Scheldeprijs 2013: Kittel su Cavendish, gioia e furore - Markus terzo, Guardini chiude al quarto posto
- Scheldeprijs 2013
- Belkin Pro Cycling Team 2013
- Lotto Belisol Team 2013
- Omega Pharma - Quick Step 2013
- Team Argos - Shimano 2013
- Vini Fantini - Selle Italia 2013
- Alexander Kristoff
- Andrea Guardini
- Barry Markus
- Christopher Juul Jensen
- Fabian Cancellara
- Grégory Rast
- Kenneth Van Bilsen
- Kenny Dehaes
- Koen Barbé
- Marcel Kittel
- Mark Cavendish
- Matthew Brammeier
- Michael Van Staeyen
- Romain Feillu
- Stefano Borchi
- Sven Vandousselaere
- Theo Bos
- Tyler Farrar
- Uomini
Tanto per cominciare, la prima reazione alla conclusione dello Scheldeprijs quest'anno è un bel sospiro di sollievo: malgrado le immancabili spallate, nessuno è caduto malamente nello sprint, nessuno si è fatto male, nessuno ha allungato la lunga lista di corridori usciti da questa corsa con le ossa rotte (e questa non è solo una metafora). Nel corso della gara qualche ruzzolone c'è stato (Cancellara è stato tra quelli finiti giù: se l'è cavata con una botta e un livido all'anca, nulla che metta in discussione la sua partecipazione - da favoritissimo - alla Roubaix di domenica), ma nulla di paragonabile a certe mischie tremende degli anni passati.
Esaurito il bollettino cadute, possiamo passare a celebrare giustamente la vittoria di Marcel Kittel, che ripete esattamente quanto fatto 12 mesi fa, ovvero vincere una delle più prestigiose classiche dedicate ai velocisti, tra quelle del calendario internazionale: dopo Sanremo, Parigi-Tours e Gand-Wevelgem (ovvero le più importanti tra le classiche veloci), si situa proprio lo Scheldeprijs (anche noto come GP de l'Escaut, a seconda della lingua in cui vogliamo citarlo), e Kittel l'ha conquistato oggi per la seconda volta in carriera. Considerata la sua giovane età (i 25 non li ha ancora compiuti), non è da escludere che possa diventare, prima o poi, il più vincente di questa gara. Un titolo che al momento è condiviso da Piet Oellibrandt (belga attivo all'inizio degli anni '60) e da Mark Cavendish (che conosciamo tutti), entrambi con 3 vittorie.
La rincorsa di Kittel è passata proprio dal battere oggi il britannico, quindi possiamo ben dire che il corridore della Argos sta facendo tutto a puntino, in tal senso. La volata con cui si è imposto a Schoten, dopo 204 km di gara, non ha lasciato scampo a nessuno. Il fatto che Cavendish sia partito un po' troppo arretrato, al momento del lancio, oltre a non deporre a favore del lavoro fatto dalla Omega Pharma e dal suo velocista nel finale di corsa, ha lasciato praticamente campo libero a Kittel, che ha potuto impostare lo sprint a suo piacimento, e vincerlo nettamente, proprio sul rimontante (ma tardivamente) Mark. Ovviamente l'ex iridato non è stato per nulla contento di come sono andate le cose, ma stavolta la rabbia se l'è tenuta per sé, evitando di rispondere alle domande sull'operato del team (al contrario di quanto aveva fatto a Indicatore alla Tirreno). Si capiva dallo sguardo, comunque, che avrebbe voluto disporre di un lanciafiamme, in quel momento.
Alle spalle dell'inglese, Guardini (anche lui partito indietrissimo e poi bravo a prendere la ruota di Cavendish) ha potuto concludere al quarto posto, mai così in alto in una corsa di questo livello: per dire, l'anno scorso qui fu 40esimo, la progressione è evidente e speriamo - per lui - che non si fermi qui.
Davanti al veronese si è piazzato, oltre ai primi due, Barry Markus, che quest'anno sta esibendo a sua volta notevoli miglioramenti, e che per conquistarsi il suo prezioso podio ha dovuto fare a spallate con quel cagnaccio di Theo Bos, riducendolo a miti consigli (l'olandese ha chiuso in ottava posizione) e non perdendo - oltre all'equilibrio, che è la cosa più importante - la spinta che lo ha tenuto subito alle spalle dei migliori. Quinto quel Kristoff che continua ad inanellare ottimi piazzamenti nelle gare fiamminghe (la settimana scorsa ha vinto una tappa a La Panne, domenica ha chiuso al quarto posto il Fiandre), quindi Farrar, Dehaes, il citato Bos, Feillu e Van Staeyen.
La gara aveva avuto un inizio piuttosto burrascoso, nel senso del vento e dei conseguenti ventagli. Nei primi chilometri si erano avvantaggiati 9 uomini tra cui Barbé, Rast, Juul Jensen, Van Bilsen (vincitore del Fiandre U23 lo scorso anno), Brammeier e Borchi. Questi ultimi due ce li siamo ritrovati anche in una seconda fuga, dopo che la prima era stata annullata a 110 km dal traguardo (dopo aver toccato un vantaggio massimo di 4'30"). E con l'italiano della Fantini e l'irlandese, è stato Sven Vandousselaere a completare un terzetto che è rimasto allo scoperto fino ai -27. I tre hanno avuto un vantaggio massimo di 3'30" (ai -80), ma nulla hanno potuto contro il ritmo del gruppo, imposto soprattutto da Blanco, Omega Pharma e Lotto, mentre la Argos di Kittel ha sì tirato, ma meno delle altre. Il fatto che il team olandese esca dallo Scheldeprijs col massimo risultato senza aver dovuto spremersi all'inverosimile è insomma un piccolo capolavoro d'utilitarismo.