Campionato Italiano 2012: Pellizotti più forte di tutto! - Splendida gara, Di Luca 2° e Moser 3°. E Di Rocco fa piangere
- Campionato Nazionale su strada - Italia 2012
- Androni Giocattoli - Venezuela 2012
- Astana Pro Team 2012
- Lampre - ISD 2012
- Liquigas - Cannondale 2012
- Alessandro De Marchi
- Alessandro Donati
- Andrea Guardini
- Andrea Palini
- Christian Delle Stelle
- Damiano Cunego
- Daniel Oss
- Danilo Di Luca
- Dario Cataldo
- Davide Cimolai
- Diego Caccia
- Domenico Pozzovivo
- Elia Viviani
- Filippo Baggio
- Franco Pellizotti
- Giampaolo Caruso
- Giovanni Visconti
- Manuel Belletti
- Marco Bandiera
- Matteo Montaguti
- Michele Scarponi
- Moreno Moser
- Paolo Locatelli
- Rinaldo Nocentini
- Sacha Modolo
- Salvatore Puccio
- Valerio Agnoli
- Vincenzo Nibali
- Uomini
Una bellissima giornata di ciclismo su un percorso duro e vincente dal punto di vista dello spettacolo. E a conclusione di tutto, un Franco Pellizotti con le braccia alzate, con la maglia tricolore addosso, bella tanto da essere baciata. Con un Danilo Di Luca eccellente nel ritrovare motivazioni ogniqualvolta gli si presenta davanti un traguardo che lo intriga. Con un Moreno Moser che continua a ritagliarsi spazio e soprattutto attenzioni anche nel ciclismo "dei grandi", quello in cui pare avere - in prospettiva ma non solo - tutti i numeri per primeggiare. Con uno Scarponi esorbitante nella sua voglia di fare (in fuga a 130 km dalla fine!), e un Nibali che si sta visivamente avvicinando a una condizione che sarà il punto di partenza per la (tentata) scalata al Tour.
Una gran bella giornata per il nostro sport, insomma. E pazienza se l'imbarazzante presidente federale ha messo in imbarazzo tutti coi suoi girotondi logici e comportamentali, al momento delle premiazioni: prova lampante di come il ciclismo (e quello italiano in particolare) sia rappresentato da quelli che ci vanno sul podio (a loro volta in rappresentanza di tutti gli altri pedalatori del gruppo), e non certo da quelli che, dall'altra parte della barricata, fanno i loro giochini per il bene non del movimento, ma di chissà cosa.
La corsa, boccata d'ossigeno tra i miasmi federali: vediamola nel dettaglio. Al km 8, sotto la pioggia che ha flagellato la prima parte di gara, è partita una fuga di 13 corridori, nell'ordine Baggio, De Marchi, Belletti, Bandiera, Modolo, Paolo Locatelli, Viviani, Donati, Guardini, Caccia, Palini, Delle Stelle e Cimolai. Gruppo ben assortito, e vantaggio massimo (di 6'20") toccato dopo una trentina di chilometri di gara. La Lampre, evidentemente non garantita da solo Cimolai davanti, per un pezzo ha tirato il gruppo, ma la gara è entrata nel vivo solo al sesto giro del circuito di Borgo Valsugana (tale circuito, di 13.8 km, si approcciava dopo una cinquantina di chilometri in linea): a quel punto, gente come Cunego e Nocentini aveva già dimostrato di non essere in palla, mentre Cataldo è stato tra i primi a ritirarsi.
Il sesto giro, dicevamo: sulla salita del Telve (a 130 km dal traguardo!) dal plotone sono emersi bene Scarponi e Oss, e in breve si sono riportati sui superstiti della fuga, che amministravano circa 3' sul plotone. Nel giro di un paio di tornate, in testa sono rimasti solo Scarponi, Oss, Cimolai, De Marchi, Belletti, Bandiera e Donati, con un margine sempre oscillante sui 3'. All'undicesimo giro il ritiro di Cunego e Paolini, al dodicesimo (intanto aveva smesso di piovere da tempo) altro momento rilevante: sulla solita salita (a oltre 50 km dalla fine) Scarponi è andato in forcing (dopo un buon lavoro preparatorio di Cimolai), e solo Oss e De Marchi hanno in qualche modo resistito alla ruota del marchigiano. In gruppo, intanto, con l'Astana a collaborare con la Liquigas nell'inseguimento, si segnalavano le definitive difficoltà del campione uscente Visconti.
Al 13esimo giro, a 40 dalla fine, Scarponi ha attaccato da solo e con decisione: il gruppo (da cui erano emersi poco prima Puccio e Montaguti) era arrivato ad avere un solo minuto dai battistrada, ma nel frangente la Liquigas si è fatta per un po' da parte, dando così modo all'Aquila di Filottrano di guadagnare e riportarsi a quasi 2' di vantaggio. Un momento abbastanza confuso per la Liquigas, che si era trovata ad avere Oss a tirare davanti e Agnoli a fare lo stesso dietro, e allora prendere tempo (per chiarirsi anche le idee sulle forze in campo, tra i capitani Nibali e Moser) poteva essere un'inevitabile soluzione momentanea.
Un breve contropiede di Malacarne ha di poco anticipato il momento in cui il drappello tirato nuovamente dalla Liquigas (che ha ripreso in mano le redini nel penultimo giro) ha ripreso Puccio e Montaguti che a loro volta avevano ripreso Oss e De Marchi. Sul penultimo Telve, Nibali ha affondato il colpo: a rispondergli solo il suo compagno Moser, e poi Giampaolo Caruso, Pellizotti, Di Luca e Pozzovivo, con quest'ultimo che alla successiva sgasata di Vincenzino non è più riuscito a reagire.
Nei pressi della cima del Telve, il primo attacco di Pellizotti ha chiarito che, nel plotoncino a 50" da Scarponi, era proprio il friulano ad avere la gamba migliore in salita. Comunque fino a questo momento Moser e Nibali sono stati abbastanza reattivi, tanto che in discesa hanno pure staccato Di Luca e Caruso, piombando su Pellizotti a meno di 20 km dal traguardo, e riprendendo pure uno Scarponi ormai sfinito a 18 dalla conclusione. Poco dopo anche Di Luca e Caruso sono rientrati, e si è così formato il sestetto di quelli che sarebbero andati a giocarsi il titolo tricolore 2012.
Ai 15 km, Nibali, approfittando di un momento interlocutorio (i suoi compagni d'avventura stavano prendendo le borracce dai massaggiatori appostati a bordo strada), si è prodotto in un allungo che però non gli ha portato alcun risultato, tanto che lo stesso Vincenzo si è rialzato al passaggio - l'ultimo - sotto lo striscione.
In salita non si aspettava altro che un nuovo tentativo di Pellizotti, che è stato in effetti più che puntuale, attaccando già all'inizio della salita. Scarponi è andato subito in riserva e si è staccato, Caruso e Nibali hanno sulle prime resistito alla ruota di Franco, per poi staccarsi e farsi raggiungere da Moser e Di Luca. Sul successivo scatto di Pellizotti, è apparso chiaro che il corridore dell'Androni non sarebbe stato più ripreso. Allo scollinamento, a 9 km dalla fine, i secondi di distacco erano 24 su Moser, Di Luca e Caruso (Nibali era scoppiato poco prima), e in discesa l'atleta di Bibione ha addirittura guadagnato ancora qualcosina.
Il finale, quando ormai anche lo stesso Pellizotti sentiva in tasca questa vittoria che da tutti non poteva che essere considerata quella del riscatto, è stata un'apoteosi interiore per il nuovo Tricolore. Dietro a lui, Di Luca si mostrava quello più impegnato, tanto da scattare da solo (e senza esito) ai 3 km, e da mettere tutto quello che gli restava nella volata in cui ha conquistato il secondo posto, davanti a un comunque straordinario Moser (21 anni, prima volta in una gara over 250 km), con Caruso staccato di poco, e Nibali che ha preceduto Scarponi nell'amichevole volata per il quinto posto. Bello l'arrivo dei due, con pacca di Michele a Vincenzo ai 100 metri, prima che partisse il minisprint: non a podio, ma non lontani, i due corridori che al Tour faranno classifica (o perlomeno, Nibali la farà, chissà se Scarponi ci proverà anche lui, dopo il Giro), e sui quali sono appuntate le maggiori speranze, per il ciclismo italiano, di far bene in Francia.
Intanto ci si può godere la bella gara di oggi, un Campionato Italiano da applausi per percorso, partecipazione e impegno dei contendenti. Una prova spettacolare che cancella anche il poco decoroso dopogara in cui Renato Di Rocco, ineffabile come nei giorni migliori, è salito sul palco delle premiazioni ma non ha nemmeno stretto la mano a Pellizotti e Di Luca, primo e secondo: stando a quanto pensa il presidente federale, questi corridori (aggiungiamoci Scarponi e forse anche Caruso...) con nel passato qualche macchia col doping, non dovevano gareggiare (infatti l'anno scorso non fu loro permesso di essere al via degli Assoluti in Sicilia).
«Tutto sommato, bene», avrebbe "ironizzato" Di Rocco dietro le quinte (la cosa l'ha candidamente riportata Paolo Bettini ai microfoni Rai). L'obbligo a far correre i Di Luca e i Rebellin il numero uno della FCI l'ha subìto, gli resta (sotto banco) il potere di veto sulla convocazione di tali atleti in Nazionale (Bettini vorrà mettersi contro Di Rocco? In quale film di fantascienza?), aggiungendo al novero magari anche il Pozzato inchiodato nei giorni scorsi alle prove della sua frequentazione con Michele Ferrari, medico che però non è al momento nemmeno inibito dalla Federazione (e quindi dove sarebbe lo scandalo per Pippo?).
Tante vicende che si affastellano l'una all'altra, in questo momento storico in cui ai gestori del ciclismo italiano tutto sembra sfuggire di mano. Oggi su quel palco Di Rocco, bisogna riconoscerlo, sarebbe stato criticato qualunque cosa avesse fatto: presentarsi e stringere le mani ("Incoerente, non li voleva far gareggiare e ora fa il democratico!"), presentarsi e non stringere le mani ("Che dimostrazione di scarsa caratura umana!", questa è la versione che mandiamo in stampa oggi), non presentarsi per niente ("E questo sarebbe il presidente che rappresenta il ciclismo italiano? Nemmeno va alle premiazioni dei Tricolori?").
Oggettivamente, insomma, una situazione scomoda; ma nella quale Di Rocco s'è infilato da solo, inventando norme afflittive oltre ogni ragionevole pensiero, senza mai dare la benché minima impressione che la lotta al doping della Federazione andasse oltre al punire in maniera esemplare questo o quel corridore. Chi semina vento raccoglie tempesta, oggi Di Rocco ha raccolto qualche pernacchia e molte altre verranno, non per accanimento contro una persona né per spirito contestatore fine a se stesso; ma semplicemente perché i nodi vengono al pettine, uno dopo l'altro, e diventa sempre più difficile gestirli tutti.