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GP Nobili Rubinetterie 2013: Psicologia Jungels, intenti Nobili - Bob, lunga fuga e vittoria. Bennati e Ponzi a podio

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Bob Jungels taglia da solo il traguardo di Stresa al GP Nobili Rubinetterie © BettiniphotoNon è raro vedere accostata la parola "impresa" al nome di Bob Jungels, ecco perché oggi non lo faremo, pur sapendo che questo GP Nobili Rubinetterie, prima gara da professionista vinta dal classe '92 lussemburghese, è un autentico capolavoro. Nei 176 km di fuga con l'arrivo solitario c'è tutto il Bob Jungels che abbiamo ammirato, spesso a bocca aperta (noi, non lui), fino all'anno scorso, quando non era ancora a tutti gli effetti un professionista, pur militando nella Leopard Trek di Adriano Baffi.

Corre dall'età di 8 anni e le sue vittorie, spesso e volentieri, lo vedono da solo: o perché si gioca qualche titolo in una cronometro (oltre a diversi titoli nazionali, fece sua la cronometro Mondiale di Offida 2010, era ancora uno Junior), o perché prende e se ne va a inizio tappa, azzeccando spesso la fuga giusta. Non di rado i suoi avversari lo rivedono dopo il traguardo. Nel 2012 corse e vinse la Parigi-Roubaix Espoirs andandosene sul Mons-en-Pévèle, percorrendo da solo gli ultimi 30 km. Il secondo, il belga Yves Lampaert, giunse a 2'49", pagando quindi a Jungels più di 5" al chilometro.

Altro numero al Giro della Valle d'Aosta, per Jungels. Dopo aver sfiorato la vittoria nel prologo che si concludeva al Forte di Bard, nella quarta tappa, la più ostica, Jungels entrò nella fuga del mattino, staccando poi i rivali sulle non semplici rampe del Col Saint Pantaleon e piombando ad Antey-Saint-André quasi sei minuti prima del secondo (in quel caso l'australiano Lachlan Morton giunse a 5'48" dal lussemburghese).

Completato il riassunto delle puntate precedenti, c'è da dire che oggi Jungels è andato via con altri tre al km 11, sulla seconda ascesa di Massino Visconti ha lasciato la compagnia e per più di 30 km ha resistito al ritorno del gruppo. Adriano Baffi, un corridore così, avrebbe voluto tenerlo ancora un anno alla Leopard Trek. Bob, consigliato dal padre Henri (pesidente della squadra lussemburghese UC Dippach), che lo segue ad ogni corsa, ha preferito fare il passo verso il professionismo ed eccolo là, in quel di Stresa, mettere in riga tutti.

Si trattava di correre sulla distanza di 187.5 da Suno a Stresa, con un circuito finale comprendente la salita di Massino Visconti. Nulla di proibitivo per i velocisti che sappiano stringere i denti. Vento a volontà tra Lago Maggiore e Lago d'Orta, fuggitivi che prendono il largo nei primi 11 km. Bob Jungels, come s'è già detto, insieme all'austriaco Marco Haller (Katusha), allo spagnolo Eloy Teruel (Movistar) ed al colombiano Edwin Avila Vanegas (Colombia).

Il gruppo lascia fare ed il vantaggio del quartetto si porta rapidamente oltre i 5'. La prima ora di corsa fila via alla media di 40.6 km/h, con il plotone che insegue i quattro a 8'44". Dopo 101 km i battistrada aumentano ulteriormente ed il loro vantaggio si porta sui 9'15" (sarà questo il vantaggio massimo). È allora che il gruppo si sveglia dal torpore ed inizia l'inseguimento. Se dietro si danno una mossa, davanti solo Teruel cede, mentre Jungels, Avila ed Haller proseguono con 5'35" di vantaggio.

Il primo passaggio sulla salita di Massino Visconti è una prova, il secondo una rampa di lancio per Jungels. Il lussemburghese allunga e se ne va, senza appello né possibilità di rientrare per Haller ed Avila, che comunque non si danno per vinti. Nel finale troviamo così Jungels Jungels inseguito da Avila a 2'10" mentre Haller è a 2'17". A 3'07" un gruppetto formato da Rubiano, Chiarini, Pantano e l'eterno Rebellin. Il quartetto è ripreso, stessa sorte toccherà poco più avanti ad Avila e Haller.

Non a Jungels, che negli ultimi 10 km mantiene il vantaggio necessario per tagliare il traguardo tutto solo. «Quando sono andato in fuga stamattina davvero non pensavo di ottenere questo risultato. Poi ci si avvicinava al traguardo e il vantaggio restava importante, così ho deciso di dare il massimo, sono rimasto solo in salita e ho cercato di gestire la situazione fino alla fine. È stata una giornata molto difficile perché spirava un vento molto forte. Le mie corse preferite? Diciamo che vado bene a cronometro e nelle classiche in linea. La Sanremo? No, non ci sarò, ma è giusto così. Domenica tocca a Fabian…». Fabian Cancellara che era presente, era la punta di diamante della RadioShack Leopard ma ha preferito lasciare campo libero al giovane rampante.

Alle spalle di Jungels, oltre ad un Cancellara copertissimo, altri segnali per domenica, per Sanremo. È infatti Daniele Bennati, 52" dopo Jungels, a regolare un gruppetto comprendente Simone Ponzi (3°), il bravo Marco Zamparella, Francisco Ventoso e Fabio Felline. Campagnaro, Ladagnous, Visconti e Canola completano la top ten di giornata.

Bennati contento fino ad un certo punto: «Ogni corsa ha la sua storia - ha dichiarato l'aretino della Saxo-Tinkoff - ma è chiaro che noi del gruppo abbiamo lasciato troppo spazio alla fuga. Certo che il ragazzino è andato davveto molto forte. Mi spiace di non essere riuscito a finalizzare il lavoro della squadra, anche perché Alberto Contador (oggi 39°) ha lavorato molto per me. Ci riproveremo a Sanremo».

Di tutt'altro umore Simone Ponzi: «Sono contento di essere tornato proprio oggi su un podio importante come questo. Noi della Astana siamo stati praticamente gli unici a lavorare, abbiamo tirato tutto il giorno e alla fine non abbiamo nulla da rimproverarci, anche se non è arrivata la vittoria».

Insomma, una corsa disputata da tanti (ma forse non tutti) con il coltello tra i denti. Una corsa che, come altre classiche del calendario italiano recentemente risorte, acquista tutt'altro valore posizionata proprio a ridosso della Milano-Sanremo. Una corsa, il GP Nobili, che vede come vincitore un ragazzino, direbbe Bennati.

Bob Jungels, uno che alza sempre le braccia al cielo in solitudine, sia al termine di una fuga o di una crono. È la prima vittoria da professionista, quella di quest'oggi, ed apre - ne siamo certi - una serie lunghissima. Jungels: segnatevi questo nome, è un fuoriclasse.

Francesco Sulas

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