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Gand-Wevelgem 2013: Un cavaliere libero e selvaggio - Show a tutto campo: Sagan si regala la prima classica. Bozic 2°

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Peter Sagan si impenna con la bici al traguardo di Wevelgem © Bettiniphoto

Non capita tutti i giorni, ma a volte, un decennio sì e due no, capita: assistere alla prima vittoria in una grande classica da parte di un corridore che, fino a fine carriera, di corse del genere ne vincerà 20 (cifra simbolica nonché iperbolica. Forse, iperbolica) è un evento che non va fissato nella memoria perché ci resta da sé: così quando tra una decina d'anni inizieremo a fare dei consuntivi sulla portata dell'impatto di Peter Sagan nel ciclismo, diremo "ricordate quella gelida Gand che vinse passando il traguardo sulla bici impennata?". Sì, quella che vinse con un colpo a sorpresa (vedremo perché a sorpresa) e che festeggiò in una delle sue pittoresche maniere.

Peter Sagan, che personaggio. Serve al ciclismo - guardate cosa arriviamo a dire - più di quanto il ciclismo serva a lui. Ma sì, perché se non avesse fatto il fuoriclasse in bici, avrebbe fatto altro, magari l'attore (no? Ecco una videochicca, per chi se la fosse persa) e magari con maggior successo; questo sport, invece, ha trovato in lui un potenziale trascinatore di folle, perché uno come lui fa sempre notizia qualunque cosa faccia, crea interesse intorno alle proprie vicende sportive e non solo, può far accendere molti riflettori sul ciclismo. Ed è portatore di un messaggio basilare per la sopravvivenza della disciplina in questione: andare in bici è divertente, e ci si può divertire molto, ridere, scherzare, non prendersi più di tanto sul serio, anche da professionisti.

"Facile divertirsi quando si è forti come Sagan", obietterà qualcuno; ma non dimentichiamo che il giovinastro che oggi ha tagliato il traguardo di Wevelgem su una sola ruota, fino a stamattina era quello che era quasi candidato a diventare "colui che certe corse le perde", visti gli ultimi rovesci di Milano-Sanremo e GP Harelbeke (appena due giorni fa), senza dimenticare il finale dell'Amstel 2012. È pur vero che sapevamo tutti come fosse una mera questione di tempo, se non oggi tra sette giorni, e poi Peter una bella classica l'avrebbe vinta, avrebbe rotto il ghiaccio.

Termometro giù, combattività su
Oggi non era neanche tanto facile romperlo, questo ghiaccio, viste le temperature registrate tra Gistel (occasionale sede della partenza, dopo la decisione di tagliare i primi 43 km della corsa a causa del maltempo) e il traguardo. Una corsa a lungo sottozero, ma non per questo non battagliata, tutt'altro: il vento incontrato sul percorso ha favorito successivi frazionamenti del gruppo, con ventagli che hanno spezzato il plotone in 5 parti già in avvio di gara.

Mentre Boonen, Cavendish, Sagan, Paolini, Oss, Amador, Hayman, Phinney, Eisel, Boom (per citarne alcuni) rimanevano nel primo gruppo, Cancellara (con Hushovd, Flecha, Gilbert, Thomas, Stannard, Vanmarcke, Van Avermaet, Langeveld, Goss) rimaneva dietro, e solo a 100 km dal traguardo si assisteva al ricongiungimento tra le due anime principali della corsa. Ma che non fosse giornata da Cancellara, lo si è capito dal successivo ritiro di Fabian, in zona rifornimento (a meno di 70 km dalla fine), mentre che non fosse giornata per Boonen lo si è intuito subito dopo, appena prima del primo passaggio dal Kemmelberg (ai -63), quando una caduta (causata da un altro corridore) ha fermato il belga, rimasto fermo un paio di minuti per capire cosa fosse successo al suo ginocchio, e poi rimessosi in sella per pochi chilometri, prima di alzare bandiera bianca.

Intanto sulla salita simbolo della Gand, Flecha ha fatto fuoco e fiamme: non l'avevamo ancora scritto, ma lo spagnolo s'era messo in movimento 20 km prima, quando approfittando di un momento di confusione (dovuto ai soliti ventagli) aveva attaccato con Bazayev e Ladagnous. Il terzetto aveva ottenuto circa 2' di vantaggio, ma il lavoro della Cannondale, oltre ai movimenti nel gruppo inseguitore (si segnalava un bell'assalto di Gilbert sul primo passaggio del Baneberg, ai -71) avevano ridotto via via il gap, che era sceso a poco più di mezzo minuto quando Haussler, a 57 dal traguardo, ha allungato selezionando un drappello di 10 unità che s'è presto riportato sui tre al comando.

L'azione decisiva da Haussler a Sagan
I 9 con l'australiano della IAM erano Vandenbergh (presenza fissa nel vivo di tutte le corse fiamminghe, quest'anno), Debusschere, Bozic, Amador, Popovych, Eisel, Van Avermaet e Sagan in compagnia del prezioso gregario Bodnar. Vista la situazione, molto favorevole per il campione slovacco, la Cannondale si occupava di rompere i cambi nel gruppo, quelli davanti andavano molto forte, e il vantaggio è triplicato in 5 km, andando fino a 1'38" prima del secondo passaggio al Kemmel.

Ancora una volta Flecha ha forzato su questa salita, Sagan è stato reattivo, e sulla discesa anche quelli che avevano sofferto (Bodnar, Popovych, lo stesso Haussler) sono rientrati, ad eccezione di Bazayev che aveva perso troppo terreno. La Omega Pharma tirava il gruppo, visto che Cavendish era in buone condizioni (è passato tra i primi del plotone sul Kemmelberg), ma il drappello dei battistrada ha difeso bene il vantaggio, malgrado due forature abbiano appiedato prima Bodnar (che è stato bravo a rientrare) e poi Debusschere (che invece si è dovuto arrendere).

Dopo che tutti i muri di giornata sono stati lasciati alle spalle, il margine tra i primi e gli inseguitori si è come fossilizzato sul minuto e mezzo. Solo quando anche Lotto (per Greipel) e Blanco hanno affiancato la Omega, il distacco ha iniziato progressivamente a calare, ma a quel punto mancavano solo 15 km al traguardo, e Bodnar ha dato veramente tutto per tenere in piedi l'azione, finché non ha finito la benzina ai 5 km. Il più era comunque fatto, e il ricongiungimento, con 36" di vantaggio da amministrare in quel finale, pareva scongiurato. Lì davanti, insomma, si poteva disporsi a pensare a come vincere la corsa.

La stoccata di Peter
La fase degli scatti e dei controscatti è stata rapida e indolore: ai 4 km Vandenbergh ha rotto gli indugi ed è partito, Flecha e Sagan sono stati i più lesti a mettersi in scia del belga, ma mentre Bozic riportava sotto gli altri, proprio Peter ha fatto una svelta riflessione: "se devo mettermi a correre dietro a questo e quello, finisce come a Sanremo, e un Eisel o un Bozic magari mi fregano". E allora, rimasto al vento quando Vandenbergh si è spostato, lo slovacco ha iniziato a forzare, e ha visto che prendeva uno, due, cinque, dieci metri sugli avversari.

Agli astanti non sembrava vero che Sagan partisse così, alla chetichella, senza briglie e senza inibizioni, anziché aspettare la volata. Una mossa da Cancellara, forse anche per esorcizzare intimamente la lezione ricevuta da Fabian appena due giorni fa ad Harelbeke. "Anch'io sono capace di cose del genere!", è questo il testo del messaggio inviato dal giovane Cannondale all'esperto svizzero.

Forse per la sorpresa, dietro ci hanno messo un po' a organizzare un inseguimento, e sulle prime Eisel, Van Avermaet e Popovych hanno formato un terzetto intenzionato a riportarsi sul fuggitivo: ma chi lo poteva prendere, scatenato com'era? Nessuno. E infatti i tre hanno rinculato, sono stati reinglobati nel gruppo Bozic, e in questa formazione sono arrivati al traguardo, a giocarsi solo il secondo posto. Perché il primo, 23" prima, se l'era aggiudicato, impennando la bici al momento di varcare la fatidica linea, e apparendo così anche nel fotofinish, quel mattacchione d'un Sagan.

Bozic ha vinto la volatina e ha sbattuto il pugno sul manubrio (anche se: che contromisure poteva pigliare, il buon Borut, contro l'esibizione finale di Peter?). Van Avermaet si è aggiudicato il terzo gradino del podio, davanti ad Haussler, Flecha, Ladagnous, Eisel, Vandenbergh, Popovych e Amador, a chiudere top ten e gruppetto (a proposito: ma quanto sta crescendo bene Andrey? Solo un lustro fa avremmo sorriso nell'immaginare un costaricano giocarsi un piazzamento di prestigio in una classica fiamminga, a 0°C...).

Greipel si è tolto la minimale soddisfazione di vincere la volata del gruppo, piazzandosi 11esimo su Démare, Breschel, Kristoff e Viviani, 15esimo e migliore degli italiani. Hushovd ha chiuso al 17esimo posto, Cavendish al 18esimo, Boasson Hagen al 20esimo. La stagione del grande Nord è appena iniziata, in settimana si prosegue tra muri e pavé con la Tre Giorni di La Panne (da martedì), che ci condurrà per mano verso il fine settimana più atteso, quello della Ronde Van Vlaanderen. Il Giro delle Fiandre in programma nella domenica di Pasqua, pronto ad allietare la festività a tutti gli appassionati di ciclismo.

Marco Grassi

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