Strade Bianche 2013: No more than Moreno - Splendido Moser, primo italiano a vincere la corsa toscana
Abbiamo una banca. Se di questi tempi non fosse un tantino dissacratorio, visti i molteplici incroci che sottintende (in terra di Siena, poi!...), sarebbe forse il miglior titolo per riassumere il senso di questa giornata e il retrogusto - dolce, dolcissimo - che ci lascia. Moreno Moser ha vinto un'altra corsa alla sua maniera, attaccando e osando, e imponendo la sua giovane e sfrontata legge, e confermando quanto fu chiaro sin da subito, dalla sua prima volta, poco più di un anno fa al Trofeo Laigueglia: questo ragazzo ha l'impronta del campione.
Moser ha vinto una corsa bellissima come la Strade Bianche, talmente bella da essere sfuggente, tant'è vero che, dopo 6 vittorie straniere, è stata la prima volta che un italiano è riuscito a conquistarla. E non un italiano qualunque, ma uno che ha le carte in regola per non sfigurare in quell'albo d'oro così nuovo e già così pesante (Cancellara e Gilbert sono gli ultimi nomi inseriti in esso, prima d'oggi). Un italiano che, a 22 anni, può essere per l'appunto definito "la nostra banca", quella in cui depositare la passione ciclistica che tanti di noi hanno risparmiato in questi anni un po' grigi, nei quali, dopo stagioni di dominio, abbiamo faticato a inserire qualcuno dei nostri in cima agli ordini d'arrivo delle corse più importanti.
Ora si può tornare a investire, a puntare forte su un nome (o meglio, su un cognome) che, già di per sé, scatena mille entusiasmi di ritorno. E bisogna dire che Moreno lo veste perfettamente, quel "Moser", è un vestito che gli sta benissimo, che gli calza a pennello, e che, in prospettiva, potrebbe addirittura essere ulteriormente valorizzato dall'essere associato a un corridore simile.
Una fuga tenace, molte cadute e tanti guai meccanici
La cronaca di una Strade Bianche è inevitabilmente anche la cronaca di molte forature: gli sterrati, per quanto in ottimo stato come quelli del Chianti attraversati dalla corsa, nascondono sempre delle insidie: c'è sempre quella pietruzza, c'è sempre quel dislivello (o proprio buca) a causare incidenti meccanici, quando proprio non cadute. Ne sa qualcosa Aleksejs Saramotins, uno dei protagonisti della giornata, in fuga da lontano con altri tre, ma incappato in più di uno scivolone sugli sterrati.
Col lettone della IAM erano in avanscoperta Michael Schär, l'iniziatore della fuga dopo 23 km, e poi Maxim Belkov (già all'attacco giovedì a Camaiore) e Giairo Ermeti in rappresentanza dell'Androni che aveva in Reda e Pellizotti le punte, pronte a entrare in gioco nel finale. Il quartetto ha guadagnato fino a 10'50", un vantaggio massimo che, anziché crollare di colpo, è stato gestito al meglio dagli attaccanti, bravi a restare in gioco fino alla fine (tant'è vero che un paio di loro li ritroviamo in top ten).
Il gruppo, invece, viveva fasi interlocutorie segnate, come accennato, da cadute (tra gli altri: Santambrogio, Paolini, Tiralongo, Madrazo, Fortin, Roulston, Sanz, Dall'Antonia, Kreder e poi ancora Garzelli e Failli) e forature (Gatto, Valverde, Phinney, Pietropolli, Lagutin, Pellizotti). In particolare il guaio meccanico occorso a Valverde, uno dei favoriti della vigilia, ha di certo influito sull'andamento della gara, visto che il murciano, rimasto appiedato nel bel mezzo dello sterrato di Sante Marie (a poco più di 50 km dalla fine), ha perso quasi un minuto dai migliori, e ha poi speso tanto per rientrare successivamente: tutte energie venute a mancare poi nel finale.
Dall'azione di Flecha a quella di Moser
Proprio lì sulle Sante Marie (quinto degli otto tratti in sterrato, e il più lungo coi suoi 13 km), a 54 km dalla fine, quando il gruppo aveva 4' di distacco dai fuggitivi, s'è mosso Flecha. Un attacco abbastanza precoce, ma probabilmente lo spagnolo (da quest'anno alla Vacansoleil) considerava possibile far maggior selezione su quello sterrato. In effetti Flecha un minutino, da lì a 30 km, l'ha guadagnato (con gran fatica, va detto), ma il gruppo, tirato dalla Cannondale (con Bodnar e Paterski a caricarsi di tutto il lavoro nel frangente), rimaneva abbastanza folto, dando l'impressione di poter accelerare ulteriormente e recuperare sui fuorusciti.
Quando anche gli Astana (per Iglinskiy, già vincitore della Strade Bianche) e i Movistar (per il rientrato Valverde) hanno dato una mano ai verdi di Sagan, il margine dagli uomini in avanscoperta si è per l'appunto ridotto: sicché quando si è giunti al settimo sterrato, quello di San Giorgio (comprendente un durissimo muro di 500 metri), un Flecha ormai al lumicino è stato messo nel mirino da quel che rimaneva del plotone, con Cancellara in prima fila a proporre accelerazioni.
Ma è stato Moser, a 19 km dal traguardo, a rendersi protagonista dell'affondo più deciso (e, vedremo poi, decisivo). Il trentino è scattato proprio mentre Flecha stava per essere ripreso; lo spagnolo, a quel punto, si è accodato al contrattaccante, facendo di tutto per resistere il più possibile. Il gruppo, perso l'impulso della Cannondale, che ovviamente non tirava più, si è rilassato, lasciando che la coppia Moser-Flecha guadagnasse rapidamente 50" (mentre Schär, Belkov, Ermeti e Saramotins ne avevano altri 50" sulla nuova coppia, e quindi 1'40" sul gruppo).
Le trenate di Cancellara, la vittoria di Moreno
Sull'ultimo sterrato della giornata, Le Tolfe (a 13 dal traguardo), mentre Schär e Belkov si avvantaggiavano su Ermeti e Saramotins, Moser è riuscito a staccare Flecha, dopo averci vanamente provato in precedenza. Intanto il gruppo viveva una serie di forcing condotti da Cancellara, ai quali non mancava mai la pronta risposta di un Sagan o di un Nocentini (in assoluto tra i più brillanti oggi). Le folate di Fabian hanno spezzettato il drappello, consentendo peraltro un riavvicinamento rispetto all'avanguardia della corsa.
Finito lo sterrato, Moser ha raggiunto Saramotins (Ermeti, vittima di una foratura, è uscito di scena proprio in quei momenti), e col lettone si è portato su Schär e Belkov quando al traguardo mancavano 6 km. Gli inseguitori, oscillanti tra le 10 e le 20 unità (a seconda di quanto prolungate fossero le trenate di Cancellara), non erano in ogni caso lontanissimi. I successivi allunghi di Reda, e poi di Slagter, e poi ancora di Fabian, contribuivano a ridurre il gap dai battistrada, tra i quali un Moreno sempre più nervoso per il mancato apporto degli altri tre (che però erano in fuga dal mattino, con energie quindi abbastanza ridotte) si trovava a dover cantare e portare la croce (lèggasi: tirare in prima persona, e chiudere sugli scatti degli altri - ad esempio di Schär ai 5 km).
Ai 3 km il destino del quartetto di testa sembrava segnato: gli avversari erano a non più di 5" di distanza; ma raggiungere Moser portando in carrozza il suo compagno Sagan non era azione che potesse risultare particolarmente geniale; per questo motivo, al momento di chiudere sui fuggitivi, il gruppo Cancellara prendeva tempo, traccheggiava, rinviava il momento del ricongiungimento. E intanto dalla periferia senese si giungeva alle mura della splendida città, e il traguardo era sempre più vicino per quelli che guidavano la corsa.
Superata la porta di Fontebranda, a poco meno di un chilometro da Piazza del Campo (sede d'arrivo), Moser ha proposto allora un primo scatto, che è costato caro a Schär. Ai 700 metri, sul lastricato, secondo e decisivo scatto per Moreno, che ha salutato la compagnia di Saramotins e Belkov e ha messo tutto se stesso nel tentativo di conservare quei pochi secondi su Cancellara e soci. Se anche l'avessero ripreso, ci avrebbe pensato il suo compagno Sagan a tenere in attivo il bilancio della Cannondale. Ma per una volta le cose sono andate nella maniera migliore e più spettacolare: il trentino ha tenuto alla grande, dimostrando una volta di più un eccellente tempismo. Accolto dall'ovazione della piazza, Moser si è lasciato andare a sua volta a un'esultanza di incontenibile gioia; Sagan, bravissimo a reagire a Cancellara e a spianare la rampa finale, è arrivato secondo a 6" dal vincitore, completando la giornata perfetta per il team di Amadio, e omaggiando - nel tagliare il traguardo - la vittoria di Moreno.
Al terzo posto ha chiuso il bravissimo Nocentini, davanti a Fabian, al tenace Saramotins, a Van Avermaet, Kolobnev e Reda. Giampaolo Caruso, nono, ha preceduto Belkov, altro fuggitivo di valore che ha completato la top ten. Poco più indietro, tra gli altri, Ponzi, Valverde, Cunego, Visconti e Aru (buon ventesimo). Domani si bissa con la Roma Maxima (ex Giro del Lazio) questa splendida due giorni by RCS Sport, un'accoppiata di gare che, tra il Chianti e la Capitale, promette di riconciliarci non solo col ciclismo, ma anche con un paese - l'Italia - che offre scenari senza pari al mondo. Questo sport, in sinergia con chi è interessato a un intelligente marketing territoriale, potrebbe aver trovato un nuovo filone d'oro (le immagini delle colline senesi oggi erano veramente mozzafiato): speriamo che tale filone non si esaurisca troppo presto nell'incuria e nel disinteresse di chi di dovere.