L'intervista: Boaerosmith dreams Pink - Il veneto della Saxo Bank punta la Rosa
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Il suo nome suona nuovo soltanto a chi ha la memoria corta, oppure a chi i dilettanti non li segue affatto. Manuele Boaro, veneto del Team Saxo Bank, è sempre stato dipinto come un corridore pieno di talento: passista veloce fortissimo sul passo e bravissimo a cronometro, si era rivelato nel 2007 vincendo il Gran Premio della Liberazione di Roma con una tattica sparagnina che l'aveva visto all'attacco sin dall'inizio e poi vittorioso con un'azione nel finale su Finetto, Simon Clarke e Swift.
Dopo aver corso da stagista nel 2010 nella CarmioOro, il vicentino è passato pro' lo scorso anno agli ordini di Bjarne Riis, che lo sta facendo maturare come uno dei cronoman più costanti del panorama internazionale ed oggi è 4° in classifica al Giro d'Italia con soltanto 15" di distacco dalla maglia rosa Taylor Phinney.
Manuele, sei scaramantico?
«Un pochino».
Allora riformuliamo la prima domanda senza neanche portela. Sei il miglior italiano in classifica generale e dopo la cronosquadre di domani "rischi" di mantenere la posizione.
«Non mi nascondo, voglio far bene ed anche la squadra ci tiene molto a questa cronometro a squadre. Sono 4° in classifica e spero che nessuno degli altri italiani mi sorpassi, ma sinceramente io sono ambizioso e punto alla maglia rosa...».
...E per fortuna che sei scarmantico!
«(ride) Naturale che ci sia un po' di scaramanzia, ma siamo convinti di poter far bene e in una cronometro di 33.2 km le carte rischiano non dico di michiarsi totalmente, ma quasi».
Pensi possa incidere negativamente sulle motivazioni della Saxo Bank il fatto di non avere un uomo di classifica per la maglia rosa di Milano?
«Siamo venuti al Giro d'Italia con l'obiettivo di far bene nelle tappe e proprio perché non abbiamo un leader per la classifica generale le nostre motivazioni nelle singole tappe sono ancora maggiori. Tra l'altro lo abbiamo già dimostrato col mio 4° posto nel prologo e il 2° posto di Haedo ieri. Siamo una grande squadra e vogliamo farci vedere».
Quest'oggi avete visionato il percorso di domani?
«Abbiamo effettuato due giri sul percorso e la prima parte è molto veloce, poi c'è questa mezza salita che può influenzare l'ultima parte di gara, che torna ad essere di nuovo veloce. Poi, a parte quella della Tirreno-Adriatico (lunga 16.9 km, ndr), è la mia prima vera cronometro a squadre, quindi la mia analisi potrebbe essere viziata».
Potresti definirci meglio la "mezza salita"? In che senso può influenzare l'ultima parte? Dall'altimetria che vediamo sembra essere un dentello pressoché irrisorio.
«È una mezza salita proprio perché non può essere definita una salita, è più uno strappo, qualcosa che rischia di rimanerti nelle gambe perché ci si può arrivare al "gancio" (a tutta velocità e già affaticati, ndr) e poi con la bici da crono è tutto un altro sforzo quando la strada sale. Se non si dosano bene le energie si può rischiare di non avere più benzina nelle gambe per il finale».
Hai reso l'idea. Pensi che questo strappo possa incidere anche sugli squadroni come BMC, Orica e Sky, che presentano fior di cronoman-passisti al via?
«Credo che il discorso valga per tutti, anche se sulla carta alcune squadre potrebbero non avere problemi a gestire uomini, energie e tempi. Però non sempre i più forti sulla carta poi vincono all'arrivo. Spesso è meglio avere una squadra unita, omogenea e in grado di tenere cinque uomini al massimo fino alla fine».
I tecnici vi hanno già dato la disposizione del treno e diviso i compiti di ognuno?
«Oggi abbiamo fatto una passeggiata sul percorso senza forzare, domattina la proveremo davvero e soltanto dopo potrà essere possibile dividere i compiti. Anche perché chi sta bene oggi domani potrebbe star peggio, e viceversa. Soltanto domattina, dunque, sarà presa la decisione finale».




