Freccia Vallone 2013: Dani Moreno, d'animo sereno - Vince con merito davanti a Henao e Betancur. Nocentini decimo
- La Flèche Wallonne 2013
- BMC Racing Team 2013
- Katusha Team 2013
- Alejandro Valverde Belmonte
- Bauke Mollema
- Carlos Alberto Betancur Gómez
- Damiano Cunego
- Daniel Martin
- Daniel Moreno Fernández
- Diego Ulissi
- Enrico Gasparotto
- Giampaolo Caruso
- Gilles Devillers
- Igor Antón Hernández
- Joaquim Rodríguez Oliver
- Jurgen Van Goolen
- Laurens Ten Dam
- Marcus Burghardt
- Maxim Iglinskiy
- Michal Kwiatkowski
- Peter Sagan
- Philippe Gilbert
- Pirmin Lang
- Rinaldo Nocentini
- Romain Bardet
- Roman Kreuziger
- Sergey Lagutin
- Sergio Luis Henao Montoya
- Simon Geschke
- Travis Meyer
- Yury Trofimov
- Uomini
Una vita da mediano, cantava il Liga, e accidenti se Dani Moreno non rientra nel tratteggio del ruolo. Una vita da mediano, ammesso che si possa così definire un ciclista, una vita al servizio di un capitano, nella fattispecie Joaquim Rodríguez, che in altri tempi (ad esempio un anno fa) avrebbe vinto lui la Freccia Vallone, e che oggi è ben contento di festeggiare il successo del suo luogotenente preferito. Un successo che colora di tutt'altre tinte la carriera del fido Daniel, perché un conto è vincere un (pur rispettabile) Giro del Piemonte o una tappa alla Vuelta, un altro è imporsi in una grande classica delle Ardenne, nella settimana in cui tutti gli specialisti del settore sono al massimo delle forze, in vista della grande Liegi.
Moreno non si è fatto pregare troppo per approfittare di uno dei rari giorni in cui JRO non è presente al meglio, uno dei giorni, quindi, in cui si spalanca la strada delle possibilità. Un giorno, in definitiva, in cui dimostrare che se non si dovesse sempre tirare nel ruolo di gregario, si potrebbero cogliere soddisfazioni non di poco conto, nell'arco della stagione. Ma correre in un modo o in un altro attiene al campo delle scelte, che vanno come tali accettate e rispettate. Né è ipotizzabile che Dani - da sempre sereno d'animo in ciò che fa, come abbiamo titolato non solo per fare un gioco di parole - soffra troppo di rimpianti, quando si mette a fare un bilancio del suo operato nel ciclismo: a 31 anni (e mezzo) è giunto ormai alla piena maturità atletica, e l'ha dimostrato in maniera perfetta oggi a Huy, regalandosi l'affermazione della vita.
L'ha fatto in una corsa che non ha visto mutare un andamento strettamente legato alla presenza di quel Muro d'Huy che, da quando è stato introdotto come sede d'arrivo, decide la Freccia 10 volte su 10. L'inserimento di un paio di côtes supplementari non ha spinto qualche big a tentare l'anticipo, lasciando che fino al triangolo rosso dell'ultimo chilometro fossero i comprimari a dare battaglia. Col risultato che, come sempre negli ultimi anni, un gruppo piuttosto corposo (parliamo di 50-60 unità) si è presentato compatto ai piedi di Huy, prima dei fuochi d'artificio della durissima rampa.
I primi a muoversi, nella giornata, sono stati Pirmin Lang, Jurgen Van Goolen e Gilles Devillers, partiti in fuga al km 20 e passati da un vantaggio massimo di 9'30" prima di essere ripresi a 47 km dal traguardo. A quel punto la Freccia s'è vivacizzata, grazie soprattutto a Laurens Ten Dam, che è scattato sulla Côte de Bohisseau (ai -46) portandosi dietro Romain Bardet, ed è rimasto al comando anche quando il francese si è staccato (sul penultimo passaggio al Muro d'Huy, a 31 km dalla fine). Al posto del corridore dell'AG2R si è inserito Simon Geschke, già tra i protagonisti della Freccia del Brabante una settimana fa, il quale sta confermando i notevoli progressi esibiti in questa stagione.
Geschke si è portato rapidamente su Ten Dam appena finita la salita, e ha poi difeso con l'olandese un vantaggio che ha a lungo oscillato intorno ai 20". La BMC, forte della convinzione che Philippe Gilbert potesse ripetere il bel finale dell'Amstel, si è spesa più di altre squadre per tenere i battistrada a una distanza di sicurezza. In particolare, Burghardt si è accollato gran parte del lavoro in questa fase, impegnandosi anche per annullare il contrattacco di Lagutin e Trofimov, partiti sull Côte d'Amay a 15 km dalla fine e ripresi ai -10.
Non troppo di più hanno resistito Ten Dam e Geschke, raggiunti un chilometro dopo, ai piedi della Côte de Villers-le-Bouillet. Su questa salita (l'ultima prima del Muro d'Huy) c'è stato un breve (quanto inatteso) tentativo di Travis Meyer, dopodiché il gruppo dei migliori è tornato tutto insieme, a pedalare forte verso l'epilogo della corsa.
L'Astana di Gasparotto ha monopolizzato le prime posizioni all'approccio ad Huy, ma non c'è stato lo scatto che ci si poteva attendere da un Iglinskiy; idem, la trenata di Martens per la Blanco agli 800 metri non ha prefigurato alcun attacco dei biancazzurri d'Olanda; in compenso, a muoversi è stato un Betancur che, innestato il turbo, è scattato fortissimo ai 700 metri. La sparata del giovane colombiano dell'AG2R si è fatta subito sentire, chiamando alla reazione un Gilbert che forse pensava di far bene come sul Cauberg domenica.
La verità è stata molto più amara, per l'iridato: in testa sulla mitica S a metà muro, Philippe aveva a ruota Sagan, Moreno, Henao e Rodríguez. Il belga ha ulteriormente accelerato, mandando in confusione Sagan, ma non Moreno, che a quel punto è scattato in contropiede salutando la compagnia. Henao ha tentato, senza riuscirci, di prendere la ruota del corridore della Katusha, ma quantomeno ha staccato tutti gli altri, a partire proprio da Gilbert, a cui di colpo s'è spenta la luce ai 300 metri.
In quel momento Moreno chiudeva su Betancur, il quale si vedeva poco dopo superare anche da Henao, ma aveva comunque la forza di resistere agli altri e di salvare un podio molto importante. Moreno, a quel punto, era proprio irraggiungibile, ed è andato a vincere con merito davanti ai due colombiani (anche se non ha vinto, Henao continua in ogni caso a mostrare grandi passi avanti, corsa dopo corsa). Al quarto posto, Daniel Martin (che era stato vittima di foratura ai 22 km), è uscito bene superando in dirittura Kwiatkowski, che coglie un risultato insperato solo poche settimane fa: ma il polacchino della Omega Pharma quest'anno sta veramente impressionando, per qualità e continuità dei risultati, dalla Tirreno passando per il Fiandre e arrivando a questo lusinghiero piazzamento odierno.
Al sesto posto, Rodríguez ha preceduto l'amico-rivale Valverde e l'altro spagnolo Antón, in un ordine d'arrivo che smentisce per un giorno le certezze sulla crisi del ciclismo iberico (ma il problema sarà quando questa generazione di atleti già ultratrentenni andrà in pensione). Il più deludente, della schiera ispanica, è Contador, appena 33esimo e decisamente lontano da una forma che lasci presagire grosse prestazioni di qui a breve (se sognava la Liegi, può rinviare tali sogni a data da destinarsi).
Nono, e come sempre piazzato in quelle zone della graduatoria, Bauke Mollema ha preceduto i primi italiani di giornata, ovvero Nocentini e Giampaolo Caruso. Piazziamo quindi un uomo in top ten, ma proprio per un pelo, e senza che il più atteso su questo percorso (Diego Ulissi) abbia fatto brillare gli occhi, visto che si è fermato al 13esimo posto, appena dietro a un Sagan che prima o poi tornerà qui per vincere (com'è ampiamente nelle sue possibilità).
Detto di Gilbert alla fine 15esimo e di Kreuziger (vincitore dell'Amstel) 17esimo in una corsa non proprio adatta alle sue possibilità (ma a Liegi sarà diverso, ancora occhio al ceco!), e concluso con la citazione di Cunego (28esimo) e Gasparotto (30esimo), non rimane che dare appuntamento per il gran finale delle classiche, il Mondiale di primavera, la Liegi-Bastogne-Liegi con cui domenica chiuderemo questa fase della stagione. Molti dei protagonisti (alcuni arriveranno direttamente dal Trentino) li ritroveremo poi al Giro; ma quella sarà tutta un'altra storia.