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Liegi-Bastogne-Liegi 2013: Philippe coglie un'altra stecca - Gilbert evanescente. È solo maledizione iridata?

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Per Philippe Gilbert una campagna delle Ardenne fortemente negativa © feltet.dk

Dopo una Doyenne incolore come del resto tutta la campagna delle Ardenne viene da chiedersi cosa ne è di quel Philippe Gilbert che nel 2011 dominava in lungo e in largo nelle classiche, capace di un filotto reale in questo periodo della stagione: tripletta delle classiche ardennesi (come solo Rebellin era riuscito a fare prima) e in più Freccia Brabante, così, tanto per gradire. Un Gilbert che l'anno scorso era già apparso evanescente, capace solo di piazzarsi sesto all'Amstel e terzo alla Freccia, per poi finire la Liegi, che l'anno prima aveva dominato portando a spasso i fratelli Schleck, solo sedicesimo. Ma che poi era tornato nel finale di stagione a correre come si deve, cominciando un percorso che l'ha poi portato a conquistare l'agogniato Mondiale.

Ma ora, non si sa bene che altro tirare in ballo, se non la maledizione dell'iride, per spiegare queste mediocri prestazioni del campione belga, al quale non si contesta tanto il non vincere, quanto il non essere stato capace, finora, di essere nel vivo della corsa per giocarsela sino all'ultimo, se non nella Freccia del Brabante, dove aveva fatto sperare tanto bene, e nell'Amstel Gold Race, dove per un breve frangente è sembrato anche capace di riportare il gruppo su Kreuziger.

Nella Freccia e nella Liegi invece è stato sconfitto notevolmente: scoppiato sul Muro di Huy, impalpabile sulla Côte de Saint Nicolas, dove è stato passato a doppia velocità da Valverde, certo un corridore di gran classe, ma che in genere in queste situazioni dovrebbe rincorrere Gilbert e non essere rincorso. Cosa sta succendo? 

Difficile giungere a delle tesi, visto che anche le eventuali ipotesi non sono molto solide. Una cosa è certa: la responsabilità è tutta sulle sue spalle, visto che poco si può imputare alla squadra, anche oggi molto puntuale e capace di essere col capitano nelle fasi finali (certo gli è mancato una mezzapunta d'appoggio come sarebbe dovuto essere Van Avermaet, probabilmente stanco). E non si può neanche imputare alcunché ad eventuali infortuni, dato che negli ultimi anni problemi grossi non ci sono stati, se si esclude un ascesso a un dente all'inizio della scorsa stagione.

Infine, non sarebbe lecito parlare di un aumento della concorrenza anzi, se vogliamo l'asticella si è anche abbassata, visto che nessuno dei vincitori delle Ardenne può dirsi un campione. Certo è apparso sulla scena Sagan ma, Brabante a parte, non sembra la causa principale delle sconfitte di Gilbert. Le ipotesi dunque potrebbero essere le seguenti, e - lo ripetiamo - abbastanza da prendere con le molle.

Motivazioni: Philippe Gilbert si è saziato e non ha più gli stimoli necessari per dominare in lungo e in largo. Effettivamente la stagione 2011 avrebbe soddisfatto chiunque: Philippe ha vinto in lungo ed in largo dove era umanamente possibile farlo, spesso dov'era poco prevedibile. La preparazione della stagione 2012 potrebbe averne pagato le conseguenze, e il risveglio mondiale potrebbe essere stato una reazione a quella brutta primavera-estate. Di cui anche questo inizio di 2013 sarebbe una conseguenza. E può anche darsi che il contratto firmato con la BMC non sia un grande stimolo a farsi in quattro negli allenamenti.

Squadra: effettivamente, il Gilbert dominatore lo abbiamo visto solo nei tre anni alla Silence-Lotto (poi Omega Pharma-Lotto). Prima, alla FDJ, appariva sempre come l'uomo al quale mancava un euro per fare il milione. Memorabile era la sua diatriba con Pozzato, spesso accusato di essere poco d'aiuto nei tentativi di fuga del vallone nelle corse che correvano insieme: un esempio noto è la Parigi-Tours 2007. Proprio nella Parigi-Tours arrivò il riscatto, nel 2008, quando Gilbert portò a casa la corsa con un'azione notevole. Ma il 2009 in Silence è stato di tutt'altro tenore, specie per la quadrupletta finale Tours-Sabatini-Piemonte e soprattutto Lombardia.

Quel 2009 ha proiettato Gilbert in un'altra dimensione, che lo ha portato a essere già nel 2010 un corridore di riferimento (tant è che a Melbourne fu l'uomo da battere, ma un circuito ostico per qualunque attaccante lo fece rimbalzare). Ora sembra non più capace di mantenere quel ruolo di riferimento, benché lo mantenga visto che il ricordo di quel 2011 è ancora vivo nelle gambe di tutti. Può essere che in casa Omega Pharma-Lotto in quegli anni direttori sportivi e preparatori avessero trovato l'alchimia vincente, viste anche le prestazioni tutt'ora mai ripetute del compagno di squadra Jelle Vanendert. 

Questo è quanto, al quale potremmo aggiungerci un invecchiamento precoce (d'altronde ha superato la soglia dei trenta e va forte da quando ne aveva ventidue), ma nessuna di queste ci convince davvero. Il mistero resta irrisolto, in attesa della seconda parte della stagione, dove Philippe dovrà difendere l'iride su un percorso simil-Liegi, adatto a lui ma non adattissimo come quello di Valkenburg 2012. Staremo a vedere.

Nicola Stufano

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