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Tour de France 2012: Dominio Sky ma Sagan è già una star - Le pagelle: ottimo Nibali, male Evans. Sbocciano Van Garderen e Pinot

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Le maglie del Tour. Da sinistra: Tejay Van Garderen in bianco, Bradley Wiggins in giallo, Peter Sagan in verde, Thomas Voeckler a pois © Betttiniphoto

 

Bradley Wiggins - 10 e lode
L'aveva promesso: dopo Parigi-Nizza, Romandia e Delfinato, propedeutici alla Grande Boucle, avrebbe conquistato la maglia gialla più importante al Mondo. Passata una prima settimana in cui bada più a rimanere davanti ed a non cadere, a La Planche des Belles Filles sfrutta il treno Sky per andare a prendersi le insegne del primato. Seguiranno 14 giornate in giallo, sfruttando i cento chilometri a crono e difendendosi (talvolta anche attaccando, leggasi Peyragudes) in salita, scortato come meglio non potrebbe da Rogers, Porte e Froome. Chiude con 3'21" sul compagno di squadra e con 6'19" su Nibali, gli altri sono oltre i 10'. Se non è strapotere questo...

Christopher Froome - 9
Dopo la Vuelta 2011 persa da Cobo per 13" e qualche tappa di troppo in cui è restato al servizio di Wiggins, al Tour il britannico nato a Nairobi e cresciuto in Sudafrica partiva come gregario di extralusso. Perde più di 1' in una caduta nella prima settimana, vince a La Planche des Belles Filles. In salita vorrebbe fare la sua corsa: a La Toussuire stacca Wiggo, a Peyragudes gli fa vedere che è il più forte quando al strada sale. Una caduta di stile a cui tutto il Mondo ha assistito. Si è detto che era il più forte del Tour ma più che un ritmo forsennato in salita ed una grande attitudine a crono non ha esibito. Non è poca cosa, né pretendevamo fuochi d'artificio; aspettiamo solo di valutarlo meglio con un Contador a fianco.

Vincenzo Nibali - 9.5
Non sbagliare nulla, fare tutto il possibile per mettere in difficoltà gli avversari ed ottenere un terzo posto che è oro, ma che con qualche montagna in più... Senza addentrarci nei 'se' e nei 'ma', nei 'forse' e nei 'chissà', Nibali attacca quando deve, si difende e financo bluffa nell'ultima giornata pirenaica, allorché la gamba non è proprio al massimo. Stacca tutti i diretti rivali, persino gli Sky che però lo riprendono puntualmente ed a crono gli rifilano i minuti. Un podio importante (dopo 7 anni un italiano torna lassù sui Campi Elisi) che deve far credere a Vincenzo che il Tour, con un percorso leggermente più duro, non gli è affatto precluso.

Jurgen Van den Broeck - 8.5
Come Nibali, non si tiene certo in canna gli attacchi, eppure è meno efficace del messinese. È spesso lui in prima persona, aiutato da Jelle Vanendert (voto 7), a provare ad impensierire gli Sky, e di questo gli va dato atto. A La Toussuire pare dover fare la differenza con Nibali e Pinot ma alla fine non va molto lontano. Un Tour all'insegna del 'potrei ma non riesco', quello di Van den Broeck. Benino anche a crono, benino in salita, finisce per non eccellere su alcun terreno. Forse questa è la sua dimensione ed a 29 anni più in là non si riesce ad andare. Ed è un complimento.

Tejay Van Garderen - 8
Sorpresa? Non proprio, giacché il suo talento era ben noto. Certo, passare da un 81° posto nel 2011 ad un 5° quest'anno fa un certo effetto e sicuramente il ragazzo di Tacoma affronterà i prossimi Tour per la maglia gialla. Per adesso porta a casa la bianca con 6' su Pinot, ed è già un grande risultato. Fa vedere le cose migliori a cronometro (4° nel prologo ed a Besançon, 7° a Chartres) ma in salita tiene il passo, eccome. Insomma, ha le credenziali giuste, oseremmo dire perfette, per poter vincere un Tour. Sulle Alpi prova ad attaccare insieme ad Evans ma l'australiano non è mai in grado di tenere il suo passo. Anche questo qualcosa vorrà pur dire, sia pro Tejay che contro Cadel.

Haimar Zubeldia Agirre - 6.5
Perfetto esempio di come ottenere una top ten in un GT senza far nulla di memorabile. Lungi dall'accanirci con il basco, c'è da registrare che a crono non sfonda, in salita resta con i migliori ma non accenna ad uno scatto (che peraltro non è nelle sue corde), ad un attacco, niente di niente. Sesto a La Planche des Belles, e con il ritmo tenuto dagli Sky è un signor risultato, dopo ritorna nell'anonimato, tanto che nemmeno i compagni di squadra lo aspettano quando si stacca sul Port de Balès. Come faccia ad essere lassù non si sa, eppure c'è.

Cadel Evans - 5
Canto del cigno magari no ma poco ci manca. Cadel arriva al Tour come l'avversario più accreditato (insieme a Nibali) di Wiggins ma ne esce con le ossa rotte (e con 15' di ritrado in classifica generale). Eppure è l'unico a tenere Froome a La Planche des Belles Filles ed anche il giorno dopo, a Porrentruy, va a caccia di secondi. Parrebbe dunque in uno stato di santità, altro che grazia! Invece già sulle Alpi, complici dei problemi intestinali, crolla, ed i Pirenei sono solo un'agonia per il campione uscente della Grande Boucle. Commovente inoltre l'attacco nella tappa di Le Cap d'Agde, sulle brevi rampe al 10% del Mont Saint-Clair. Voleva bissare il successo del 2011, potrà provarci in futuro anche se le stelline comparse nel firmamento del ciclismo sono forse troppe e davvero difficili da contrastare.

Pierre Rolland - 7
Niente di più e niente di meno rispetto al Tour 2011. Guadagna due posizioni nella generale, vince la tappa alpina di La Toussuire dopo una giornata in fuga, non sembra superiore ad altri in salita. Si fa notare più che altro (ma non solo) per non obbedire all'armistizio imposto dal gruppo a Foix, con la strada bellamente cospasrsa di chiodi: tutti fermi ed il suo scatto, all'insegna dell'agonismo puro e duro o della sfacciataggine. Una cosa è certa: il futuro del ciclismo francese non può essere più lui anche se qualche gioia potrà ancora regalarla.

Janez Brajkovic - 6.5
Un altro che insieme alla 'categoria Zubeldia' fa di tutto per indurci a pensare che sia a correre il Giro di Polonia. Benino a crono ma non benissimo, idem in montagna. Certo non è il campioncino che ci era stato prospettato ormai più di qualche stagione fa. Chiaro oramai che non ha il carisma né forse le gambe per correre da capitano in un GT, Janez dovrà rassegnarsi e mettersi al servizio di ragazzi più freschi e dotati. Porta a casa sempre un 9° posto, vero, ma non vediamo come possa influenzare il suo percorso sportivo.

Thibaut Pinot - 8
Se Rolland non era il futuro per i transalpini, Pinot lo può benissimo diventare. Primo Tour de France corso all'attacco, sempre. Porta a casa un decimo posto ed una vittoria di tappa, a Porrentruy, anticipando tutti sulla salita finale. A La Toussuire è 2°, a Peyragudes 4°. Insomma, sulle montagne Thibaut sa il fatto suo. Migliorasse a cronometro (le affronta con una posizione del busto molto alta, manco stesse scalando il Ventoux) potrebbe davvero diventare il nome nuovo per le corse a tappe che i francesi vanno cercando da quando s'è ritirato Virenque. Tempo ne ha (è un '90), classe pure.

Andreas Klöden - 5
Dopo il forfait di Andy Schleck, la palese inferiorità di Chris Horner (voto 5) al cospetto dei primi e l'abbandono forzato di Fränk Schleck (n.g.) acquisisce i gradi di seconda punta insieme a Zubeldia. Delude e se è vero che un 11° posto al Tour non è da buttare è altrettanto vero che gli anni passano ed il Klöden ammirato qualche stagione fa semplicemente non esiste più. Sono le primavere, bellezza.

Levi Leipheimer - 4
Condivide il voto con Juan José Cobo. L'uno per un infortunio e l'età che avanza, l'altro per problemi di diversa natura, sta di fatto che non trovano mai la giornata giusta. In verità lo spagnolo è 17° a La Toussuire e 19° a Bagnères-de-Luchon ma non dà mai l'impressione di poter far qualcosa d'importante. Levi non è sui suoi livelli nemmeno a cronometro (prestazioni anonime) ed il miglior risultato che racimola è un 20° posto a Porrentruy. Non che da loro ci si aspettasse chissà che, ma nemmeno questa deriva.

Chris Anker Sørensen - 7.5
Va cinque volte in fuga e prova a portare a casa almeno una tappa. Quasi quasi ci riesce a Bagnères-de-Luchon ma lo scatenato Voeckler lo precede. Resta un Tour corso con il coltello fra i denti e, fatto assai più doloroso per Chris, con le dita tra i raggi dell'anteriore (se ne fracassa uno, di dito, cercando di levare un foglio di giornale dalla ruota, dando vita ad una scena molto pulp). Una Grande Boucle corsa da attaccante, il premio della combattività è lì a dimostrarlo.

Denis Menchov - 4
Qui sì che siamo al tramonto, e senza nemmeno passare dal viale. Davanti a tutti i big della classifica (escluso Wiggins) nel prologo, dove chiude 8° a 13" da Cancellara, farebbe anche ben sperare. Per il resto perde minuti un po' qui ed un po' là, non entra mai nel vivo di una azione una, chiude 15° a 27'22" da Wiggins, quando alla vigilia c'era addirittura chi lo dava come possibile vincitore. È finita la sua epoca, se mai era davvero iniziata.

Alejandro Valverde - 7
Di stima. Il murciano parte con grandi ambizioni, supportato dai compagni (su tutti il vincitore del Tour de Suisse Rui Alberto Faria da Costa, voto 6.5), ma ben presto capisce che non potrà lottare per i primi posti della generale. Va così in cerca dell'impresa o quanto meno della vittoria, trovandola nel tappone pirenaico di Peyragudes. In fuga praticamente per tutto il giorno, si appoggia sul fido Rui Costa per poi andare in solitaria verso una vittoria che gli restituisce un sorriso un po' perduto nelle due settimane precedenti.

Michele Scarponi - 5
Non era in Francia per fare classifica, non l'ha fatta. Era piuttosto alla ricerca di una vittoria di tappa, magari su quella terna di montagne che il Tour proponeva. Vuoi la sfortuna, vuoi la gamba un po' vuota dopo il Giro, Michele azzecca due fughe (una delle quali verso La Toussuire) e la vittoria non arriva. A Bellegarde-sur-Valserine sbaglia i tempi e così coglie un pur buon secondo posto alle spalle del solito Voeckler. Lì forse un po' si scoraggia. Sui Pirenei poi scompare del tutto in favore di Simone Stortoni (voto 7 per la perseveranza), spesso in avanscoperta in luogo del capitano.

Ivan Basso - 6.5
Dopo un Giro d'Italia corso al massimo delle sue possibilità, qui si mette al servizio di Vincenzo Nibali. Si nota di più sui Pirenei che sulle Alpi ed infatti anche le sue trenate sull'Aspin contribuiscono a far staccare definitivamente Cadel Evans. Non coglie il risultato personale ma non era certo qui per questo. Il podio di squadra lo porta a casa con Nibali, come era accaduto proprio a lui nel 2005 (fu 2° alle spalle dell'ultimo Armstrong).

Thomas Voeckler - 8.5
Quattro tappe in fuga, due vittorie parziali, la maglia a pois: bottino niente male per questo splendido 33enne che aveva male ad un ginocchio e paventava il ritiro ben prima della vittoria di Bellegarde-sur-Valserine. Antipatico a molti per l'ostentazione delle sue faccine in gara, l'alsaziano porta sempre a casa doni graditi dalla sua Francia. Nel 2011 furono 10 giorni in maglia gialla, quest'anno, con Wiggins a spadroneggiare, la bella a pois e le vittorie di Bellegarde-sur-Valserine e Bagnères-de-Luchon fanno impazzire i francesi. Non è un campione ma sta facendo di tutto per diventare un'icona del ciclismo francese del nuovo millennio.

Alexandre Vinokourov - 7
Il vecchio leone kazako era qui per una tappa. A Le Cap d'Agde va in fuga con Albasini negli ultimi chilometri ma il treno della Lotto Belisol lo recupera. In avanscoperta per quattro volte, torna a casa con un quarto posto di tappa a Bagnères-de-Luchon. La voglia di lottare c'è ancora tutta, le gambe non aiutano a mettere in pratica i buoni propositi. Resta e resterà un corridore orgoglioso, che neanche di fronte all'avanzare dell'età si arrende.

Fabian Cancellara - 9
Una settimana in maglia gialla, il prologo vinto e la grandissima azione di Seraing, dove il diretto di Berna fa il vuoto, e pazienza se poi a vincere sarà Peter Sagan. Cancellara arriva fino alle prime asperità dove, un po' per non compromettere la preparazione olimpica, un po' per la situazione venutasi a creare nella RadioShack Nissan, preferisce tornare a casa a cambiare pannolini. Ad ogni modo, una delle più grandi maglia gialle che il Tour abbia avuto l'onore di avere.

Peter Sagan - 11
Anche il voto, come il corridore, è qualcosa di esagerato. All'esordio alla Grande Boucle fa quello che riesce soltanto ai fenomeni: dichiarare i suoi obiettivi e centrarli. Vincerà a Seirang? Fatto. Si ripeterà a Boulogne-sur-Mer? Missione compiuta. Forse lo sorprende battere Greipel a Metz, in una volata di gruppo, eppure gli riesce anche quello. Va persino in fuga sulle montagne, il bello è che tiene le ruote dei battistrada ed arriva a giocarsi la vittoria, con Luis León Sánchez che lo sorprende. Con Cavendish e Greipel è l'unico a portarsi a casa tre tappe e forse non se l'aspettava nemmeno lui, venuto in Francia per provare a prendere e mantenere la maglia verde. Ed anche questa missione risulta pienamente compiuta, coronata da un secondo posto alle spalle di Cavendish sui Campi Elisi che davvero fa molto ben sperare.

Mark Cavendish - 10
Partito molto bene con la vittoria netta di Tournai, rimane nascosto, o nelle retrovie, o intruppato in cadute, per le restanti tappe. Lavora anche per la squadra ed è spesso a tiare in testa al treno Sky, con la sua bella maglia iridata. Ad un certo punto si vocifera che voglia abbandonare la corsa ma con l'arrivo dell'ultimo fine settimana si rifà con gli interessi. Surreale nella sua bellezza la vittoria quasi per distacco a Brive-la-Gaillarde, ancora più netta, in quanto a superiorità esibita, qualla dei Campi Elisi. E le Olimpiadi sono proprio dietro l'angolo...

André Greipel - 10
Parabola contraria rispetto a Cavendish, André parte benissimo e chiude un po' in calando (ma solo un po'). Vince a Rouen, a Saint-Quentin ed a Le Cap d'Agde, duella con Sagan ed una volta, a Metz, ne esce inaspettatamente con le ossa rotte. Quando però ritorna sulla scena Cavendish colleziona un 11° posto (a Brive-la-Gaillarde) ed un 8° posto (sui Campi Elisi). Dimostra comunque che insieme all'iridato ed a Peter Sagan è il velocista più forte in circolazione.

Matthew Harley Goss - 7
Un signor piazzato, il vincitore della Sanremo 2011. Per sette volte nei primi dieci (sei volte entra nei cinque), l'aussie è ad un certo punta anche in lizza per la maglia verde e sfida ripetutamente Sagan a colpi di traguardi volanti. Alla fine anche nella graduatoria che dovrebbe premiare - e di fatto premia - la costanza giungerà terzo, sopravanzato da Greipel e Sagan. Senza infamia e senza lode, è comunque uno di quelli che impensieriscono maggiormente il più forte velocista di turno, sia esso Cavendish o Greipel. Non trova purtroppo lo spunto vincente ed a dire il vero una vittoria l'avrebbe meritata.

Juan José Haedo - 6
Parte un po' in sordina ed a Tournai è solo 8° dietro a Cavendish. Parrebbe il solito Haedo, invece nelle occasioni in cui disputerà il suo sprint chiuderà sempre nella top five: 3° a Saint-Quentin, 5° a Metz, 4° sui Campi Elisi. La Saxo-Tinkoff, disperata per la mancanza di un vero leader, talvolta cade nel tragicomico, allestendo un treno tutto per l'argentino. Haedo, per quel che può, ripaga i compagni, ed alla tenera età di 31 anni, anche se non giunge la vittoria, può comunque andar bene così.

Marcel Kittel - n.g.
Sarebbe stato interessante vedere il giovane tedesco alle prese con Greipel, Cavendish, Goss e Sagan in uno sprint del Tour. Purtroppo un virus intestinale lo mette subito fuori gioco e lui passa la palla al pur bravo Tom Veelers (voto 6.5) che però non è certo forte e veloce come Marcel. Sarà per il prossimo GT, comunque un peccato la sfida mancata (non per colpa sua).

Tyler Farrar - 2
Poteva essere la Grande Boucle del riscatto per lo statunitense, invece non arrivano vittorie, né pare essere mai in grado di lottare per le primissime posizioni. È 10° a Tournai, 8° a Pau, 6° a Brive-la-Gaillarde, tutto il resto è sfortuna, cadute, posizioni arretrate, volate sballate e sbagliate. In questo Tour verrà ricordato come l'aggressore (nelle intenzioni) di Veelers, provato ad andare a prendere nel dopotappa al motorhome Argos-Shimano. Pronte già le T-shirt con il logo di Jonathan Vaughters e la scritta «Tyler, easy». Sinceramente, a 28 anni, un simile atteggiamento fa un po' tristezza.

Edvald Boasson Hagen - 9.5
Il campione norvegese si piazza spesso e volentieri in volata, tira anche in salita, oltre che in pianura, per la maglia gialla Bradley Wiggins. È sempre presente. Insomma, non esce con una vittoria tutta sua, il bel Edvald, ma non è certo un Tour anonimo per lui. Memorabile lo sforzo di Seraing, quando da solo stacca il gruppo ed a costo di lasciarci le penne si riporta su Sagan e Cancellara. Chiedergli la vittoria, in quell'occasione, era davvero troppo.

Luis León Sánchez - 8.5
Una vittoria e molta sfortuna per lo spagnolo della Rabobank, ormai votato all'attacco (va in fuga in tre tappe), che ai piazzamenti in classifica preferisce le vittorie parziali. Situazionista dell'anticipo, Luis León prova a vincere già a Le Cap d’Agde e s'infuria quando la maglia gialla in persona lo va a riprendere. Il giorno dopo si rianima ed è in fuga verso Foix. Nel gruppetto è Sagan il più veloce ma lo spagnolo approfitta di un momento di distrazione del talentuoso slovacco per anticipare tutti ed arrivare da solo. Prova ancora ad evitare la volata a Brive-la-Gaillarde ma è nuovamente la Sky di Cavendish a riprenderlo negli ultimi metri, con relativa stizza del portacolori Rabobank. Esce bene dal Tour, il terzo posto nella crono di Chartres ne è la prova.

Rabobank - 3
Se non fosse per l'appena citato Luis León Sánchez la spedizione francese sarebbe imbarazzante, invece è soltanto molto negativa. Gli olandesi mandano le loro tre punte di diamante - Kruijswijk, Mollema e Gesink - alla Grande Boucle. Peccato che tra una caduta, un problemino qua, uno là e la totale assenza dei tre in salita non si vedano mai davanti. Si spera sia solo un'annata sfortunata perché stiamo parlando di ragazzi talentuosi e che in passato hanno già fatto vedere ottime cose. Resta il fatto che dopo questo Tour ci si chiede ancora se davvero la Rabobank fosse presente.

RadioShack Nissan - 5.5
D'accordo gli stipendi non pagati e l'accantonamento voluto di Fuglsang, d'accordo Bruyneel accusato di doping di squadra dall'USADA e quindi non presente al Tour. Ok l'infortunio di Schleckino e la positività del fratellone, ma questa squadra sembra allo sbando. Ognuno va per la sua strada, non c'è un gregario né un capitano, non si registrano vittorie che esulino dal prologo, con relativi sette giorni di maglia gialla, di Cancellara. Eppure il cronometro dice che sono la squadra più forte del Tour. Come abbiano fatto non lo sanno nemmeno loro.

Michael Christiansen Morkov - 7.5
In rappresentanza di tutti i fuggitivi che ci credono sino all'ultimo metro (salvo poi essere ripresi da un Brad Wiggins in trance agonistica...). Morkov alla vigilia dichiara che andrà a prendersi la maglia a pois. Ebbene, nelle prime tre tappe va in fuga e la più bella maglia di ogni corsa ciclistica esistente è sua, almeno per le prime giornate. Va in fuga anche in altre due frazioni per un totale di cinque uscite coraggiose.

Alessandro Petacchi - 6.5
Il 38enne velocista spezzino disputa una prima settimana di Tour più che dignitosa. A Tournai è 5°, a Rouen addirittura 2°, poi 8° a Saint-Quentin e 7° a Metz. Insomma, non siamo di fronte all'Alejet imparato a conoscere negli anni (le primavere passano anche per lui) ma si può dire di avere di fronte un ottimo Petacchi, capace di battagliare con i migliori velocisti del momento. Potrebbe addirittura terminarlo, questo Tour, se non si fratturasse una costola nella tappa di La Toussuire. Di lì il ritiro ed è un peccato perché non sapremo mai come avrebbe proseguito il velocista della Lampre.

Team Sky - 10
Una macchina perfetta, progettata da un paio d'anni per vincere il Tour de France proprio con quell'uomo lì, Bradley Wiggins. I ragazzi guidati da Dave Brailsford e Sean Yates perdono già alla terza tappa, quella di Boulogne-sur-Mer, un gregario fondamentale come Kanstantsin Siutsou. E dov'è il problema? Eisel, Boasson Hagen ed il mulo che risponde al nome di Knees tirano in pianura (il norvegese anche in salita ed all'occorrenza sprinta). Sulle montagne Rogers, Porte e Froome sono gli ideali custodi di Wiggins e già a La Planche des Belles Filles mettono su un treno (peraltro già visto al Delfinato sulle così semplici pendenze del Joux-Plane) capace di ridurre il gruppo a poche unità. Come robot sono progettati per vincere, come uomini sanno ricambiare i favori, e così se Cavendish dà qualche tiratà in più ecco che Wiggo gli fa da apripista, in ultima istanza sui Campi Elisi, dove lo lancia verso la quarta vittoria insieme a Boasson Hagen. Hanno progettato questa vittoria, l'hanno studiata a tavolino, si sono allenati e l'hanno ottenuta. In tre settimane non una piccola sbavatura. E questo è quanto.

ASO - 2
Sarebbe difficile confezionare un percorso più sbilanciato di questo. Sei tappe di montagna e nemmeno troppo difficili (fin qui nulla di nuovo) combinate a 100 km a cronometro (per giunta senza la cronosquadre, esercizio un po' noioso ma fondamentale per la completezza di un GT) erano chiaramente Sky friendly. Così è stato ed il primo britannico, in una squadra britannica, con all'orizzonte le Olimpiadi britanniche, è arrivato. Senza nulla togliere a Wiggins e Froome, perfetti per questo percorso, avremmo voluto vedere un po' più di arrivi in salita (senza frazioni estreme, sia chiaro) per capire alla Sky che effetto avrebbero fatto. Forse non sarebbe cambiato nulla, forse tutto, chi lo sa. Di sicuro l'anno prossimo, in occasione del 100° Tour de France, torneranno le grandi e storiche montagne. Si spera in un Tour che premi il più completo su ogni terreno. Meno sbilanciato, insomma.

Francesco Sulas

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