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Parigi-Roubaix 2013: Cancellara, missione compiuta - Vince di gambe e di testa. Vanmarcke splendido secondo

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Tanta fatica, e il premio della vittoria, la terza a Roubaix per Fabian Cancellara © Bettiniphoto

Tutte le parole d'elogio che potevamo spenderle per lui, le abbiamo spese sette giorni fa, al termine di un Fiandre per lui vittorioso davanti al folletto Sagan (oggi assente); si è presentato al via della Roubaix praticamente da favorito unico, quotato quasi niente dai bookmakers di tutto il mondo, reduce da due cadute in settimana (mercoledì allo Scheldeprijs, giovedì in un sopralluogo sul pavé), consapevole di dover comunque fare una gara da urlo per vincere, visto che si profilava all'orizzonte qualcosa di simile a una coalizione delle altre squadre contro di lui.

E Fabian Cancellara non ha deluso, ha centrato la terza affermazione alla Parigi-Roubaix, la seconda doppietta Fiandre-Roubaix (dopo quella del 2010), la sesta vittoria in una classica monumento (tre sul pavé, due sui muri, e una Sanremo), confermandosi come il dominatore assoluto di questa parte di stagione, oltre che come uno dei più grandi interpreti delle corse fiamminghe. Il tutto, facendo fino in fondo il proprio dovere, adeguandosi alla corsa del tutti contro uno, e - cosa volere di più? - uscendo alla fine vincitore al cospetto di avversari vecchi e nuovi.

Tra questi ultimi, menzione d'obbligo per Sep Vanmarcke, splendido secondo nel Vélodrome dopo una prova coraggiosa e spregiudicata, vissuta alla pari, allo stesso livello del fantasmagorico svizzero, e annunciante un futuro radioso anche per il giovane belga di Kortrijk. Altra menzione per Zdenek Stybar, che viene dal cross e che oggi è entrato in una nuova dimensione, anche se la sfortuna (e - certo - anche quel po' di inevitabile inesperienza) l'ha messo fuori causa quando si stava facendo largo, dentro di sé, la speranza (se non proprio la certezza) di poter andare a giocarsi non tanto il podio, quanto addirittura la vittoria. Anche per il ceco ci saranno altre occasioni per sorridere, negli anni a venire.

Il contraltare di tanta grazia è la pochezza esibita dalla truppa italiana, capeggiata da un Pozzato pervicacemente sottotono e da un Paolini che avrebbe meritato di più ma - casi tipici della Roubaix - è stato fatto fuori da una foratura a 24 km dalla fine, quando il podio non sembrava una chimera per lui. Ma il punto della situazione sui nostri lo facciamo in coda, dando ovvia precedenza alla cronaca della gara.

Si parte forte, la RadioShack di Fabian controlla
La storia della soleggiata Parigi-Roubaix 2013 è un susseguirsi di attacchi nati ma mai cresciuti, mai diventati grandi, sempre rimasti nel campo visivo del gruppo controllato in maniera ferrea dalla RadioShack di Cancellara. Una scelta dispendiosa, da parte del team di Fabian, ma probabilmente necessaria per evitare che si formassero situazioni pericolose e scivolose, nel senso dello sfuggire di mano al favoritissimo. Stare tutti vicini avrebbe facilitato eventuali interventi di salvataggio (della propria gara) da parte dello svizzero, qualora se ne fosse verificata la necessità.

Ciò non toglie che diverse squadre avessero intenzione di far qualcosa per mutare il quadro che si era delineato sette giorni fa al Fiandre, prima fra tutte la Omega Pharma che, senza Boonen ma con un bel gruppetto di validi atleti da pavé, aveva la necessità di cercare vie nuove per mettere nel sacco l'avversario. Gert Steegmans è stato presente nella prima fughetta del giorno (attivata dallo spagnolo Teruel al km 18, comprendente 13 uomini tra cui anche il giovane Jungels, compagno di Cancellara, rimasta allo scoperto per una cinquantina di chilometri senza aver mai superato di troppo un vantaggio massimo di mezzo minuto), e poi anche nell'azione a 4 che ha caratterizzato le fasi centrali della corsa.

In mezzo, un breve tentativo (a 135 km dalla fine) orchestrato da un volenteroso Phinney con Boasson Hagen, Boom e Thomas tra gli altri. Ai -126 l'attacco dei quattro accennato poco fa: con Steegmans c'erano Koretzky (anch'egli presente nella prima fuga), quindi Hayman (pedina mossa dal team Sky) e O'Grady (già vincitore della Roubaix, nel 2007). Greipel, che pure avrebbe voluto rientrare in questa fuga, non è riuscito a rientrare sul treno giusto, è rimasto per un po' a bagnomaria, quindi è stato ripreso dal gruppo a 100 km dal traguardo.

Con questo quartetto ben assortito ma privo di grossa libertà (vantaggio massimo: 1'45", non di più) si è affrontata e superata senza grossi scossoni la Foresta di Arenberg: l'assenza di pioggia e fango ha senz'altro facilitato il compito dei corridori, sicché non dobbiamo riportare il consueto bollettino di guerra, ma possiamo cavarcela dicendo che ancora Phinney ha fatto bene in testa al gruppo, causando una certa selezione (plotone frazionato in tre tronconi) e iniziando ad evidenziare la giornata non brillante di qualcuno. Ad esempio di Pozzato, scorto nelle posizioni di retroguardia, quando invece avrebbe dovuto stazionare lì davanti tra i favoriti.

Cadute e contrattacchi, la corsa prende quota
Nel settore di pavé numero 17 (Wallers), a 90 km dalla fine, sono iniziati i sommovimenti che hanno reso a lungo la corsa difficile da interpretare. Koren ha promosso un'azione con Bozic, Bandiera, Bonnet, Pétit, Wagner e Keukeleire al fine di ricongiungersi col quartetto di testa (ormai a due o tre decine di secondi di distanza), ma quando sembrava che tale ricongiungimento fosse prossimo, il quartetto ha nuovamente allungato, su impulso di O'Grady; il quale però ha finito così la propria scorta di energie, finendo con lo staccarsi, insieme a Koretzky, sul settore 16 (Hornaing). Sui due rimbalzati si è poi portato Michael Schär, emerso solo soletto mentre il gruppo, in questo frangente, si apprestava a vivere un momento di rilassamento (cosa che nei pressi del rifornimento accade spesso).

Nel settore 15 (Warlaing) la seconda prova della giornata no di Pozzato, dopo le retrovie arenberghiane: una caduta a fondo gruppo ha coinvolto diversi uomini interessanti, il più in vista dei quali era proprio il vicentino: lui, Ladagnous, Thomas, Quinziato, Lemoine, Selvaggi (rimasto a lungo disteso per terra), Gaël Malacarne, Bozic (costretto al ritiro col polso fratturato). Ancora una volta Pippo stazionava nelle zone posteriori del gruppo, fattore che, a meno di 80 km dalla fine di una Roubaix, vale come un campanello d'allarme. Ad ogni buon conto, Pozzato è riuscito a rientrare abbastanza rapidamente (l'andatura rallentata del plotone citata poco sopra...), ma a questo punto era chiaro che sarebbero stati altri a recitare ruoli da protagonisti nel finale, non lui.

Sul settore 14 (Tilloy, 70 km dal traguardo), mentre Hushovd forava per la seconda volta (la prima 30 km prima), il suo compagno Schär lavorava bene tanto da staccare O'Grady e mettersi di buzzo buono per rientrare, da solo, su Steegmans e Hayman, i quali erano tornati ad avere oltre un minuto di margine sul gruppo Cancellara. Ai 62 km, dopo il settore 13 (Beauvry-la-Forêt), Damien Gaudin ha di fatto aperto le ostilità per la fase calda di gara, chiudendo il momento di lassismo che aveva ridato fiato e corpo all'azione degli attaccanti. Lo scatto del francese della Europcar ha anticipato di poco una nuova caduta, che ha visto coinvolti ai -61 Visconti, Boeckmans, Radochla e ancora Ladagnous, il quale stavolta si è dovuto ritirare. Altro colpo per una FDJ che aveva perso presto Offredo (vittima, a 124 km dalla fine, della caduta più spettacolare della giornata: uno scontro frontale con un cartello stradale, con annesso doloroso ribaltamento...).

Entrano in gioco i pezzi grossi e Cancellara resta solo
Sul pavé di Orchies (settore 12, 59 km al traguardo) Flecha ha fatto la prima trenata della sua giornata, mentre sulla coppia al comando rientrava Schär. Dopo questo tratto, Bonnet ha portato via un quintetto con Breschel, Elmiger, Stannard e Guardnieri, ma quest'azione non ha avuto spazio, tantopiù che sul settore 11 (Auchy-les-Orchies, -54) Cancellara ha dato una prima botta delle sue, ottenendo come primo risultato quello di sfaldare i resti della sua stessa RadioShack (fin lì inappuntabile nelle funzioni di controllo), ma anche quello di separare ulteriormente il grano dal loglio (nella seconda categoria è finito Roelandts, vittima di foratura). È stato, questo, l'unico momento in cui Chavanel ha dato l'impressione di poter fare corsa di vertice, tenendo la ruota dell'elvetico così come Sinkeldam, Eisel, Boom, Hushovd e Flecha, i primi a reagire a Fabian.

Addirittura Sinkeldam tanto si è calato nella parte da proporre - subito dopo il settore - un contropiede tutto suo, e chiamando a uscire allo scoperto anche Vanmarcke, Vansummeren, Paolini e le seconde linee Omega Pharma, ovvero Vandenbergh e Terpstra. Quest'ultimo ha poi proseguito in maniera insistita, insieme a Paolini, e la coppia ha ripreso nel giro di un paio di chilometri quello che, al comando, si era trasformato in un quartetto col rientro di Gaudin su Steegmans, Hayman e Schär.

L'arrivo di queste forze fresche sui battistrada ha segnato - incidentalmente - la fine dell'azione degli attaccanti del mattino, visto che il gruppo dei migliori (formato da circa 30 unità) è arrivato subito dopo, sul settore 10 (Mons-en-Pévèle, -48), trainato ancora da Flecha. Lo spagnolo della Vacansoleil è quindi ripartito in contropiede, stimolando la reazione di Vandenbergh e Terpstra e andando a formare coi due uomini della Omega Pharma un terzetto che era troppo pericoloso per non spingere Cancellara a chiudere senza tentennamenti.

La nuova azione di Fabian ha dato un colpo decisivo al drappello dei big, visto che con l'elvetico sono rimasti solo i tre contropiedisti testè citati, oltre a Vanmarcke e Langeveld. A pochi secondi, un altro gruppetto (formato da Paolini, Turgot, Stybar, Boom, Gaudin, Eisel e Van Avermaet), che è rientrato sui primi a 44 km dal traguardo; più indietro il gruppo di Pozzato, Chavanel (costretto da un problema meccanico a un cambio di bici), Haussler, Breschel, Kristoff, Leukemans, Wynants e Chainel, plotoncino che da qui in poi non sarebbe più stato in grado di avere un ruolo nella corsa; quindi, ancora più distanziati, uomini come Hushovd, Phinney e Boasson Hagen, decisamente fuori da ogni gioco.

Una foratura alla ruota posteriore sul settore 9 (Mérignies, -41) ha messo fuori causa Turgot (secondo l'anno scorso), lasciando così che rimanessero in 12 a contendersi il successo finale. O meglio, lasciando che rimanessero in 11 a fare corsa dura contro Cancellara, chiamato a gestire con freddezza e lucidità una situazione in cui la soverchiante superiorità numerica avversaria rischiava di fargli spendere tante energie fisiche e soprattutto mentali. Il buon Fabian, forte della consapevolezza di essere il migliore, ha però interpretato in maniera perfetta il ruolo del favorito, dipingendo il capolavoro della sua giornata proprio nella fase di gara successiva al settore di pavé numero 8.

Vanmarcke fa capire di non essere un turista del pavé
Il tratto di Pont-Thubaut (-39) è stato preso in testa da una nuova coppia al comando, formata da Vanmarcke (che aveva promosso l'azione poco prima) e Langeveld. I due sono stati raggiunti da Vandenbergh e Gaudin, e subito dopo il pavé la situazione si è ulteriormente evoluta, a causa di una visita di Cancellara all'ammiraglia RadioShack: nell'occasione, Fabian ha praticamente fatto un buco, sicché Paolini, Van Avermaet, Flecha e Stybar si sono a loro volta avvantaggiati, lasciando che con lo svizzero rimanessero solo Boom, Eisel e Terpstra.

Non parliamo di grossi distacchi, nel frangente (10" tra il primo quartetto e il secondo, altri 10 tra il secondo e il terzo, mentre sul settore 7, quello di Templeuve, il gruppo Pozzato-Chavanel pagava già 50" ai battistrada), e in questo momento in cui tutto sembrava ancora poter succedere abbiamo assistito ad un nuovo attacco di Vanmarcke, bravo a seguire Vandenbergh e ad avvantaggiarsi subito dopo che il quartetto di testa era stato raggiunto dal secondo gruppetto.

Cancellara a questo punto ha dato vita ad una nuova azione eclatante: ai 30 km il capitano della RadioShack si è sbarazzato della compagnia dei tre che erano con lui e, con apparente facilità, si è portato sui 6 uomini del secondo gruppetto; al comando, quei due quartetti che nel frattempo si erano ricompattati. Ai 28 km anche Terpstra è riuscito a riportarsi sul gruppo Cancellara, mentre Gaudin continuava ad esibire voglia di fare, allungando appena possibile, ma senza risultare efficace come avrebbe voluto.

Né tantomeno era efficace l'inseguimento che Flecha provava ad animare, visto che i due Van al comando (Vanmarcke e Vandenbergh) sono riusciti a mettere insieme fino a 40" di vantaggio quando si è approdati al settore numero 6, a Bourghelles. In questo tratto di pavé si è purtroppo bruscamente interrotta la corsa di vertice di Paolini: il lombardo, vittima di una foratura, ha dovuto alzare bandiera bianca, finendo con l'essere ripreso dal gruppo Pozzato.

La situazione lì davanti intanto precipitava: a 23 km dal traguardo, sulla seconda parte del settore numero 6, Cancellara ha dato il colpo di grazia al troppo numeroso (per i suoi gusti) drappello che inseguiva i due Van. Stybar, sveglissimo e reattivo come nelle sue migliori giornate crossistiche, ha risposto subito al duro attacco di Fabian. Il terzo Van (Avermaet) invece no, era lì in terza ruota e nulla ha potuto opporre alla voragine che rapidamente gli si apriva davanti.

Si forma il quartetto, si sgretola il quartetto
Tre chilometri ci hanno impiegato, Cancellara e Stybar, a chiudere quel gap che fino a poco prima sembrava tanto rassicurante per Vanmarcke e Vandenbergh: prova della grande azione di Fabian, ma anche dell'ottima predisposizione di Zdenek, che in pochi avrebbero immaginato così pimpante nel vivo della corsa, ancora a 20 km dal traguardo.

Il settore numero 5 (Camphin-en-Pévèle, -19 km) ha visto sostanziarsi il vantaggio dei 4 di testa su Flecha, Van Avermaet, Terpstra, Gaudin e Langeveld (questi ultimi due un po' appannati), e tutti erano convinti che a quel punto, col Carrefour de l'Arbre incombente, sarebbe stata questione di pochi attimi, e poi Cancellara avrebbe preso il volo. Sembrava un copione già scritto, eppure la Roubaix 2013 aveva ancora delle sorprese in serbo.

Sul tremendo Carrefour (settore 4) è stato Vanmarcke a porsi in testa, per dettare il ritmo che più gli era congeniale; tanto è bastato perché Vandenbergh, che aveva speso moltissimo, si staccasse. In quell'istante al belga della Omega Pharma si dev'essere spenta completamente la lampadina, visto che, non del tutto lucido, è andato a urtare uno spettatore sul ciglio della stradina, finendo malamente per terra. Non è che avesse speranze di rientrare - visto che intanto Fabian si accingeva a sparare la cartuccia grossa - ma in quel modo il sogno di podio di Stijn è svanito in un attimo.

Ai 15 km l'accelerazione di Cancellara, attesa, annunciata, quasi invocata dal folto pubblico di tifosi dello svizzero. Ma - e qui arriva la sorpresa cui accennavamo - Fabian stavolta non è riuscito a fare il vuoto. Uno Stybar spettacolare ha tenuto coi denti la ruota di cotanto avversario, e non è che Vanmarcke abbia perso troppi centimetri, restando a sua volta attaccato al trenino. Addirittura il belga, smaltita la botta di acido lattico per tenere Cancellara, si è riportato davanti, ponendo così fine alle speranze di questi di mettere a segno un altro assolo da 14 km (quello che domenica scorsa gli era riuscito perfettamente dalla cima del Paterberg all'arrivo del Fiandre).

Stybar, il novellino della compagnia, sembrava a sua volta molto in palla, ma purtroppo per lui la personale guerra tra Omega Pharma e spettatori ha fatto segnare un altro capitolo: sempre sul Carrefour, anche il ceco è stato urtato da un tifoso, riuscendo miracolosamente a restare in piedi (con un gioco d'equilibrismo da crossista qual è), ma perdendo l'aggancio col pedale sinistro, e perdendo conseguentemente quei 2-3" per rimettersi a posto, e perdendo conseguentemente - e definitivamente - contatto da Cancellara e Vanmarcke, che non hanno certo aspettato il veloce terzo incomodo, e si sono involati verso il traguardo in buon accordo.

La resa dei conti, il terzo sigillo di Fabian
Fabian a quel punto non sperava certo più di staccare l'avversario sugli ultimi tratti in pavé, e in effetti sia a Gruson (-14) che a Hem (-8) Vanmarcke è stato perfettamente all'altezza del blasonato rivale. L'unico elemento nuovo di questa fase è stato il vantaggio aumentato a dismisura su Stybar (che ai -13 ha rischiato un'altra volta di cadere, in una curva) e sugli altri, i quali ai -6 hanno raggiunto il ceco e quindi la possibilità di lottare per il gradino più basso del podio.

L'ultima chance di andarsene da solo Cancellara l'aveva focalizzata sul leggero falsopiano che, ai 4 km, rappresentava l'ultima vera difficoltà del percorso (non considerando tale il breve tratto in simil-pavé appena fuori dal Vélodrome di Roubaix). E lì, per l'appunto, Fabian ha tentato ancora la sortita, forzando quasi al massimo (un briciolo d'energia andava conservato per lo sprint), ma trovando in Vanmarcke uno splendido sparring partner, in grado di resistere - a fatica, certo - e di conquistarsi così il diritto di giocarsi la vittoria nella più bella delle grandi classiche.

Lui che nel 2012 aveva battuto addirittura Boonen in uno sprint ristretto alla Het Nieuwsblad, lui che da tempo era stato identificato come il futuro delle classiche fiamminghe, lui che era reduce da un periodo difficile (con la caduta alla Tirreno che aveva messo in discussione la sua competitività nelle gare del Nord), lui che nonostante tutto, nonostante gli attacchi di Cancellara, non ha mai lesinato impegno, non ha mai rifiutato un cambio, non ha mai tirato indietro la gamba, lui che ora si presentava alla domanda delle domande: era o sarebbe stato più veloce o meno veloce di Fabian? Incognita pura, tantopiù al termine di una gara massacrante come la Parigi-Roubaix.

L'ingresso nel velodromo, salutato dal consueto boato del pubblico, è avvenuto nel mezzo di una fase di studio iniziata già da un paio di chilometri, quasi un surplace a tratti (tanto che gli inseguitori hanno pure recuperato due terzi dello svantaggio, in questo finale), con Cancellara che è stato bravo a far valere l'esperienza e a lasciare che fosse il più giovane avversario a prendere in testa la volata.

Primo giro dell'anello ad andatura compassata, Vanmarcke ancora in testa quando, all'ultima curva, ha lanciato lo sprint. Cancellara, da dietro, è emerso come una furia, affiancando il 24enne della Blanco e resistendo anche all'estremo, disperato tentativo del belga di portarlo verso l'esterno, sul rettilineo conclusivo. Inutile affanno, quello di Sep, visto che Fabian, senza mai perdere il polso della situazione, ha avuto ragione delle ormai esaurite forze del giovanotto, piegandolo infine, e andando ad esultare per il suo terzo successo nella Roubaix, mentre davanti ai due che si disputavano la vittoria sfilavano i tre più immediati inseguitori (Gaudin, Van Avermaet e Terpstra, avvantaggiatisi su tutti gli altri).

Cancellara, vincente e felice, è letteralmente crollato dalla bici, sul prato al centro del velodromo, una volta superato il traguardo. Vanmarcke ha imparato come si perde una Roubaix in maniera inappuntabile (ma ha tanto tempo davanti a sé e la certezza di potersi rifare in futuro). Terpstra, con uno spunto eccelso, ha bruciato Van Avermaet conquistando il sospirato podio, con Gaudin buon quinto e, a seguire, un altro terzetto con lo splendido Stybar sesto davanti a Langeveld e all'immarcescibile Flecha, qui all'ennesima top ten in questa corsa.

Come al solito Kristoff ha vinto lo sprint del gruppetto più corposo, conquistando il nono posto su Turgot, Haussler, Eisel, Wynants e Boom. Alle spalle di questo drappello troviamo quindi i primi due italiani dell'ordine d'arrivo, Paolini e Pozzato, rispettivamente 21esimo (con rimpianti) e 22esimo (senza scusanti); Guarnieri ha chiuso al 31esimo posto davanti a Sabatini, Bandiera si è piazzato 39esimo, e il fatto che commentiamo posizioni così di rincalzo la dice lunga sulla giornata - brutta ma tutto sommato in linea con le attese - dei corridori italiani impegnati nella Roubaix. Solo Quinziato, Tosatto, Palini e - terz'ultimo - Guardini, tra i nostri, hanno concluso la prova (tutti in forte ritardo, ovviamente), mentre tra gli altri Oss e Petacchi hanno gettato la spugna strada facendo, e Visconti è stato squalificato ex post.

Per noi un magrissimo bottino che chiude la stagione del pavé (a proposito: siamo a 23 classiche monumento consecutive senza vittoria, dal Lombardia 2008 conquistato da Cunego, mentre l'ultima Roubaix per noi resta quella di Tafi 1999), ma la possibilità di essere più competitivi sulle Ardenne (a partire dall'Amstel in cui, domenica prossima, Gasparotto difenderà il successo di 12 mesi fa) è reale: guardiamo avanti, sarà più facile evitare di deprimersi per gli ultimi risultati.

Marco Grassi

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