Giro delle Fiandre 2012: Sagan capofila dei giovani ribelli - E anche Oscar Gatto dice la sua
Il prossimo mese di ottobre Tom Boonen compirà 32 anni, Filippo Pozzato va per i 31 e Alessandro Ballan a novembre sulla sua torta di troverà la bellezza di 33 candeline: il podio di questo Giro delle Fiandre (e aggiungiamoci anche Cancellara che di anni ne ha 31 anche lui) ha certamente un po' di stagioni ad altissimo livello davanti a sé ma comunque non stiamo parlando di giovanotti di primo pelo.
La classiche nel nord non sono facili per un ragazzo con pochi anni di professionismo alle spalle ed è normale che proprio qui al Giro delle Fiandre negli ultimi anni sono sempre saliti sul podio corridori di grande esperienza: non è un caso se il pavè è spesso definito anche come l'Università del Ciclismo, è qui che si diventa davvero grandi. Nonostante ciò questa edizione della Ronde, unita anche alle altre corse fiamminghe già disputate tra fine febbraio e tutto il mese di marzo, ha messo in luce diversi corridori che per età o esperienza internazionale possono rappresentare il ricambio generazionale a cui dovranno andare incontro le classiche nei prossimi anni.
Tra questi il primo non può che essere quell'incredibile fenomeno di Peter Sagan, 22 anni compiuti lo scorso 26 gennaio. Lo slovacco della Liquigas aveva assaggiato il pavé per la prima volta alla Roubaix 2010 e l'anno scorso s'era testato sul Fiandre per la prima volta senza riuscire a portare a termine la corsa: inutile dire, però, che per un corridore di una classe simile dev'essere stato amore a prima vista e quest'anno Sagan è voluto tornare subito in Belgio ma stavolta già con l'obiettivo di conquistare i muri.
Forse è proprio in corse come queste che ci si può rendere conto di tutto il talento di cui dispone Peter Sagan perché con così poca esperienza piazzarsi già in quinta posizione è un risultato ottimo, ma la vera grandezza del ragazzo la si coglie vedendolo correre: a 22 anni la mentalità è già quella del grande campione che vuole correre sempre per vincere e che non si vuole sottrarre al confronto diretto con i più forti, anzi, fa addirittura di tutto per cercarlo andando all'attacco e collaborando sempre, anche con chi ha quasi dieci anni più di lui.
Quasi sempre ad un corridore giovane si chiede di stare lì, di studiare i grandi, di carpire quanti più segreti possibili e se a fine c'è la sensazione di un risultato che poteva essere migliore la maggior parte delle volte è per non aver avuto il coraggio di osare: ecco, la particolarità di Peter Sagan sta tutta qui perché all'E3 Prijs, alla Gand-Wevelgem o anche oggi le critiche che gli si possono muovere stanno nell'aver voluto far troppo quando un corridore con le sue caratteristiche (soprattutto le sue punte di velocità in volata) avrebbe potuto tranquillamente restare passivo a ruota ad aspettare uno sprint o che comunque fossero gli altri a muoversi per primi. Ma chi ha dentro di sé i geni del campione non può accettare una condotta simile e allora ecco che troviamo Sagan all'attacco, a tirare sui muri decisivi o ancora ad inseguire tutto solo e poi trovare ancora le forze e la lucidità per buttarsi nella volata: in più non va dimenticato che oggi Sagan è stato anche sfortunato visto che è rimasto ostacolato dalla caduta di Vansummeren e se non si fosse messo a tirare poco prima dell'accelerazione decisiva di Pozzato le cose sarebbero potute andare molto diversamente. Per dirla in breve, a 22 anni è già un potenziale vincitore della corsa.
Un'altra piacevolissima scoperta di questa campagna del nord è senza dubbio il nostro Oscar Gatto che di anni ne ha 27 (come ad esempio Greg Van Avermaet) e che i muri delle Fiandre li aveva solo affrontati appena passato professionista con la Gerolsteiner, stiamo parlando di cinque anni fa. Il corridore veneto della Farnese Vini sembra aver raggiunto una grande maturità agonistica e da poco più di un anno a questa parte sta assumendo una consistenza e una regolarità sempre maggiore: rispetto a Sagan forse non sarà un predestinato ma probabilmente la vittoria di tappa al Giro d'Italia scattando in faccia ad Alberto Contador gli ha aperto nuovi orizzonti e dato una grande consapevolezza dei propri mezzo.
Adesso Oscar Gatto dovrà cercare di capire veramente fin dove si può spingere e capire a cosa può ambire: Pozzato ha trovato in lui una spalla validissima e può trasmettergli insegnamenti e consigli molto preziosi. L'ultimo passo poi sarà trovare un amuleto o un rito contro la sfortuna perché quest'anno tra forature e problemi meccanici è stato letteralmente bersagliato in tutte le corse e quasi sempre nei momenti decisivi: quando la ruota girerà oltre alle prestazioni arriveranno anche i risultati. Per rimanere sempre in casa di Angelo Citracca e Luca Scinto segnaliamo anche Elia Favilli, uomo rapido classe 1989 che oggi ha ottenuto un bel 22° posto chiudendo nel gruppo arrivato a 38" da Boonen: lui era lì e già aveva fatto bene sia alle Strade Bianche che nella tappa più impegnativa della Tre Giorni di La Panne.
Per i belgi, da sempre protagonisti sulle strade di casa, il futuro si chiama Sep Vanmarcke, fiammingo nato nel 1988 e che gareggia per la Garmin-Barracuda: il grande pubblico aveva cominciato a conoscerlo nel 2010 quando con la maglia della Topsport fece secondo alla Gand-Wevelgem e poi ha capito che non si era trattato di un fuoco di paglia quando quest'anno Sep è riuscito a battere niente meno che Tom Boonen e Juan Antonio Flecha alla classica belga d'apertura, la Het Nieuwsblad. Anche Vanmarcke, così come Sagan, ha già una testa da grande che, però, lo porta a voler fare di più di quanto gli possano concedere le gambe: in corsa non ha paura e ha una grande generosità ma oggi si è spento alla distanza: dal punto di vista fisico ha quindi ancora margini di miglioramento e nel giro di un paio d'anni potrebbe diventare un altro serio pretendente delle corse sul pavé.
Se andiamo a scrutare nel gruppo che si è giocato la quarta posizione finale vediamo che ci sono anche diversi giovani di belle speranze: il belga Keukeleire (1988) ha già fatto vedere molto nelle ultime due stagioni, il norvegese Alexander Kristoff (1987) sta crescendo, il lituano Juodvalkis (1988) è tutto da scoprire. Nella fuga iniziale si è fatto notare anche il giovane neoprofessionista della Lampre Massimo Graziato che inizia da qui a farsi le ossa, ma un corridore per cui vale la pena spendere le ultime righe è il francese Tony Gallopin, un ragazzo che a maggio farà 24 anni e che sta mettendo in mostra grandi qualità per le classiche: Tony è veloce, passa bene le salite brevi e quando è in forma si difende anche su quelle più lunghe, oggi ha dimostrato di cavarsela bene anche sul pavé e soprattutto si è fatto trovare pronto nel momento del bisogno, ossia quando alla RadioShack è venuto a mancare il capitano, Fabian Cancellara; una foratura poi ha appiedato anche lui ma è un altro corridore da seguire. Insomma, i grandi specialisti del pavé sono al top ma non devono rilassarsi perché dietro di loro c'è già pronta una schiera di giovanotti che non vedere l'ora di fargli lo scalpo.
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