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Convocazioni azzurre 2012: C'eravamo tanto amati - Bettini, Pozzato e l'Italia olimpica

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Filippo Pozzato e il ct azzurro Paolo Bettini © BettiniphotoIl commissario tecnico della Nazionale Paolo Bettini ha finalmente sciolto le riserve e resi noti i nomi dei convocati per le gare olimpiche su strada. Saranno Modolo, Nibali, Paolini, Pinotti e Trentin i cinque titolari per la prova in linea, Pinotti farà anche la crono e Viviani, sesto uomo, fungerà da riserva nell'attesa di esprimersi nell'Omnium in pista.

Come commentare le scelte di Bettini? Intanto partendo dal presupposto che il ciclismo italiano, al momento, non sia all'apice della sua gloria, cosa che effettivamente è confermata dagli scarsi risultati nelle grandi classiche degli ultimi anni. Detto ciò, bisogna capire che tipo di corsa s'è raffigurato il nostro ct: se dovessimo andare per intuito, il LaCaliforniano deve aver immaginato la gara olimpica come una sorta di Milano-Sanremo: sarà un caso, infatti, che abbia pescato a piene mani tra corridori che, nella Classicissima di primavera, hanno fatto bene?

Modolo, da neopro', si piazzò al quarto posto nel 2010 (anche se nelle due edizioni successive non s'è visto); Nibali è andato all'attacco sia alla Sanremo 2011 che a quella 2012; Paolini è stato la grande spalla dello stesso Bettini, nel successo del toscano nel 2003; Trentin quest'anno, alla prima esperienza, è arrivato col gruppo dei migliori (subito alle spalle di Gerrans, Cancellara e Nibali), salvo poi cadere all'ultima curva. Infine c'è Pinotti, che del quintetto sarà quello deputato al puro lavoro di gregariato, e che è stato convocato soprattutto in ottica crono.

Una squadra che ha una sua logica
Per il resto, altre valutazioni che si possono fare sugli azzurri: Nibali è senza dubbio il faro del movimento italiano, ha dimostrato di saper sparigliare benissimo le carte nelle classiche, e la sua presenza offrirà anche la possibilità di interessanti variazioni sul piano tattico; uscirà (si spera bene) dal Tour, così come Paolini, che ha a sua volta fatto vedere, in primavera, grande capacità di leggere le corse di un giorno (oltre a un'ottima gamba): la verità è che non c'è miglior regista ipotizzabile per l'Italia del ciclismo.

Se la convocazione dei due uomini appena citati presta poco il fianco a eventuali critiche, diversa è la questione per Modolo e Trentin. Capitolo Sacha: considerando il possibile epilogo in volata, Bettini era di fronte a una difficile scelta: convocare uno che Cavendish (il favorito) l'ha battuto (Guardini), ma che rischia di staccarsi prima di arrivare allo sprint? O convocare uno che in volata quasi certamente ci saprà arrivare, ma per puntare a un piazzamento di rincalzo? Pare che Bettini abbia scelto il piazzamento certo piuttosto che il podio molto incerto: decisione che rientra ampiamente nel campo delle personali valutazioni del commissario tecnico.

Avrebbe potuto ovviare con Ferrari, che pure ha battuto Cavendish al Giro, e che sulle salitelle non va malaccio? Sicuramente, Ferrari però non ha in programma un ricco calendario in avvicinamento alla prova olimpica, e questo fatto può averlo oggettivamente penalizzato.

Capitolo Trentin: la sua è forse la convocazione più inattesa, il suo ruolo sarà di entrare in fughe da lontano, e dato che il ragazzo è ancora poco noto, ma pur sempre abbastanza veloce, può rappresentare per l'Italia a Londra la classica carta a sorpresa. Sicuramente quest'anno Moreno Moser ha illuminato la scena più del corregionale scelto da Bettini, ma altrettanto sicuramente il nipote di cotanto zio avrebbe ricevuto maggiori pressioni, in caso di partecipazione olimpica, mentre il giovane collega potrà avvicinarsi all'evento a fari spenti, fattore che per il ct a quanto pare pesa abbastanza.

Insomma, scelte - quelle del commissario tecnico - discutibili come tutte le scelte, ma che hanno una loro logica. Si può questionare sull'avere un velocista in più o in meno (ma consideriamo che Viviani potrebbe pur sempre essere inserito nel quintetto, qualora Bettini si rendesse conto, sul campo, che gli equilibri della formazione debbano essere spostati), ma per il resto non è un'Italia folle quella disegnata dal toscano, tutt'altro.

Il curioso caso di Pozzato
Semmai ci sarebbe da capire quanto sia farina del sacco del ct la mancata convocazione di Filippo Pozzato, che da mesi sapeva di essere il capitano (o quantomeno co-capitano) annunciato per Londra, e invece si ritrova fuori dalla selezione azzurra. E quanto invece sia farina del sacco di Renato Di Rocco.

Pozzato, per chi non lo sapesse, è incappato in un caso giuridico che ha dell'assurdo: è accusato di una non-infrazione, contestatagli in base a una non-prova. Detta così, sembrerebbe un caso di malagiustizia all'americana (di quelli che avrebbero potuto infiammare la chitarra di un Bob Dylan), in realtà le cose sono come sempre molto più sfumate.

Il corridore frequentava il medico-paria Michele Ferrari, lui dice che non sapeva che la cosa fosse vietata o comunque degna di biasimo (ma gli cresce il naso quando afferma ciò), ma di fatto ha pienamente ragione, visto che il nome del preparatore non è nell'elenco ufficiale della FCI riguardante le persone da non frequentare. Il casellario giudiziario della Federciclismo, insomma. Ferrari in quell'elenco non c'è, quindi in realtà chiunque potrebbe legittimamente incontrarlo, farsi fare le tabelle di allenamento, andare a mangiare una pizza con lui.

Cosa ancor più incredibile, la prova che ha "inchiodato" Pozzato non è un'intercettazione telefonica ordinata da un pubblico ministero, ma una telefonata registrata dal suo interlocutore e passata alla stampa. Quindi una prova non utilizzabile in un processo (il blog CyclingPro ha approfondito benissimo tutta la vicenda). Inutile dire che la figuraccia per chi ha convocato Pozzato (ovvero la procura antidoping del Coni del mitologico Ettore Torri), ma pure per chi non l'ha convocato (Bettini tirato per fili da Di Rocco) è sesquipedale.

Nulla più che un'ennesima conferma di quanto in Federciclismo le cose vengano gestite un po' alla carlona, su troppi fronti, in troppi ambiti. La ricerca del pulito che più bianco non si può alla lunga si rivela per quello che è, ovvero uno spot, e pure piuttosto datato. Come tale, ridicolo.

Marco Grassi

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