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Giro d'Italia 2012: Tanto lavoro ma i risultati? - Liquigas, Basso e un Giro che rischia di rivelarsi fallimentare

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La Liquigas al lavoro per Basso sull'Alpe di Pampeago © Bettiniphoto

 

In un Giro che improvvisamente sembra poter prendere una strada che porta al Canada, inutile dire che sarebbe la prima volta assoluta, sono ormai pochi, pochissimi i corridori che possono provare a cambiare il destino di questa corsa. In maglia rosa c’è Joaquim Rodríguez però dopo oggi tutti guardano ancor di più a Ryder Hesjedal, secondo a 17" ma decisamente migliore a cronometro del catalano come il sempre più probabile vincitore del Giro.

Per cambiare le sorti di questo Giro, anche se ormai sembra tardi, ci vuole un'impresa, cosa che sembra decisamente fuori dalla portata di Basso e Scarponi, i due favoriti della vigilia. I due italiani hanno avuto al loro fianco due squadre completamente concentrate e proiettate verso la maglia rosa di Milano sin dalla Danimarca, anzi da molto prima con le scelte del roster. La Liquigas ha lasciato a casa Nibali per non mettere pressione ad un Basso reduce da una prima parte di stagione assolutamente deficitaria, ma anche Sagan e Viviani sacrificati per portare al Giro una squadra che potesse lavorare senza se e senza ma per Ivan. Ha dichiarato subito le sue ambizioni correndo come se avesse la maglia rosa sin dalla prima tappa, prima per evitate guai a Basso mai troppo a suo agio quando c'è da schivare problemi in gruppo e poi perché convinta di avere il corridore in grado di ribaltare il Giro nell'ultima settimana.

Convinzione venuta clamorosamente meno quest'oggi, quando nella tappa indicata dal varesino come quella in cui fare la differenza proprio lui ha perso le ruote dei migliori ed ha dovuto limitare i danni. Con la cattiva prestazione di quest'oggi dell'unico capitano sono venuti al pettine tutti i nodi di un modo di correre dispendioso anche se spesso vincente, che però stavolta rischia fortemente di non pagare. A mancare oggi è stato in primis Basso ma non è l'unico. Prima di analizzare il Giro qualche considerazione va fatta, a fine anno Liquigas potrebbe salutare il ciclismo e quindi per attirare nuovi sponsor c'era bisogno di un Giro corso ai massimi livelli e possibilmente con la vittoria finale.

Ad inizio anno i piani erano chiari, Giro con Basso e Tour con Nibali, visto che il varesino voleva tentare il tris dopo aver saltato il Giro dello scorso anno. Piani che hanno rischiato di saltare a causa del pessimo inizio di stagione di Basso (complici anche un paio di cadute, va detto) mentre Nibali, tra Tirreno e Liegi, aveva fatto capire di essere decisamente in grado di portare a casa il Giro, convinzione ancor più forte vedendo al mediocrità generale di questo Giro. Ai vertici di casa Liquigas nel momento decisivo di scegliere su chi puntare si è scelto di fare all'italiana, cioè di non scegliere e di lasciare tutto com'era stato programmato in inverno, con Basso al Giro e Nibali al Tour.

Puntando su Basso è stato inevitabile portare una squadra tutta compatta per il varesino, visto che il percorso con le prime due settimane sostanzialmente prive di salite vere o quantomeno adatte ad Ivan, rappresentavano un serio pericolo per il tris rosa. Così ad Herning la Liquigas si è schierata con Valerio Agnoli, Maciej Bodnar, Eros Capecchi, Damiano Caruso, Paolo Longo Borghini, Cristiano Salerno, Sylvester Szmyd e Fabio Sabatini e per tutti l'imperativo era ed è quello di stare al fianco del capitano, non è una caso quindi che l'unica squadra a non aver mai inserito un suo corridore in fuga sia la Liquigas. I verdi di Amadio e Zanatta hanno cominciato a correre da padroni della corsa a partire dalla frazione numero 6, quella vinta da Rubiano, la prima che presentava qualche insidia altimetrica, mentre prima si erano limitati a portare avanti Ivan nei finali.

Col passare delle tappe abbiamo cominciato a vedere sempre più la Liquigas in testa al gruppo, un modo di correre dispendiosissimo che ha fatto pensare a tutti che Ivan stesse sempre meglio e che nella terza settimana avrebbe fatto un solo boccone di Rodriguez ed Hesjedal che si sono scambiati più di una volta la maglia rosa e protagonisti sui primi arrivi in salita. Il piano apparentemente senza punti deboli ha funzionato fino al secondo giorno di riposo, quando dopo la prima due giorni di montagna con 2 vittorie di fughe da lontano con la Liquigas a controllare ma non a fare in maniera pesante la corsa, si è accorta che i rivali per la classifica tenevano meglio del previsto e cosi scrutando il "Garibaldi" ha visto che le occasioni per ribaltare il Giro erano maledettamente poche, solo tre. La prima era la Falzes-Cortina e proprio questa tappa si è rivelata un'incredibile abbaglio, sia la squadra che Basso avevano fatto vedere di essere i più forti, per quanto possibile Basso sul Giau aveva fatto intendere di non aver dato fondo a tutte le sue energie riservando il massimo per le ultime due frazioni di montagna, quella di Pampeago e quella con lo Stelvio.

A ben vedere Ivan era stato sì l'unico a provare a fare la differenza ma i suoi rivali avevano tenuto la sua ruota senza grossi problemi. Molta più impressione aveva destato la Liquigas con tutta la squadra a spianare Duran, Staulanza e Giau, con prestazioni eccezionali di Agnoli, Caruso e Capecchi. Sul Giau però Ivan era stato lasciato solo troppo presto, visto che Szmyd era clamorosamente mancato e si sa che è proprio il polacco l'uomo più importante per Basso, visto che solo quando l'andatura del suo gregario diventa insostenibile per quasi tutti gli avversari, Ivan può accelerare e fare la differenza visto che lo scatto non è il suo forte. Una duplice superiorità che però non aveva portato a nulla, nemmeno al vittoria di tappa.

Quando stamattina è partita la tappa la Liquigas a cui tutti guardavano è stata al coperto fino agli ultimi 2 km del Passo Manghen e già lì che non fosse proprio tutto fosse come nella tappa di Cortina è stato notato dagli occhi più attenti. Come se nulla fosse i Liquigas hanno cominciato il loro solito lavoro sul primo passaggio verso l’alpe di Pampeago, Agnoli è entrato in scena abbastanza presto e al suo fianco c'erano Szmyd, Capecchi e Caruso, normale che il ritmo non fosse elevatissimo per non lasciare Ivan solo troppo presto, però il ritmo scelto è stato fin troppo blando e Casar e Pirazzi che erano in fuga in pratica non hanno perso niente. Lo stesso è accaduto sul Lavazè dove dal gruppo sono evasi Cataldo e Kreuziger. Dei gregari fidati di Basso oggi solo Agnoli ha fatto fino in fondo il loro dovere, anzi ha fatto anche qualcosa in più, male Szmyd anche per le scelte di Basso che non ha voluto farlo tirare prima che si staccasse, quasi inutile Caruso che in pratica doveva entrare in scena sulla salita finale ma è stato soppiantato dai Garmin, Stetina e Vandevelde, ordinaria la prova di Capecchi dal quale visto il talento sarebbe comunque lecito aspettarsi qualcosa in più.

Alla salita finale si è approcciati ancora in troppi e tutti i big avevano qualche compagno di squadra a differenza del Giau, bocciare i Liquigas sarebbe comunque ingeneroso ed impietoso verso ragazzi che hanno lavorato sempre tanto, quasi sicuramente troppo e che ora giustamente cominciano a sentire il peso della stanchezza. Tirando le somme alla fine alla Liquigas è mancato il risultato che ripagasse tutto il lavoro svolto e qui rientra in gioco Basso che stando cosi le cose sta ripetendo il Tour dello scorso dove dopo un buon inizio anziché uscire alla distanza era andato in calando, venendo meno la qualità migliore di Basso, quella di uscire alla distanza, per il varesino si fa impresa ardua vincere e con lui naufragano tutte le speranze di successo della Liquigas.

Ad oggi il bottino Liquigas dice "zero" vittorie di tappa e qualche giorno in maglia bianca con Caruso prima che il Giro entrasse nel vivo, bilancio decisamente negativo. Domani ci sono Mortirolo e Stelvio, il terreno per tentare l’impresa ci sarebbe ma ormai il treno buono sembra essere passato. Domenica pomeriggio in casa Liquigas si apriranno i processi e Basso non potrà essere l'unico colpevole perché se è vero che in questa situazione si è messo soprattutto lui in squadra, nella stanza dei bottoni non hanno fatto niente per evitarlo, puntando solo al bersaglio grosso e tralasciando i piccoli traguardi. A meno che domani Ivan non inventi una magia sul Mortirolo e alloradomenica in casa Liquigas si festeggerà e si brinderà ad una corsa da padroni. Poche ore è sapremo tutto.

Vincenzo Piccirillo

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