Vuelta a España 2013: Sempre più salite, ma sarà spettacolo? - Maxitrasferimenti e ben 11 arrivi in quota
Era nell'aria, anche alla luce dell'edizione 2012, una Vuelta così dura. Come solitamente negli ultimi anni accade, le indiscrezioni si erano materializzate in anteprima sul quotidiano AS, proprio alla vigilia della presentazione di Vigo. Bisogna ammettere che dal teatro García Barbón non sono uscite chissà quali sorprese, anzi, non ne è venuta fuori proprio nessuna. La 68a Vuelta a España sarà da correre tutta o quasi con il rapportino da salita, perché su 21 giorni di gara ben 11 volte si arriverà in quota. Altre due saranno le tappe di montagna (o media montagna), per un totale di 13 su e giù. Restano 6 tappe pianeggianti e 2 prove contro il tempo.
Il cronometro sarà già protagonista il 24 agosto, prima tappa, una cronosquadre in Galizia, da Vilanova de Arousa a Sanxenxo; saranno 27 i chilometri che decreteranno la prima maglia roja. Dopo di che i non avvezzi alla salita non avranno tregua se non in sporadiche occasioni. Già, perché anche nelle tappe classificate come pianeggianti il dentello lo si trova, più o meno decisivo, più o meno nascosto. Anche la cronometro individuale, 38 km con partenza ed arrivo a Tarazona, non risparmierà i non scalatori: la partenza sarà infatti in salita, fino ad arrivare ai 1100 metri s.l.m. dell'Alto del Moncayo.
Nella visione d'insieme è una Vuelta che si preannuncia sulla carta molto spettacolare. Già alla seconda tappa si ariverà all'Alto da Groba, 8 km piuttosto complicati, pur se preceduti da 170 km di pianura. Lì vedremo sin da subito chi vorrà (e potrà) prendere in mano la corsa e chi, suo malgrado, dovrà chiamarsi fuori dai giochi, almeno per quanto riguarda la classifica generale. Già, perché la tappa successiva, classificata dai sadici organizzatori di Unipublic come pianeggiante, vedrà un epilogo sul Mirador de Lobeira, che più che una volata tra scalatori non potrà ospitare.
La 4a e la 5a tappa saranno di riposo? Nemmeno per sogno: montagna, ma solo una di queste, la 4a, avrà un finale con un arrivo in salita (a Finisterra, in questa che è stata ribattezzata "La etapa del Fin del Mundo", in realtà c'è solo un dentello che, pur non riconosciuto dagli organizzatori come arrivo all'insù, non è certo agevole). Seguiranno un paio di frazioni, la 6a e la 7a, dove i velocisti (se ce ne saranno e se non saranno crollati psicologicamente dopo la seconda frazione...) potranno dire la loro.
Difficoltà negli arrivi di Cáceres e Mairena de Aljarafe non paiono essercene. Non si può dire lo stesso per l'8a e la 9a tappa: la prima culminerà sull'Alto de Peñas Blancas, lunga e non troppo semplice salita, la seconda a Valdepeñas de Jaén, dove la rampa conclusiva è nettamente più corta (ma non meno benevola). A concludere la prima parte della Vuelta 175.5 km da Torredelcampo all'Alto de Hazallanas, con l'Alto de Monachil (1a categoria) a 27 km dalla conclusione a rendere il finale ancor più pepato.
Dopo questo lunedì caldo il martedì sarà dedicato al riposo ed al maxitrasferimento che porterà la carovana a Tarazona, dove si svolgerà la cronometro individuale: saranno 38 km tutt'altro che agevoli, con i pirmi 18 km in salita, poi lo scollinamento sull'Alto del Moncayo ed il ritorno a Tarazona. Ancora un po' di riposo nella 12a tappa, arrivo a Tarragona fatto apposta per le ruote veloci, quindi avrà inizio una quattro giorni a dir poco massacrante. Se infatti la Valls-Castelldefels non avrà l'arrivo in salita (anche se il Port de la Rat Penat a 37 km dal traguardo, pur non decisivo, rimarrà nelle gambe), le tre successive si faranno decisamente sentire nelle gambe dei protagonisti.
La 14a, con arrivo a Collada de la Gallina (Andorra), preceduto da Port de Envalira, Coll de Ordino e Port de la Cornella, è un vero e proprio tappone. Stesso discorso varrà per la 15a tappa, arrivo a Peyragudes (laddove Froome umiliò Wiggins all'ultimo Tour, tanto per capirci) preceduto da quattro colli di 1a categoria: Coll del Cantó, Port de la Bonaigua, Port de Balès e Col de Peyresourde. Un poco meno crudele la 16a, con arrivo a Sallent de Gállego, pur sempre un colle di prima categoria, ma per chilometraggio minore delle precedenti ("appena" 147 km) e salite leggermente meno impegnative è la meno complicata delle quattro che precedono il secondo ed ultimo giorno di riposo, il 4 settembre.
Da allora a domenica 15 settembre si dovranno affrontare ancora cinque tappe. Due di queste vedranno l'arrivo in volata (o una fuga da lontano) e sono la 17a (a Burgos) e la 21 (passerella finale di Madrid). In mezzo c'è più o meno l'inferno: la 18a tappa culminerà con l'impegnativa ascesa a Peña Cabarga, la 19a, dopo un centinaio di chilometri in pianura, vedrà tanti saliscendi per poi terminare sull'Alto del Naranco.
Il giorno sarà sabato 14 settembre, con un'escalation di 144.1 km che porterà chi sarà rimasto in gruppo ai 1565 metri s.l.m. dell'Alto de l'Angliru. Escalation perché la salita più dura di Spagna (sicuramente), d'Europa (forse), sarà il giudice finale, se la maglia roja fosse ancora in ballo. Escalation perché sarà preceduta, nella giornata, da Alto de la Cabruñana (3a categoria), Alto de Tenebredo (2a categoria) ed Alto del Cordal (1a categoria). Dopo cotanti Gpm, ecco quei terribili 12.5 km alla pendenza media del 10.1% e punte al 25%. Qui si decise la Vuelta 2011, con Cobo che staccò Wiggins e Froome; qui potrebbe essere già decisa la Vuelta 2013.
Vista nel complesso è una Vuelta molto squilibrata: su 21 giorni di gara 11 arrivi in salita e 13 tappe di montagna sono oggettivamente troppo. Il trend della principale corsa a tappe iberica, quanto ad arrivi in salita, è in netta crescita. Nell'anno di Nibali, il 2010, erano "solo" 6, così come nel 2011, quando a portare a casa la roja fu Juan José Cobo. Nel 2012 diventarono 10 ed oggi eccoci a 11, più qualche insidia sparsa qua e là. Impossibile che a vincere anche la 68a edizione non sia uno scalatore, ma sicuramente gli organizzatori hanno pensato, anche questa volta, poco ai corridori e molto alla corsa, che auspicano possa essere spettacolare.
Effettivamente l'edizione 2012 fu altamente spettacolare, ma il grande interesse del pubblico sulle strade (e non), specialmente spagnolo, è dovuto per la maggior parte al coinvolgimento di tre top riders iberici, appunto (Alberto Contador, Alejandro Valverde e Joaquim Rodríguez), con Chris Froome in lotta solo nella prima settimana di corsa. Non meno interessante la Vuelta 2011, dove Juan José Cobo, corridore di seconda fascia, ed ancora Chris Froome erano separati da soli 13" (e 13" resteranno, in favore dello spagnolo, alla fine). Ancora, nel 2010 la Vuelta fu aperta fino alla 14a tappa, quando la maglia roja Igor Antón cadde e si ruppe un polso, lasciando di fatto una prateria a Nibali, che contenendo Mosquera riporterà la Vuelta in Italia.
Insomma, le salite ed i percorsi spettacolari servono ma avere tre spagnoli che se le suonano per altrettante settimane, con ripetuti capovolgimenti di scena, è sicuramente stato un netto traino per l'interesse della corsa. Interesse che, con 11 arrivi in quota e protagonisti ancora da decifrare (ma sarà arduo avere al via di Vilanova de Arousa Contador e Joaquim Rodríguez, concentrati sul Tour, più Valverde), non è detto possa essere lo stesso quest'anno.
In attesa di certezze più solide per quanto riguarda un ipotetico campo partenti, la realtà dei fatti mostra una Vuelta con tappe mai al di sopra dei 200 km, se si esclude il tappone di Peyragudes, che misura 232.5 km. Alti, in quanto a chilometri, sono invece i trasferimenti, al limite dell'umano.
Un primo spostamento, non lunghissimo ma considerevole, da Lago de Sanabria a Guijuelo, quindi dall'Alto de Hazallanas, a ridosso del primo gioro di riposo, si volerà a nord-est, con la crono di Tarazona prevista il giorno successivo. Altra vagonata di chilometri da Tarazona a Maella; per raggiungere i Pirenei ci si sposterà invece da Castelldefels a Bagà. Da Peyragudes a Graus altri chilometri, così come da Sallent de Gállego a Calahorra, approfittando del giorno di riposo.
Infine, scalati gli 11 arrivi in salita, la sera dopo l'Angliru il gruppo partirà, armi e bagagli, alla volta di Madrid. A quel punto, al netto di scalate, cronometro e spostamenti (l'anno scorso si corse una Vuelta sì tutta al nord della Spagna ma con spostamenti pressoché limitati), tutti davvero esagerati, il più sarà fatto.
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