Amstel Gold Race 2013: Male gli italiani? E invece li assolviamo tutti - Aspettiamo la Liegi prima di fare un bilancio
Che facciamo, prendiamo l'ordine d'arrivo dell'Amstel Gold Race per fare il solito compendio dei battuti e degli sconfitti (vincitori, mai o quasi...) del pedale italico in allegra trasferta internazionale? Prendiamo, facciamo, piangiamo. Ma lacrime fino a un certo punto, meglio poi non esagerare con l'autocommiserazione, e cercare semmai qualche punto di luce, qualora ve ne siano.
Intanto, piazziamo tre uomini tra il nono e il 20esimo posto (Gasparotto appunto nono, Gavazzi Francesco appunto 20esimo, in mezzo Giampaolo Caruso 11esimo). Si tratta di corridori ormai pienamente maturi, Gasparotto ha dimostrato di aver preparato molto seriamente la settimana ardennese, non ha vinto come un anno fa (ma il jolly non lo puoi pescare sempre, anche se sei bravo), ma ha comunque concluso nel gruppo dei migliori, fatto che conferma la sua competitività su questi terreni.
Caruso, ancor meglio del connazionale, ha portato a casa un discreto piazzamento dopo aver condotto una gara d'attacco, nelle fasi più cruente, finendo purtroppo la spinta proprio sull'ultimo Cauberg, quando sarebbe stato necessario innestare un'ulteriore marcia. Quanto a Gavazzi, reduce da un buon País Vasco, è sempre stato nel vivo della tattica Astana, risultata però alla lunga un po' involuta. La solidità di Francesco comunque non si discute.
Questo per quanto concerne i meglio piazzati. C'è poi da fare un bel discorso su chi ha attaccato qua e là, nel nostro caso - avendo già citato Caruso - due veronesi come Cunego e Marcato. Dobbiamo ammettere che quest'ultimo scorcio di carriera di Damiano ci sta piacendo, la sua voglia di osare fa premio su tutto il resto, oggi ha probabilmente sbagliato i tempi dell'attacco (fosse andato con Spilak, chissà... avesse atteso Kreuziger, chissà...), ma non è detto che quando è partito, ai 25 km, qualcuno di importante non gli si potesse accodare: il ciclismo non è matematica, come ben sappiamo, l'importante è avere lo spirito di provarci, oggi va male e domani può andar meglio.
Marcato, dal canto suo, ha sicuramente più chance del concittadino, se non altro perché sta crescendo di condizione ed è in una fase ascendente anche a livello di carriera. Pure per lui la corsa che c'è tra una settimana potrà dire molto di più di quella odierna. Ha già dimostrato all'ultima Parigi-Tours di potersi scrollare di dosso quell'immagine da non vincente che l'aveva accompagnato per lunghe stagioni. Un podio alla Doyenne, per lui, sarebbe un altro passetto in avanti: difficile ottenerlo, ma non impossibile.
Capitolo giovani: Moreno Moser? Nulla da segnalare. Nel senso di "nessun appunto da muovere", la sua prestazione odierna non aggiunge né toglie nulla a quanto sapevamo di lui, e non arriveranno certo bocciature da queste colonne. Quando si dice "lasciamolo crescere tranquillo", si intende proprio l'evitare pressioni inutili, processi sommari, isterismi fuori luogo. Moreno ha 22 anni e l'unica cosa che deve fare in queste gare è accumulare esperienza. Il futuro è dalla sua, se non prova a correre le corse più importanti - anche rischiando qualche magra figura - non potrà vincerle, un domani. Calma e gesso, dunque.
Qualcosa ci si poteva invece aspettare da Diego Ulissi, già più grandicello e con diverse stagioni da pro' alle spalle. Ma il toscano ha confermato di soffrire ancora le lunghe distanze; del trittico ardennese, la prova per lui più congeniale è quella di mercoledì, quella Freccia Vallone in cui già un anno fa si comportò benino (chiudendo nei 10). Sospendiamo quindi il giudizio per altri tre giorni, nella speranza di notare un miglioramento da parte del corridore Lampre, e sempre attendendo che cresca la sua attitudine agli over200 (intesi come chilometri).
Quanto a Damiano Caruso, anche a lui non si può gettare addosso alcuna croce, visto che è stato coinvolto nella sfibrante rincorsa Cannondale, durata per quasi tutta la gara. Il siciliano dovrebbe avere maggiore libertà di far la propria corsa (cosa che oggi, con quel Sagan in squadra, non era proprio possibile, onestamente), magari anche nel suo caso la Liegi (alla quale lo slovacchissimo non dovrebbe partecipare) potrà essere un banco di prova più compiuto. Davide Malacarne, infine, è del tutto non giudicabile, visto che è stato messo ko dalla febbre nell'immediata vigilia della corsa.
I punti di luce che citavamo in apertura, quindi: la Liegi, tutto o quasi ruota intorno a lei. Del resto, anche volendo fare un bilancio della stagione italiana nelle classiche, manca un elemento importante, ovvero vedere all'opera su un terreno adeguato il nostro uomo migliore, quel Vincenzo Nibali a cui la Doyenne un anno fa sfuggì in maniera quasi incredibile dopo un'azione a tratti devastante, sicuramente spettacolare, ma di una gittata leggermente inferiore a quanto sarebbe servito...
Solo dopo potremo trarre delle conclusioni definitive, almeno per il 2013. Sul pavé l'uomo di punta, Pozzato, è andato male, ma abbiamo contato un paio di successi non banali in semiclassiche come Het Nieuwsblad e Dwars door Vlaanderen. Per quanto riguarda le Ardenne, mancano - con tutto il rispetto per la corsa della birra - le due prove più importanti. La sensazione è che, anche se dovessimo uscire da questa settimana senza un successo in una prova maggiore (quello che fu lo squillo di Gasparotto nell'Amstel 2012), questo benedetto bilancio potrebbe non essere più negativo di quello dello scorso anno.