Giro dei Paesi Baschi 2012: Che sprint Purito! E il bis è servito - A Oñati battuto in volata Samuel Sánchez
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- Simon Spilak
- Tony Martin
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Quando ti rifiuti di imparare una lezione in un modo, ti verrà ripresentata sotto un altro aspetto. Una massima rimbombata nella testa di Joaquim Rodriguez nell'ultimo chilometro di una tappa, la quinta del Giro dei Paesi Baschi, condizionata e resa superbamente spettacolare dalle bizze di Giove Pluvio.
Negli occhi ancora il toboga di Arrate dove, appena due giorni fa, Samuel Sanchez lo aveva regolato giocando d'anticipo sull'ingresso all'ultima curva; all'orizzonte una svolta, posta a meno di 200 metri dallo striscione d'arrivo, fin troppo suggestiva per non fantisticare di restituire lo sgarbo al connazionale in maglia Euskaltel.
Così Purito ha deciso di imboccarla in testa, lanciando uno sprint lunghissimo al quale l'Olimpionico di Pechino si è arreso di una ruota e mezza e che gli ha permesso di doppiare, nel giro di appena 24 ore, il bottino di successi messi a referto nei primi due mesi e mezzo di stagione.
Anche oggi si sono dimostrati loro due i più forti, facendo accrescere le perplessità sulla mancanza di abbuoni per i primi tre di tappa il cui inserimento, alle porte del sipario incarnato dalla cronometro di domani, avrebbe senza ombra di dubbio tagliato fuori l'avversario più pericoloso in chiave ribaltone: Tony Martin.
L'eroe di una giornata da tregenda è stato però un altro. Robert Kiserlovski, quarto alla partenza e conscio dell'idiosincrasia col tic-tac, ha provato a far saltare il banco azionandosi da lontano: scattato sulle rampe conclusive dell'Alto de Eskarga, il portacolori dell'Astana ha dapprima viaggiato in compagnia di altri otto coraggiosi, per poi involarsi in una cavalcata solitaria di 30 chilometri, arrestata a 3000 metri dalla linea di meta ed esauritasi in un terzo posto alle spalle dei due cannibali sopra citati, che gli consente di strappare un podio provvisorio nella classifica generale destinato a svanire una volta indossato il body.
Procediamo con ordine. Quella che si preannunciava come una tappa per fugaioli, 183 chilometri da Bera a Oñati, ha atteso solo in parte le aspettative. Il freddo da lupi e la folle velocità (media oraria superiore ai 45) imposta nella prima metà del percorso, ha fatto sì che la prima azione significativa si animasse al chilometro 76.
Ai piedi dell'Alto de Elosua si sganciano in 16: in superiorità numerica proprio le formazioni dei primi due della generale, con la Katusha che muove le pedine Vorganov (tra i fuggitivi quello meglio messo in classifica con un ritardo di 1'57'') e Trofimov e l'Euskaltel che risponde con Azanza ed Izagirre. Due uomini anche per la Lampre, che si affida a Malori e ad un Ulissi che non conosce soluzione di continuità dopo la lunga cavalcata di ieri. Insieme a loro David Lòpez (Movistar), Broco (Caja Rural), Voigt (Radio Shack), Hoogerland (Vacansoleil), Kangert (Astana), Sarmiento (Liquigas), Wegmann (Garmin), Vaugrenard (FDJ), De Weert (Omega Quick Step) ed Albasini (GreenEdge), altro reduce dalla sgroppata verso Ibardin.
Il gap si impenna fino a superare i 4 minuti nel volgere di appena una decina di chilometri, prima che l'azione congiunta di Lotto ed Omega lo assottigli fino ad annullarlo sull'Alto de Eskarga dove, a 1000 metri dallo scollinamento e con tanti volti già definitivamente sfiniti dalla fatica, sono in 9 a muoversi in contropiede.
A dare l'impulso è Kiserlovski, che trascina con sè il compagno di squadra Petrov. Superiorità numerica condivisa con la Liquigas, presente con Nerz e Damiano Caruso, primo degli italiani in un drappello composto anche da Pinotti (BMC), Appollonio (Sky) e dall'ancora pimpante Malori, ai quali vanno aggiunti Arroyo (Movistar) e Jesùs Hernandez (Saxo).
Ad inseguire rimangono una cinquantina di elementi e il ritardo di 40'' fatto registrare al primo passaggio sul traguardo di Oñati, a 45 chilometri dall'arrivo, resta tale fino all'imbocco dell'Alto de Asentzio quando, dopo un rapido conciliabolo con Petrov, Kiserlovski spalanca il gas e decide che è giunta l'ora di salutare la compagnia.
L'assolo del croato ex Liquigas è entusiasmante e lo porta ad abbattere il muro del minuto di vantaggio, prima che nel plotone dei big le accelerazioni di Sanchez, Henao e Scarponi lo riducano a 45'' in vetta, con ancora 24 chilometri da percorrere. Nel tratto in falsopiano e in quello in discesa che conduce verso San Prudencio il gap rimane inalterato e, quando al traguardo volante di Zubillaga cala a 38'' (con Malori e Pinotti soli all'inseguimento con 25'' da recuperare), con meno di 10000 metri da lasciar scivolare sotto ai tubolari, lo spiraglio per l'impresa inizia ad intravedersi sempre più concretamente.
Accade però che sul muro che conduce a Garagaltza il 26enne di Fiume si pianti (complice anche un problema al cambio) e da dietro Rodriguez e Sanchez, sentendo l'odore del sangue, si fiondino sulla preda raggiungendola subito dopo lo scollinamento, quando la flame rouge è tutt'altro che un miraggio.
Nonostante la soluzione personale cercata da Sanchez in discesa, Rodriguez ricuce e inventa il capolavoro allo sprint, lasciando "luce" su Kiserlovski mentre alle spalle Kiryienka si aggiudica lo sprint per il quarto posto su Nordhaug, su un convincente Ratto e su Scarponi (ora quinto nella generale a 33'' da Rodriguez), con Cunego che chiude ottavo a 7''.
Sono invece 23 quelli pagati da Horner e Tony Martin, quanti bastano per rendere tutt'altro che scontata la lotta per la vittoria finale. Nei 18,9 chilometri in programma domani ad Oñati, Purito, che lo scorso anno si fece infliggere 2'08'' da Tony Martin, potrà difendere 9'' su Sanchez e 56'' sul tedesco, scivolato in diciassettesima posizione.
Non è fantascienza immaginare che la battaglia per l'ultima amarilla sia tra l'asturiano e l'iridato, anche se Rodriguez non si scompone: «Sarà una cronometro dura e tecnica, oggi avevo l'obiettivo di guadagnare ancora su Martin e ci sono riuscito. Sono fiducioso perchè sto bene». E, col morale in orbita e le gambe così piene, chissà che il tichettio non gli sia finalmente amico.