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Scheldeprijs 2012: Kittel, la volata Schelda gli animi - Marcel su Farrar e Bos. Bene Belletti e Favilli | Cicloweb

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Scheldeprijs 2012: Kittel, la volata Schelda gli animi - Marcel su Farrar e Bos. Bene Belletti e Favilli

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La volata con cui Marcel Kittel batte Farrar e si aggiudica la Scheldeprijs © Bettiniphoto

C'è la fuga, il gruppo, la pioggia, il pavé. E le cadute, molte cadute. Non sarà un Fiandre né una Roubaix, questa Scheldeprijs, ma ha tutti gli ingredienti di cui necessita una corsa del Nord. Ci sarebbe anche un vincitore di prim'ordine, se la scena non venisse rubata appunto dalle numerosissime cadute che nel finale caratterizzano la corsa.

Le cose, all'attraversamento degli ultimi 1700 metri di pavé di Broeckstraat la Sky si mette in testa a menare. Non si fa in tempo ad uscire dal pavé - peraltro molto morbido rispetto a quello che il gruppo affronterà domenica - che il gruppo viene frazionato in due parti da una caduta; chi non si rialza è Wouter Mol, che si frattura una clavicola.

La superficie viscida e la pioggia che si fa battente certo non aiutavano a restare in piedi. Dietro restano ingabbiati, davanti si prosegue: non siamo mica alla sgambatina domenicale. Sempre Sky in testa ma presto arrivano anche Rabobank (per Bos), Lotto (per Greipel) ed Argos Oil-Shimano (meglio nota in questi primi mesi come 1T4I, ha in Kittel la sua punta).

La Farnese pure avrebbe Guardini da lanciare ma si disunisce un pochino; bisogna far risalire il "Guardia" nelle prime posizioni. Ai -2 km la pioggia è diventata un temporale con i fiocchi. Confusione, acqua negli occhi, freddo.

Non passa molto che si verifica un'altra caduta; Hutarovich scivola e travolge Guarnieri, in gran forma dopo le prestazioni di La Panne. Peccato. Peccato anche perché questa caduta costringe tanti velocisti - due tra i nostri sono Chicchi e Guardini - a deviare sull'erba, quindi sulla pista ciclabile (fortuna che trovano questa via di fuga).

L'alternativa sarebbe sfracassarsi per terra. Non si perde l'equilibrio ma si perdono le ruote dei primi e la volata di conseguenza e la frase di Guardini, «dopo la caduta è stato veramente un casino», pronunciata al microfono di Alessandra De Stefano, la dice lunga.

È un casino anche la volata, parafrasando il velocista veronese. Mark Renshaw della Rabobank porta in testa Theo Bos, o almeno queste sono le intenzioni. L'impressione è che il Renshaw di quest'anno non sia neanche lontano parente di colui che tirava volate regali a Cavendish. E non dimentichiamo che ai 200 metri esce Marcel Kittel, non uno qualunque.

Si mettono in fila, lui Farrar e Bos. La strada è ormai un fiume in piena, il gruppo anche, il traguardo come una cascata. Tutti sprintano al meglio ma l'attenzione a non cadere è così alta che, nonostante i distacchi ben più alti di altre occasioni, Farrar, Kittel e Bos rimangono perplessi su chi l'abbia spuntata.

Anche perché l'attenzione è rivolta altrove: una caduta dopo l'arrivo, scatenata probabilmente da Cantwell, causata dalle strisce pubblicitarie sull'asfalto bagnato(ricordate l'arrivo della Serravalle-Pinerolo al Giro 2007?), coinvolge diversi corridori.

Chi ne fa le spese è la fotografa Taz Darling, appostata appena dopo la linea e centrata da un treno di telai bagnati e fuori controllo. Riporterà la frattura della mascella.

Taz non è l'unica a rimanere con l'amaro in bocca: l'iniziale del nome è la stessa e Tyler Farrar resta perplesso per alcuni minuti a guardare e riguardare la sua volata e quella di Kittel. Lo statunitense della Garmin-Barracuda non vince da 275 giorni (era il 4 luglio e Farrar alzava le braccia al cielo al Tour de France), Kittel non gli permette di rompere questo digiuno.

Mica male, il giovane Kittel: quarta vittoria stagionale, vince una corsa che nelle scorse edizioni era terminata a colossi dello sprint come Cavendish, Farrar stesso, Petacchi, Zabel, Cipollini, McEwen, due volte Boonen, per restare a tempi più recenti. Ecco, Boonen, l'ultimo citato, il primo come grado di attenzioni che riceverà da qui a domenica.

Tommeke ha svolto un fantastico lavoro di gregariato (avesse osato buttarsi in quella volata, correndo rischi impensabili, sarebbe stato licenziato in tronco dall'Omega Pharma QuickStep), corre per Chicchi, l'uomo veloce della squadra più forte in quest'inizio di stagione.

Davanti una fuga a sette: Kevin Hulsmans, David Boucher, Kevin Van Melsen, Sven Vandousselaere, Kin San Wu, Simon Lambert-Lemay, Kevin Claeys. Partiti dopo soli 11 km, guadagnano fino ad oltre 7' ma, come detto, l'Omega tira, e Boonen è il primo della fila biancoazzurra.  

Una volta entrati nel circuito di Schoten, mantengono un paio di minuti di vantaggio finché, una volta capito che il plotone andrà a riprenderli, si rompe l'accordo. Scatta ai -12 Vandousselaere seguito da Hulsmans. Il belga della Farnese prosegue da solo, ché il connazionale non pare averne più.

Anche Hulsmans è spossato dalla lunga fuga ed ai -9 km si rialza. Di qui il gruppo compatto, la pioggia battente, il passaggio sul pavé della Broeckstraat e la prima caduta, quindi l'altro capitombolo, con Guarnieri che resta a terra e Guardini che la scampa, perdendo però terreno e secondi.

E la volata di Kittel, con la terza caduta annessa (durante il circuito se n'era verificato un altro paio senza conseguenze gravi). Kittel che guarda Farrar e Bos, il futuro si materializza in presente e guarda negli occhi quello che, su strada, su pista o su entrambe, è stato il passato.

Ride di gioia, Marcel il tedesco, regalando al prima vittoria alla squadra marchiata Argos Oil-Shimano. Ride di gusto, perché sa che non sarà l'ultima.

L'Italia si consola con il quinto ed il sesto posto di Belletti e dell'ottimo Favilli, senza dimenticare la nona piazza di Giacomo Nizzolo e l'undicesima posizione di Matteo Trentin (pure lui coinvolto nella caduta finale). Chi era davanti oggi non ci sarà domenica, alla Roubaix. I protagonisti di quella corsa, amata e odiata (o soltanto odiata, dipende), erano tutti nelle retrovie.

Francesco Sulas

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