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Emakumeen Bira WE 2012: Ribaltone Arndt, Pooley affonda - Ultima tappa alla Van Vleuten, corsa a Judith. Emma a quasi 2'

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Judith Arndt in maglia amarillo tra Emma Johansson (a destra) ed Annemiek Van Vleuten (a sinistra), in un podio rovesciato. È lei la vincitrice dell'Emakumeen Bira 2012 © Ufficio Stampa della corsa

Emakumeen Bira magistra vitae. Adattare l'adagio latino alla corsa basca non sarebbe una stonatura, in quanto qui si può imparare più che altrove dai propri errori e rimediare uno, due, tre anni dopo. Sicuramente condividerebbero il "nuovo" adagio Emma Pooley e Judith Arndt, le maglie amarillo delle ultime ventiquattr'ore. Non più tardi di ieri sostenevamo - a quanto pare a ragione - che l'Emakumeen Bira non si può considerare chiusa fino a che non termina l'ultima tappa. Tanto più se ti chiami Emma Pooley ed hai alle calcagna un cagnaccio come Judith Arndt.

La tedesca ribalta tutto in 116 km: nella crono aveva lavorato ai fianchi la Pooley, rosicchiandole secondi preziosi ed arrivando a 1" nella generale. Oggi sferra un montante che manda al tappeto la bionda britannica. Non staremo a dire che per vincere questa corsa bisogna averla persa, conoscerla, saperne interpretare ogni singolo metro (sebbene Barillova, Somarriba, Ljungskog, Vos ed Häusler, per far due nomi, l'anno prima di vincere qui siano arrivate seconde). Però alla fine così è andata: pioggia, fuga, Pooley che va nel panico e ciao ciao maglia amarillo.

A parti invertite sarebbe successo lo stesso? Probabilmente no, anche perché la Arndt, un po' più scafata, viene da una sconfitta targata Claudia Häusler, oggi compagna di squadra all'Orica-GreenEDGE. Siamo nel 2010, Judith è in maglia amarillo ed alla penultima tappa nessuna, nemmeno la Häusler, sembra in grado di impensierirla. Figurarsi, la Arndt ha vinto l'edizione precedente proprio davanti alla Häusler, come potrebbe perdee terreno... Ebbene, in quel 2010 l'ultima tappa è bagnata e stregata. Judith Arndt va in bambola, la Häusler invece va in fuga. Aiutata da un manipolo di atlete, stacca l'avversaria quel tanto che basta per portare in Bavaria la maglia amarillo. Tra le atlete che lanciarono la fuga del 2010 c'è Annemiek Van Vleuten.

Tenetela a mente perché pioggia, bagarre e Van Vleuten pare la formula esatta per ribaltare ogni situazione all'Emakumeen Bira. Stamane, quando la Arndt ha aperto gli occhi ed osservato il cielo carico d'acqua, non può non aver esibito un ghigno grande così, ripensando anche a quel 2010. Sì, proviamo a scalzare la Pooley, si sarà detta.

La tappa più lunga, la Orduña-Iurreta, parte sotto dei nuvoloni che non promettono nulla di buono. Dopo 25 km vanno in fuga Shelley Olds (AA Drink), Amanda Spratt (Orica-GreenEDGE) ed Eleonora Van Dijk (Specialized-Lululemon). Troppo imprudente per la Pooley lasciare andare una Van Dijk che comunque non rappresenta questo pericolo, ma tant'è. E allora al km 39 tutto è da rifare. Ci riprova la Spratt, soprannominata Spratty dalle compagne, cui si aggiunge Carlee Taylor.

Le due australiane procedono bene e raggiungono un vantaggio notevole ma comunque sempre controllabile dal gruppo. I loro 2'24" non spaventano ma dopo Dima il gruppo accelera. Esce ancora la Van Dijk e si unisce alle due australiane. Si sale all'Alto de Zumeltza, poi si resta in quota ed inizia a cadere una pioggerellina maligna. Sull'Alto de Urkiola si decide l'Emakumeen Bira. Le tre fuggitive sono state riprese e la pioggia cade sempre più forte sul gruppo. Dà fastidio e leva sicurezze; il plotone si frazione in due tronconi e la maglia amarillo è nel secondo.

Davanti restano in dieci: Annemiek Van Vleuten, Trixi Worrack, Emma Johansson, Christel Ferrier-Bruneau, Amy Pieters, Alena Amialiusik, Lucinda Brand, Anna Sanchis, Sharon Laws e Judith Arndt. Emma Pooley non c'è. Nella discesa bagnata perde 40" dalle dieci di testa, le quali non si fanno certo pregare per tirare a tutta onde scongiurare il rientro della maglia amarillo. Sull'Alto de Duña, ultimo Gpm della corsa, il ritmo è sempre elevato e la Pooley ormai dietro di 1'50".

In lotta per la vittoria sì la Arndt, a 1" stamane dall'inglese, così come Emma Johansson, che aveva solo 8" da recuperare. Da non sottovalutare quella Van Vleuten che per la prima volta da quando è ad alti livelli si trova a poter competere senza l'aiuto dell'amica (ed all'occorrenza gregaria) Marianne Vos. Nella discesa dell'Alto de Duña non cambia nulla, se non il ritardo della Pooley, ora a 2'. Van Vleuten e Johansson ci credono e tirano come delle forsennate, sperando di far fuori la Arndt. Ed in un certo senso riescono nel loro intento: ai -3 km si verifica una caduta innescata da Anna Sanchis e che coinvolge di striscio Amialiusik ed in pieno Brand ed Arndt. La tedesca dell'Orica-GreenEDGE teme per il primato, Johansson e Van Vleuten ci danno dentro.

«Ho temuto sino all'ultimo per un capovolgimento della situazione a mio sfavore. Prima per un rientro della Pooley, poi per la freschezza nel finale della Johansson, che sta andando molto forte. Qui all'Emakumeen Bira non è semplice, i tracciati sono insidiosi e la corsa si può riaprire a proprio favore o contro in ogni momento», dichiarerà la Arndt in conferenza stampa. La fortuna aiuta l'audace Judith, se è vero che la caduta, con conseguente perdita di secondi, avviene negli ultimi 3 km. Tempo neutralizzato, come se al Arndt fosse arrivata con il primo gruppo.

Primo gruppo che vede vincere la Van Vleuten (ricordate il finale del 2010?) su Emma Johansson e Trixi Worrack, quindi Laws ed Amialiusik. Per alcuni minuti Emma Johansson, eterna seconda (anche oggi), crede di aver vinto la difficile corsa a tappe basca. La doccia gelata, non fosse bastata la pioggia caduta copiosa, giunge con la notizia che il tempo della Arndt è stato neutralizzato. Arndt prima quindi, con Johansson a soli 7" e Van Vleuten a 14". «Meglio perdere avendo provato a vincere che non provarci affatto», twitterà a sera la Johansson, un po' abbattuta per un primo posto che sentiva quasi suo.

Alena Amialiusik chiude in 4a posizione, dimostrando che il periodo di forma attraversato è meraviglioso. Emma Pooley, che sulle montagne nei giorni scorsi pareva imbattibile, dimostra che una pioggia ed una discesa sono ancora in grado di sconfiggerla (chiuderà a 1'52", in classifica è solo ottava a 1'50", le resterà solo la maglia a pois di miglior scalatrice).

L'Italpedale termina una trasferta basca agrodolce. Senza Nazionale in gara e con le migliori atlete del lotto impegnate nel ritiro di Livigno, a movimentare le cose per noi sono state la Top Girls-Fassa Bortolo e La Michela Fanini. Quest'ultima, grazie a Valentina Scandolara, porta a casa la maglia azzurra della classifica dei traguardi volanti. Le ragazze di Rigato invece hanno vissuto un giorno di gloria, con Francesca Cauz subito in maglia rosa di miglior giovane (che andrà però a Sarah Lena Hofmann) ed anche oggi ben piazzata (12a). Dolenti note per quel che riguarda la punta di diamante della Top Girls, Elena Berlato: rimedia una frattura scomposta alla clavicola nella seconda tappa, deve abbandonare l'Emakumeen Bira ed i sogni rosa, visto che salterà il GiroDonne a causa di quest'infortunio. Peccato.

Chi invece sulla corsa rosa punta molto è, manco a dirlo, Judith Arndt, che correrà il GiroDonne «con un'attenzione particolare, da leggere anche in chiave olimpica». Eggià, perché abbinare il giallo del Tour of Qatar all'amarillo dell'Emakumeen Bira, con in mezzo un Giro delle Fiandre ed il rosa dell'Italia potrebbe essere un viatico niente male per conquistare quella maglia a cinque cerchi che verrà messa in palio a Londra e, magari dopo essersi saziata con l'iride a cronometro, appendere la bici al chiodo. Non sarebbe un brutto modo di andare in pensione con quella luminosa carriera che si ritrova alle spalle. I piani sono questi ma chissà che Judith non voglia agire come se fosse all'ultima tappa dell'Emakumeen Bira, rovesciando ogni situazione che pare prestabilita.

Francesco Sulas

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