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Tour de France 2012: Più che un prologo, un monologo - Cancellara super. Wiggins, 10" su Evans | Cicloweb

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Tour de France 2012: Più che un prologo, un monologo - Cancellara super. Wiggins, 10" su Evans

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Fabian Cancellara, dominatore del cronoprologo di Liegi al Tour © BettiniphotoFabian Cancellara non ha vissuto una gran bella prima metà di 2012: malgrado l'essersi ripetuto alla Strade Bianche, e l'aver disputato una grande Milano-Sanremo, chiusa al secondo posto, la luce per lui s'è spenta troppo presto, praticamente prima ancora che il Giro delle Fiandre entrasse nel vivo: caduto, fratturato, demoralizzato, il bernese ha dovuto buttar giù un rospaccio, perché non poter disputare le prove più amate e adatte alle sue caratteristiche significava per lui la certezza di ritrovarsi, a fine stagione, con un bilancio in deficit. A meno che.

A meno che, tra Londra (Olimpiadi) e Valkenburg (Mondiali), Fabian non trovi la vittoria che tutto sommato gli manca ancora, quella nella prova in linea di una prova a cinque cerchi o iridata: questo sì rimetterebbe tutto in sesto, decisamente. E allora Cancellara, ripartito a fari spenti, fatti i conti con una serie di grane in squadra (RadioShack al centro di polemiche tra management e Schlecks, Fuglsang, corridori non pagati, agenzia antidoping americana troppo zelante - almeno secondo Johan Bruyneel che infatti è rimasto a casa a guardare la Boucle in tv), vinto come al solito (o quasi) il titolo nazionale a cronometro, si è presentato al Tour de France con l'intento di disputare il quinto cronoprologo in carriera, con il piccolo particolare che i precedenti quattro li aveva vinti.

La data, poi, del tutto evocativa: 30 giugno, ovvero l'ultimo della prima metà dell'anno. La prima metà di 2012 che citavamo in apertura: come dire, vincere proprio in questa data per archiviare definitivamente le sfortune ed essere pronti a voltare pagina guardando a nuovi e più grandi obiettivi. E allora lo svizzero, fatti due conti con la sorte, non poteva che conquistarla, questa tappa d'apertura del Tour de France, a Liegi. Così è stato, nella maniera che andiamo a descrivere.

La prima prova visibilmente buona è stata quella di Andriy Grivko, che è a lungo rimasto in testa col suo tempo di 7'28", lasciandosi alle spalle gente come Millar o Kiryienka. È toccato a Brett Lancaster, primo al cronoprologo del Giro 2005, spodestare l'ucraino, col tempo di 7'24"; ma il corridore della Orica non si è potuto sentire padrone del mondo se non per appena 10', ovvero il tempo che ci ha messo Edvald Boasson Hagen a eguagliare il risultato dell'australiano, facendo fermare però il cronometro 67 centesimi prima rispetto all'avversario.

L'interregno del norvegese è durato (sopravvivendo anche ad avversari di rilievo come Larsson o Klöden) fino a che non è sceso in strada Sylvain Chavanel. Il corridore della Omega Pharma, tra i più attesi ad una prova in cui in passato ha spesso fatto cose egregie, si è effettivamente superato, fissando in 7'20" il nuovo limite. Il primo a far vagamente tremare il francese è stato Philippe Gilbert, sospinto dal tifo dei suoi conterranei, il quale ha pagato 3" all'intertempo e 6 alla fine. Male Leipheimer (7'41"), male Sagan (che è quasi caduto su una rotonda, riuscendo non si sa come a rimanere in sella, per poi chiudere in 7'37"), molto bene invece Van Garderen (7'23") e Gretsch (7'25").

Si pensava che un Tony Martin avrebbe rimesso le cose al loro posto, e infatti il tedesco al rilevamento intermedio (al km 3.5) aveva lo stesso tempo di Chavanel; ma nella seconda parte di tracciato, più favorevole allo specialista venuto da Cottbus, la sorpresa: foratura per Martin, cambio di bici obbligatorio, secondi che se ne vanno, per un tempo finale di 7'36". Conclusa la prova Gesink (7'39"), Menchov (un discreto 7'26") e Van den Broeck (7'41"), era la volta di Wiggins.

Il britannico pagava all'intertempo 6" da ChaCha, ma la seconda parte l'ha coperta praticamente volando: tanto che, giunto al traguardo in 7'20", esattamente il tempo di Sylvain, l'ha pure sopravanzato per qualcosa come mezzo secondo.

Sarebbe stata una beffa notevole, perdere una tappa per mezzo secondo, e allora Chavanel ringrazierà Cancellara che ha sfornato una prestazione talmente superiore da non far sembrare disonorevole una sconfitta, oggi. Quando Fabian è salito sulla pedana di partenza, sul percorso c'erano tra gli altri Hesjedal (7'31" per lui), Nibali (idem), Scarponi (7'50") e Samuel Sánchez (addirittura 7'53"). Lo svizzero, nettamente migliore di quelli che lo precedevano sulla strada, ha segnato il miglior intertempo (per 1" su Chavanel), e poi ha prodotto una siderale seconda metà di crono, andando a chiudere in 7'13", 7" meglio di Wiggins e Chavanel.

A quel punto mancava solo Evans a concludere la prova, e l'australiano, dopo una prima parte in linea con quella di Wiggins, si è disunito nel finale, andando a pagare, con 7'30", 10" al rivale di classifica.

Per puro esercizio dattilografico (l'unico che possa avere una valenza dopo un prologo di 6.4 km) riassumiamo e riportiamo i distacchi da Cancellara di qualche uomo buono per la generale, rinviando a giorni più significativi qualche analisi di classifica: Wiggins e Chavanel hanno pagato 7", Van Garderen 10, Menchov 13, Froome 16, Evans 17, Nibali ed Hesjedal 18, Klöden 19, Mollema 21, Brajkovic 22, Poels e Dan Martin 24, Roche e Coppel 25, Gesink e Vinokourov 26, Van den Broeck e Leipheimer 28, Basso 29, Kruijswijk 30, Voeckler 33, Horner 34, Valverde 35, Scarponi 37, Schleck 38, Samu Sánchez e Vanendert 40, Kiserlovski 42, Cobo 44, Rolland 45, e qui ci fermiamo. Possiamo in ogni caso dire che Van Garderen indossa la maglia bianca di miglior giovane con 1" su Boasson Hagen e 2 su Gretsch.

Domani a Seraing l'arrivo è insidioso, all'insù ma leggermente, cosa che non esclude né l'epilogo in volata (magari senza i velocisti più in difficoltà in salita) né il colpo di mano di qualche finisseur. Dopo oggi, chissà perché ma non ci stupirebbe un altro colpaccio di un rossocrociato forte come un treno, potente come un treno, soprannominato come un treno. Sempre se Sagan, Gilbert, Goss e gli altri saranno d'accordo.

Marco Grassi

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