Giro d'Italia 2012: La BMC chiude vincendo ancora - A Milano è Pinotti ad imporsi nella crono finale
Com'era iniziato, così è terminato questo Giro: una cronometro, una vittoria della BMC, una maglia rosa oltreoceano. Ad Herning vinse lo statunitense Taylor Phinney, a Milano, quando la maglia rosa va per la prima volta in Canada, un altro BMC impiega meno di tutti a percorrere i 28.2 km della crono: Marco Pinotti.
E dire che il favorito per molti era ancora Taylor Phinney, questo giovane ragazzo, estroso in bici e giù dal sellino, che aveva stretto i denti sulle montagne per cercare di vincere a Milano. Parte per terzo e, complice il poco popolo che disegna il tracciato (ed una moto sbadata), sbaglia strada, tirando dritto quando avrebbe dovuto girare a destra. Poco male, chiuderà 16° a 1'31" da Pinotti, ma tanta rabbia, smaltita soltanto poche decine di minuti dopo l'arrivo. Chi invece va forte è Rasmussen, che fa segnare un tempo che lo manda in testa.
Nemmeno il tempo di bere una bibita che il neozelandese Jesse Sergent timbra un 33'19" e scalza dalla vetta provvisoria Rasmussen. Terzo Tuft, che verrà buttato giù dal podio virtuale da un Maciej Bodnar in grande spolvero (chiuderà 8° a 1'15"). Passa meno di un'ora e scende in strada Geraint Thomas. L'ultimo vagone del treno di Cavendish (almeno qui al Giro è stato così, altrove è Swift) fa segnare intertempi da paura ed al traguardo posto in Piazza Duomo lascia a 14" Sergent che sul momento pare essere imbattibile.
Pochi hanno pensato che Pinotti, oltre ad essere uno splendido 36enne specialista delle cronometro, è ancor più bravo nelle corse contro il tempo che si disputano al termine di una grande corsa a tappe quale è il Giro. Nel 2008 vinse la Cesano Maderno-Milano, nel 2010 a Verona si arrese solamente al Campione svedese Gustav Erik Larsson. Due intertempi nettamente più bassi di quelli fatti registrare da Pinotti, con un finale in crescendo che lo porta al 33'06" vincente; 39" a Thomas, 53" a Sergent, gli altri stanno oltre il minuto.
È qui che inizia la lotta per la maglia rosa, con quei quattro (De Gendt, Scarponi, Joaquim Rodríguez ed Hesjedal) a sfidarsi. Il canadese prende più rischi di tutti, sfiorando le transenne spesso e volentieri. De Gendt ha nelle sue mire il podio e la pedalata lenta ma potente si rivela ottima per scalzare uno Scarponi uscito troppo stanco dalle montagne dell'ultima settimana. De Gendt chiuderà in 5a posizione di tappa ad 1'01" da Pinotti, guadagnandosi il podio della generale.
Hesjedal intanto sta distruggendo Joaquim Rodríguez, che si sapeva potesse andar piano a cronometro ma, sta decisamente andando più piano di quanto potesse far pensare la più pessimistica delle previsioni. Sin dai primissimi chilometri Hesjedal rosicchia pochi secondi a Purito, secondi che tendono ad aumentare e ad un primo rilevamento sono 13". Il catalano al primo rilevamento cronometrico paga 29" al canadese. Gli restano 2" da gestire per non perdere la maglia ma subito dopo il ritardo sale a 31": sarebbero a pari tempo in quel momento ma Hesjedal viaggia nettamente più spedito nonché deciso ed anche De Gendt non scherza.
Joaquim Rodríguez ripone i sogni rosa quando il vantaggio di Hesjedal al secondo intermedio ragggiunge i 44". E così, nel breve volgere di 28.2 km (la cronometro, originariamente di 30 km, è stata accorciata stamane per problemi alla viabilità) si vive il dramma sportivo di Joaquim Rodríguez, quello che forse ha osato di più in queste tre settimane e che non è stato premiato da una strategia garibaldina, di per sé vincente.
Trionfa la regolarità e la sorpresa che si nascondono dietro agli occhi lucidi di Ryder Hesjedal mentre l'Italia non piazza un uomo sul podio, fatto che non accadeva dal 1995 (allora Rominger vinse su Berzin ed Ugrumov) e che dovrebbe far riflettere i nostri tecnici. Il più felice di tutti dopo Hesjedal è Pinotti; vince una prova pur sempre importante come la cronometro finale del Giro d'Italia all'ombra del primo trionfo canadese della storia.
L'anno scorso fu la prima maglia rosa a Torino, dopo la cronosquadre d'apertura, quest'anno ha dato spazio a Phinney, Pinotti, e puntava a qualcosa di prestigioso tra le Alpi e Milano. Ha dovuto cedere la scena ad altri attoria e la Rosa non l'ha nemmeno sfiorata. Una vitttoria di tappa alla fine di tante fatiche, alla fine di tre settimane di battaglia, va più che bene. Per Pinotti e per la BMC che ha dominato le prove contro il tempo, cronosquadre a parte.