Parigi - Roubaix 2012: Carriera scolpita nella pietra - Tom Boonen, ritratto di un campionissimo
Quando il 14 aprile 2002 un ragazzo in maglia US Postal entrò nel Velodromo di Roubaix, il viso letteralmente coperto dal fango tranne gli occhi, in un primo momento fu scambiato per George Hincapie. Era invece un 22enne Tom Boonen che dopo un 7° posto alla Gent-Wevelgem ottenuto quattro giorni prima saliva per la prima volta nella sua giovane carriera sul podio di Roubaix.
Dieci anni più tardi ci troviamo a fronte di un Campione con qualche ruga in più ed i capellii tinti di biondo ma che ha nelle corse sulle pietre del Nord (e non solo) il suo punto di forza; che le ha vinte tutte o quasi, che inanella doppiette Fiandre-Roubaix come fosse nulla.
E dire che soltanto pochi mesi fa erano in pochi a scommettere sulla rinascita di un Boonen inconcludente e pure sfortunato, costretto al ritiro al Tour ed a bocca asciutta nel 2011 nelle corse da lui predilette (se si esclude la vittoria alla Gent-Wevelgem).
Il 2012 è l'anno della rinascita di Tom, che già dall'Argentina, Tour de San Luis, manda segnali più che confortanti. Fa capire anche in Qatar che è tornato il Tom Boonen conosciuto a tutti, allorché Cancellara lo sfida a colpi di ventagli, simulando una corsa del Nord, e soccombe.
Eppure, nonostante le vittorie di inizio stagione, con la 22a piazza nella Sanremo (dopo una caduta nella discesa del Poggio, va detto) pareva il solito Boonen: molto promettente negli ultimi mesi, poco incisivo.
Questo anche alla luce di un Cancellara mostruoso sulle strade della Classicissima, che avrebbe fatto polpette di Tom sia nella Fiandre che sul pavé. E invece non ne ha più sbagliata mezza, Tom, da Sanremo in poi. Vittorie ad Harelbeke, a Wevelgem, al Fiandre ed oggi il sigillo finale. In mezzo lo Scheldeprijs interpretato volutamente non da protagonista, troppe erano le energie da conservare per la Roubaix, troppi i rischi che avrebbe potuto correre, meglio non rischiare.
Mai nessuno era riuscito in questa quaterna, e contiamo che a Tommeke è sfuggito in modo inconcepibile l'Het Nieuwsblad (sapersi superiore in volata nei confronti di Vanmarcke non pagò, e Tom finì secondo). Stiamo parlando di un ragazzo, un uomo ormai, che sulle pietre ha vinto dunque tutto; le doppiette Fiandre-Roubaix, qualcosa di leggendario per il popolo fiammingo, sono due (2005 e 2012), le vittoria ad harelbeke 5, i Fiandre 3, le Roubaix 4, tante quante quelle di Roger De Vlaeminck.
Si aspettava il duello con Cancellara, c'è stato solo in una distanza spazio temporale. Nel 2010 il numero del diretto di Berna che se ne andò in un tratto asfaltato, approfittando della distrazione di un Boonen in coda al gruppetto. Furono 48.9 i chilometri percorsi in fuga solitaria dal buon Fabian, allora.
Oggi Boonen ne percorre 56; prima con l'aiuto dell'ottimo Niki Terpstra e la complicità della coppia Pozzato-Ballan, dunque da solo, quando il compagno di squadra è sfiancato dal ritmo che Tommeke vuole imporre. Alla fine saranno 53 i chilometri di fuga solitaria.
Certo, miglior paragone sarebbe stato soltanto quello sul campo, ma Boonen ha avuto la virtù per sfruttare al meglio la (s)fortuna di Cancellara, messo fuori causa già al Fiandre dalla rottura della clavicola. Era l'uomo più forte, Tom, l'uomo da battere; solo uno poteva contrastarlo: Fabian.
Tom ha sfruttato al meglio l'assenza forzata di Cancellara andando a fare la storia del ciclismo belga e di sé stesso, cosa forse ancor più importante. Una prova impeccabile, quella odierna. Incontrastata, vero, per palese superiorità e mancanza di avversari degni di questo nome, ma comunque impeccabile.
Virtù e fortuna, queste due doti proiettano Tom Boonen nell'Olimpo, tra i più grandi di sempre. E, si badi, lo diceva Machiavelli nel 1513, non Patrick Lefévère nel 2012.