Tirreno-Adriatico 2013: Prendete la targa di quella fuoriserie! - Sagan brutalizza Cavendish e Greipel a Narni Scalo
- Tirreno - Adriatico 2013
- Cannondale Pro Cycling Team 2013
- Lotto Belisol Team 2013
- Movistar Team 2013
- Omega Pharma - Quick Step 2013
- Orica - GreenEDGE 2013
- Team Argos - Shimano 2013
- Vini Fantini - Selle Italia 2013
- Alberto Contador Velasco
- André Greipel
- Arnaud Démare
- Cesare Benedetti
- Damiano Caruso
- Davide Cimolai
- Fabian Cancellara
- Francesco Chicchi
- Francesco Failli
- Garikoitz Bravo Oiarbide
- Gerald Ciolek
- Gregory Henderson
- Jay Robert Thomson
- John Degenkolb
- Jorge Azanza Soto
- Joseph Lloyd Dombrowski
- Juan Antonio Flecha Giannoni
- Kristijan Koren
- Lars Boom
- Manuel Belletti
- Marco Marcato
- Mark Cavendish
- Matteo Rabottini
- Matthew Harley Goss
- Michal Kwiatkowski
- Niki Terpstra
- Peter Sagan
- Rigoberto Urán Urán
- Roberto Ferrari
- Sergey Lagutin
- Simon Geschke
- Thomas Dekker
- Thor Hushovd
- Tony Martin
- Tyler Farrar
- Zdenek Stybar
- Uomini
Peter Sagan: se qualcuno lo sottovalutava in chiave Milano-Sanremo, si sbagliava grossolanamente. Oggi a Narni Scalo, terza tappa della Tirreno-Adriatico, lo slovacco ha vinto uno sprint sotto la pioggia, mettendo in fila parecchi dei possibili rivali alla Classicissima (di sicuro quelli più veloci tra i pretendenti alla Sanremo): nell'ordine, Cavendish, Greipel, Ciolek e Goss sono finiti alle spalle del fuoriclasse di Zilina, a cui è bastato far dare, dai suoi compagni, una frustata al gruppo su una salitella a 20 km dal traguardo, facendo così staccare qualche ruota veloce; per poter poi comodamente (si fa per dire) finalizzare sul rettilineo d'arrivo, con una volata in cui Peter ha letteralmente stracciato la nobile concorrenza.
In avvio di tappa, gran parte del plotone non aveva ancora fatto in tempo ad alzare gli occhi sulla strada, che già prendevano il largo tre uomini. Due dei quali ben noti ai notes sintonizzati sulla Tirreno, visto che già avevano attaccato ieri: Cesare Benedetti e Garikoitz Bravo, oltre che infaticabili, si dimostrano molto caparbi quando puntano un obiettivo; in ballo c'è la maglia verde di migliore scalatore, e in attesa che sulle salite vere tale graduatoria vadano a giocarsela i big mondiali qui presenti, si può battagliare sui montarozzi di terza categoria. Oggi ce n'era uno solo, a Todi, dopo 120 dei 190 km totali, e lì erano fissati i binocoli di Bravo e Benedetti, con quest'ultimo che mirava a strappare la maglia all'altro, e quello che s'è messo alle calcagna dell'occasionale rivale. Coi due vecchi amici, si è messo in viaggio anche Francesco Failli, in sostituzione del compagno Hulsmans che era stato in fuga ieri... sarebbe certo stato bizzarro ritrovare esattamente gli stessi tre fuggitivi in due tappe successive...
Bisogna dire che il gruppo, con coerenza, ha lasciato agli attaccanti lo stesso vantaggio massimo di 24 ore prima: 8'50", toccati oggi al km 77. A 70 km dalla fine Benedetti, proprio sulla salita todina, ha staccato i compagni d'azione ed è andato a prendersi i meritati punti del Gpm, ereditando la maglia verde da Bravo, che invece andava alla deriva e mollava la presa; al contrario dello spagnolo, Failli ha stretto i denti e si è riportato sotto a 62 km dal traguardo. Ma il gruppo, tirato principalmente da Lotto (Greipel) e Argos (Degenkolb), teneva ormai nel mirino la residua coppia di battistrada. Tanto nel mirino da decidere di rallentare quando, ai -45, il distacco era ormai solo di un minuto: troppo presto per andare a riprendere le due lepri, meglio rilassarsi un attimo. Sicché il vantaggio dei fuggitivi è illusoriamente risalito, ma quando da dietro s'è tornati a far sul serio, la fuga è stata annullata, a 20 km dal traguardo.
Proprio in quel momento - si era sulla salita di Madonna Scoperta - la Cannondale ha imposto una sferzata al gruppo, con Koren e Caruso al servizio del capitano slovacco. Contestualmente a ciò, un ritorno di diluvio (evidentemente ieri Giove Pluvio non ha dato tutto e s'è tenuto qualche energia da spendere anche oggi) ha flagellato il plotone, che è risultato così parecchio allungato sull'ascesa, e del tutto sfilacciato sulla susseguente picchiata; e se i vari Degenkolb, Chicchi, Démare, avevano alzato bandiera bianca sotto i colpi dei compagni di Sagan, sono stati gli scatti in discesa di Azanza, poi di Urán, poi di Flecha, a dare un'ulteriore sgrossata al gruppo, selezionato anche da errori di guida e cadute (una ai -18 ha coinvolto tra gli altri Dombrowski, Thomson, Dekker, Henderson).
Dopo che anche Cancellara si è fatto vedere con un paio di allunghi intorno ai -15, Flecha è stato ripreso ai 13 km, e subito in contropiede è partito Boom. L'ex iridato del cross ha avuto qualche secondo di vantaggio, ma il buon lavoro della Orica di Goss ha fatto sì che l'olandese venisse ripreso subito dopo il primo passaggio dal traguardo, a 7 km dalla fine; col team australiano, spalleggiato dalla Omega Pharma di Cavendish, in pieno controllo della situazione, ai 5 km una rotonda ha nuovamente rimescolato le carte, visto che proprio Goss e Cave hanno sbagliato lato nell'affrontarla, perdendo parecchie posizioni. Rabottini ha voluto vedere se gli riusciva uno scherzetto, ed è allora partito ai 4.5 km, ma la sua azione non è durata più di 700 metri.
Il circuitino conclusivo prevedeva un'altra salitella, a Narni, e lì, oltre ad aver visto Contador nelle primissime posizioni (meglio non correre rischi), abbiamo assistito all'ultimo attacco della giornata: l'ha condotto, partendo proprio in cima (ai -3 km), Sergey Lagutin, il quale è stato anche bravo a districarsi nella scivolosa discesa e a restare al comando fin oltre il triangolo rosso dell'ultimo chilometro; ma troppi erano i velocisti ancora presenti nell'avanguardia del gruppo, perché la tappa sfuggisse alla legge della volata.
Sicché, ripreso l'uzbeko della Vacansoleil, è stato sprint (con chi c'era, e pazienza per gli staccati). Goss, immemore di quanto avvenuto ieri (e cioè che si può vincere bene in rimonta), ha preso la volata molto lunga, ai 300 metri; Ciolek, dalla sua ruota, è a sua volta emerso prendendo il comando delle operazioni ai 200, imitato poco dopo da Greipel, che ai 150 metri sembrava avere la vittoria in pugno. In questa entusiasmante fase di sorpassi si è inserito alla perfezione Sagan, venuto fuori sul lato destro della strada, e passato al comando a meno di 100 metri dalla fine; a questo punto sarebbe toccato a Cavendish piazzare l'ultima stoccata, e invece il britannico non è riuscito a uscire dalla ruota di Peter, che ha così vinto dando un'impressionante lezione a diversi di quelli che, tra 9 giorni, contano di contendergli la vittoria sanremese.
Cavendish, Greipel, Ciolek e Goss sono finiti nell'ordine alle spalle dello slovacco; sesto s'è piazzato Davide Cimolai (il suo compagno Ferrari era disperso da tempo), quindi Farrar, Hushovd, Belletti e Geschke a chiudere il novero dei velocisti - visto che dall'undicesimo posto di Marcato in giù troviamo molti non sprinter. La generale, ad ogni buon conto, non cambia sostanzialmente volto: Cavendish guida ancora, e con i secondi d'abbuono presi oggi allunga su Kwiatkowski (secondo a 7"), Terpstra, Tony Martin e Stybar (che seguono a 9"). Sagan si inserisce al sesto posto, a 18", davanti alla truppa Movistar a 20; tutto soggetto ad essere rivoluzionato domani, sull'arrivo in salita di Prati di Tivo, che chiamerà all'azione gli uomini da classifica, e chi si troverà in testa al termine dei 173 km della tappa avrà anche buone possibilità di portare a casa la Tirreno.
Una piccola riflessione finale la regaliamo a Cavendish, a dir poco burbero nel lamentarsi dei suoi compagni, ieri; oggi, trovatosi nelle condizioni di poter sprintare da pari a pari con Sagan, le ha buscate di brutto. Visto che non ci sono altre frazioni da volata, la storia finirà con il risvolto che l'unica vittoria ottenuta da Mark in questa edizione della Corsa dei Due Mari sarà stata quella della cronosquadre, cioè quella conquistata in massima parte grazie all'apporto dei Martin, dei Terpstra, degli Stybar, dei Kwiatkowski. I quali, coi loro sforzi, hanno comunque permesso al folletto di Man di fregiarsi per tre giorni della maglia azzurra, simbolo del primato: una beffa non da poco, per il linguacciuto inglese.