sempre ci saranno.

Per dire, alla Parigi-Nizza 2012 Levi Leipheimer cadde alla penultima tappa ed il suo rivale per il podio, Alejandro Valverde, cosa fece? Chiese a tutti di aspettare? Può darsi, eppure le cronache raccontano di una Movistar messa a tirare a tutta sulla via di Nizza, di un Leipheimer costretto a rincorrere e caduto altre due volte, vista la poca lucidità (così uscirà di classifica). Che poi gli Omega l'abbiano fatta pagare a Valverde già all'immediata Volta a Catalunya, quando il murciano cadde ad un rifornimento e gli uomini di Leipheimer tirarono il collo al gruppo, è solo una conseguenza prevedibile dell'azione fatta a Nizza.

E che lo stesso Valverde alla Vuelta a España 2012 sia caduto non solo sulla via dell'Estación de Valdezcaray (era la 4a tappa) ma pure nella rete degli stessi Sky, che tirarono alla morte per far staccare l'embatido, è di nuovo un fatto: ciò accadde nel settembre scorso, non cinquant'anni fa, e di chilometri al traguardo - guarda te - anche allora ne mancavano trenta, proprio come oggi.

Dunque quand'è fair-play e quando no? Non si sa. Forse quando rimangono indietro alcuni, specie se hanno la maglia di leader, o forse nemmeno in quel caso, visto che i fatti della Vuelta vedevano un Valverde in maglia roja (però il murciano non è un boss ma uno che è stato squalificato per doping). E allora come ci si regola sul tabù fair-play? Buio totale. Si sa solo che oggi alcuni protagonisti hanno perso un'occasione per distanziare Wiggins e che in gruppo ci sono regole non scritte. Talmente non scritte che non si sa nemmeno quando applicarle e quando no.

Oggi è andata così, i rivali di Wiggins l'hanno graziato, tutto è passato in cavalleria, affari di chi non ha voluto affondare. Ci chiediamo e domandiamo: se nella crono di Saltara Nibali, Hesjedal o più probabilmente Gesink dovessero finire per terra, penserebbero che Wiggins correrebbe all'insegna del fair-play, tirando i freni per «non guadagnare sulle sfortune altrui» oppure, più naturalmente (e logicamente), tirerebbe dritto?

Francesco Sulas

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