Giro d'Italia 2012: Ma ora Rodríguez ci crede davvero - Riprende la Rosa, ha l'incognita Alpi, vede gli avversari punzecchiarsi
Nonostante abbia gli anni di Cristo, Joaquim Rodríguez non è mai sembrato essere con le gambe in croce durante questo Giro. Forse a Cervinia ha patito eccessivamente lo scatto di Hesjedal ed il voler inseguire a tutti i costi il canadese, ma per il resto la maglia rosa ha dato più segni positivi che negativi. Tutto iniziò ad Assisi, con quelle rampe spaccagambe che si confacevano proprio ad uno che aveva appena vinto la Freccia Vallone. Infatti in Umbria Joaquim non tradisce le attese e conquista tappa e maglia rosa. Scetticismo per la sua tenuta, specie sulle salite alpine, che lo vedrebbero condannato.
In realtà già dalle 5 Terre, tappa di Sestri Levante, Joaquim ha la mezza idea di lasciar andare la fuga e di riflesso la maglia rosa. Poi il suo ds Valerio Piva e lui stesso cambiano idea e se la tengono, la Rosa. Arrivano le vere montagne, la salita di Cervinia non è affatto insormontabile ma ci si mettono pioggia e freddo a complicare le cose. E così Hesjedal prova a riprendersi la maglia rosa, Joaquim Rodríguez tenta di andargli dietro ma rimbalza.
Oggi, stessa pioggia, stessi monti (se non più impervi), JRO si riprende quanto ventiquattr'ore fa gli era stato sottratto. Il simbolo del primato nel giorno di riposo sarà sulle spalle del catalano della Katusha che era noto come un grande arrampicatore, ma di rampe da garage, ed invece rischia di crederci sino in fondo, a questo sogno rosa.
Già, perché oggi, non appena ha visto che Scarponi non guadagnava terreno pur scattando e rilanciando, non ci ha pensato due volte a contrattaccare lui, scavando sì un bel solco. Quei 23" sui diretti rivali (e meno male che non c'erano abbuoni) possono sembrare nulla ma a JRO paiono l'ennesimo mattoncino della sua prima, vera avventura rosa.
Adesso un giorno di riposo davanti, la tappa di Falzes e tre tapponi dolomitici che metteranno a dura prova il fisico di tutti e di JRO su tutti. La maglia rosa, abituata a salite brevi ma intense come il Muro di Huy (ma non solo, sia chiaro), ha dimostrato di poter reggere discretamente anche su lunghezze più importanti. Oltretutto JRO può contare sul fatto che gli altri, pur conoscendo i suoi limiti di fronte a salite di un certo tipo, non attacchino a fondo.
Anche oggi Scarponi è parso più volenteroso di scattare (solonell'ultimo paio di chilometri, poi) per testare le gambe altrui più che realmente per guadagnare terreno. Hesjedal adesso in classifica è a 30" dallo spagnolo della Katusha ma il canadese, seppur tenace, non dovrebbe essere un pericolo vero per la classifica, non per quella di JRO, almeno. Più vicino è invece Basso, a 1'22", seguito da Tiralongo a 1'26" e Kreuziger a 1'27". Scarponi poco più indietro, a 1'36", ma pur sempre pericoloso.
Adesso, dopo Falzes (dove JRO lotterà pur sempre per uno spicciolo di abbuono), l'aspetta un trittico niente male, intervallato dalla frazione di Vedelago: Cortina d'Ampezzo, con quattro Gpm mica da ridere (Valparola, Duran, Staulanza e Giau), il doppio Pampeago (con Manghen e Lavazé nello stesso giorno, tanto per gradire) e l'accoppiata mortale Mortirolo-Stelvio. Può farcela a rimanere in rosa, JRO?
Sulla carta no, quelle pendenze e quelle distanze non sono per lui. In pratica, con i favoriti che si punzecchiano negli ultimissimi chilometri di tappa e senza peraltro farsi del male, sì, ce la può fare eccome. La crono finale, benché di una lunghezza importante (30 km) potrebbe influire sulle prestazioni di JRO solo se il suo vantaggio (o svantaggio) fosse infimo e se l'avversario fosse un drago contro il tempo. E l'unico che con il cronometro ci sa fare eccome, in classifica, è Roman Kreuziger (escludiamo Basso, che pure si difende, ed Hesjedal, che non dovrebbe tenere in salita. Non ce ne vogliano).
Da notare che dopo la vittoria di Rabottini di oggi, la prima dell'abruzzese in un GT, ottenuta (anche) per gentile concessione di JRO, la Katusha potrebbe beneficiare dell'aiuto della Farnese in qualche tappa, fattore non da poco in una corsa di tre settimane. Insomma, se fino ad Assisi Joaquim Rodríguez era qui chiaramente per far bene in qualche tappa, adesso coltiva un sogno rosa a cui crede per primo e che sa benissimo che con qualche sforzo supplementare rispetto a quelli programmati potrà trasformarsi in una splendida realtà.