Giro delle Fiandre 2012: Re Tom e due principi azzurri - Pozzato e Ballan contendono a Boonen la vittoria. Frattura Fabian
- RONDE VAN VLAANDEREN - TOUR DES FLANDRES 2012
- BMC Racing Team 2012
- Farnese Vini - Selle Italia 2012
- Garmin - Sharp 2012
- Omega Pharma - Quick Step 2012
- RadioShack - Nissan 2012
- Sky ProCycling 2012
- Team Europcar 2012
- Alessandro Ballan
- Anders Lund [Dan]
- Andreas Schillinger
- Anthony Geslin
- Assan Bazayev
- Baptiste Planckaert
- Björn Leukemans
- Christian Knees
- Daniel Schorn
- Daniele Bennati
- David Boucher
- Edvald Boasson Hagen
- Elia Favilli
- Fabian Cancellara
- Fabio Sabatini
- Filippo Pozzato
- Francesco Failli
- Gert Dockx
- Greg Van Avermaet
- Gustav Erik Larsson
- Johan Vansummeren
- John Degenkolb
- Juan Antonio Flecha Giannoni
- Kevin Hulsmans
- Luca Paolini
- Maarten Tjallingii
- Manuel Belletti
- Marco Marcato
- Massimo Graziato
- Matti Breschel
- Maxim Iglinskiy
- Niki Terpstra
- Oscar Gatto
- Pablo Lastras García
- Pello Bilbao
- Peter Sagan
- Philippe Gilbert
- Sebastian Langeveld
- Sep Vanmarcke
- Sven Vandousselaere
- Sylvain Chavanel
- Thomas Voeckler
- Tom Boonen
- Tom Veelers
- Tyler Farrar
- Vincent Jérôme
- Vladimir Isaichev
- Yaroslav Popovych
- Óscar Freire Gómez
- Uomini
Lo scontro fra titani, intendendo con questo concetto la sfida tra muri e pavé fra Tom Boonen e Fabian Cancellara, non ha potuto avere luogo, nel nuovo Giro delle Fiandre a cui oggi abbiamo avuto il piacere di assistere. Non ha avuto luogo perché Fabian si sbagliava di grosso quando credeva di aver già pagato uno scotto sufficiente alla malasorte, quest'anno. Si sbagliava, e a 60 km dal traguardo di Oudenaarde ne abbiamo avuto una cruda prova, allorché l'elvetico è finito per terra nel corso del rifornimento, e non si è rialzato se non per essere portato in ospedale, dove gli è stata riscontrata una triplice frattura della clavicola.
Annata veramente disgraziata per Cancellara, tra una caduta e un incidente meccanico di troppo, e dire che dalla Sanremo in poi il bernese ha sempre dato l'impressione di averne più di tutti. Ma quando deve girare male, gira male, ed è il caso del capitano della RadioShack, che ora si ritrova appiedato, nel bel mezzo del periodo in cui avrebbe dovuto e potuto dare il massimo, e col rimpianto di una Roubaix a cui non potrà nemmeno prendere il via, tra una settimana.
Lo scontro tra i titani non c'è stato, insomma, ma un bello scontro sì, c'è stato comunque. E non lo definiamo così sol perché due terzi dei protagonisti di questa contesa erano italiani; bensì perché, al di là della loro nazionalità, erano e sono due degli attori principali di questo tipo di gare, e benché sembrassero ormai lontani dagli anni d'oro in cui lottavano per vincerle, queste corse, sono rinati e si sono erti al livello dell'atleta più forte rimasto in gara, una volta uscito di scena Cancellara.
I due sono Alessandro Ballan e Filippo Pozzato, e con Boonen hanno composto un grande trio, assurgendo al ruolo di protagonisti assoluti nella fase finale della corsa, dopo aver ben gareggiato fin lì, e riuscendo anche nella non facile impresa di mettere in difficoltà il belga, pur sospinto dal tifo appassionato di decine di migliaia di connazionali che affollavano i vari muri di giornata. Alla fine non rimane loro che la soddisfazione di condividere il podio con Tom, lui dall'alto della terza affermazione al Fiandre, loro una volta di più piazzati, a simboleggiare però un movimento ciclistico, quello italiano, che dopo un periodo sin troppo buio vede qualche bagliore. E se è vero che, con quella di oggi, son 17 classiche monumento che passano senza che noi si riesca a vincere (3 anni e mezzo), la corsa d'attacco fatta dagli azzurri fa sperare in una nuova presa di coscienza del valore del ciclismo italiano, nell'attesa di nuovi giovani che diano seguito ai risultati ottenuti negli anni passati.
La fuga dei 15, l'approccio ai muri, il ritiro di Cancellara
Non c'era neanche un Omega Pharma, nella fuga a 15 che ha caratterizzato gran parte della corsa, a partire dal km 25; ma se è per questo, non c'era neanche un RadioShack, come dire: i capitani preferivano tenersi vicini tutti i compagni, visto che il finale avrebbe richiesto tutto il supporto possibile per venire a capo di uno splendido enigma come quello rappresentato dal Fiandre rinnovato nel percorso e nei punti topici (non più il Muur, ma una tripla accoppiata Oude Kwaremont-Paterberg).
Lund, Dockx, Belletti, Bilbao, Lastras, Vandousselaere, Schörn, Schillinger, Tjallingii, Boucher, Isaichev, Planckaert, Veelers, Graziato e Farrar sono partiti al km 25 e hanno accumulato fino a 5'40" di vantaggio massimo: non c'erano grossissimi nomi nella fuga (anche se Tjallingii è uno specialista di queste strade, e anche se Farrar è uomo dal palmarès non proprio scarno), ma la squadra di Boonen ha ugualmente deciso di non lasciare eccessivo spago. Forature, cadute, incidenti meccanici di sorta hanno caratterizzato - come sempre, verrebbe da dire - a gara fino al primo passaggio sull'accoppiata Kwaremont-Paterberg.
Mentre il drappello di attaccanti (tenuto ormai - quando mancavano 75 km alla fine - a una distanza di sicurezza inferiore ai 2') perdeva qualche nome per la via, nel plotone era Leukemans a fare il ritmo sullO.K., prima di cedere nuovamente il controllo della situazione alla Omega (che ha gestito il passaggio sul Paterberg).
Né il Koppenberg ha prodotto alcunché di significativo, se è vero che Chavanel (primo luogotenente di Boonen) ha abbozzato un allungo dopo il durissimo muro, venendo chiuso da Bennati: il primo segnale che la RadioShack non sarebbe stata a guardare i giochi di squadra della formazione di Tom.
Ma prima che la sfida entrasse nel vivo, dopo questa schermaglia iniziale, Cancellara si è dovuto far da parte, come scrivevamo in apertura. E così, senza più avere tra i piedi lo spauracchio venuto da Berna, gli uomini di Lefévère si sono probabilmente sentiti più tranquilli, consci di poter impostare la gara - quel che ne rimaneva - nella maniera preferita dal loro capitano, qualunque essa fosse.
Sul Kruisberg si vede Gilbert, Vanmarcke inizia ad agire da grande
Non ci si scommetteva più di tanto, e invece Philippe Gilbert, seppur lontano dalla miglior condizione, ha voluto fare uno squillino, proponendo un attacco sul Kruisberg a 50 km dalla fine. Al campione nazionale belga si sono accodati Voeckler, Leukemans, Popovych, Larsson, Geslin, Knees, Bazayev e un Oscar Gatto sempre più a proprio agio nelle dinamiche di gara "nordiche". Nell'occasione il gruppo si è anche frazionato, ma era ancora presto per rese dei conti e attività simili, per cui dopo pochi chilometri (ai -44) c'è stato un ricompattamento generale, e poco più avanti (ai -40) anche l'ultimo fuggitivo del mattino, Boucher, è stato raggiunto.
Qualche centinaio di metri prima, Sebastian Langeveld, cercando una via più rapida sulla pista ciclabile al bordo della sede stradale, incocciava nella gamba di uno spettatore e andava per terra, rimediando anche lui una frattura alla clavicola. Nel frangente, Pozzato evitava per un nonnulla di essere coinvolto nella caduta: segnale di ritrovata reattività da parte del vicentino, come dire segnale molto positivo per l'incipiente scoppiettante finale.
Al nuovo passaggio sull'Oude Kwaremont abbiamo assistito all'affondo di uno dei nuovi nomi da pavé, quel Sep Vanmarcke che alla Het Nieuwsblad battè proprio Boonen, e che qui ha messo in fila il gruppo dei migliori, trovando la reazione in primis di Ballan, Boonen, Paolini, Degenkolb, Pozzato, Chavanel, Boasson Hagen, Gatto e Breschel. Quasi tutti i big hanno risposto "presente" al richiamo del giovane della Garmin, insomma.
Dopo l'O.K., Chavanel ha suggerito una sortita, tampinato da un Sagan sempre più convinto dei propri mezzi, ma chi è veramente riuscito a evadere è stato, poco prima del Paterberg, un ottimo Luca Paolini, seguito da Flecha e dal francese Jérôme. Sul breve muro testè citato, Vansummeren, distendendosi su una transenna dopo aver preso una curva troppo larga, ha provocato un effetto domino che è costato caro a Degenkolb (caduto a sua volta) e che ha rallentato diversi altri corridori. Chi in quel momento era davanti, si è ritrovato a gestire un piccolo tesoretto in termini di secondi sugli inseguitori: in vetta Pozzato, Boonen, Ballan, Chavanel, Vanmarcke, Iglinskiy e Terpstra si son portati sul terzetto al comando, andando a formare un drappello di 10 uomini che, se avesse trovato un accordo maggiore, avrebbe anche potuto progettare di arrivare al traguardo.
Sagan, da parte sua, si è impegnato a fondo dopo essere stato rallentato da Vansummeren, ed è riuscito a rientrare sui battistrada da solo nel giro di un paio di chilometri, impresa non riuscita a Gatto e Boasson Hagen, che pure erano in due (ma in realtà Oscar, correttamente, non collaborava nel frangente, avendo davanti Pozzato).
Sull'Hoogberg, a -28, il plotoncino di 11 pareva ormai involato (30" di vantaggio su un gruppo che aveva ripreso gli intercalati Gatto ed EBH), tanto che la Omega Pharma ha iniziato le sue grandi manovre: a 26 km dalla conclusione, primo allungo di Terpstra, chiuso da Vanmarcke e poi da Paolini con Chavanel in marcatura; in testa al momento c'era, tutto solo, il sorprendente Jérôme, emerso prima del muro, e trovatosi a gestire fino a 20" di margine: si sapeva che il francese, alla lunga, sarebbe stato ripreso, e in effetti il suo attacco non ha comportato variazioni nello spartito che la Omega aveva intenzione di suonare.
Ma è stato senza dubbio un bell'esibirsi, da parte del corridore della Europcar, che è rimasto al vento fino ai piedi dell'ultimo Oude Kwaremont. Terpstra ha provato nuovamente l'allungo ai 23 km, e ancora Vanmarcke ha chiuso, dimostrando di avere certo personalità da vendere (non è da tutti prendersi tali responsabilità in un gruppetto popolato da corridori molto più esperti in questo tipo di gare), ma di non avere una chiara idea di quanto potesse costare spendere tanto nell'occasione: se ne sarebbe accorto più avanti.
Boonen, dal canto suo, dimostrava di avere invece ben chiara la pericolosità del giovane avversario, visto che per stanarlo ha mosso le sue pedine. Terpstra, più in palla di Chavanel, al secondo tentativo è riuscito a scrollarsi di dosso Vanmarcke e a portarsi su Jérôme, per poi partire in contropiede sull'Oude Kwaremont, ai -18.
Il gruppo rimescola le carte, Ballan fa saltare il tappo
In quel momento la Sky, incurante della presenza del suo Flecha nel gruppo dei big, aveva riportato sotto una ventina (abbondante) di uomini, tra cui un Boasson Hagen su cui si puntavano le speranze del team britannico in vista di un possibile sprint di gruppetto. Ma ormai l'Oude Kwaremont incombeva per la terza volta, e qui la corsa doveva prendere per forza un indirizzo diverso da quello che pareva condurla a una volata tra troppi uomini.
Ballan ha preso in mano la situazione e, dopo aver chiuso su Terpstra, è partito in contropiede, forzando come nei giorni migliori, e facendo il vuoto: Sagan, che era in seconda ruota, non è riuscito ad accodarsi, e ci è voluto un improvviso forcing di Pozzato, tampinato da un attentissimo Boonen, per comporre al comando il terzetto che poi è andato effettivamente all'arrivo.
Ballan è stato preso a fine salita, ma non si è perso d'animo, e anzi ha continuato a tirare a fondo per impedire che, oltre a Pozzato e Boonen, rientrasse qualcun altro (ad esempio un Paolini scatenato, che pure ci ha provato, da solo, prima di rimbalzare indietro sul Paterberg).
Sull'ultimo muro di giornata, a 14 km dal traguardo, Pozzato ha inscenato un attacco che sapeva molto di "o la va o la spacca", e se Ballan ha risposto bene all'azione del corregionale, non lo stesso si può dire di Boonen, che ha visibilmente patito, riuscendo a salvarsi e a non perdere contatto dai due italiani veramente per il rotto della cuffia: avesse perso 20 metri in più, forse Tom non sarebbe riuscito a rientrare; ma il belga si è gestito alla grande, salvandosi e accucciandosi a ruota dei due avversari subito dopo il Paterberg.
Sulla salita, intanto, da dietro era emerso prepotentemente Sagan, che con fare da cavallo pazzo (possiamo dire molto apprezzabile, vista l'età), ha tentato di riportarsi sotto, facendo però i conti con l'amara realtà delle cose: i tre battistrada erano troppo forti, presi nell'insieme, per poter essere raggiunti senza colpo ferire. Tantopiù che, dopo il muro e soprattutto in seguito alle esortazioni di Pozzato, anche Tom ha fatto il suo, collaborando all'azione: i risultati si sono visti: nel giro di pochi chilometri, il trio di testa è arrivato ad avere (e poi superare) 40" di vantaggio sugli inseguitori (che avevano re-inglobato Sagan ai -8).
L'epilogo, gli errorini dei nostri, la felicità di Boonen
Che i tre ormai fossero destinati a giocarsi tra di loro la vittoria, era chiaro. Boonen per la terza affermazione al Fiandre, Ballan per la seconda, Pozzato per la prima: e non è che le motivazioni dell'uno fossero inferiori a quelle dell'altro, visto che tutti e tre erano visibilmente animati da una sana voglia di riscatto, ognuno per i propri motivi, ma tant'era.
Ballan, il più lento della compagnia, sapeva benissimo che non aveva altra chance che anticipare lo sprint, sicché ha provato ripetutamente ad andarsene; ma né ai 3 km, né ai 2, né all'ultimo, il trevigiano è riuscito a fare la differenza (ma se avesse tenuto tutte le energie per un unico, potente allungo?). Pozzato ha opportunamente lasciato a Boonen il compito di chiudere in tutte e tre le occasioni, ma non si può dire che gli scatti di Ballan abbiano messo alla frusta il capitano della Omega Pharma. Rassegnato dopo l'ultimo tentativo, il corridore della BMC si è quasi fatto da parte, limitandosi a lanciare senza troppa convinzione lo sprint agli altri due.
Pozzato, alla ruota di Boonen, era in posizione ideale, se non fosse che, sul più bello, quando Tom è partito dopo i 200 metri, Filippo non è riuscito a mettersi subito in scia, perdendo quella mezza pedalata che ha reso tutto molto più complicato. L'uomo di Mol non si è certo impietosito per le difficoltà dell'avversario, che pure, una volta ingranato il rapporto giusto (era partito forse troppo agile), ha tentato la clamorosa rimonta. Ma Tom ha respinto l'assalto del capitano Farnese, e nel tripudio della gente di Oudenaarde e delle bandiere fiamminghe, ha conquistato una vittoria che, in questa corsa, gli mancava da 6 anni. Ora Tom ha nel palmarès tre Fiandre, così come tre Roubaix e tre Gand (per non parlare delle 5 Harelbeke): un ruolino di marcia che lo accosta veramente ai grandissimi di ogni epoca, e che assume tanto più valore quanto più si considerino le difficoltà "umane" che avevano frenato il ragazzo negli ultimi anni. Per Boonen quella di oggi è una rivincita dolcissima, sulla vita e sulle avversità della medesima.
Dal canto loro, Pozzato e Ballan possono comunque ritenersi soddisfatti per aver duellato in maniera così convinta col predestinato di casa, andando veramente vicini ad un successo che non era per nulla scontato alla vigilia, ma che non era così impensabile, a un certo punto della giornata. Il bello del ciclismo è che c'è (quasi) sempre una corsa per tentare di rifarsi subito dopo una sconfitta; nel nostro caso la Roubaix di domenica prossima, gara nella quale sia Pippo che Ale godono di ottime credenziali. Sul pavé di Pasqua mancherà, come detto, Cancellara, e se ciò da una parte ci priva di una grande possibilità di spettacolo, dall'altra fa crescere le possibilità dei nostri (senza voler apparire sciacalli, è una legge dello sport quella che prevede che a volte ci si possa giovare delle difficoltà - quali esse siano - altrui).
Di sicuro il Fiandre del nuovo percorso può considerarsi promosso: manca (soprattutto a livello emozionale) il Muur, ma il triplo passaggio su Oude Kwaremont e Paterberg rende la Ronde una corsa più dura rispetto alla precedente versione, e la riprova è proprio nel terzetto che è andato a giocarsi il successo, composto dai tre corridori da pavé e muri storicamente più forti tra quelli che oggi erano in gara (una volta uscito di scena Fabian).
Del gruppo inseguitore (compostosi proprio sul rettilineo d'arrivo con 43 corridori) possiamo citare la volata con la quale Van Avermaet s'è preso il quarto posto (dopo una gara in sé anonima) davanti a Sagan ("solo" quinto, ma quanto sta crescendo Peter!), Terpstra, Paolini (terzo azzurro nei 10), Voeckler, Breschel e Chavanel. Buon Sabatini, 13esimo (dietro a Freire), ancora deludente Boasson (19esimo), ottima prestazione di squadra della Farnese (con Favilli, Hulsmans, Failli e Gatto nel gruppo), e prestazione incolore di Marcato, solo 29esimo al traguardo.
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