Warning: include() [function.include]: open_basedir restriction in effect. File(/opt/plesk/php/5.2/share/pear/BackgroundProcess.class.php) is not within the allowed path(s): (/var/www/vhosts/oldsite.cicloweb.it/:/tmp/) in /var/www/vhosts/oldsite.cicloweb.it/httpdocs/sites/all/modules/background_process/background_process.module on line 22

Warning: require() [function.require]: open_basedir restriction in effect. File(/opt/plesk/php/5.2/share/pear/context.core.inc) is not within the allowed path(s): (/var/www/vhosts/oldsite.cicloweb.it/:/tmp/) in /var/www/vhosts/oldsite.cicloweb.it/httpdocs/sites/all/modules/context/context.module on line 3
Giochi Olimpici 2012: Kazakingham Palace - Vinokourov, il successo della vita. Urán 2°, GBR sconfitta, Italia discreta | Cicloweb

Il Portale del Ciclismo professionistico

.

Giochi Olimpici 2012: Kazakingham Palace - Vinokourov, il successo della vita. Urán 2°, GBR sconfitta, Italia discreta

Versione stampabile

Alexandre Vinokourov batte Rigoberto Urán e vince la prova olimpica di Londra 2012 © Bettiniphoto

Che corsa, ragazzi, che corsa. Già è un sogno commentare una vittoria del genere di Alexandre Vinokourov, all'ultima uscita da professionista (o meglio penultima, visto che farà la crono, o x-ultima se si convincerà - come potrebbe magari essere - a gareggiare un altro po'). Ma la prova olimpica, che da recente tradizione ci catapulta immediatamente nel clima di un grande evento come i Giochi, sta assumendo - forse anche per questo motivo - un appeal particolare, tutto suo. E che cresce di edizione in edizione, insieme a un albo d'oro che sta prendendo contorni importanti: Pascal Richard nel 1996, Jan Ullrich nel 2000, Paolo Bettini nel 2004, Samuel Sánchez nel 2008, Alexandre Vinokourov nel 2012: quanti bei nomi per una competizione in fondo così giovane.

La chiave di lettura sta tutta nella composizione delle squadre. Appena 5 corridori nelle formazioni più forti è un concetto che si traduce in una Mecca degli attacchi da lontano, del coraggio, del piacere di osare. Indipendentemente dal percorso, che può essere anche insulso come quello londinese, e indipendentemente dalla forza dei 5 della squadra più forte, tenere sotto controllo una siffatta gara è un'impresa ardua. E anzi, l'esito della prova odierna dovrà valere come promemoria per i ct tra 4 anni: inutile portare alle Olimpiadi uomini da gruppo (siano essi gregari o velocisti), questa è la gara in cui c'è solo da andare all'attacco.

Una gara anarchica, in definitiva. Nella quale alla fine vince comunque il migliore: sublimazione del ciclismo! Ma torniamo all'aggettivo "anarchica". Lo usavamo spesso per descrivere le gagliarde prove di Paolo Bettini, quando in bici regalava spettacolo, spandeva adrenalina, disperdeva per troppa foga qualche risultato, raccoglieva successi fantastici e pesantissimi. Tutto si potrà dire, ma non che la sua Italia, oggi, non abbia rispecchiato le caratteristiche del suo "capitano non giocatore": nel vivo della corsa sin dall'inizio, in grado di svolgere un ruolo importante negli sviluppi della gara, comunque da promuovere per il coraggio.

Subito una fuga importante
Dopo 20 km di basso ritmo per uscire da Londra in direzione circuito di Box Hill, è partita, invero abbastanza presto visti i nomi che andiamo a elencare, la prima fuga della giornata. O'Grady, Roelandts, Beppu, Castroviejo, Menchov, Kristoff, Duggan, Brajkovic, Westra, Schär, Park e per gli azzurri Pinotti. Dobbiamo scansionare in maniera approfondita la composizione di questo drappello di 12: a uomini in grado di lottare in prima persona in una gara del genere (mettiamoci l'australiano O'Grady, il belga Roelandts, il veloce norvegese Kristoff) si sono affiancati passisti di vaglia, da Castroviejo per la Spagna a Menchov per la Russia, da Brajkovic per la Slovenia a Westra per l'Olanda, senza ovviamente trascurare Pinotti per l'Italia. Oltre a queste nazioni, erano rappresentati davanti anche gli Stati Uniti, la Svizzera, il Giappone e la Corea del Sud.

Chi rimaneva fuori? Gran Bretagna e Germania, che evidentemente puntavano a occhi chiusi sulla volata finale per Cavendish e Greipel; Francia, a cui non dispiaceva il progetto di sprint per il giovane capitano Démare (visto che peraltro Gallopin e Chavanel non erano in forma smagliante, e Bourgain era un finto partecipante, ritiratosi dopo poche decine di chilometri in attesa di gareggiare su pista); e alcune nazioni che hanno colpevolmente mancato l'appuntamento con la fuga, a partire da Danimarca e Bielorussia.

L'azione dei 12 ha preso un bel margine, arrivando a gestire 6' all'inizio del secondo giro del circuito di Box Hill, quando si è capito che il copione della gara sarebbe stato ben preciso, con la Gran Bretagna a tirare (con una mano di Kiyienka e poi di Tony Martin) per non far involare gli attaccanti, e gli altri in posizione d'attesa. Un'attesa che già nel secondo giro è stata interrotta dall'australiano Rogers, uscito da solo dal gruppo alla ricerca di non si sa cosa (e infatti è stato ripreso senza problemi); e che poi è finita definitivamente quando i belgi hanno deciso di rompere gli indugi, nel terzo giro.

Nibali attacco 1, Nibali attacco 2
Il forcing di Van Avermaet e Gilbert ha trovato immediatamente in Vincenzo Nibali un finalizzatore d'eccezione: il siciliano è scattato sul falsopiano successivo a Box Hill, a 140 km dalla fine, portandosi dietro i citati belgi, lo svizzero Elmiger e l'olandese Gesink. Poco dopo, altri arrivi di lusso sul gruppetto: Luis León Sánchez e Vinokourov su tutti; ma i tempi non erano ancora maturi, e il gruppo, sempre tirato dalla GBR, ha recuperato. Erano però maturi, i tempi, per capire che la gara non sarebbe stata così liscia come qualcuno si aspettava: c'era fermento e voglia di fare, in gruppo.

E al quarto giro del circuito abbiamo avuto conferma di ciò: Grivko e Rast hanno riacceso la miccia, e ancora una volta è stato Nibali, generosissimo, a piazzare gli scatti più convinti. L'azione del messinese ha creato un subbuglio incomponibile, traendo a sé un Gilbert ugualmente voglioso di fare; e calamitando anche il contropiede di altri atleti: Paolini, a supportare il disegno azzurro; e Fuglsang, Chavanel, Boom, Bauer, Kreuziger, Phinney. Nomi importanti, ancora una volta; e ancora una volta assenza di Gran Bretagna (impegnata a gestire senza strappi l'andamento del plotone) e Germania (impegnata invece a far corsa parassitaria sui sudditi di Elisabetta).

Mentre l'azione dei fuggitivi del mattino perdeva smalto, quella dei contrattaccanti assumeva contorni di rilievo, nella misura in cui Nibali e soci guadagnavano sugli inseguitori sulla salita e perdevano tra falsopiano e discesa, conservando un vantaggio tra i 40" e il minuto sul gruppo tirato a turno da Wiggins, Froome, Stannard e Millar. Una situazione tutto sommato ancora controllabile; ma foriera di grande stress per la selezione UK che si annunciava come la dominatrice della scena.

E a stress era destinato a sommarsi stress: quinto giro (parliamo di 100 km al traguardo o poco più) e attacco di Van Garderen, Van Avermaet, Lagutin, Nordhaug, Gesink, Saramotins: ripresi alla tornata successiva, ma l'acido lattico nelle gambe britanniche iniziava ad accumularsi. E intanto il gruppetto Nibali avvicinava gli attaccanti del mattino. Sesto giro, e Gilbert ha tentato una prima azione solitaria, destinata a rientrare nel giro di una decina di chilometri.

La situazione sfugge di mano ai British
All'ottavo giro, dopo il ritiro di Tony Martin al passaggio precedente (gambe preziose venute a mancare agli inseguitori!), Kolobnev è emerso dal plotone con prepotenza, imitato poco dopo da Rui Costa, Gesink, Van Garderen, tutti portatisi sui primi che nel frattempo si erano ricongiunti tra i vari gruppetti e avevano pure perso qualche collega per strada (Pinotti e Westra, staccatisi). A questo punto, a 60 km dalla fine, era chiaro che alla Gran Bretagna la situazione era sfuggita di mano: permettere a tutte le nazionali avversarie (tranne la Germania) di rinfoltire i presidi in avanscoperta, con nuovi arrivi da dietro, senza poter fare nulla (sganciare a propria volta un uomo? E chi? Tra stanchezza e mancanza del colpo da ko, i compagni di Cavendish non sarebbero stati adatti allo scopo), e senza nemmeno poter tirare a fondo per inseguire (pena lo staccarsi di CannonBall a Box Hill): bel problema.

Mentre le diplomazie si muovevano (per attivare gli aiuti Sky-istici dell'austriaco Eisel, ad esempio), i chilometri passavano, e quei 40-60" del gruppo Nibali-Paolini non accennavano a calare. Gilbert ha provato un secondo assolo, proprio lì ai 60 km, ma dopo aver guadagnato qualche decina di secondi il vallone è stato nuovamente raggiunto, a 40 km dalla conclusione, appena fuori dal circuito. E quando Philippe ha visto chi l'aveva ripreso, si sarà sorpreso di vedere che il plotoncino di cui faceva parte si era ulteriormente arricchito di arrivi dal gruppo: su Box Hill c'era infatti stato il forcing di Henao, Valverde, Vinokourov, Albasini, LL Sánchez, Lagutin, Nordhaug, Urán, Cancellara... sì, anche Cancellara, ovvero l'uomo più temuto nei progetti britannici, e quello che avrebbe sanzionato ufficialmente il saltare di tutti gli equilibri precostituiti.

Cancellara irrompe, Cancellara si rompe
Fabian davanti, supportato da compagni (Elmiger, Schär, Rast) e avversari come lui interessati ad anticipare lo sprint generale, era praticamente il bollo in calce alla notifica di sfratto di Cavendish dal gradino più alto del podio virtuale. Nell'occasione, da segnalare come importante anche il fatto che alcuni (Modolo, Gallopin, Boasson Hagen), malgrado ci abbiano provato, non sono riusciti a chiudere sul drappello Nibali.

Usciti dal circuito col vantaggio consolidatosi sul gruppo (il minuto canonico, ma ormai inscalfibile), era chiaro che, a fronte dei pochi uomini veloci che avevano resistito fin lì (principalmente Kristoff), la questione si sarebbe decisa sull'assalto all'arma bianca di qualcuno: prima o poi la stoccata sarebbe arrivata. I tifosi italiani speravano che potesse toccare a Nibali o Paolini far parte di un minidrappello di eletti, ma l'eventualità era resa complicata dalla presenza di una concorrenza numerosa e qualificata: inserirsi nell'attesa lotta tra volponi del calibro di Cancellara, Valverde, Vinokourov, Kolobnev, Chavanel, Gilbert, Sánchez (per restare ai nomi più in vista) era impresa ardua.

Ai 20 km è scattato Nordhaug (che magari avrebbe potuto risparmiarsi e lavorare per Kristoff), ma il norvegese è stato ripreso in breve dall'azione combinata di Elmiger, Castroviejo, e ancora Nibali. Ai 15 km, colpo di scena che ha dell'incredibile: Cancellara, a quel punto il favorito più accreditato, è entrato fortissimo (e distrattissimo) in una curva a destra, mentre era praticamente in testa al drappello. Ed è andato lungo, tremendamente dolorosamente lungo, perdendo aderenza e infrangendosi, coi suoi sogni e le sue ambizioni, su una transenna, che l'ha accolto con la durezza spietata di un impatto mortificante.

L'inconcepibile uscita di scena di Fabian (che si è rialzato e ha poi concluso, in ampio ritardo e tra le lacrime), che ha peraltro coinvolto altri atleti (tra cui proprio Nordhaug), ha lasciato per un attimo basiti i corridori che si trovavano a dover ripensare il finale che si erano immaginati. E magari qualcuno, dalla deludente vicenda dell'elvetico, ha tratto un surplus di coraggio. Kolobnev è stato il primo a provare l'evasione; ai 10 km, quando i britanni dietro ormai si arrendevano (Froome si era già staccato, Wiggo si rialzava), davanti c'è stato un tentativo del pimpante Fuglsang: nulla di fatto.

Vinokourov gigante del ciclismo, e grazie Urán
Ai 9 km, all'uscita da una curva a sinistra, un Vinokourov che da diverso tempo stava monitorando con puntiglio le prime posizioni del drappello è uscito fortissimo, esattamente nello stesso momento in cui, dall'altro lato della strada, all'esterno, Urán usciva ancora più forte. La coppia s'è formata subito, e non ci ha messo troppo a trovare un'intesa: il forcing di Rigoberto su un ponte sul Tamigi ha rafforzato la leadership a due, mentre dietro in tanti ormai boccheggiavano e nessuno riusciva a rendere un'efficace azione di inseguimento.

Davanti, invece, i cambi di Vino davano un impulso incredibile all'attacco, e Urán non s'è da parte sua risparmiato neanche per un metro: un colombiano protagonista nel finale di una gara del genere è una sorpresa su cui in pochi avrebbero scommesso.

Malgrado fossero tenuti a vista, i due battistrada non hanno mollato la presa, andando a giocarsi l'oro olimpico mentre dietro si procedeva ormai per dispersione. È stato Urán a prendere in testa il rettilineo finale, davanti a Buckingham Palace; Vinokourov, sapientemente, ha aspettato che un Rigoberto più frastornato che mai (ci ha ricordato l'"impresa" della Coppa Sabatini, quando esultò a un giro dalla fine...) gli concedesse un attimo, e l'ha colto a poco meno di 300 metri dalla linea d'arrivo, allorché il sudamericano s'è voltato prima verso di lui, spostandosi da sinistra verso il centro della strada; e poi s'è girato incomprensibilmente dall'altra parte, a controllare chissà che cosa.

In quell'esatto istante, Vino è partito, forse lungo ma quella volata poteva essere anche interminabile, conteneva dentro un'intera carriera, idealmente racchiusa tra l'argento olimpico di Sydney 2000 e l'oro di Londra. 12 anni di protagonismo, di imprese eccezionali e di cadute fragorose (ideali e reali), e soprattutto di un modo di correre arrembante che gli ha conquistato moltitudini di tifosi, e che trova oggi, in questo successo, il picco più alto e rappresentativo. Urán, medagliato ai Giochi come pochissimi suoi connazionali nei 116 anni di storia olimpica, può comunque essere felice del suo argento. Kristoff, bravissimo a resistere in fuga dal mattino e a sprintare per il bronzo, ha chiuso al terzo posto a 8" dai primi, trovando anche di che recriminare (ma non pensando a quanto fosse praticamente impossibile tenere la corsa chiusa nel finale).

Giù dal podio un comunque ottimo Phinney, i bravi Lagutin e O'Grady, un Roelandts che negli ultimi chilometri si è trovato ad essere prima punta del Belgio, e poi Rast, Paolini (nono e primo dei nostri) e Bauer a completare la top ten. 14esimo Sánchez, 18esimo Valverde subito davanti a Gilbert e Chavanel, e 27esimo e primo del plotone (a 40" da Vino) Greipel, che ha battuto nella volata dei superdelusi Boonen, Cavendish e Démare.

Gli altri italiani: Viviani 38esimo, Modolo 96esimo e staccato nel finale, come pure un esausto Nibali (98esimo), mentre Pinotti è giunto 104esimo a oltre 8'.

La gara olimpica, come è giusto che sia, segna un passaggio forte, nella stagione ciclistica. Ce la ricorderemo, per il suo grande vincitore, per lo sviluppo pieno di sorprese, per i grandi sconfitti. E discuteremo, ovviamente, sui perché, sui percome, sui motivi e gli accidenti. Di materiale, da questa prova a cinque cerchi nella magnifica Londra, ne emerge abbondantissimo.

Marco Grassi

RSS Facebook Twitter Youtube

30/Jul/2017 - 20:30
ESCLUSIVO: le immagini del folle che ha tagliato la strada al gruppo facendo cadere decine di corridori al Giro d'Italia

24/May/2016 - 21:06
All'An Post Rás giornata di gloria per James Gullen nella tappa "di montagna": Fankhauser diventa leader

24/May/2016 - 17:07
Giro, nel giorno della nuova delusione di Vincenzo Nibali vince Alejandro Valverde davanti a Kruijswijk e Zakarin

23/May/2016 - 22:12
An Post Rás, nella seconda tappa vince il padrone di casa Eoin Morton

23/May/2016 - 16:00
Giornata di rinnovi: André Greipel e Marcel Sieberg alla Lotto Soudal fino al 2018, Geraint Thomas prolunga con la Sky

23/May/2016 - 13:11
Benjamin Prades vince l'ultima tappa del Tour de Flores ma non basta, la generale va a Daniel Whitehouse

23/May/2016 - 12:39
Brutte notizie per il ciclismo elvetico: l'IAM Cycling comunica che cesserà l'attività a fine stagione

23/May/2016 - 11:22
Conclusi i Campionati Panamericani: l'ultimo oro è dell'ecuadoriano Jonathan Caicedo

22/May/2016 - 23:59
Il Tour of California si conclude con una imperiosa volata di Mark Cavendish. Classifica finale a Julian Alaphilippe

22/May/2016 - 23:39
Il Tour of Bihor si chiude nel segno dell'Androni Giocattoli-Sidermec: tappa a Marco Benfatto, generale a Egan Bernal

22/May/2016 - 23:20
Women's Tour of California: gioie finali per Kirsten Wild e Megan Guarnier. Le altre corse: ok Bertizzolo e Lepistö

22/May/2016 - 22:44
Velothon Wales, Thomas Stewart supera Rasmus Guldhammer e Ian Bibby

22/May/2016 - 22:24
Dilettanti, ulteriori vittorie per Nicola Bagioli e Riccardo Minali alla Due Giorni Marchigiana

22/May/2016 - 22:22
Scatta l'An Post Ras: la prima tappa va all'olandese Taco Van der Hoorn grazie ad un colpo di mano