Liegi-Bastogne-Liegi 2012: Sarà una Doyenne senza padroni - Gilbert e Valverde i favoriti. Ma occhio a Cunego
- LIÈGE - BASTOGNE - LIÈGE 2012
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- Lampre - ISD 2012
- Liquigas - Cannondale 2012
- Movistar Team 2012
- RadioShack - Nissan 2012
- Alejandro Valverde Belmonte
- Andy Schleck
- Damiano Cunego
- Fränk Schleck
- Giovanni Visconti
- Jelle Vanendert
- Joaquim Rodríguez Oliver
- Maxim Iglinskiy
- Philippe Gilbert
- Samuel Sánchez González
- Vincenzo Nibali
- Uomini
Sembra ieri che pensavamo a tutte le tattiche possibili ed applicabili nella Milano-Sanremo. Tanti chilometri sono passati sotto le strade del gruppo da quel 17 marzo ad oggi, vigilia della Liegi-Bastogne-Liegi, la più antica delle Classiche monumento nonché l'ultima di quelle di primavera. Sembra ieri, eravamo in Liguria, Simon Gerrans ci avrebbe stupito. Poi Boonen avrebbe fatto sue le Classiche delle pietre, Gasparotto riportato all'Italia un trionfo dopo la Freccia Vallone di Rebelin, anno 2009. Ed a Huy, mercoledì, abbiamo finalemente visto trionfare il meritevole Joaquim Rodríguez. Con la Liegi si chiude idalmente la prima parte di stagione, anche se nel ciclismo del sempre ed ovunque non esiste più una stagione vera e propria. Però, ecco, la doyenne ci permette di stilare un buon bilancio di cosa s'è visto e soprattutto di ciò che potremo vedere più avanti. Andiamo con ordine.
Il percorso è immutato e vedrà 11 côtes da scalare. Salitelle micidiali con rampe talora molto impegnative, a bordo delle quali si diffonde un odore di patatine e würstel che tutto pervade. Partenza da Liegi alle 10.25, davanti 257 km; si scende fino a Bastogne, praticamente Lussemburgo, in un dolce saliscendi che non farà la benché minima selezione (ci sarà la classica fuga del mattino). Risalendo verso nord, la corsa si animerà alle porte della bella cittadina chiamata Stavelot. Da lì i corridori vireranno a destra verso la Côte de Stockeu (in cima si trova la stele dedicata ad Eddy Merckx), la prima veramente impegnativa (anche nella discesa che riporta il gruppo a Stavelot).
Le danze si apriranno dopo lo Stockeau ma la corsa si deciderà sulle ultime tre côtes: la Redoute, simbolo della corsa, la Roche aux Faucons, forse la côte più dura (fu inserita nel percorso nel 2009, Andy Schleck la usò come trampolino di lancio per la vittoria) ed il Saint-Nicolas, la salita degli italiani, chiamata così perché i suoi portoncini discreti sono farciti di emigranti dal Belpaese, non perché sullle sue rampe spesso sono scattate le nostre punte. Finale sulle rampe che paiono docili - ma dopo 257 km tutto è più difficile - e portano in quel di Ans, sobborgo di Liegi che ha visto trionfare fior di Campioni.
Raro infatti che la Liegi elegga una meteora, uno piovuto dal cielo, un qualsiasi corridore, insomma. La doyenne ha visto spesso trionfare un corridore con i numeri, impossibile che non sia così anche domani, seppure questa corsa cerchi un vero e proprio padrone, un punto di riferimento. Già, perché se nel 2011 siarrivava qui con un Gilbert in forma stratosferica, in saccoccia Freccia del Brabante, Amstel e Freccia Vallone, non si può dire altrettanto quest'anno del vallone. Ha iniziato pianissimo, all'Amstel ha provato a vincere perdendo, alla Freccia ha chiuso terzo. Avanti così e potrebbe pure vincerla, questa Liegi.
Gilbert non in forma super ma ugualmente favorito, non foss'altro perché non si vede chi possa essergli superiore su queste côtes. Samuel Sánchez e Joaquim Rodríguez sono ottimi corridori ma non convincono del tutto; semmai dovessimo contare su uno spagnolo, questi risponderebbe al nome di Alejandro Valverde. È vero, è un po' smarrito, il murciano, eppure alla distanza ed in una corsa già vinta nel 2006 e nel 2008 Aliejandro può dire la sua.
Tra i padroni di casa l'alternativa possibile a Gilbert è Vanendet, libero quest'anno da ogni compito di gregariato nei confronti di Phil. Gli Schleck sono sempre un'incognita; potrebbero dare spettacolo, come fece Andy nel 2009, o deludere per prestazioni e tatttiche di gara (andatevi a rivedere la Liegi 2011). Finora è certo che si sono visti poco o niente, a meno di miracoli non ce la sentiamo di metterli tra i favoriti.
Favorito d'obbligo è invece Damiano Cunego, che con Nibali (c'è pure Visconti, ma dovrebbe lavorare per Valverde) è l'italiano più accreditato per far bene a Liegi. Al Trentino è parso in grandissima condizione su ogni terreno, ha vitno una tappa, secondo nella generale; dopo un'Amstel Gold Race in cui la sfortuna, nella persona di Maxim Iglinskiy, l'ha buttato in terra ai 300 metri, ha la gamba giusta per fare il colpaccio, quello che ti cambia la carriera, in quel di Liegi.
Non da meno dovrebbe essere Vincenzo Nibali. È reduce da un periodo di lavoro in altura sul Teide, logico che senza troppe gare nelle gambe il ritmo di corsa sia ancora lontanuccio. Non così remoto, però, visto che già alla Freccia s'è messo in mostra più che all'Amstel. Il fatto che sia l'uomo designato a correre il Giro d'Italia nel caso Basso non fosse in forna (e ad oggi il varesino non lo è) ci fa pensare che già domani Nibali potrebbe stupirci, magari tentando anziché la soluzione nel finale l'azione da lontano.
In una Liegi senza padroni, in una Doyenne senza punti di riferimento, tutti avranno la loro possibilità di mettersi in mostra e, nel caso, buttarsi su per la salita di Ans, cogliendo una di quelle vittorie che cambiano la carriera. Gilbert e Valverde sono in prima fila per la vittoria, seppure non al massimo. Cunego ha l'obbligo di provarci (cavalcando un ben noto slogan, diremmo: se non ora, quando?) e pure Nibali sicuramente combinerà qualcosa di buono. Sicuramente, pur in una Liegi senza punti di riferimento non potrà non vincere un campione vero.
A questo link la startlist ufficiale