Giro d'Italia 2012: Stavolta Mark non fa sconti - Cavendish vince e sfata il tabù della prima volata
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dal nostro inviato
Mark Cavendish, un nome una garanzia. Il britannico ha vinto l'ottava tappa in carriera al Giro d'Italia, ma tale risultato non è così scontato come sembrerebbe, considerando quanto Mark abbia faticato, in passato, a lasciare il segno nella prima volata di un grande giro: solo al Tour 2009, a Brignoles, l'uomo di Man ruppe subito il ghiaccio, mentre nella corsa rosa furon bastonate a Milazzo nel 2008 (8°), a Trieste nel 2009 (2°) e a Parma nel 2011 (ancora 2°).
Stavolta, a Herning, il Campione del Mondo non ha invece avuto pietà. Del resto, se ne avesse avuta, stasera a tavola non avrebbe avuto il coraggio di guardare in faccia i suoi compagni di squadra, che hanno lavorato alla grande per tutto il giorno, dapprima inseguendo la fuga a tre che aveva caratterizzato quattro quinti di tappa (partita al km 0, ripresa al 165, a 40 dalla fine), poi annullando il tentativo solitario inscenato dai -40 ai -16 dal danese Bak, infine preparando un treno di tutto rispetto nei chilometri conclusivi.
Tutto è invece filato liscio per la Sky del folletto in maglia iridata, che ha potuto così dedicare il successo alla figlioletta Delilah, nata da poco.
La tappa aveva visto la citata fuga a 3 prendere subito le mosse: iniziatore, il belga Olivier Kaisen, raggiunto rapidamente da Alfredo Balloni e Miguel Ángel Rubiano. Il terzetto ha avuto fino a 13'15" di vantaggio sul gruppo, ma, come detto, la Sky si è messa abbastanza presto all'inseguimento (con uno Stannard da ovazione), e ha ridotto progressivamente il gap, fino ad annullarlo ai -40. E il contropiede di Bak, sempre tenuto a tiro a poche decine di secondi, non ha preoccupato nessuno; sicché le notizie che rimangono da citare sono il Gpm (facilissimo) su cui Balloni ha preceduto Rubiano, conquistando la prima maglia azzurra di migliore scalatore del Giro; e le cadute, copiose ma per fortuna non gravi, che hanno coinvolto tra gli altri Colbrelli, Bauer, Navardauskas, Nizzolo, Van Winden, Meersman, Pirazzi, Clement, Serpa, Marczynski, Chicchi, Jackson Rodríguez e Keukeleire.
A 8 km dalla conclusione, col gruppo compatto e già abbastanza lanciato verso lo sprint, il momento più palpitante prima della volata: un attimo di distrazione (o di sfortuna, se vogliamo) che stava per costare a Taylor Phinney la maglia rosa. Caduto banalmente a causa dell'improvvisa frenata di un corridore che gli era davanti, il giovane americano si è ritrovato con la catena saltata nello scontro. Attimi di frenesia per lui, che ha perso parecchi secondi prima di riuscire a sistemare la catena e a ripartire. Ma, anche grazie al (pur tardivo) aiuto dei compagni Wyss e Ballan, Phinney è riuscito a rientrare e a salvare il primato.
Nel frattempo, infuriava la lotta tra treni, con parecchie squadre che hanno fatto capolino nelle posizioni di testa: la Sky e va bene, ma anche la Garmin, la Colnago per un attimo, la Liquigas, la FDJ, la Orica e via andare. Nella grande incertezza generatasi, a dare un indirizzo preciso allo sprint è stata una caduta ai 400 metri, sull'ultima curva del circuito: Theo Bos, uno con qualche precedente, dopo aver gentilmente testato (nel senso - stretto - del prendere a testate) la tenuta di Démare, si è disunito svoltando a destra, ha urtato la ruota del compagno Brown che lo precedeva, si è intraversato ed è finito a ruote all'aria, tirando giù anche l'incolpevole Kristoff.
Alle spalle dei due, anche Guardini e (ancora!) Colbrelli sono andati giù, ma nel frangente eravamo ormai tutti concentrati sulla volata vera e propria. Quella in cui Cavendish, dalla ruota di Thomas, ha avuto la prontezza di riflessi di balzare su quella di Thor Hushovd che tentava un anticipo per vie centrali. Mark non ha lasciato scampo al suo predecessore in maglia iridata, l'ha affiancato insieme a Goss e, sul lato esterno, il sorprendente francese Soupe che ha fatto ottimamente le veci di Démare, attardato da Bos.
A quel punto, ai 200 metri, è stata una sorta di gara di atletica, tutti nella propria corsia, e chi più ne ha più spinga: e ovviamente il più di tutti è stato Cavendish, che nel giro di 50 metri ha dato quasi due biciclette a tutti gli altri, rendendo vani (quasi commoventi) gli sforzi di Goss di prenderne la ruota. Il britannico ha così vinto nettamente davanti al rivale australiano, a Soupe, a Farrar rinvenuto dalle retrovie, e a Ferrari che forse inizia così una nuova sequela di piazzamenti (vedasi Giro 2011), anche se gli auguriamo di cogliere prima o poi un successo di tappa che sarebbe meritato.
Cavendish domani vestirà la maglia rossa della classifica a punti, mentre in rosa ritroveremo ovviamente Phinney (in classifica non cambia nulla, con Thomas e Rasmussen alle spalle di Taylor), e Boaro, secondo tra i giovani, indosserà la bianca. Sarà difficile che cambi qualcosa anche domani, nella terza tappa, Horsens-Horsens, nuovamente da velocisti (considerando che il vento tanto temuto non dovrebbe esserci). Sarà una giornata particolare, vissuta nel ricordo di Wouter Weylandt che vinse la terza tappa di due anni fa, e scomparve purtroppo nella terza tappa dello scorso anno. Sarà presente nella cittadina danese (e premierà il vincitore) la famiglia dello sfortunato corridore belga, e si osserverà un minuto di raccoglimento alla partenza.