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Gent-Wevelgem 2012: Tornado Tom twists again - Ancora Boonen! Sagan e Breschel sul podio

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La splendida volata di Boonen su Sagan e Breschel alla Gand-Wevelgem © BettiniphotoUn anno fa la Gent-Wevelgem fu lo stagionale canto del cigno di Tom Boonen, che da quella vittoria in avanti non ne imbroccò più una, pagando un gran dazio alla sfortuna nelle corse a lui più care. Ma se nel 2011 c'era qualche avvisaglia che l'annata di Tom potesse non essere eccezionale, visto uno stato di forma non certo di primissimo livello, stavolta la storia sembra tutta diversa.

Intanto prima d'oggi Boonen ha già messo in tasca sei vittorie, rompendo il digiuno già in gennaio a San Luis in Argentina, proseguendo in febbraio in Qatar (due tappe più la generale) e in marzo con una frazione della Parigi-Nizza prima dell'exploit dell'altro giorno ad Harelbeke. Ma il segnale che il 2012 non sarebbe stato come il 2011 l'avevamo avuto, in Qatar, da una bella tappa battagliata nel vento con Fabian Cancellara, il rivale di una carriera.

All'epoca ci dicemmo: se già ora fanno scintille, chissà che spettacolo nelle classiche del pavé! E fummo facili profeti, visto che i due hanno illuminato fino ad ora la stagione fiamminga. Tom già un mese fa incrociò le ruote con quelle dell'astro nascente Vanmarcke (che lo beffò alla Het Nieuwsblad), ma le ultime gare ci hanno restituito il gran duello con la locomotiva bernese. Ad Harelbeke Fabian è stato frenato da una bella dose di sfortuna, oggi è stato il percorso, sempre un po' al di sotto del blasone, a impedire che la corsa prendesse pieghe diverse da quella di uno sprint più o meno corposo.

La fuga, le prime asperità e un basco da muri
La fuga del giorno ha preso le mosse al km 10, animata da nove uomini ovvero Yuriy Krivtsov, Vladimir Isaichev, Anders Lund, Stijn Neirynck, Jon Izagirre, Thomas Bertolini, Julien Fouchard, Koen Barbé e Kevin Van Melsen. Nessun azzardo (tipo i tre Farnese in avanscoperta venerdì), ma una classica azione da lontano che non avrebbe presumibilmente partorito nulla di particolarmente rilevante.

In effetti è stato proprio così: dopo un vantaggio massimo di quasi 9'30", i nove hanno iniziato a perdere progressivamente terreno, e nella fase degli 11 muri di giornata erano ormai a tiro del gruppo tirato da Garmin (sin troppo fiduciosa delle possibilità di Farrar), GreenEDGE (sin troppo fiduciosa delle possibilità di Goss) e Omega Pharma (sin troppo cosciente della forza di Boonen).

Al primo passaggio sul Kemmelberg, a 55 km dalla fine, il danese Lund ha forzato in testa, e solo Jon Izagirre, promettente basco di 23 anni, è riuscito ad accodarsi all'uomo della Saxo Bank. In gruppo, intanto, si segnalava una buona gamba di Pippo Pozzato e qualche segnale di scarsa brillantezza di Sagan e Cavendish. Ma nulla di rilevante è avvenuto, in realtà, così come nulla di segnalabile c'era stato fino a quel punto (se escludiamo un breve frazionamento del gruppo a 80 km dal traguardo, e un breve accenno di attacco da parte di Gilbert ai 70 km).

Cancellara e Sagan attaccano, Cavendish fuorigioco
Si è dovuto attendere il secondo passaggio dal Kemmel, stavolta in rapidissima sequenza col Monteberg, per assistere alla svolta della corsa. Vediamo come.

Sul Kemmelberg, a 36 dalla fine, è stato Breschel a forzare, sollecitando una buona reazione da parte di Oss, Ballan, Paolini, Bennati (quanta Italia, finalmente!) e Van Avermaet. Ugualmente, in cima non c'erano differenze sostanziali tra attaccanti e difensori, e il gruppo poteva dirsi ancora compatto; è stata quindi la discesa a operare il primo germe di selezione, allorché uno scatenato (da tempo) Paolini ha spinto a fondo portandosi appresso una decina di uomini.

La Sky ha provato a chiudere, ma l'insistenza dell'azione dell'italiano della Katusha ha fatto sì che quei 20 metri di buco non venissero effettivamente chiusi dagli uomini di Cavendish. Altri sono riusciti invece ad accodarsi agli italiani d'assalto, e così il Monteberg è stato approcciato da un drappello di 25-30 unità comprendente buona parte dei più forti interpreti delle gare del Nord.

Ancora Paolini ha tenuto alta l'andatura sulla salita, prima che Cancellara in prima persona si incaricasse di effettuare un forcing a cui ha saputo rispondere il solo Sagan. Di fatto, a 32 km dalla fine, la coppia svizzero-slovacca si è ritrovata al comando virtuale della corsa (davanti c'erano ancora i fuggitivi del mattino). Sagan ha collaborato con Cancellara, e molto presto i due hanno raggiunto Van Melsen, Isaichev, Neirynck, Barbé e Bertolini (Krivtsov e Fouchard si erano già staccati un po' di tempo prima, mentre Lund e Izagirre erano sempre al comando).

Per qualche chilometro l'azione ha dato l'impressione di poter durare (addirittura un commovente Barbé ha dato un simbolico cambio a Cancellara), con Sagan impegnatissimo a non perdere terreno dalla locomotiva elvetica. Ma appena Omega (per Boonen) e Rabobank (per Breschel) si sono organizzate, dietro, c'è stato il ricongiungimento, perfezionato a 25 km dall'arrivo.

Nulla da fare invece per Cavendish e soci: rimasto per un pezzo addirittura senza compagni (Knees si era tenuto accanto a Boasson Hagen nel gruppo di Boonen), il Campione del Mondo ha aspettato un po' per capire come muoversi, e solo quando gli è rientrato quel mulo da fatica chiamato Stannard ha ripreso colorito e coraggio. In effetti il lavoro di Ian è stato encomiabile, e ha permesso al drappello (in cui c'era pure Gilbert) di avvicinarsi fino a 20" dal gruppetto di Tom e Fabian. Ma a quelli davanti è bastato sapere che Cave si stava riavvicinando, per trovare un improvviso accordo, mettersi a girare in testa (e tra Omega e RadioShack è stato in effetti un bel rullare) e ricacciare indietro lo spauracchio di Man.

L'inevitabile volata, l'apoteosi di Boonen
L'ultima immagine di Cavendish è stata quella in cui un Mark nero d'umore tirava da solo, con 10 metri di vantaggio sul suo gruppo, in segno probabilmente polemico nei confronti del team, da cui si è sentito abbandonato. Ma a quel punto il distacco tra lui e i battistrada (che ai -16 avevano intanto raggiunto Lund e Izagirre) era ben superiore al minuto, e ci si preparava ormai alla volata conclusiva (non prima di aver annotato una foratura di Bennati ai 13 km: Gallopin ha aiutato l'aretino a rientrare).

Knees ha provato ad anticiparlo, lo sprint, con uno scatto ai 3 km, ma non ha avuto spazio. Identica sorte è toccata a Fouchard, Van Avermaet e Langeveld, tutti autori di velleitari tentativi puntualmente stroncati sul nascere (in questo frangente si è fatto apprezzare soprattutto il grande impegno di Steegmans in favore di Boonen).

Lo sprint, quindi: ancora una volta è stato Freire a prenderlo in testa, ma Boonen e Sagan sono usciti in maniera prepotente per vie centrali, duellando fino al traguardo. Più prepotente Tom, evidentemente, visto che nei 200 metri conclusivi ha letteralmente stroncato il pur bravissimo Peter. Freire intanto si piantava e veniva superato anche da Breschel per il terzo posto, ma le cose più incredibili avvenivano alle spalle di costoro: Rojas e Tosatto, spalla a spalla intorno alla decima posizione, finivano entrambi per terra (portandosi giù pure l'incolpevole Van Avermaet), mentre Boasson Hagen, trovatosi stretto tra Goss e Marcato, affibbiava un cazzotto a quest'ultimo, beccandosi poi a sua volta un mezzo spintone dall'australiano.

Per fortuna i tre non sono caduti, e peraltro la giuria ha ritenuto di non dover intervenire (una scelta quantomeno discutibile), quindi EBH ha potuto salvare il suo quinto posto davanti a Bennati, allo stesso Marcato, a Chainel, Pozzato (lanciato un po' troppo lungo da Gatto) e Visconti che ha chiuso la top ten.

Non ci sarà troppo tempo per respirare, ora, visto che già dopodomani il calendario fiammingo ci offrirà una nuova succulenta portata, nota come la Tre Giorni di La Panne, gara a tappe che fino a giovedì permetterà le ultime rifiniture ai corridori che domenica prossima andranno poi a giocarsi il Giro delle Fiandre.

Marco Grassi

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