Giro d'Italia 2012: Morde il Barracuda, Navardauskas rosa - Garmin su Katusha e Astana nella cronosquadre. Rodríguez esulta
- GIRO D'ITALIA 2012
- AG2R La Mondiale 2012
- Androni Giocattoli - Venezuela 2012
- Astana Pro Team 2012
- BMC Racing Team 2012
- Colnago - CSF Inox 2012
- Garmin - Sharp 2012
- Katusha Team 2012
- Lampre - ISD 2012
- Liquigas - Cannondale 2012
- RadioShack - Nissan 2012
- Sky ProCycling 2012
- Alberto Losada Alguacil
- Alessandro Ballan
- Alex Rasmussen
- Alexander Kristoff
- Aliaksandr Kuchynski
- Christian Vande Velde
- Damiano Cunego
- Daniel Moreno Fernández
- Dario Cataldo
- Domenico Pozzovivo
- Filippo Pozzato
- Fränk Schleck
- Gatis Smukulis
- Geraint Thomas
- Ivan Basso
- Jack Bobridge
- Joaquim Rodríguez Oliver
- John Gadret
- José Humberto Rujano Guillén
- Manuele Boaro
- Marco Pinotti
- Mark Cavendish
- Michele Scarponi
- Mikel Nieve Ituralde
- Mikhail Ignatiev
- Pavel Brutt
- Ramunas Navardauskas
- Rigoberto Urán Urán
- Robert Hunter
- Roman Kreuziger
- Ryder Hesjedal
- Sergio Luis Henao Montoya
- Svein Tuft
- Sébastien Rosseler
- Taylor Phinney
- Tyler Farrar
- Ángel Vicioso Arcos
- Uomini
Ramunas Navardauskas è da oggi ufficialmente iscritto al club "incubo dei titolisti", visto che latore di un cognome così lungo da obbligare spesso all'elisione di parte di esso: e quindi diciamo che da Nav a Nava a Navarda, avremo un'ampia scelta se nei prossimi giorni il lituano continuerà a tenere la maglia rosa. E sì, perché, se vi foste persi qualche pezzo dell'odierna puntata del Giro, il corridore della Garmin è il nuovo leader della classifica.
La cronosquadre di Verona era un'ottima maniera per riprendere il filo con la corsa dopo il primo giorno di riposo, oltreché per tastare il polso dei favoriti per la generale, al cospetto di un nuovo assestamento delle posizioni. Era abbastanza scontato che avremmo assistito a una tappa sdoppiata tra chi avrebbe lottato per il successo di giornata, e chi avrebbe gareggiato tenendo uno sguardo d'insieme sugli sviluppi della corsa; e in effetti così è stato.
Da una parte la sfida tra la favoritissima Garmin e le altre formazioni forti nella specialità (Sky, Orica, BMC), tutte apparentemente senza un uomo da altissima classifica (magari invece scopriremo strada facendo che Hesjedal, o Urán, o Henao, o Pinotti, potranno ambire al podio), ma al contrario ben mentalizzate sull'esercizio di squadra contro il tempo, almeno alla vigilia.
Dall'altra i team di Basso, di Kreuziger, di Scarponi e Cunego, di Schleck, di Rodríguez, di Pozzovivo, di Rujano, di Gadret (dimentichiamo qualcuno?) avrebbero provato a regalare ai rispettivi capitani qualche vantaggio nei confronti dei rivali, oppure - nel caso delle formazioni meno tagliate per questo tipo di prove - a evitare di pagare troppo.
La Garmin ha comandato la prova senza tentennamenti dall'inizio alla fine, vale a dire dal primo intertempo, posto dopo 9 dei 33 km totali, al traguardo: sempre in testa gli uomini di Vaughters, i quali hanno perso presto Rasmussen, che pure era il migliore di loro in classifica, ma che si è staccato dopo pochi chilometri; non abbiamo scritto che la Garmin ha dominato perché ciò non corrisponderebbe al vero: in una prova in cui non era lecito pensare si scavassero voragini tra le varie contendenti, la Katusha, autrice di una superprestazione, ha tenuto ancorato ad appena 5" il distacco che la formazione americana ha dato alla seconda.
Una squadra in cui Joaquim Rodríguez, Dani Moreno, Alberto Losada e Ángel Vicioso non passavano certo per essere dei celebri cronoman, ha avuto dai motori di Brutt, Ignatiev, Kuschynski, Smukulis e pure Kristoff la propulsione per issarsi fino alla piazza d'onore, dando al Purito la grande occasione di distanziare di qualche secondo tutti i rivali di classifica (ad eccezione del garminiano Hesjedal, se vogliamo considerare anche lui nel novero). Grande sorpresa in positivo la Katusha, notevole delusione in negativo la Orica e la Sky, pur attese a podio quasi certo. Invece la compagine australiana, con un Bobridge e un Tuft sottotono, si è accontentata della sesta posizione a 25" dalla Garmin, e la squadra di Cavendish (ma anche dei citati Urán ed Henao) ha fatto addirittura peggio, solo nona a 30" dalla vincitrice.
Un destino, quello della Sky, simile se vogliamo a quello della BMC (decima a 31"): entrambe avevano infatti l'uomo più rappresentativo malconcio per la caduta di Horsens, da una parte Cavendish appunto (ma in questo caso possiamo anche pensare a un rallentamento dei britannici per non staccare l'iridato sulla salitella di Corrubbio), dall'altra un Taylor Phinney che, in rosa, ha vissuto un'altra giornata difficile: dopo le cadute di Herning e Horsens, stavolta l'americano è riuscito a mantenersi in equilibrio (pur rischiando con uno spettacolare "fuoristrada" sull'erba), ma ciò non toglie che la sua prestazione, pesantemente condizionata dalla botta alla caviglia destra rimediata due giorni fa, sia stata controproducente, nel senso che ha in qualche modo rallentato l'azione degli altri, i quali non hanno evidentemente voluto staccare il loro capitano di questo avvio di Giro.
Terza di giornata, con una bella prova che tutto sommato ci si poteva aspettare, l'Astana di Kreuziger, che ha pagato 22" alla Garmin, quarta e con lo stesso distacco la Saxo Bank, in cui Boaro ha per un po' accarezzato l'idea di conquistare la maglia rosa (ora Manuele è sesto a 19" dalla vetta), quinta la Omega Pharma di un Dario Cataldo che conferma l'interessante inizio di Giro (ora è ventesimo a 37" dalla rosa).
Capitolo italiane: la Liquigas non ha demeritato (settima), ma non ha fatto tanto meglio della Lampre (dodicesima): 26" il ritardo di Basso e compagni, 34" quello di Scarponi, Cunego e soci. E questo ci aiuta anche a visualizzare il grande equilibrio che c'è stato alle spalle delle prime due di oggi: dall'Astana terza alla Lampre dodicesima, abbiamo 10 squadre (tra cui anche la RadioShack di Schleck) in appena 12", come dire che, sì, un piccolo particolare in gara poteva dare una forma tutta diversa all'esito (terzo non è come dodicesimo, in effetti), ma anche che la tappa in questione non era poi così determinante nell'economia del Giro. Nulla che già non sapessimo, ma ora ne abbiamo la conferma ufficiale.
Mentre la Colnago non ha scintillato ma neanche può dire di essere andata alla deriva (1'12" il distacco per Pozzovivo e i suoi) tra quelle che sono andate invece maluccio la Androni di Rujano, la AG2R di Gadret e la Euskaltel di Nieve, che pagano alla Garmin rispettivamente 1'12", 1'44", 1'45" e 2'22", occupando gli ultimi tre posti dell'ordine d'arrivo: anche in questo caso, non era difficile immaginare che questi corridori vivessero un avvio di Giro in salita, proprio per tappe come quella di Verona.
Torniamo a Navardauskas. Con la Garmin protesa nello sforzo conclusivo, per portare a termine con successo la prova, il lituano ha iniziato a patire seriamente negli ultimi 5 km, staccandosi di 2, 3, poi 10 metri, e dimostrando di essere veramente al gancio dopo aver speso tanto nella parte iniziale della tappa. Ma ogni volta Ramunas stringeva i denti, si sforzava di non mollare soprattutto a livello mentale, e aspettava la curva successiva per fare quella pedalata in più e rientrare sul fisiologico rallentamento dei compagni impegnati a svoltare. Nel finale, quando nemmeno questa tattica da Formula 1 (la famosa staccata ritardata...) avrebbe funzionato a causa dell'acido lattico ormai onnipresente nei muscoli di Navardauskas, ci hanno pensato i compagni a evitare di staccarlo, aiutandolo a tenere le ruote del trenino e proiettandolo verso questa maglia rosa che è la prima per un ciclista lituano e che regala per un giorno la copertina al 24enne baltico. Domani, a Fano, se Farrar chiude almeno secondo (coi conseguenti 12" di abbuono) va lui in rosa, visto che al momento segue il compagno a 10" (stesso ritardo di Hunter, terzo).
Hesjedal è il quarto, a 11", poi Phinney è quinto a 13", Boaro è sesto a 19" e, alle spalle anche di Thomas, Rosseler e Vande Velde, Joaquim Rodríguez chiude la top ten a 30" da Nava.
Parametrando la classifica al catalano, abbiamo Cataldo che insegue a 7" come Pinotti, quindi Kreuziger a 10", Basso a 17", Urán a 28", Schleck a 39", Cunego a 49", Scarponi a 52", Pozzovivo a 1'19", Rujano a 2'03", Gadret a 2'13". Come dire che gli scalatori più arrembanti sono quelli che hanno la maggiore necessità di attaccare, quando arriveremo alle salite. Il punto è che da qui a quel momento (una prima parentesi sarà domenica a Lago Laceno, poi si aspetterà quantomeno il penultimo week-end di Giro) ci saranno diverse altre tappe in cui qualcosa potrà accadere, sia esso un ventaglio, o un'imboscata, o una fuga bidone che rimescoli un po' tutto.
La lotta è in ogni caso aperta più che mai, e l'incertezza che regnerà ancora per molti giorni sulla corsa rosa potrebbe essere un beneficio, in termini di lievitato interesse sulla contesa. Domani faremo quasi certamente altri discorsi, visto che la Modena-Fano chiama all'opera i velocisti (o magari qualche finisseur alla Pozzato-Ballan, se ne avessero voglia a Gabicce Monte), ma già venerdì a Porto Sant'Elpidio qualcuno, se lo vorrà, potrà provare a inventare: la creatività, per fortuna, non è ancora vietata dalla legge.