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Giro d'Italia 2012: Assolo Rubiano, Malori va in rosa - A Porto Sant'Elpidio vittoria del colombiano. La maglia al Lampre | Cicloweb

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Giro d'Italia 2012: Assolo Rubiano, Malori va in rosa - A Porto Sant'Elpidio vittoria del colombiano. La maglia al Lampre

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Miguel Ángel Rubiano Chávez taglia in solitaria il traguardo di Porto Sant'Elpidio © BettiniphotoNon sarà un'impresa, quella compiuta oggi da Miguel Ángel Rubiano Chávez, colombiano dell'Androni-Venezuela, ma ci si avvicina molto. Pedala in solitaria per 34 km fatti di su e giù, muri e contromuri, Gran premi della montagna e zampellotti assassini nemmeno segnalati sul Garibaldi. In fuga da subito, Rubiano si pone dapprima l'obiettivo di conquistare la maglia azzurra dei Gpm ma quando vede che il margine per staccare i diretti avversari c'è ed è anche notevole non ci pensa due volte. Parte e se ne va sul muro di Montegranaro, paesello dove Rubiano ha vissuto (ha corso anche, se è per quello, nella Montegranaro, da dilettante) e le cui strade conosce a menadito. Non lo vedranno più sino a Porto Sant'Elpidio.

Ma la notizia più bella in questa sesta tappa è che la maglia rosa, dopo essere stata conquistata dal personaggio Phinney e dal per molti impronunciabile Navardauskas, stasera è sulle spalle di un italiano, Adriano Malori. Il parmense della Lampre, 24 anni compiuti a fine gennaio, è stato sveglio ad infilarsi nella fuga che si rivelerà essere quella giusta per poi non credere alle proprie orecchie quando gli è stato comunicato che il gruppo era lontano e la maglia rosa, virtualmente, sulle sue spalle. Il solo Golas, anch'egli in fuga, era a 9" e poteva impensierirlo. Malori l'ha freddato sul traguardo («L'ultima volata credo di averla vinta quando ero Esordiente»), conquistando il più bel secondo posto della sua finora breve carriera. La tappa, seppure fosse soltanto la sesta, è stata sottovalutata da parecchi, mentre chi le colline (per modo di dire, ché sono muri) marchigiane le conosce ed anche bene ha badato a conservare le forze. Il primo caldo ha fatto il resto, ma andiamo con ordine.

In programma 210 km da Urbino a Porto Sant'Elpidio e non c'è un metro di pianura, fatta salva l'ultima decina di chilometri. Le vittime non tardano ad arrivare. Romain Feillu, che già stava poco bene dopo le allegre cadute danesi, saluta i girini quasi subito ed al rifornimento di Cingoli lo imita l'iridato di Geelong Thor Hushovd. A proposito di iridati: quello in carica, Mark Cavendish, ha già sul groppone una bella decina di minuti dal gruppo principale e viene scortato da Eisel. Con loro anche Farrar che abbandonerà presto, non prima di essere cascato. Scatti e controscatti ma il gruppo non lascia partire subito la fuga, al contrario di quanto accaduto nelle tappe scorse. Ci vogliono 23 km perché 15 uomini si avvantaggino. Tra costoro vi è anche la maglia azzurra Alfredo Balloni, a caccia di punti pesanti su questi Gpm. Fora subito ed il cambio ruote, per la gioia di Luca Scinto, non è così pronto. Davanti non lo aspettano di certo, Balloni, che ritorna mestamente in gruppo mentre i fuggitivi sono in 11: Benedetti, Malori, Rubiano, Dyachenko, Rollin, Lastras, Golas, Roberts (è il più avanzato in classifica a 41" da Navardauskas), Bauer e per finire la coppia Katusha formata da Kuschynski e Smukulis.

Arrivano ad affrontare il secondo Gpm di giornata, il Passo della Cappella (con tanto di tratto sterrato) ed ecco che Kuschinski, Rollin e Roberts si staccano mentre Rubiano scatta a un chilometro dalla vetta, conquistando punti preziosi per la maglia azzurra (da stasera è lui il miglior scalatore). Nella discesa Jack Bauer approccia male una curva verso destra e vola oltre il guard rail, per fortuna rialzandosi e tornando freddamente in gara. Chi ci rimette è invece Pablo Lastras: lo spagnolo della Movistar è a ruota di Bauer e per non fare la fine del collega ne fa una peggiore: cade in strada picchiando la spalla destra. Respira a fatica, abbandona la corsa così, mestamente, lui che di quel gruppetto era uno dei più forti.

Scollinato il Passo della Cappella restano in 8 davanti: Benedetti, Malori, Rubiano, Dyachenko, Bauer, Golas, Smukulis e Roberts. Il gruppo insegue (ma senza poi troppa convinzione, diciamo che amministra) a 4'20" mentre la maglia rosa, Ramunas Navardauskas, è data in difficoltà e scollinerà a 5'30" dai battistrada. Recupererà sul gruppo principale ma la parte difficile della giornata per il lituano dovrà ancora arrivare e sarà un calvario. Montelupone, dove c'è quel muro tanto caro a Joaquim Rodríguez, come ogni muro, attende i girini. Lo spagnolo della Katusha oggi se ne sta buono buono, la lotta è davanti.

Stavolta non si percorre quel muro ma la rampa, per difficoltà, non è affatto indifferente. Sono rimasti in 5, i battistrada: Malori, Dyachenko, Benedetti, Rubiano e Golas. Roberts ha mollato, è adesso Malori l'uomo virtualmente in rosa, poi Golas a 9". L'accordo è buono tra i 5 ma sul muro successivo, quello di Montegranaro, dove Rubiano ha vissuto, è proprio il colombiano ad andarsene. Guadagna e ci crede, il colombiano spronato da Gianni Savio, che lo segue in ammiraglia. Malori, una volta appurata l'impossibilità di rientrare sul colombiano (ora a 30"), pensa ad arrivare al traguardo senza farsi scappare Golas.

Finiti i Gpm, dopo Montegranaro, non si trova certo pianura, anzi! Ecco altre due rampe spaccagambe, quella di Casette d'Ete e quella successiva, l'ultima, posta prima di Corva. Ormai Rubiano è lanciato mentre il "gruppetto Malori", a dispetto del nome, gode di ottima salute e procede cercando di contenere il colombiano. Dietro, dal gruppo principale amministrato dagli uomini Liquigas-Cannondale, esce Gianluca Brambilla della Colnago-CSF Inox. Il suo scatto è buono ma la rampa picchia duro manco fossimo nel Fight Club e presto il giovane, già secondo al Giro dell'Appennino, rientrerà nei ranghi.

Rubiano supera indenne, ma decisamente più appannato ed accaldato, l'ultima asperità, quella di Corva; lo attendono 15 km quasi tutti pianeggianti ed il sogno di conquistare la maglia rosa (sarebbe stata la prima volta per un colombiano) lo spinge a pestare sempre più sui pedali. Dietro Malori controlla ed ancor più a ritroso la Garmin-Barracuda improvvisa un inseguimento per non far perdere troppo tempo a Ryder Hesjedal; da qui a Milano non vincerà il Giro ma darà sicuramente fastidio, il canadese.

Mentre Rubiano taglia il traguardo esultante Malori controlla Golas, più veloce di lui e suo diretto rivale. Gli prende la ruota, lo anticipa nello sprint e chiude con un secondo posto ed un sorriso grande così, quello di chi a 24 anni sa di aver quasi conquistato la maglia rosa. Il parmense, che ha chiuso a 1'09" da Rubiano, attende l'arrivo del gruppo per esultare. Il gruppo più folto - ma privo della maglia rosa, andata in una crisi epocale ma non imprevedibile - è regolato da Impey a 1'51" e Malori abbraccia tutti coloro gli passino sotto mano.

Adesso il parmense, Campione del Mondo a crono nel 2008, a Varese, ha 15" su Golas e 17" su Hesjedal, protetto bene dalla Garmin (che comunque s'è svegliata decisamente tardi). Quarto in classifica il vincitore di oggi, Rubiano, a 30" da Malori, mentre Vande Velde è a 36". Occhio al primo, serio, tosto big, quel Joaquim Rodríguez che vola in salita ed ha preso confidenza anche a crono: è il primo di coloro che lottano per la maglia rosa, a 36" da Malori e già domani, con l'arrivo a Rocca di Cambio, potrebbe festeggiare il compleanno in modo particolare.

Dopo sei tappe è ancor più chiaro, semmai non lo fosse stato in precedenza, che questo Giro che i più definivano facile non lo è affatto, se una frazione di media montagna come questa ha provocato tanti sconquassi in classifica e non (pensare che l'iridato Cavendish, insieme all'acciaccato Phinney ed a altri, non giungono fuori tempo massimo per un solo minuto, forse rende l'idea).

Domani si arriva a Rocca di Cambio, domenica a Lago Laceno, e saranno salite, non troppo dure ma comunque tappe in cui si spenderanno preziose energie. Ed in un Giro pseudofacile come questo le energie andranno centellinate, come hanno dimostrato oggi gli uomini di classifica. Da domani si volta pagina, spazio per nascondersi non ce ne sarà più così tanto.

Francesco Sulas

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